di Ennio Castelletti

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Lo sviluppo del servizio ferroviario nel Porto di Napoli, fin dalla fine del secolo diciannovesimo, fu ritardato dalla stessa conformazione delle aree portuali, delle banchine e delle strade adiacenti. Tant’è che nel 1888, un progetto per l’assestamento ferroviario di Napoli prevedeva di dare al Porto un sufficiente fascio di binari. Ma con la sua esecuzione si venivano ad occupare tutte le aree disponibili con stazioni, piani caricatori, depositi e con undici binari paralleli alle banchine e alla Via Marina. Si sarebbe interrotta, così, ogni comunicazione tra il porto e la città. Questo progetto fu pertanto abbandonato e si provvide, in proporzioni ridotte, alla posa di alcuni binari al servizio delle banchine e del Punto Franco. Furono fornite di binari le banchine di Porta di Massa con uno sviluppo di metri 300, di  metri 400 a Villa del Popolo e di metri 200 al Molo Orientale Trapezoidale. Mentre il solo binario esistente al Piliero fu quello di corsa per i Magazzini Generali. Se ne deduce che al Porto di Napoli solo 900 metri di binario erano utili al servizio ferroviario.

Questo modesto impianto non fu esente da inconvenienti, dovuti sia all’insufficienza delle opere, sia al mancato accordo fra servizi ferroviari e portuali. Si legge sulla “Rivista Generale delle Ferrovie” del 27 marzo 1892: “Nel porto di Napoli si attese al prolungamento del molo Foraneo, alla costruzione di quasi ottocento metri di calate, alla sistemazione del lato orientale dell’antico molo dell’Immacolatella ed all’impianto di una stazione e di tutto il servizio ferroviario del porto”.

L'unico binario di corsa di via del Piliero al servizio dei Magazzini Generali (coll. A. Gamboni).

Riporto dalla “Relazione della Reale Commissione per l’incremento industriale di Napoli - Regio decreto 20/4/1902) ... omissis … dalla deficienza degli impianti ferroviari all’assenza di ogni facilitazione ferroviaria all’elevatezza dei noli, dall’insufficienza delle banchine per il carico e scarico delle merci alla mancanza di un servizio ferroviario di collettame, tutto ha contribuito a mantenere depresse le condizioni del Porto.è indispensabile che il servizio cumulativo dei passeggeri, dei bagagli e delle merci fra le navi e le ferrovie sia attuato senza ritardi mediante l’allacciamento della Stazione marittima con la Stazione Centrale”.

Queste raccomandazioni furono presto applicate e, già nel 1910, ogni due settimane i treni della “Valigia Australiana” raggiungevano la Stazione Marittima, attraverso il bivio Marittima, percorrendo i binari destinati ai treni provenienti dal nord che dalla Stazione di Napoli Centrale si immettevano nel porto per raggiungere il Molo trapezoidale, mentre i treni provenienti da sud incontravano il Bivio Pollena in località San Giovanni, i cui binari entravano direttamente nel Porto senza dover prima raggiungere Napoli Centrale.

Pianta dei raccordi ferroviari intorno alla stazione di Napoli Centrale, anno 1910 (coll. E. Castelletti).

In quegli anni i traffici ferroviari erano dedicati soprattutto al trasporto delle merci da imbarcare sulle navi mercantili, merci movimentate su carri trainati da locomotive del Gruppo FS 215 (ex Gruppo 3201–3600 Rete Mediterranea, costruite a Pietrarsa). Negli anni ’30 poi, con la costruzione della nuova Stazione Marittima, parve comodo istradare sui binari del Porto i treni passeggeri che, provenendo da Roma, in coincidenza con le navi traghetto della “Tirrenia”, permettessero di imbarcare i viaggiatori diretti a Palermo senza dover scendere a Napoli Centrale e trasbordare su un treno navetta. Visionando l’Orario ferroviario ufficiale del 1920, quando tra Roma e Napoli esisteva solo la linea ferroviaria via Cassino (la Roma –Napoli via Formia ‘direttissima’ sarà completata nel 1927), troviamo:

  • Diretto 109 in partenza da Roma Termini alle ore 10,45 con arrivo a Napoli Centrale alle ore 17,50

  • Proseguimento della vettura diretta al Porto alle ore 18,10 con arrivo alle ore 18,25

  • Servizio speculare dal porto alle ore 8,55 con arrivo a Napoli Centrale alle ore 9,10

  • Proseguimento con DD 104 delle ore 10,00 con arrivo a Roma Termini alle ore 15,00

Carri per le merci delle FS tipol L e sponde ed F chiuso  (coll. E. Castelletti).

Nel 1963 l’orario ferroviario estivo riportava al quadro 359 (Roma-Napoli via Formia) quanto segue:

  • Partenza da Roma con DD 903 alle ore  17,18 ed arrivo a Napoli alle ore 19,40

  • Tradotta alle ore 20,15 con Accelerato 3671 con arrivo a Napoli Marittima alle ore 20,45

  • Al ritorno la navetta 3670 partiva dal Porto di Napoli alle ore 7,18 ed arrivava a Napoli Centrale alle ore 7,48 in coincidenza con DD delle ore 8,20 e arrivo a Roma Termini alle ore 11,05

Sullo stesso orario viene preannunciato che il servizio con biglietto cumulativo FS Roma-Napoli Marittima-Palermo (traghetto Tirrenia) a breve sarebbe stato abolito e sostituito con autobus. Il traffico passeggeri tra Napoli Centrale e Stazione Marittima fu abolito definitivamente nel 1975.

Convoglio anni 70 in sosta nel Porto di Napoli (elaborazione da sito web).

Trascrivo un ricordo d’infanzia al Porto di Alfredo Falcone (un Socio fondatore del Clamfer):... Quand’ero bambino il porto di Napoli era per me un luogo ricco di attrazioni: l’approdo delle navi al molo Pisacane e le fumate delle locotender che manovravano i carri sui binari che correvano lungo i moli mi entusiasmavano. Erano gli anni appena precedenti lo scoppio della  seconda guerra mondiale e l’accesso al porto era ancora libero. Era il tempo in cui ci si accontentava di poco, così la domenica mattina era cosa piacevole con la mia famiglia andare a piedi al porto e fare una passeggiata in riva al ... mare per poi consumare, al suono della campana del mezzodì, una colazione di pane e frittata seduti sulle bitte nei pressi dell’edificio dell’Immacolatella. Seguivo con attenzione e con la curiosità di un bambino il viavai di navi grandi e piccole ed il carico lo scarico delle merci effettuato dalle, per me, gigantesche gru. Mi mi affascinavano principalmente le lunghe file di carri merce in sosta lungo la banchina. Avevo appena quattro anni, ma ricordo che mio padre mi spiegava che quella  manovella esistente nella garitta, nella quale mi piaceva  sedere, servisse ad azionare a mano il freno del carro”.

Carico e scarico delle merci al Punto Franco del Porto di Napoli (coll. A. Gamboni).

Durante la seconda guerra mondiale il porto di Napoli fu pesantemente bombardato ed anche la rete ferroviaria subì notevoli danni, che, al cessare delle ostilità, presto furono riparati, riattivando sia il servizio passeggeri che merci. Era il 1965 quando il contesto fu interessato da un evento di per se fuori dal comune che si riporta così come pubblicato nelle cronache dell’epoca: “Due carri merce tipo F a cassa in legno, del tutto simili a quelli che per circa ottanta giorni hanno fatto parte del set per le riprese del film Von Ryan’s Express sono stati imbarcati a Napoli, diretti agli studi cinematografici Holliwoodiani. Verranno utilizzati per realizzare gli ‘interni’ nelle riprese del film e saranno carri veri come vero è stato l’incendio di altri due carri dello stesso tipo, per le scene di un bombardamento del treno; anche per queste riprese non sono stati usati modelli. Chiariamo peraltro che si è trattato di carri destinati alla demolizione e che, come tali, regolarmente acquistati dalla produzione. Una precisazione doverosa, questa, per non provocare inchiesta per aver permesso la distruzione di carri merci delle FS, di cui c’è ancora notevole deficienza”.

  

Copertina del periodico delle Voci della Rotaia e carico dei carri destinati ad Hollywood (coll. privata).

Dalla seconda metà degli anni settanta il traffico passeggeri fu sospeso e da quella data solo qualche treno speciale si avventurò sui binari del porto.

Due mie foto, scattate nel 1996, documentano la presenza di un treno speciale destinato a ricevere crocieristi, nei pressi della vecchia Stazione dell’Immacolatella. Il convoglio era composto dalla locomotiva GR 740-436 e da cinque vetture a terrazzini a due assi tipo 1933 in livrea grigio ardesia. Segue altra immagine, tratta da diapositiva, che mostra, sottobordo al piazzale della nuova Stazione Marittima al Molo Angioino, l’ALn 668-3131 che, il 3 luglio 1996, trasferì dal Museo di Pietrarsa al Porto una comitiva francese della FFMF MOROP. Ho notizia che l’automotrice partì con un sobbalzo, facendo rotolare a terra alcuni passeggeri!

  

Locomotiva 740-436 e carrozza di coda del convoglio nel Porto di Napoli (foto. E. Castelletti).

Lautomotrice ALn 668-3131 appena giunta nel Porto di Napoli con la comitiva francese (foto-dia A. Gamboni).

Anche il traffico merci su ferrovia andò lentamente scemando per la concorrenza sempre più pressante del trasporto su gomma e per l’avvento dei containers che azzerò il servizio di “collettame”.

Negli anni ‘90 Napoli Marittima venne dismessa ed il traffico merci fu spostato in un grande terminal nella zona del pontile Acca che, per l’occasione, fu raccordato a Napoli Centrale attraverso il fascio binari di Napoli Traccia. Dei vecchi binari rimasero attivi alcune centinaia di metri che procedevano verso Napoli Marittima e che si arrestavano poco prima del Varco Duomo, destinati ad asta di manovra per la composizione dei treni merci.

I binari della restante rete ferroviaria del Porto affiorano ancora qua e là dall’asfalto che li ha ricoperti. I carri merci venivano movimentati all’epoca del vapore dalle onnipresenti Gr 835 e successivamente da locomotive Diesel costruzione Badoni e successivamente Henschel di proprietà dell’Autorità Portuale di Napoli. Negli anni 90 giunsero al Porto alcune locomotive Diesel provenienti dal dismesso stabilimento siderurgico Italsider di Bagnoli. Non sono riuscito a risalire al costruttore, ma sulla fiancata della cabina hanno una marcatura leggibile dalle mie foto: 3N-43, 3N-27, 3N-22. Sul radiatore si intravede una K stilizzata!

Coppia di loco-diesel 01 e 04 ex Italsider di Bagnoli (coll. E. Castelletti).

Dal 2015 il Porto di Napoli è scollegato dalla rete FS ed i cancelli del varco Traccia sono definitivamente chiusi, il passaggio a livello su Via Galileo Ferraris è in stato di abbandono con le sbarre divelte e la sede ferroviaria invasa da erbacce e sterpaglie. Da quella data varie ipotesi di ricollegamento si sono susseguite, come la proposta di un sottopasso su via Galileo Ferraris, ma quella che ad oggi sembra la più accreditata è di un collegamento con la nuova linea AC, AV a monte del Vesuvio, così da poter riportare i Containers su ferrovia verso gli Interporti di Nola e Marcianise.

Panorama del Porto di Napoli, anni '60 (coll. E. Castelletti).

In una recente intervista resa alla “Autorità di sistema portuale del mar Tirreno centrale” l’Avv. Orvitti, Direttore del Museo Ferroviario di Pietrarsa (Fondazione FS) auspica “l’apertura del porto alla Città, cosi da trasformarsi in luogo di conoscenza ed opportunità di scambi culturali. Mi auguro, inoltre, possa esserci un incremento di collegamenti tra il Porto e il territorio circostante, includendo il trasporto su ferro, per una naturale congiunzione tra le differenti modalità di viaggio di merci e persone”.

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Foto del titolo: Locomotiva della RM nel Porto di Napoli (Particolare cartolina coll. E. Bowinkel). 

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