Lo stupendo panorama dal Monte Generoso: il lago di Lugano (Ceresio), l’istmo di Melide,

la città di Lugano, il lago Maggiore e le grandi cime alpine.

di Gennaro Fiorentino

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Chi scrive, anche se solo per diletto, dovrebbe usare espressioni originali e non ispirate o addirittura copiate da titoli e modi di dire abusati. La mia tentazione però, di assumere come titolo di questo articolo, quello di una fortunata serie televisiva, è stata talmente forte che proprio non ho saputo privarmene. Infatti esso, nella sua sinteticità di quelle semplici quattro parole, è quello che meglio rende il mio stato d’animo una volta arrivato sulla vetta del Monte Generoso a 1700 m. slm sotto un cielo perfettamente terso. Chiedo venia per il plagio a quei tre o quattro lettori che avranno la compiacenza di leggermi.

Il Monte Generoso si trova sul confine italo-svizzero, condividendo la vetta tra il comune italiano di San Fedele e quello svizzero di Rovio. Il massiccio insiste sulla riva del lago di Lugano, detto altresì Ceresio. Un’ottima rete di nove sentieri, peraltro ben segnalati secondo la tradizione elvetica, ne collegano la base alla cima, sia dal versante italiano che da quello svizzero. Tuttavia la modalità di accesso più naturale o perlomeno per quanti non si vogliano cimentare in prestazioni da trekking, resta la ferrovia a cremagliera che parte dal villaggio di Capolago (frazione del vicino Comune di Mendrisio).

La storia di questo treno è tutt’altro che pacifica e scontata, come siamo abituati ad immaginare tutte le vicende legate alla nazione svizzera. Anzi davvero ha un curriculum vivace che credo sia il caso di raccontare avendo influenzato, tra l’altro, la scelta dei sistemi di trazione e dunque del parco materiale rotabile. Proprio quello che ci interessa di più.

Recependo le smanie di fine secolo che volevano conquistare le montagne a tutti i costi servendosi di ferrovie oblique, anche il Monte Generoso, nel 1874, fu oggetto di un progetto per una scalata “ferroviaria”. Ma vuoi per carenza di risorse finanziarie, vuoi per il progetto poco convincente, non se ne fece niente.

           

Antichi manifesti pubblicitari riprodotti in formato cartolina (coll. A. Gamboni).

Nel 1886, una determinata cordata di imprenditori, capeggiata dal dr. Pasta, già proprietario dell’hotel Bellavista costruito a mezza costa verso la cima, si fece promotrice di un serio progetto di un treno a cremagliera. La cordata era referenziata dalla presenza di una potente Banca, da quella della compagnia navigazione lacuale e da tanti imprenditori motivati da prospettive di sviluppo della zona. La cordata si costituì presto in Società Anonima e non si dovette aspettare altro indugio per l’inizio dei lavori, che furono conclusi velocemente in soli sedici mesi. L’inaugurazione avvenne il 22 Giugno 1890.

Vediamone le caratteristiche iniziali. Trazione a vapore con sei macchine costruite dalla SLM di Winterthur, specializzata in questo genere di tecnologia; cremagliera sistema Abt; lunghezza metri 8991; scartamento 800 mm.; esercizio a binario unico con incrocio nelle fermate di San Nicolao oppure Bellavista; percorrenza 70 minuti.

L’esercizio fu all’inizio stagionale determinando comunque un’ottima adesione il primo anno con 19.304 passaggi.

Appena tre anni dopo, passato l’effetto novità, i conti incominciarono ad evidenziare un rosso fisso. Incominciò così un lungo ed articolato valzer di cessioni ed acquisizioni, tra banche (ora svizzere, ora italiane) e gruppi di industriali più o meno convinti; le loro soluzioni miracolose andavano dal rilancio in grande stile alla chiusura totale dell’impianto con conseguente smantellamento.

Si combatteva in Europa la seconda guerra mondiale riducendo il traffico turistico del MG sotto i livelli storici, quando avvenne un miracolo che solo in Svizzera sarebbe potuto accadere. Un illuminato imprenditore, tale Gottlieb Duttweiler, fondatore della mitica cooperativa alimentare di consumo Migros, lanciò una sottoscrizione tra i soci e quanti avessero voluto aderire per il salvataggio della cremagliera del Monte Generoso. La campagna di acquisizione di quote si rivela un successo, anche grazie alla reputazione del marchio Migros. Il parco delle loco a vapore viene aggiornato con macchine d’occasione ma efficienti, le tariffe vengono riviste per renderle più popolari, s’investe anche (con grande lungimiranza) nella pubblicità. Questo avveniva nel 1941. La cura Migros diede ottimi risultati. Subito si registrò una triplicazione dei passaggi che rinfrancarono le casse asfittiche della ferrovia.

Agli inizi degli anni ’50, a guerra terminata, si fece strada l’ipotesi di dieselizzare la trazione acquistando qualche trattore diesel nuovo, od utilizzando il telaio di qualche locomotiva per farne un trattore diesel. La scelta diede eccellenti risultati, tant’è che dopo appena qualche anno si fece anche di più.

Vennero commissionati alle officine SIG di Neuhausen due automotrici termiche da inventare allo scopo. Ne uscirono due macchine dalla forma e dai colori accattivanti in rosso e crema. Sotto il pavimento ruggiva un motore Bussing a sogliola che lasciava spazio per ben 60 posti a sedere. Con la consegna della seconda unità arrivata nel 1957, si pensò che i problemi fossero stati risolti e pertanto le locomotive a vapore vennero accantonate.

Intanto il traffico, specialmente nei mesi estivi, raggiunse numeri ragguardevoli tanto da creare difficoltà ad evadere ogni richiesta. In base all’esperienza maturata con le automotrici, si decise di costruirne nelle officine sociali di Capolago, intanto molto ampliate, altre due. Questa volta si trattava di veicoli di trentatre posti con un rodiggio A1.

L’automotrice termica costruita nelle officine SIG di Neuhausen (coll. G. Fiorentino).

Le officine sociali come appaiono oggi dall’esterno (foto G. Fiorentino).

Una delle ulteriori automotrici costruite negli anni ’50 nelle officine sociali (coll. G. Fiorentino).

Arriva la fine degli anni ’70 e, grazie ad un’accorta politica pubblicitaria capillare sia presso i punti vendita Migros che presso le scuole, il traffico è assicurato per tutto l’anno. Il Ministero dei trasporti svizzero percepisce che ormai gl’impianti sentono per intero il peso dei loro anni. Sollecita pertanto un loro aggiornamento con il passaggio all’elettrico. Migros, che intanto si è trasformata in Società Anonima, recepisce tutte le prescrizioni ed i suggerimenti. Scartata quasi subito l’idea di una teleferica, si opta per la ricostruzione della struttura e per la sua elettrificazione. Vengono stanziati cinque milioni di franchi svizzeri che si sommeranno ad ulteriori 11 milioni. Viene costruita la linea aerea anche sacrificando una parte degli alberi a lato della massicciata e si procede ad ordinare alla SLM (che si avvarrà della collaborazione della Siemens) quattro elettromotrici costituite da due semicasse numerate da 10 a 14.

Alla fine di febbraio del 1982 viene consegnata la prima elettromotrice, cui seguiranno via, via, le altre. Insomma la stagione 1982 si distinguerà per la rivoluzione elettrica in quanto tutti i collegamenti saranno assicurati con il nuovo materiale. Ogni UDT può ospitare fino a 96 persone. Svolgono con puntualità ed efficienza a tutt’oggi il loro quotidiano lavoro con alimentazione a 750 volt cc. La loro livrea così originale tra l’arancio ed il blue, caratterizzerà la nuova ferrovia elettrica del Monte Generoso.

Una delle 4 moderne UDT binate ripresa in vetta accanto al complesso ricettivo turistico (foto G. Fiorentino).

In questa fase di grande entusiasmo, si considera di rendere di nuovo in ordine di marcia la locomotiva n. 2. Sono passati 23 anni da quando era stata resa monumento. Ma grazie ad un miracoloso intervento alla caldaia, a cura delle officine sociali OBB in Stiria, le si assicura una nuova vita. Tutt’ora ed in base ad un orario prestabilito, vengono effettuate corse speciali con questa antica macchina ritornata ad una seconda gioventù. Il rimorchio passeggeri è ovviamente in stile.

La locomotiva 2 durante il suo impiego come monumento (coll. G. Fiorentino).

La stessa locomotiva come appare oggi ritornata a nuova vita, ripresa nelle officine sociali (foto G. Fiorentino).

L’interno del suo rimorchio giardiniera (foto G. Fiorentino).

Il trenino del Monte Generoso parte, come detto, dalla stazione di Capolago, adiacente a quella delle Ferrovie Federali: ciò costituisce un perfetto interscambio. Per coloro che pervengono in auto, un ampio parcheggio a pagamento riservato agli escursionisti, offre una comoda sosta. Durante il giorno ed in base all’orario sociale, due corse vengono espletate (andata e rientro) direttamente dall’imbarcadero dei traghetti provenienti da Lugano, distante circa 500 metri dal capolinea storico.

La stazione di Capolago condivisa con quella delle Ferrovie Federali (foto G. Fiorentino).

L’incrocio tra due complessi alla fermata di Bellavista (foto G. Fiorentino).

Panorama dalla vetta con l’hotel in primo piano. Un po’ di neve autunnale annuncia l’arrivo dell’inverno (foto G. Fiorentino).

Oltre al ristorante Bellavista, sulla vetta c’è un altro ristorante-hotel a disposizione degli escursionisti. Un curioso carrellino, collegato stabilmente ai treni, assicura l’approvvigionamento degli esercizi turistici. Inoltre, sempre sulla vetta, è possibile percorrere alcune centinaia di metri con un sentiero per arrivare alla cima massima. Il panorama che si gode da questo punto, specie nelle giornate terse, è indimenticabile. Lo sguardo arriva fino al Lago Maggiore che è separato dal Lago di Lugano dalla valle d’Intelvi.

Il quel momento un senso di piacere vi pervade e vi fa sentire davvero “un passo dal cielo”.

 

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