di Vincenzo Amorosi

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Non è da tutti avere memoria di tre generazioni di ferrovieri, possedere foto ingiallite dal tempo che raccontano immagini antiche di ambientazioni ferroviarie vissute nel quotidiano e rilette poi con curiosità ed attenzione, sottraendole magicamente all’oblio. Quelle che vi propongo sono forse le più interessanti, sia per il momento storico , sia per i personaggi e anche per la tematica raffigurata. Osservandole ci si legge un sottile confine tra l’immagine personale e quella ufficiale.

La prima, bellissima, realizzata dal Premiato Studio Fotografico L. Intorcia di Benevento è presentata su di un cartoncino rigido con tanto di marchio sabaudo a secco in un angolo. Raffigura i personaggi più emblematici della stazione di Benevento. Siamo negli anni della prima guerra mondiale 1916. La movimentazione dei convogli è realizzata con le macchine a vapore, la stazione ha un aspetto meno pretenzioso, la foto ritrae un angolo di questa proprio davanti all’ufficio telegrafo. All’inpiedi è la squadra di manovra, quattro sono agenti militarizzati riconoscibili dalle stellette, i seduti al centro invece sono i due Capi Stazione, il Capo Manovra all’estrema destra ed il telegrafista alla sinistra. L’atteggiamento un po’ serioso degli  assisi contrasta con l’aria più sorridente dei manovratori, più giovani forse e più spensierati. Irridente l’immagine della nave  che fa sognare lontani paesi d’oltreoceano, il fenomeno dell’emigrazione era tristemente in pieno svolgimento. Sui colletti degli effettivi si nota il numero di matricola sormontato dalla ruota alata, il Capo Stazione ostenta un cappotto a doppio petto con il collo del bavero vellutato. Il terzo agente da sinistra in piedi è mio nonno classe 1884  comandato a prestare servizio militare presso l’Amministrazione delle Ferrovie dello Stato  dal 10 luglio 1916 al 28 dicembre del 1918.

Personale schierato in posa nella stazione di Benevento nei primi anni del secolo passato.

Ritengo che la seconda, terza, quarta e quinta immagine siano documenti unici nel loro genere. Trattasi del primo convoglio a trazione elettrica transitante nella stazione di Cetraro (CS). Siamo nel 1934 e la linea Sapri - Paola - Reggio C. è in via di ammodernamento con l’installazione elettrica a 3000 volt  c.c.. La motrice, la famosa E 626 matr. 277, è appena entrata nella stazione. Il Capo Stazione ed il Macchinista insieme alle maestranze tecniche posano per la foto in un clima di familiarità, lontani dalla ufficialità che si intravede come una macchia nera allocata sulla stazione. Le bandiere al vento esaltano l’evento, il motto autarchico “ Noi Tireremo Dritti” che si legge sul fianco delle palazzine ferroviarie, fanno rivivere l’enfasi del particolare periodo storico. La foto scattata amatorialmente dal papà dello scrivente con una Comet II a caricamento con pellicola di carta non rende a pieno il momento. Lo spirito e l’emozione di documentare il “c’ero anch’io” lo si denota dalla mancata perfezione nella messa a fuoco. Da lì a poco, dopo 15 anni ,in quelle palazzine venivo alla luce . . .

Due immagini della stazione di Cetraro (CS): prima e dopo l'elettrificazione.

Immagini amatoriali che documentano i primi locomotori in transito nella stazione di Cetraro (CS).

La sesta ed ultima foto raffigura l’oggetto dei miei sogni infantili, l’autocarrello I. E. (impianti elettrici). Quante volte da piccolo m’infilavo dallo sportello aperto di ventilazione per accedere al posto di guida, immaginando di stare su non so quale macchina superveloce che correva sui binari . . . Invece l’umile proprietà pratica del mezzo era il pane quotidiano della squadra di manutenzione I. E. addetti alla linea aerea che si spostava velocemente tra una stazione ed un’altra alimentato dal motore a scoppio di una “FIAT Balilla”. Bella la foto datata 1942 scattata in attesa di un “intervallo T. E.”. I due operai, in tuta e sorridenti portano il cappello con il fregio alato sormontato dalla corona reale. Mio padre invece osserva  il binario, perso chissà  dietro a quale pensiero lontano. Classe 1913, assunto nel 1932 e destinato in Calabria per i lavori di elettrificazione come manutentore e turnista nella sottostazione elettrica di Cetraro, la seconda come importanza dopo Scalea.

Autocarrello I. E., oggetto dei sogni infantili dell'autore.

Infine per concludere, di foto relative al mio periodo di servizio non ne posseggo, tranne quelle scattate in occasioni di convivi e di raduni sindacali, troppo lontane dalla quotidianità ferroviaria e troppo anonime. Esse non parlano di appartenenza, non raccontano, ma annunciano drammaticamente l’imminente spersonalizzazione di una categoria.

Il materiale iconografico appartiene ai ricordi di famiglia dell'autore.

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