di Ennio Castelletti

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Tu che leggi, avvicinati. Quei segni di silenzio e di assenza,

ti diranno quanto male può provocare l’uomo

quando accetta che i diritti di un altro siano inferiori ai suoi.

Note storiche: Il racconto si snoda a partire dalla stazione ferroviaria di Borgo San Dalmazzo, situata a poca distanza dalla ex caserma degli alpini, che fu campo di concentramento al servizio del disegno epurativo nazista. Qui furono rinchiusi circa 400 ebrei provenienti da Saint Martine Vesubie, un piccolo centro francese: erano ebrei polacchi, francesi, austriaci, belgi, turchi, rumeni, slovacchi, lituani, ungheresi, croati, tedeschi, greci, che fuggivano dalla Francia dopo lunghi viaggi, nella speranza di trovare asilo nelle vallate alpine del cuneese.

Deportati in un carro merci (Museo Piana delle Orme - foto A. Bertagnin).

   

I rastrellamenti li portarono nel campo di concentramento, dove passarono più di due mesi prima che la loro esistenza fosse spezzata definitivamente. Il 21 novembre 1943 furono ammassate sul piazzale della stazione ferroviaria di Borgo San Dalmazzo 329 persone, uomini, donne, bambini, che, fatti salire sui vagoni merci, furono condotti prima al campo di Drancy, presso Parigi e poi ad Auschwitz, dove 311 di loro furono uccisi, mentre 18 si salvarono. Il 15 febbraio 1944 altri 26 ebrei italiani furono deportati da questa stazione, su ordine della Repubblica Sociale italiana, diretti a Fossoli di Carpi, da dove furono poi inviati a Buchenwald. Soltanto due di loro sopravvissero.

   

Il memoriale della deportazione realizzato nella stazione di Borgo San Dalmazzo (CN) dallo Studio Kuadra.

Il memoriale: eseguito su progetto dello Studio Kuadra di Cuneo, vincitore della selezione “Europaconcorsi”, è costituito da una piastra di cemento armato, una banchina di servizio per i tre vagoni merci acquistati dal Comune in memoria della deportazione qui avvenuta, del tutto simili a quelli usati per quell’ultimo viaggio, e posizionati su un binano morto. Circondata da massi di varie dimensioni ed illuminata lungo il perimetro, la piastra sostiene le 20 sagome in piedi, diverse per altezza, come dissimili per statura furono gli uomini, le donne ed i bambini che sopravvissero; ai loro piedi le lastre fissate a terra con incisi i nomi di chi non tornò più, come nell’elenco scandito da chi li chiamò per il loro viaggio più lungo.

Camminare fra di essi, posti in riga paralleli ai binari, in rigoroso ordine, è come rivederli in attesa di salire sul convoglio. La sera, quando le luci che fendono il basamento del Memoriale proiettano le ombre dei nomi sui binari, pare di vederle vive, queste persone perse, tutte in fila come allora.

 

Il diorama: eseguito secondo le norme “FREMO”, riproduce fedelmente, per gentile concessione dello Studio Kuadra, il memoriale e l’ambiente ferroviario della stazione di Borgo San Dalmazzo, con l’unica licenza modellistica relativa allo scambio fra il binario di corsa e quello di precedenza, che nella realtà è posizionato molto più a valle in direzione Cuneo. La sua posizione è necessaria per il collegamento Fremo che prevede per i moduli un solo binario passante.

Il diorama realizzato da Ennio Castelletti.

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