di Gennaro Fiorentino

 

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In genere è Lei la prima a svegliarsi al mattino. Ma quella volta la precedetti. D’altro canto destandomi a quell’ora antelucana, avevo concluso una notte abbastanza agitata. Il giorno prima, all’Ufficio locale del Turismo, erano stati categorici: “Se il tempo non sarà più che buono, è inutile andarci”. Con passo felpato per non disturbarla, attraversai la stanza immersa nell’oscurità, approssimandomi al balcone.

Si fa un bel dire che il soffitto spiovente ed il pavimento in tavole di legno, siano molto romantici. Ma per chi non vi è abituato, cozzare contro qualche ostacolo imprevisto è davvero un rischio in agguato. Come Dio volle arrivai ai vetri; scostai la vezzosa tendina e, secondo le aspettative, vidi solo buio ed un cielo come la pece.

Che delusione! È vero che eravamo a Settembre e la luce del mattino incominciava a prendersela comoda, ma quello che riuscii a scrutare, non prometteva niente di buono. Ritornai a distendermi sul letto, mentre un barlume di penombra entrava in camera: erano quasi le sette. Questa volta anche Lei si destò, guardandomi con un’aria felice e soddisfatta. Per le donne svegliarsi in un letto di albergo, è sinonimo di non dover rifare i letti, preparare la colazione e via così. Allora provano un indescrivibile stato di piacere.

 

Feci appena in tempo a dirle che la gita non era realizzabile, quando la mia nuca fu investita da un sottile raggio di sole. Ritornai al balcone e mi apparve un cielo splendido e terso. Non pensai neanche per un momento di aver sbagliato la prima valutazione, ma ad un miracolo operato dal patrono dei turisti. Dai, facciamo presto, prepariamoci: abiti pesanti, giacche a vento, macchine fotografiche e pellicole. In men che non si dica, eravamo in strada per realizzare quella gita che attendevo da circa 30 anni.

Non mi interessava molto che avrei pagato oltre 200.000 lire a persona, ma DOVEVO farlo.

 

Stazione sotterranea di arrivo a Jungfraujoch.

Immagine tratta dal periodico "Capire" (v. testo).

 

 

Tutto era incominciato agli inizi degli anni ’60, quando una felice intuizione della Casa Editrice Fratelli Fabbri, aveva fatto scoppiare la febbre delle enciclopedie a fascicoli settimanali. L’idea fu presto imitata e partendo dalle enciclopedie, finì a fascicoli ogni ben di Dio: “I promessi sposi”, “La Divina Commedia”, “I Miserabili”. Esaurita la vena letteraria si mise mano ad altra materia: “Il cucito”, “La cucina”, “La Marina Militare”, “La II Guerra Mondiale”, “Le Auto”, “I Cani”, “I Gatti”.

A distanza ormai di tanti anni, credo che non ci sia stato niente che si sia salvato. L’opinione pubblica vedeva di buon occhio questo fremito di cultura popolare, ma presto si intuì che, il più delle volte, i volumi una volta rilegati, andavano semplicemente a riempire gli scaffali delle librerie di casa, senza molte occasioni di essere perlomeno consultati.

Anch’io non mi seppi sottrarre alla moda e, con finanziamenti paterni, provvidi a collezionare una collana dal nome molto eloquente: “Capire”. Era un’enciclopedia monografica ed ogni articolo era inquadrato in un argomento settimanale: il tutto esposto con linguaggio chiaro e didattico. In quello dedicato ai Musei, fu pubblicato un magnifico servizio sulla montagna svizzera Jungfrau (la Vergine).

All’epoca i miei viaggi mi avevano portato al massimo a Roma, e per quanto riguarda le ferrovie, le amavo inconsapevolmente. Immaginate il mio interesse nel conoscere questa montagna, alta ben oltre i 4000 metri, dove ci si arrivava con un treno. Il viaggio costava, così recitava la scheda dell’impianto, ben 9.000 lire. Ogni tanto mi andavo a rileggere quell’articolo e dentro di me, nasceva il forte desiderio di volerci andare.

Così in quella che si stava rivelando una giornata splendida per l’aspetto ed i contenuti, stavo realizzando il proponimento di 30 anni prima.

La base di partenza per una gita sulla Jungfrau, è la cittadina svizzera di Interlaken (Tra i laghi). Infatti essa si trova tra i laghi di Brienz ed di Thun. Siamo nel cuore della nazione elvetica (Oberland bernese) e nel paradiso degli amanti della natura e degli sport invernali. La montagna in questione fa in realtà parte di un gruppo montagnoso insieme all’Eiger ed al Monch. Tutti e tre vantano altezze di circa 4000 metri, ma la Jungfrau li sfonda con i suoi 4158. La bellezza paesaggistica che offrono è a dir poco, incomparabile. Le loro pendici sono dense di stazioni sciistiche di grande rinomanza nonché base di partenza per scalate alpinistiche per tutti i gradi di preparazione.

Tutte queste mete sono collegate da una rete di ferrovie a scartamento ridotto ed ad aderenza artificiale, oltre che da funicolari, teleferiche ed impianti di risalita. Le linee ferroviarie convergono in una stazione dal nome di Kleine Scheidegg (mt. 2061) da dove partono i convogli della Ferrovia della Jungfrau che fa compiere al visitatore l’ultimo balzo prima di arrivare alla quota di metri 3454 dello Jungfraujoch. 

 

 

Spettacolare veduta della stazione di Kleine Scheidegg con convogli di varie compagnie (da Wikipedia).

 

Chi vorrà, potrà continuare a piedi l’ulteriore segmento per avvicinarsi alla vetta. Interlaken, nostra base di partenza, ha due stazioni ferroviarie: Ovest ed Est. La prima è quella principale delle Ferrovie Federali Svizzere. L’altra è la stazione d’interesse locale e partenza per l’ascesa ai monti. In questa zona operano diverse compagnie che hanno differenti scartamenti e sistemi di cremagliera. Tuttavia, com’è giusto che sia, sono in armonia di operatività per cui il biglietto che si acquista in questa stazione, sarà altresì valido per tutti gli altri segmenti. Prendiamo posto su un moderno convoglio della BOB (Berner-Oberland-Bahn) che ci porterà a Lauterbrunnen per prendere la coincidenza con la successiva linea. La BOB ha uno sviluppo di 23,5 km a forma di “Y”, armato su taluni segmenti, con cremagliera sistema Riggenbach. Lo scartamento è metrico. Va tuttavia precisato che la stessa Società è altresì titolare di un ramo ferroviario (Wilderswil-Schynige Platte) a scartamento da 80 cm ed armato con cremagliera Pauli-Riggenbach. La rete principale BOB fu aperta al traffico il 1° Luglio 1890 operata con locomotive a vapore. Seguiamo in sintesi l’itinerario odierno. Una volta lasciata la stazione di partenza (interlaken Est), il convoglio, costituito da due segmenti, arriva a Wilderswil (eventuale cambio per Schynige Platte). Quindi si giunge a Zweilutschinen, importante stazione e quartiere generale della compagnia. Sono presenti uffici, deposito ed officine. Il treno si divide in due parti: quella frontale prosegue per Lauterbrunnen, quella di coda per Grindelwald. Trattandosi di un servizio circolare, per raggiungere la Jungfrau, appare indifferente per il turista prendere l’una o l’altra.

Il biglietto, come detto, in genere ha validità giornaliera su tutto il sistema ferroviario. Per una migliore comprensione della complessità di questo sistema ferroviario, si veda la cartina sotto il titolo.

Così i convogli arrivano alle loro rispettive destinazioni che oltre ad essere importanti stazioni di interscambio, sono anche località sciistiche di grande rinomanza. Da molto tempo in questi centri, le auto ed in generale i motori a scoppio, sono stati completamente banditi. Pertanto gli spostamenti locali sono appannaggio di veicoli elettrici, mentre quelli a media distanza, sono completamente affidati al mezzo ferroviario. Sia che siamo arrivati a Lauterbrunnen, sia che siamo arrivati a Grindelwald, saremo obbligati a cambiare treno (e compagnia) per poter proseguire verso la cima della Jungfrau. La successiva impresa esercente l’altra rete, si chiama WAB (Wengeneralp Bahn). Essa si estende per circa 19 km e con uno scartamento di 800 mm armato completamente con cremagliera Pauli-Riggenbach.

Convoglio in linea della Jungfraubahn. Si notino i doppi pantografi del sistema trifase.
(da Wikipedia)

È la linea a cremagliera più lunga del mondo senza soluzione di continuità. Entrò in servizio nel 1892 con trazione a vapore ed elettrificata per segmenti nel 1910. Si arriva così a Kleine Scheidegg (2061 metri slm) dove convergono i due rami della WAB e base di partenza per l’ultimo salto verso la Jungfrau. Kleine Scheidegg, per la sua posizione ideale per intraprendere qualsiasi gita, per l’importanza del suo piazzale ferroviario dove convergono ben tre linee a cremagliera e per i numerosi hotel, rappresenta un luogo sempre molto movimentato e pieno di gente. Ciò si verifica, ovviamente, specialmente nell’alta stagione. Prendiamo posto in uno dei sedili coperti di velluto rosso per l’ultimo balzo verso la “cima d’Europa”.

Gran movimento di elettrotreni della WAB: non vi sembra un plastico? (foto G. Fiorentino)

 

La compagnia si chiama JB (Jungfrau Bahn) e fa parte della Holding che si occupa di tutte le linee di questo massiccio montuoso. È lunga 9,3 km e fin dalla nascita, avvenuta nel 1912, è elettrificata con sistema trifase a 1125 volts. Pertanto sono necessari due pantografi appaiati per la captazione della corrente. Lo scartamento è metrico ed armato con cremagliera sistema Strub. La sua realizzazione si deve ad un uomo eccezionale di nome Adolf Guyer-Zeller, dotato di singolare spirito imprenditoriale e determinato. Nato come industriale tessile per tradizione di famiglia, sostenne notevoli investimenti nel nascente settore ferroviario. Nel 1893 presentò al Governo Federale un suo progetto di ferrovia per l’ascesa alla Jungfrau. Esso era stato preceduto da altre proposte di imprenditori più o meno avventurosi, con idee talvolta bizzarre. Il Governo approvò la proposta Guyer-Zeller ritenendola seria e valutando le referenze dell’industriale. Il suo progetto prevedeva un itinerario che da Kleine Scheidegg avrebbe raggiunto la meta dello Jungfaujoch, non direttamente, ma attraverso la penetrazione dei monti adiacenti Eiger e Monch. Ciò avrebbe moderato l’acclività (max 25 cm/m), consentendo al corpo umano il graduale adattamento all’altitudine. Inoltre il tragitto per lo più in galleria ma non lontano dall’esterno, permise la realizzazione di grandi vetrate belvedere per godere del panorama durante fermate ad hoc.

 

L’opera fu realizzata a tappe e ciò consentì un ingegnoso sistema di autofinanziamento. Insomma erano gli stessi viaggiatori delle tappe aperte che pagavano il proseguimento dei lavori. I concomitanti e promettenti esperimenti di sfruttamento dell’energia elettrica, incoraggiarono gli ingegneri ad impiegarla sin dall’inizio dei lavori per l’uso dei mezzi tecnologici del cantiere. L’abbondanza dell’acqua su quei luoghi ne permetteva una produzione facile ed economica. D’altro canto la trazione elettrica scongiurò l’impiego di locomotive a vapore di peso notevole e fortemente inquinanti per un viaggio tutto in galleria. Come spesso accade, i sette anni ed i 10 milioni di franchi svizzeri preventivati furono sbaragliati dal consuntivo con 15 milioni di spesa e 16 anni di durata. Il sistema Strub fu adottato per la prima volta nel mondo su questa ferrovia. Arrivati alla meta, la stazione è completamente in sotterraneo tra pareti di roccia viva. Dopo un breve percorso si viene accolti dal complesso “Top of Europe” (3454 m/slm) che accoglie alcuni ristoranti e l’ufficio postale (il più alto d’Europa). S’immagini che da questo posto ogni anno vengono spedite oltre 100.000 cartoline illustrate, espressione degli oltre 500.000 visitatori con punte giornaliere di 5000.

Il 1° Giugno del 2000 è stato battuto ogni record giornaliero: 8148 visitatori.

Moderno elettrotreno Stadler della BOB (Sito Libero Internet)
 

Elettromotrice a cremagliera WAB nella stazione di Grindelwald.

(cartolina coll. G. Forentino)

 

Lo Jungfraujoch è anche sede di laboratori scientifici di rilevante importanza per lo studio della meteorologia, dell’ecologia, dell’astrofisica e della geologia. Questi laboratori sono ospitati in un edificio che per il suo singolare aspetto, è denominato la Sfinge. Accoglie anche un piccolo museo sulla storia della montagna e della sua ferrovia. Si può altresì visitare il Museo del Ghiaccio collocato nel suo habitat naturale di sale rivestite da ghiaccio. Nondimeno la località è preziosa per le telecomunicazioni terrestri e satellitari sia per finalità civili che militari, accogliendo antenne di straordinaria potenza. Per tradizione lassù vive da circa 70 anni una nutrita colonia di cani provenienti dalla Groenlandia. Essi sono molto adatti per coadiuvare l’uomo nei suoi lavori e per il traino delle slitte. Ciò costituisce anche una divertente attrazione per i turisti che possono lasciarsi trasportare su slitte per un breve itinerario e con un modesto biglietto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Moderno convoglio con carrozza panoramica della compagnia WAB di costruzione Stadler che si arrampica lungo il tracciato.
(Sito Libero Internet)

 

Elettromotrice ad aderenza naturale della linea BLM.

(cartolina coll. G. Fiorentino)

 

Ho lasciato per ultimo una considerazione sulla bellezza del luogo.

Lo Jungfraujoch mostra due versanti: l’acqua del versante Nord defluisce nell’Atlantico, mentre quello del versante sud defluisce nel Mediterraneo. Dalle terrazze dei ristoranti si può ammirare, in tutta la sua bellezza, il ghiacciaio eterno che genera il fiume Rodano. La gita sullo Jungfraujoch ci aveva assolutamente soddisfatti malgrado un costo certamente non proprio popolare. Avevo visto cose bellissime ed un sistema ferroviario di singolare funzionalità. Il rientro avvenne sul lato che non avevamo ancora percorso. Il giorno dopo ci attendeva un’altra escursione, questa volta sullo straordinario trenino del Brienz Rothorn Bahn, auspicando ancora una volta una giornata di bel tempo.

Ma di questo parleremo magari una prossima volta.

 

 

Antico convoglio della linea Bergbahn Lauterbrunnen Murren a cremagliera.

(cartolina del 1909 coll. G. Fiorentino)

 

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(cartolina sopra il titolo coll. A. Gamboni)