Testo e foto di Giovanni Zampa

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Il 25 luglio 2017 ho approfittato di una giornata con aria limpida per un giro turistico da Torino all’Ossola, il territorio più a nord del Piemonte che si incunea verso la Svizzera. Per raggiungere il suo centro principale, Domodossola, i percorsi in treno seguono due possibili strade: una lungo il lago d’Orta e l’altra lungo quello Maggiore. A causa degli orari delle ferrovie italiane che hanno dei grandi “buchi” di orario al mattino, è necessario andare fino alla stazione di Rho Fiera per prendere un treno in partenza da Milano e seguire il lago Maggiore. Sarebbe invece molto più breve percorrere la linea diretta Novara-Domodossola oppure la Novara-Arona.

Il lago dal treno al mattino, sullo sfondo la costa lombarda.

L’obiettivo principale era la linea internazionale a scartamento metrico Domodossola – Locarno completata nel 1923 e conosciuta come Vigezzina in Italia e Centovallina in Svizzera, interessante per vari motivi, sia tecnici che organizzativi e paesaggistici. Non ultimo la singolarità di essere una ferrovia cosiddetta secondaria ma internazionale. E’ lontana dalla sede di tanti soci o lettori, ma è una bella meta che merita attenzione, magari percorrendola tutta come fanno molti turisti stranieri favoriti dalle facilitazioni tariffarie offerte dalle tessere svizzere di libera circolazione. La linea è anche utile agli svizzeri tra il Ticino e i cantoni francesi verso il lago di Ginevra costituendo un valido bypass senza dover passare attraverso la Svizzera centrale. Questa possibilità ora è meno interessante dopo l’apertura del nuovo tunnel di base del San Gottardo.

Ingresso della stazione Domodossola sotto al binario merci alimentato a 15 kV 16,7 Hz

che collega la linea del Sempione e lo scalo di Domo2 più a sud senza attraversare lo scalo passeggeri.

Ho visitato la sede SSIF e percorso la linea fino alla stazione culmine di Santa Maria Maggiore ed ecco una piccola relazione con tutte foto che ho fatto personalmente. Il percorso parte dalla stazione di Domodossola, sotto il piano dei binari dello scalo comune tra RFI e FFS. Attraversa una strada e la sede della SSIF che gestisce la linea in territorio italiano con la società gemella svizzera FART per la parte oltre confine.

Il profilo del mio percorso tratto da un pieghevole turistico della società.

La linea prosegue per 4 km nella pianura del Toce per poi inerpicarsi per altri 4 km serpeggiando sul fianco della montagna.   Si sente ancora il caratteristico martellare delle ruote sui giunti non saldati. A Domodossola, sono andato a trovare un tecnico della SSIF che aveva collaborato per la ricerca sul mio libro sui filobus della Torino-Rivoli procurandomi delle immagini del “pendolo” SAC fotografate su un rotabile in deposito. Gentilmente mi ha anche accompagnato in una breve visita ai rotabili in sosta. Si tratta sostanzialmente di mezzi di tre tipi diversi, proprietà delle due società citate.   I legami tra le due società sono molto stretti tanto che se non si conoscono i retroscena sembra sia una entità unica. Quanto è omologato in Italia è accettato anche in Svizzera e viceversa, il personale e i materiali viaggiano indifferentemente su tutto il percorso, gli impianti fissi sono di tipo misto per cui ho visto ad esempio in linea la catenaria con sospensione tipica svizzera e in stazione quella italiana! L’impostazione generale è indubbiamente svizzera. Per questo motivo ecco una panoramica dei rotabili per cui li considero tutti insieme I più vecchi in servizio sono elettromotrici a 2 casse che nella classificazione di tipo svizzero sono definite ABDe 6/6 e altre a 3 casse che quindi sono ABe 8/8, tutte costruite negli anni 1959 - 1963 da Schindler con parti elettriche TIBB.

Una ABe 8/8 in manovra nel deposito di Domodossola.

Rotabili più moderni sono le elettromotrici di costruzione Vevey anch’esse a 2 o 3 casse con sigle ABe 4/6 e ABe 4/8 degli anni 1992 – 3 con parti elettriche ABB.

Convoglio ABe 4/6 di costruzione Vevey della SSIF come si vede dal simbolo italiano sul frontale.

E’ in partenza dalla stazione di Santa Maria Maggiore verso la Svizzera.

Infine ci sono altri convogli originali del 2007 definiti “panoramici” e formati da composizioni di carrozze motrici con cabina o senza cabina classificate ABe 4/4 e Be 4/4 e semplici rimorchi fino a 4 vetture di cui un rimorchio. Questi sono di costruzione italiana Co.Ri.Fer. con parti elettriche di produzione Skoda.

Convoglio panoramico della SSIF a 4 casse in arrivo dalla Svizzera a Santa Maria Maggiore.

Lo stesso convoglio in discesa verso Domodossola con la valle del Toce sullo sfondo.

Una caratteristica di questi rotabili, oltre alle grandi vetrate, è la presenza di un posto “per appassionati” a fianco della cabina di guida. Io sono abituato a Torino dove il VAL non ha posto di guida, ma il panorama è ben diverso!

Veduta dalla vetrata posteriore accanto al macchinista.

Infine esistono ancora alcune motrici ABDe 4/4 delle origini, 1923, di costruzione Carminati e Toselli con parti elettriche TIBB e usate solo per il traino di convogli di servizio a causa della presenza dei circuiti di trazione a 1500 Vcc troppo vicino agli ambienti destinati ai passeggeri. Chissà mai quanti danni ha fatto questa situazione in passato, ma con la burocrazia non si discute… Queste motrici erano usate per il traino di treni composti con vagoni, alcuni dei quali ancora esistenti che potrebbero essere aggiunti ad alcune elettromotrici per il trasporto ad esempio di gruppi prenotati.

Motrice storica a Domodossola.

 

Banco di guida originale del TIBB e tachimetro TELOC; a destra,

 particolare della trasmissione del comando del circuito di trazione dietro alla parete del vestibolo di ingresso.

Non sono sceso volutamente in particolari tecnici perché si possono trovare in rete in italiano (tranne quelle sui “panoramici” la cui estetica è stata criticata dai railfan). Spero di aver suscitato interesse in qualche lettore che non è ancora venuto da queste parti per venire a visitare questo angolo di Piemonte ….  

Lasciatemi finire con un’altra immagine non ferroviaria presa dal treno in corsa a Stresa.

 

L’Isola dei Pescatori, meno famosa dell’Isola Bella e dell’Isola Madre,

con sullo sfondo verso destra le montagne sopra Laveno e più lontano quelle svizzere.

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