di Andrea Cozzolino

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È il 15 febbraio 1961, il giorno di una “quasi totale” eclisse di sole: tra quelle tenebre innaturali entrano in servizio cinque filobus, non molto dissimili dagli ALFA 911 di due anni prima: se ne diversificano soltanto per i paraurti sovrapposti di color verde chiaro e per le porte, anch’esse verde chiaro, sagomate e a doppio vetro. All’interno, ad eccezione di qualche spigolo in più, che non li rende certo eccezionali d’aspetto, identica la disposizione dei 22 sedili; ed anche il motore è lo stesso: OCREN L 336 C tetrapolare da 151 HP. Ma c’è un particolare importante: su quei filobus, numerati da 8301 a 8305, è montato, per la prima volta, il servosterzo; di più, sono vetture potenti, silenziose, affidabili; hanno successo subito (sulle linee vomeresi 242, 247 e 249); a marzo appare una sesta vettura, 8306, mentre a Carlo III se ne vanno allestendo altre, sino a giungere a 8324: ma non vengono immesse in servizio.

Poi (15 maggio 1961) il gravissimo incidente della “Cesarea” (provocato da un vecchio ALFA 140, tre vittime), lo sconvolgimento delle linee filoviarie, la riduzione dell’estesa rete vomerese a due sole linee; a quelle linee (242 e 247), appunto, vengono destinate “quelle” vetture, ma, attenzione!, il 20 maggio 1961 appaiono i filobus da 8007 a 8018 (con lo 0 al posto del 3), mentre - a distanza di pochi giorni - 8319÷8324 “escono” con le nuove matricole da 8001 a 8006 (8301÷8306 rimangono, e rimarranno sempre, con la numerazione iniziale). Perché mai questa modifica? Le due serie sono identiche, la modifica fu superficiale ed approssimativa, quindi affrettata, ragioni esterne immediate non se ne colgono: a prima vista un enigma. Si trattò, invece, come appare dalle documentazioni aziendali, di una distinzione operata tra i sei filobus acquistati con fondi ECA e quelli restanti, sovvenzionati con un fondo speciale ministeriale per l’ammodernamento delle linee vesuviane. La “fretta” (coi conseguenti risultati negativi) dipese dal fatto che - dopo l’incidente della Cesarea - gli autisti vollero “subito” utilizzare (al posto degli ALFA 140 ancora in circolazione) quei diciotto filobus inutilmente in attesa. Piuttosto, resta sconcertante che del cambio di matricola l’A.T.A.N. non abbia “avvertito” l’AERFER, che continuava a numerare i filobus in allestimento col 3, come si può chiaramente vedere da non poche foto d’archivio. Stranezza a parte, gli ALFA mille vennero a costituire, da allora in poi, due serie distinte, le “83” e le “80” (che sarebbero arrivate a 8078).

Immagine di fabbrica di un ALFA mille - AERFER FI 711.2: la matricola applicata alla vettura, 8327, indica chiaramente la serie prevista per questi fortunatissimi filobus.

Terminata la digressione, torniamo ora però alle vicende delle prime ventiquattro unità: queste dal Vomero furono spostate, nell’estate del ‘61, su linee centrali e di Posillipo, forse per meglio rodarle, ritornando stabilmente in collina a novembre seguente; da gennaio ‘62, ovviamente, “presero possesso” delle loro linee vesuviane; al 4 gennaio 1962, data dell’inaugurazione, le vetture immesse in servizio erano giunte quasi a 8070; le ultime otto apparvero nel marzo, a completare la serie sino a 8078 (un numero spropositato, se confrontato con quello delle serie pre- e post-belliche).

   

Due immagini simbolo della versatilità degli ALFA mille: 8048 al capolinea della “vomerese” 247 (foto P. Haseldine)

e 8039 in servizio sulla “vesuviana” 254 rossa (foto P. Gregoris).

Da questo momento, le linee vomeresi e vesuviane acquistavano delle protagoniste assolute, non comparabili per prestazioni con nessuna delle serie filoviarie precedenti; e, col passare degli anni, si andò mostrando anche un’altra invidiabile caratteristica: la durata. Pur utilizzati a tempo pieno su linee a lungo percorso e di primaria importanza, gli ALFA mille sembravano non risentire del trascorrere degli anni: poi, quasi improvvisamente, tra il ‘74 e il ‘75, soprattutto le vetture rimessate a San Giovanni (gravate da maggiori impegni e svantaggiate da una manutenzione non sempre adeguata), cominciarono a cedere a livello strutturale: e fu subito emergenza, giacché filobus ormai non se ne producevano più, e l’A.T.A.N. non voleva assolutamente rinunziare all’esercizio filoviario, almeno nei Comuni vesuviani.

   

Due foto scattate a Portici, piazza S. Ciro: a sinistra, in livrea bi-verde di origine, due ALFA mille in servizio rispettivamente sulle linee 255 per Torre del Greco (vettura 8006) e 254 rossa barrata (foto P. Haseldine).

A destra, due filobus (8047 e 8037) ambedue riverniciati in arancio e grigio a metà degli anni ’70 (foto M. J. Russell).

Si pensò così ad una ricostruzione “esterna”, presso una ditta specializzata, la SITEA di Roma (che lavorava per conto della SIPUIA), che interessò, tra il ‘76 e il ‘78 (ma le prime tre vetture ricostruite: 8002, 8011, 8012, apparvero a fine dicembre del 1975), quaranta filobus; fu così ben riuscita che sembrò quasi possibile ricominciare da capo, sicché, tra il 1979 ed il 1980, prima altre trenta, poi anche le ultime quattordici vetture furono inviate alla ristrutturazione.

   

Due vetture ricostruite: a sinistra la 8007  ritratta a via Vespucci mentre si dirige verso San Giorgio a Cremano (linea 256);  a destra la 8003 al Corso Resina, ad Ercolano, in servizio sulla 255 (ambedue le foto M. J. Russell).

E il nuovo ciclo è durato anch’esso non poco, quasi un ventennio per le vetture di più recente radiazione: e questo nonostante nuovi cedimenti strutturali, e la mancanza dei pezzi di ricambio, e ancora mille piccoli inconvenienti quotidiani per non parlare della necessità - ad ottobre ‘96 - di “decoibentare” dall’amianto tutte le vetture, comprese quelle già da lunghissimo tempo fuori servizio.

A dispetto di tutto questo, fidando ancora nelle residue 80, si è riusciti (ed è certamente un “vanto” per questi eccezionali filobus) a giungere alla consegna di nuove vetture (i Breda Ansaldo F19) senza dover mai effettuare interruzioni nel servizio filoviario. L’alienazione degli ALFA mille si è compiuta con la definitiva messa a riposo di tre esemplari residui (8038-8039-8306) a marzo 2001, ma  una vettura del gruppo, la 8021, è stata preservata e, dopo essere stata completamente restaurata e riverniciata in bi-verde a cura delle maestranze aziendali, viene oggi utilizzata come veicolo storico.

   

A sinistra: la vettura 8035 fotografata a piazza Garibaldi nel 1999 da E. Bevere;

a destra, il filobus 8021 dopo il restauro come veicolo “storico”.

La foto di A. Cozzolino è stata scattata a piazza G. B. Vico, capolinea dell’urbana 202, il 18 maggio 2008.

Foto del titolo: La vettura 8038 - linea 249 - al capolinea di piazza Guglielmo Pepe (foto P. Haseldine).

Il presente testo amplia e modifica quanto scritto in Andrea Cozzolino, Napoli: le filovie urbane e vesuviane, Napoli 2020.

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