di Andrea Cozzolino

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Debbo alla cortesia di Ellis Barazzuol aver potuto leggere un interessantissimo articolo dedicato alla filovia in oggetto pubblicato - a semplice firma E.S. - nel n. 5 dell’anno 1911 della Rivista “L’elettricista” (pp. 65-68). Detto lavoro - purtroppo attinto solo dopo la pubblicazione, lo scorso febbraio, del mio volumetto “Appunti sulle filovie italiane di prima generazione” - consente di chiarire tutti i dubbi espressi in quella sede su alcune caratteristiche della Alba - Barolo e - al tempo stesso - di correggere le inesattezze ivi presenti.

Sarà opportuno premettere che la Alba - Barolo nacque per impulso del conte Gastone Guerrieri di Mirafiori, che spinse l’ing. Elvio Soleri a presentare nel 1910 il progetto della linea, costruita in brevissimo tempo e attivata già il 27 settembre dello stesso anno con quattro coppie di corse giornaliere (in seguito aumentate a sei) che compivano il tragitto - lungo km 13.500 - in 45 minuti.

La filovia, per la cui gestione fu creata un’apposita Società delle Filovie Albesi, partiva dalla stazione di Alba e attraversava le località di Gallo di Grinzane Cavour, Serralunga, Fontanafredda e Castiglione Falletto, arrivando quindi a Barolo.

Curiosamente, la filovia era in qualche modo “collegata” con le Ferrovie dello Stato per cui, ad esempio, da qualsiasi punto d’Italia si poteva richiedere un biglietto per Barolo comprensivo della tratta ferroviaria fino ad Alba e del proseguimento sulla filovia.

Grazie all’articolo di E.S. possiamo oggi sapere che la linea presentava una pendenza massima del 6.78 % presente nei pressi dell’abitato di Barolo, mentre le curve, pur non infrequenti, presentavano un raggio massimo sempre inferiore a m 10. Il tratto più trafficato - da Alba a Gallo di Grinzane - era percorso anche da corse limitate che si aggiungevano a quelle previste sull’intera tratta.

La rete aerea - costruita dalla Ditta milanese Meriggi - prevedeva l’isolamento a 700 V ed era costituita da due fili di rame della sezione di mm 50 sostenuti da sospensioni a mensola o da pali in ferro a traliccio, utilizzati, questi ultimi, soprattutto nelle parti curvilinee della filovia. L’energia elettrica veniva prelevata da una centrale collocata circa a metà percorso, in territorio di Serralunga, che provvedeva a trasformare la corrente trifase (ricevuta da un impianto idroelettrico di Pollenzo) in corrente continua a 600 V.

E veniamo alle vetture, che - in numero di sei - furono costruite dalla Società Torinese Automobili Elettrici. Esse erano di due tipi, cinque chiuse ed una (presumibilmente la n. 4: vedi galleria fotografica) che da carro merci poteva trasformarsi in omnibus. Lunghi m 5.75 e larghi m 2 (distanza tra gli assi m 2,50), i filobus “chiusi” avevano un peso a vuoto di kg 3200 e a pieno carico di kg 5500; presentavano una cabina anteriore per il conducente ed una piattaforma posteriore aperta. La capienza era di 19 passeggeri seduti su due panche affrontate + 10 in piedi sulla detta piattaforma. Le vetture erano munite di due motori della potenza ciascuno di 16 HP, che operavano indipendentemente sugli assi delle ruote posteriori con sistema a vite e a catena. Due i sistemi di frenatura, uno a ceppi agente sull’asse delle ruote ed uno agente sull’ingranaggio della vite perpetua, azionato a pedale, così come parimenti a pedale era il comando del combinatore elettrico. Quanto alla captazione della corrente, infine, essa avveniva grazie ad un trolley del “classico” tipo a quattro pattini sostenuto da asta unica fissata sul tetto del filobus (sistema Cantono - Frigerio).

GALLERIA FOTOGRAFICA

Le vetture nn. 1 e 2 della filovia Alba - Barolo. Assai simili tra loro sembrano essere caratterizzate da una colorazione piuttosto scura della carrozzeria. Ambedue le immagini provengono dalla collezione del compianto Alessandro Albè.

   
   
   

Foto 1 - 2 - 3: Colorazione apparentemente chiara per i veicoli nn. 3, 5 e 6 della filovia albese, quest’ultimo segnato anche da una fascia scura centrale. Tutte e tre le immagini provengono da un filmato commemorativo della linea intitolato:

“Ricordo della filovia Alba - Barolo”.

(https://www.youtube.com/watch?v=cjFBKawdr8E)

Foto 4: Fotografato in località “Villa Arnulfo” ecco infine il singolarissimo filocarro trasformabile in vettura aperta per passeggeri. Visti i numeri chiaramente leggibili degli altri filobus, dovrebbe essere stato immatricolato come n. 4. Anche questa foto è tratta dal filmato citato nella precedente didascalia.

(https://www.youtube.com/watch?v=cjFBKawdr8E)

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Foto del titolo: Vista laterale della vettura n. 1 della Alba - Barolo. A parte l’impagabile agente che regge il filo del trolley,

la foto ci mostra come la filovia svolgesse servizio postale e come fosse collegata (s’è detto) alle Ferrovie dello Stato.

Il presente articolo costituisce un aggiornamento di quanto scritto alle pagine 43÷50

del volume citato nel testo.

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