di Andrea Cozzolino

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È stato Massimo Condolo, in “Auto d’epoca”, a definire giustamente “pietre miliari” alcuni veicoli prodotti dalla FIAT a partire dal 1953 e precisamente il FIAT 401 UM e il FIAT 411 UM, autobus che effettivamente hanno segnato un enorme passo in avanti rispetto ai loro predecessori per l’adozione di serie del cambio semiautomatico Marelli, ma che hanno anche dato vita a serie filoviarie, corrispondenti dal punto di vista meccanico ed estetico (almeno nella versione FIAT-CaNSA), che - anche se prodotte in numero molto limitato rispetto a 401 e 411 - rivestono certamente interesse non foss’altro per la loro “tipizzazione” rispetto a diversi motori ed equipaggiamenti elettrici. Qui di seguito cercheremo di seguire cronologicamente la diffusione dei FIAT 2401, non senza aver premesso che - su 78 filobus costruiti su questo telaio - solo nove non sono stati rivestiti dalla carrozzeria “originale” FIAT-CaNSA, come avremo gradualmente modo di verificare.

 

Il primo FIAT 2401 fu un veicolo sperimentale dotato di motore ed equipaggiamento elettrico OCREN-Sécheron, le cui apparecchiature erano ispezionabili sollevando la calandra del filobus. Presentato a Napoli nel 1953 unitamente ai FIAT 668 / AERFER destinati all’ATAN, che presentavano uguali caratteristiche tecniche, fu poi provato su molte altre reti (es. Bergamo, Bologna) fino ad approdare, nel 1965, al parco della SFI di Avellino che lo immatricolò 06. Sgradito ai conducenti per la mancanza di servosterzo, fu accantonato già all’inizio degli anni ’70 (foto P. Gregoris).  

   

Nello stesso 1953 l’AMCM di Modena acquistò due FIAT 2401, dotati però di motore ed equipaggiamento elettrico Marelli, che furono immatricolati 27-28. Rimase caratteristica di quasi tutti i 2401 la presenza della calandra anteriore in tutto simile a quella dei corrispondenti autobus, compresa la mascherina che inglobava i fari. Le vetture modenesi, abbastanza defilate nel parco della città emiliana, non ebbero lunga vita: il loro accantonamento risale già al 1967 (coll. P. Gregoris).  

   

Dodici i FIAT 2401 arrivati a Torino tra il 1953 e il 1954, immatricolati 1100÷1111. A differenza dei filobus sinora citati presentavano apparecchiature elettriche CGE. Acquistati per sostituire le più antiquate vetture anteguerra si dimostrarono veicoli abbastanza validi nell’espletamento del servizio, anche se non ebbero sempre un ruolo significativo nell’assetto complessivo dell’esercizio filoviario torinese. Furono radiati progressivamente entro il 1978 (foto J.H. Manara).  

   

Ancora un diverso motore ed equipaggiamento elettrico, quello fornito dal TIBB, per i filobus 2401 che inaugurano la rete parmense nel 1953: quindici vetture cui nel 1956 se ne aggiungerà un’altra uguale, numerate (scarsa fantasia?) 001÷016. A differenza delle ‘vicine’ modenesi le vetture di Parma si dimostrarono molto affidabili se è vero che saranno radiate tra il 1985 e il 1986 quando non pochi esemplari erano stati riverniciati in arancio o in giallo-grigio come la 014 che - ceduta al Museo Nazionale dei Trasporti - ancora oggi sta a dimostrare la robustezza di questa serie (foto P. Gregoris).  

   

51÷56: queste le matricole dei FIAT 2401 acquistati da STEL-Sanremo nel 1954 per cominciare a sostituire le vetture anteguerra. Verniciate in bianco-blu e dotate di apparecchiature elettriche CGE, erano divisibili in due mini-sottoserie: 51÷53, infatti, presentavano un allestimento ‘suburbano’, mentre i restanti filobus erano caratterizzati dal classico allestimento interurbano tipico delle vetture sanremesi. Del resto, il gruppo fu utilizzato quasi sempre sulla linea per Ventimiglia, A parte la vettura 52, radiata nel 1968, i 2401 raggiunsero in efficienza il 1983 (foto A. Gilardoni).  

   

Pressoché contemporanei delle vetture sanremesi sono i quattro FIAT 2401 acquistati dall’ATL di Livorno ed immatricolati nella serie 56÷59. Dotati di motore ed equipaggiamento elettrico Marelli, furono ben presto affiancati dai più capienti filobus FIAT 2411 delle serie 60÷65 e 66÷71, che finirono col metterli in una posizione defilata all’interno del parco filoviario livornese. Questo non impedì a tre unità su quattro di raggiungere in efficienza il 1972 (foto P. Gregoris).

   

Tra il 1954 e il 1955 arrivano anche a Rimini, per esercitare la filovia intercomunale per Riccione, cinque FIAT 2401, forniti di motore ed equipaggiamento elettrico CGE. Nonostante il supersfruttamento, soprattutto in periodo estivo, questi filobus dimostrarono un’invidiabile “tenuta”: furono infatti dismessi solo tra il 1977 e il 1978, quasi in contemporanea con l’arrivo dei primi Volvo-Mauri (foto P. Haseldine).

   
  
   

Il 1955, anno di apertura della “seconda rete” bolognese, arrivano nel capoluogo emiliano diciassette filobus FIAT 2401, che vanno però distinti in tre diverse serie: 1401÷1405 sono carrozzati da Garavini e dotati di parti elettriche Marelli, 1406-1407 sono parimenti carrozzati da Garavini, ma sono forniti di apparecchiature CGE, le stesse che sono montate sul terzo gruppo, 1408÷1417, che però è rivestito della classica carrozzeria FIAT-CaNSA. Ma, come si vede dall’immagine a sinistra, anche i Garavini rispettano molto il disegno originale: solo i montanti del parabrezza e la veletta sporgente li differenziano dai CaNSA (vetture 1404 e 1416: ambedue le foto P. Gregoris).

   

Tra il 1956 e il 1957 vengono prodotti per l’ATMA di Ancona cinque filobus FIAT 2401, che saranno immatricolati 17÷21. Le vetture anconetane presentavano un’evidente modifica del parabrezza che - sull’esempio dei 2411 - perdeva l’arcuatura tipica dei vetri angolari; conservavano però la calandra anteriore di derivazione automobilistica. Dotati di apparecchiature TIBB, i 2401 anconetani hanno funzionato per quasi trent’anni, affiancandosi anche alla prima serie di Menarini 201 e cessando dal servizio solo all’arrivo della seconda nel 1987 (foto P. Gregoris).

   
  
   

Gli unici FIAT 2401 autenticamente “diversi” sono le vetture 39 e 40 dell’ARFEA (poi ATM) di Alessandria, carrozzati l’uno da SCALL, il secondo da Borsani, ma tanto differenti dal modello FIAT quanto simili tra loro. Caratteristiche principali erano la diversa mascherina frontale (peraltro simile, ma non uguale nei due filobus) e i cristalli posteriori angolari. Le due vetture - dotate di motore ed equipaggiamento elettrico Marelli - furono messe in servizio nel 1957 e vanno considerate tra le meno longeve del modello, ma non per loro colpa: furono infatti radiate nel 1974, ma in conseguenza della chiusura della rete alessandrina (ambedue le foto P. Gregoris).

 

Nel 1958 la FAA (Ferrovia Adriatico Appennino) decide di sostituire - caso unico in Italia - la ferrovia da Fermo a Porto San Giorgio con una filovia, costruita alla tensione di 1200 V per consentire ai veicoli una marcia più veloce soprattutto sulle tratte in salita. Per la nuova rete vengono realizzati da FIAT e TIBB sei 2401 (matricole 101÷106),  che costituiranno fino alla chiusura della linea nel 1977 l’unica dotazione della linea. Come appare dalla foto di P. Gregoris, il frontale di queste vetture ha perso la calandra “originale”, importando il fregio dai contemporanei FIAT 2411, ma ha ripristinato l’arcuatura dei cristalli laterali del parabrezza.

   

Nel 1958 cessa la produzione dei FIAT 401 e sarebbe logico pensare che lo stesso accada per i filobus corrispondenti. Ma non è così: gli ultimi due FIAT 2401 vengono costruiti nel 1960 su esplicita richiesta dell’AEM di Cremona, che necessitava di due veicoli di lunghezza non superiore a mm 10400. Le due vetture cremonesi (apparecchiature elettriche TIBB), in effetti, sembrano due 2411 corti, con il frontale ormai completamente recuperato dal modello più lungo. Molto resistenti, furono impiegati per lunghi anni, raggiungendo in efficienza il 1977 (foto P. Haseldine).

   

Foto del titolo: la vettura 1406 dell’ATC di Bologna, FIAT 2401 F / Garavini CGE (foto P. Gregoris).

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