di Andrea Cozzolino

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Dagli anni a ridosso della Seconda Guerra Mondiale e fino al 1955 sono stati costruiti in Italia – e non solo per il mercato interno – numerosi filobus che presentavano una caratteristica quanto mai singolare: esibivano, infatti, le fiancate rivestite, anche se solo in parte, di lamiere ondulate. Si trattava di vetture realizzate, tutte, su telai ALFA Romeo e tutte costruite utilizzando un disegno unificato che la stessa ALFA aveva progettato; esso fu messo in pratica prima dalla SIAI-Marchetti e poi dalla San Giorgio-Pistoiesi. Cercheremo di seguito di analizzare in dettaglio la produzione di questi filobus che hanno avuto ampia diffusione nelle reti italiane.

Le prime carrozzerie “a lamiera ondulata” furono quelle che rivestirono quattro telai ALFA Romeo 110 AF già dotati di motori Ansaldo (equipaggiamento del tipo AMF/1) che erano stati costruiti nell’anteguerra, ma che non era stato possibile carrozzare a causa degli eventi bellici. Questi quattro filobus erano destinati alla rete di Venezia Lido, ove assunsero le matricole 215÷218. La singolarità della «nuova» carrozzeria, realizzata dalla SIAI-Marchetti, è documentata da un nutrito numero di fotografie dell’Archivio ALFA che raffigurano la vettura 215, prima del mini-gruppo veneziano.

     

La foto di fabbrica della vettura 215 per Venezia Lido (Archivio ALFA Romeo, coll. A. Cozzolino)

e la 217 ritratta sul Lungomare Marconi (coll. A. Cozzolino).

Nel 1948 le vetture a lamiera ondulata apparvero per la prima volta a Napoli, la città che – come vedremo – ne ha avute in dotazione il maggior numero. Il primo gruppo era costituito da otto unità costruite su telaio 110AF/2 e dotate di motore ed equipaggiamento elettrico Marelli. Numerati 5101÷5108, questi filobus assunsero nel 1950 le matricole “definitive” 5442÷5449.

     

A sinistra: inaugurazione della linea filoviaria 41 e contemporanea immissione in servizio

delle vetture del gruppo 5101÷5108 (Archivio Carbone);

a destra: via G. Santacroce: la vettura 5444 è impiegata sulla filolinea vomerese 242 (Tribunali- piazza Vanvitelli)

a metà degli anni ’50 (Archivio fotografico Ruggieri).

Ancora su telaio ALFA 110 e ancora con equipaggiamento elettrico e motore Marelli furono realizzate dalla SIAI nel corso del 1949 sette veicoli destinati all’ACEGAT di Trieste. Si trattava dei primi filobus a tre assi costruiti per la città giuliana, che assunsero le matricole 701÷707.

     

A sinistra: un’immagine proveniente dal Catalogo Marelli della vettura triestina 702 e,

a destra, la 705 ritratta in deposito (Archivio TT-TS). La foto dal lato porte consente

di delineare con esattezza le aree della fiancata ricoperte con lamiera ondulata.

I filobus triestini sono gli ultimi che utilizzano il telaio ALFA 110, che viene sostituito da quello, più moderno, ALFA 140 AF, sul quale verranno montate - tra il 1949 e il 1951 - le carrozzerie SIAI di sei filobus per Milano, ventidue per Napoli, due per Como e sette per la filolinea interurbana Ancona-Falconara, questi ultimi verniciati non già nell’usuale bi-verde, ma in blu bitonale con la parte scura riservata alla sezione superiore del veicolo.

    

La vettura milanese 453 (A.R. 140 AF – SIAI Marchetti TIBB: Archivio A.T.M.) e la napoletana 5452 (A.R. 140 AF – SIAI Marchetti Marelli: Archivio fotografico Ruggieri),

quest’ultima ritratta in piazza Garibaldi nella seconda metà degli anni ’50,

dopo aver subito alcune modifiche alla carrozzeria.

Ma procediamo con ordine: dei sei filobus destinati all’ATM uno solo - numerato 451 - era fornito di equipaggiamento e motore CGE (avviatore MRA), mentre altri cinque, classificati 452÷456, presentavano parti elettriche TIBB. Analogamente, quattro delle vetture napoletane, che andarono ad occupare le matricole 5450÷5453 al seguito dei precedenti filobus del 1948, erano, come quelle, dotate di equipaggiamento e motore Marelli, mentre altre diciotto (5001÷5018) montavano motore Ansaldo ed equipaggiamento elettrico della stessa Casa costruttrice del tipo CST/II/1, che offriva anche la possibilità della frenatura elettrica del veicolo grazie ad un dispositivo di pedaliera sensibile. Tutte Marelli erano invece le vetture anconetane (11÷17) e le due destinate alla STECAV comasca (81-82).

   

Ancora filobus napoletani: sulla via di Posillipo si incrociano la 5013 e un altro filobus dello stesso gruppo,

ambedue in servizio sulla filolinea 240, la stessa esercitata dalla vettura ritratta in piazza Plebiscito

(ambedue le immagini provengono dalla coll. Litigio).

    

    

Due immagini – fin troppo ritoccate – provenienti dal Catalogo Marelli ci documentano – a sinistra – i filobus dell’Ancona-Falconara e di Como allo stato d’origine, mentre a destra possiamo vedere l’anconetana vettura 13

(foto P. Gregoris) e la comasca 81 (foto W. Hardmeier) ambedue private proprio delle lamiere ondulate.

Nel corso del 1950, a causa del gran numero di ordinativi, l’ALFA Romeo “passa” il suo disegno unificato anche alla Pistoiesi, che costruisce in quell’anno dieci vetture destinate al mercato estero e precisamente per la città di Belgrado. Questi filobus, che assumono nel parco della capitale jugoslava le matricole 33÷42, sono forniti di motore Ansaldo con equipaggiamento elettrico del tipo KTR/III/8, elettromagnetico, a teleruttori ritardati con frenatura elettrica e marcia d’emergenza: una vera novità, che li accumuna ai venti esemplari destinati ancora una volta a Napoli, ove gli ALFA 140 - Pistoiesi Ansaldo riceveranno le matricole 5031÷5050.

    

Le vetture 5037 e 5045 ritratte (in due cartoline della coll. Cozzolino) a piazza Medaglie d’Oro e

a piazza Vanvitelli: il gruppo 5031÷5050, infatti, fu impiegato per tutti gli anni ’50 del XX secolo

nell’espletamento delle linee filoviarie vomeresi.

Dovranno passare altri quattro anni per rivedere delle vetture “a lamiera ondulata”; anzi, è probabile che i sette esemplari di filobus, tutti costruiti dalla Pistoiesi, che vengono immessi in servizio nel 1955 possano essere addirittura dei residui di produzione, vetture – forse – ricusate da precedenti committenti (esteri?) e poi reimmesse sul mercato in Italia. Comunque sia, è certo che due filobus dotati di apparecchiature Marelli finiscono a Como (87-88), mentre altri cinque, forniti di equipaggiamento elettrico e motore CGE, vanno a costituire la serie 179÷183 di Salerno. E nel 1956 proprio la vettura 183 verrà ceduta dall’Azienda salernitana alla S.F.I. di Avellino per esercitare la filovia intercomunale Atripalda-Avellino-Mercogliano.

    

    

Nell’ordine: la vettura 87 comasca ritratta da P. Gregoris, la 181 e la 182 salernitane (foto Cioffi e M. Kaiblinger)

ed infine l’«avellinese» 183 fotografata in deposito ad Atripalda ancora da P. Gregoris.

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