di Andrea Cozzolino

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Tre strisce metalliche sul frontale, decrescenti verso il basso, fino all’ultima compresa tra i fanali: così si potevano riconoscere senza difficoltà i filobus fabbricati dalla Casaro, una delle più rinomate Case costruttrici di carrozzerie per mezzi pubblici, la prima ad importare dall’America il progetto di una struttura autoportante, l’Aerocoach (divenuta in Italia Tubocar) nel 1948.

Ma già all’avvento del mezzo filoviario in Italia (parlando, ovviamente, di filobus di seconda generazione) la Ditta di Carmagnola era presente sul mercato; basterà ricordare le vetture realizzate in sintonia con l’ALFA Romeo per Roma, Napoli e Salerno o i FIAT 672 presenti nella Capitale, a Livorno, a Salerno e a Palermo. Ma è nel secondo dopoguerra che la Ditta di Carmagnola entra prepotentemente nel settore delle carrozzerie filoviarie con la  costruzione di ben 80 filobus destinati alla rete di Atene, ma acquistati dal Governo italiano in conto di danni di guerra dovuti alla Grecia. È proprio su queste vetture che appare per la prima volta quello che diventerà il simbolo dei filobus Casaro, la presenza di tre strisce sul frontale.

   

A sinistra: vettura A.R. 110 AF – Casaro costruita per la rete di Napoli nel 1940 su disegno unificato

della Casa di Arese (Archivio Ansaldo). A destra: A.R. 140 AF – Casaro realizzato dalla Ditta di Carmagnola

su proprio disegno in servizio sulla rete ateniese. Oltre le “tre strisce sul frontale”

è visibile lo sterzo posto a sinistra secondo l’uso greco già negli anni ’50 (foto P. Haseldine).

Agli ALFA 140 ateniesi fanno seguito dieci esemplari pressoché simili realizzati nel 1953 per la rete di Firenze (gruppo 3121÷3130, di cui otto finiranno anch’essi ad Atene dopo la chiusura della rete fiorentina), mentre altri 5 ALFA 140 saranno costruiti da Casaro nel 1956, ma con una diversa e più moderna scansione dei finestrini: quattro di essi andranno a costituire la serie catanese 301÷304, mentre un solo esemplare incrementerà la filovia irpina all’atto della sua estensione a Mercogliano, assumendo la matricola 184. Nel frattempo, la Casaro si era cimentata anche nella realizzazione di vetture FIAT 672/225, con guida a destra, destinate a Palermo (gruppo 221÷225) e a Catania (201÷204).

   

Nella vettura palermitana 225 – ritratta a sinistra – le tre strisce sulla calandra sono spezzate dall’inserzione della matricola

ed appaiono di misura uguale (coll. G. Di Lorenzo),

mentre (foto a destra di P. Haseldine) il filobus avellinese 184 presenta la scansione “classica”

del fregio distintivo della Casa di Carmagnola.

Ad Atene i filobus italiani piacquero sicché l’Azienda della capitale greca ne ordinò altri ancora (precisamente 46) alla Casaro. Questa volta si trattava però di vetture altamente innovative, le prime in assoluto da 12 m realizzate con la tecnica della struttura autoportante. Di più, avevano la singolare caratteristica di essere dotate di gruppi meccanici Lancia, opzione certamente fra le meno comuni. I nuovi filobus saranno accodati a quelli con meccanica ALFA assumendo le matricole 1081÷1126.

   

Atene di nuovo protagonista: in alto a sinistra il dépliant dei “modernissimi” Tubocar F79 e a destra

un esemplare del gruppo fotografato in servizio nella capitale greca (vettura 1097, foto P. Tordeur).

Nel frattempo, la Casa di Carmagnola cominciava a produrre filobus autoportanti anche per l’Italia. Il primo ordinativo è quello proveniente da Brescia per dieci filobus con gruppi meccanici A.R. 910: saranno divisi in due gruppetti, 45÷47 del 1953 e 49÷56 dell’anno successivo. Curiosamente, sono gli unici a non essere contraddistinti dalle tre strisce  sul frontale, che tornano però in tutta la successiva produzione: sette filobus FIAT 2405 con guida a sinistra per Cagliari (gruppo 551÷557), tre con guida a destra ed analoghi gruppi meccanici per la piccola rete di Civitanova Marche (4÷6), dieci FIAT 2405 per Palermo (gruppo 130÷139 del 1956), ancora vetture per Cagliari del 1956-’57 realizzate in parte con gruppi FIAT (558÷561), in parte con gruppi Lancia (562÷567).

Ancora al 1957 va ascritto il grosso ordinativo di quarantanove filobus per la rete di Roma: si tratta in questo caso di vetture a guida centrale, ancora una volta dotate di gruppi meccanici Lancia (4501÷4597 con sole matricole dispari), che la Casaro farà materialmente costruire dalla sua affiliata Mater con stabilimento a Grotte Celoni. Identici, ma costruiti nella sede “centrale” dell’Azienda sono, invece, i tredici Lancia Esatau – Casaro per Salerno, che saranno numerati dall’ATACS 251÷263.

   

   

Quattro diversi modelli di filobus costruiti da Casaro negli anni ’50 con la tecnica della struttura portante Tubocar:

uno dei tre FIAT 2405 per Civitanova Marche (foto P. Gregoris) ed uno dei dieci costruiti per Palermo (coll. Di Lorenzo);

un Lancia Esatau a guida centrale per la rete di Roma (foto M. Diotallevi) e la vettura 558 di Cagliari (foto M. Diotallevi).

Sin dal 1959 (ancora otto filobus con gruppi meccanici A. R. 910 per Brescia e ben 120 per la rete de Il Cairo) il disegno delle carrozzerie – tutte con guida a sinistra – sarà quasi unificato, ma mai mancherà la nota distintiva delle tre strisce della calandra, anche se talora leggermente differenti. Nel tempo la produzione della SEAC sarà la seguente: 25 FIAT 2405 ancora una volta per Cagliari (gruppo 568÷592), 10 Alfa mille per La Spezia (serie 231÷240), 8 FIAT 2405 per Verona, divisi in due sottoserie (137-138 con equipaggiamento elettrico e motore TIBB, 139÷144 con apparecchiature CGE) e infine due serie ancora, con guida a destra, per l’ATM di Milano (201÷220: A.R. mille – SEAC CGE del 1963 e 101÷120: A.R. mille – SEAC TIBB del 1964).  

  

   

Concludiamo la galleria di immagini dei filobus Tubocar: in alto a sinistra la foto di fabbrica delle vetture destinate in Egitto,

caratterizzate da due porte estreme, a destra la vettura 142 di Verona (foto P. Haseldine),

infine due testimonianze delle serie “200” e “100” dell’ATM  milanese: qui le tre strisce sono più piccole, più “alte”

e sormontate da un ‘baffo’ (vettura 106, foto P. Haseldine, vettura 218, coll. A. Cozzolino).

Foto del titolo: La vettura 255 del parco salernitano (foto M. J. Russell).   

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