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Museo Ferroviario di Pietrarsa 3 e 4 ottobre 2009, dal nostro inviato Gennaro Fiorentino.
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Esauriti i festeggiamenti ufficiali, il Museo ha aperto i battenti al pubblico i due giorni seguenti 3 e 4 ottobre. Ed è stata un’apertura eccezionale in quanto di norma il sabato e la domenica i Padiglioni sono chiusi ai visitatori. Per l’occasione l’area museale interna ed esterna, una volta occupata dalle officine ferroviarie, ha assunto un aspetto per molti versi inedito. Innanzitutto tutti gli ambienti erano stati sottoposti ad una manutenzione straordinaria che ne aveva cambiato radicalmente l’aspetto. E poi … il sole di Napoli ha fatto il suo dovere regalando due giornate terse e miti, che hanno inondato il complesso di luce. I visitatori che hanno avuto l’opportunità di usufruire dell’apertura straordinaria legata all’evento, si sono trovati di fronte ad una serie di inaspettate sorprese che hanno affiancato le esposizioni permanenti del Museo. Superato il bel cancello di ferro battuto, sulla destra era stato ricoverato sul tronchino coperto dalla bella pensilina, l’ETR 252 meglio conosciuto come “Arlecchino” dalla policromia delle sue comode poltrone. Lo straordinario convoglio faceva parte di una piccola serie di quattro esemplari numerati dal numero 251 al 254. Fu costruito nel 1960 sulla scia del clamoroso successo che aveva arriso alla precedente serie (1952/1959) ETR 301/303 conosciuto come “Settebello” in quanto costituito da sette elementi. L’Arlecchino invece era costituito da quattro elementi i cui estremi conservavano l’originalità del progetto della cabina “a belvedere”. Qui 22 passeggeri potevano, alternandosi, godere della prospettiva del procedere del cammino sulle rotaie. La particolare idea, ispirata al muso dei contemporanei jet, fu dovuta alla prolifica penna dell’architetto Giulio Minoletti. L’esemplare esposto, costruito come gli altri dalla Breda, aspettava nel piazzale della stazione di Santhià che qualcuno decidesse per il suo destino. Ed è stata decisione giusta quella di esporlo a Pietrarsa dopo un rapido restauro estetico effettuato nelle officine FD Costruzioni di Cancello Arnone (CE). La sua esposizione ha voluto simboleggiare l’ingegno italiano, mai messo in dubbio, ed oggi reincarnato nella “Freccia Rossa” prodotto di punta di Trenitalia. Resta poco noto, quale destinazione lo possa attendere dopo la manifestazione.
L'ETR "Arlecchino" in sosta sul tronchino all'interno del Museo (foto A. Gamboni). |
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Alla sinistra dell’ingresso apriva i suoi battenti il grande padiglione “montaggio”, oggi il più ampio tra quelli destinati ad esposizione con la sua grande e completa sfilata di macchine a vapore. Naturalmente il maggiore interesse l’ha suscitato il convoglio “Bayard” in realtà copia liberamente ispirata al treno reale che quel 3 ottobre 1839 percorse per la prima volta in Italia un itinerario ferroviario tra Napoli e Portici. Esso fu costruito nel 1939 per i festeggiamenti del centenario in una riproduzione molto fedele di quello storico del 1839. Ecco la spiegazione per cui gli scatti riservatogli si sono sprecati. |
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Folla di visitatori incuriositi dal treno storico (foto A. Gamboni). |
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Sul grande piazzale prospiciente il mare con la veduta mozzafiato sulla città di Napoli, la Penisola Sorrentina e l’isola di Capri, troneggiava la bellissima locomotiva 685.089, sorella della 685.088, ultima a lasciare l’opificio di Pietrarsa quando funzionava ancora come officina, dopo aver subito vari interventi di manutenzione. Grazie alle cure dell’Associazione Treni Storici di Pistoia, oggi la macchina risulta in ottimo stato non solo per quanto riguarda l’estetica, ma anche per la meccanica. Tant’è che, di tanto in tanto, viene utilizzata per effettuare treni storici. Per motivi di sicurezza, essa è giunta al traino di un locomotore. |
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Splendida immagine della 685.089 nei giardini del Museo (foto A. Gamboni). |
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I padiglioni che ospitarono le caldarerie e forni, oggi accolgono alcuni locomotori elettrici e molte automotrici, le cosiddette “Littorine”. Anche qui il visitatore attento ed abituale ha potuto trovare una sorpresa. È stato introdotto nel Museo il locomotore 444.001, la prima "Tartaruga", l’originale ed antitetico appellativo che le fu attribuito per evidenziarne le sue doti di velocità. I loco 444 ebbero alcune serie, ma l’esemplare esposto appartiene alla prima, quella sperimentale numerata dallo 001 allo 004. Furono costruiti tra il 1967 ed il 1968 con il rodiggio Bo’ Bo’ e potevano raggiungere la velocità di 180 km. Per le loro caratteristiche si prestavano a servire treni di elite per confort e rapidità su relazioni nazionali. È famoso l’espletamento del rapido giornaliero “Vesuvio” tra Napoli e Milano al traino di carrozze gran confort. Il 444.001, prima di pervenire qui dove ci resterà, è stato sottoposto ad un profondo restauro estetico nelle officine sociali di Foligno. Il settore tornerie, adiacente la linea ferroviaria verso Salerno, ospita una ricca e preziosa collezione di modelli ferroviari in grande scala che percorrono sinteticamente la storia delle nostre ferrovie. |
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Il locomotore E 444.001 nell'ex Padiglione Caldarerie e Forni (foto A. Gamboni). |
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Si perviene infine ai padiglioni molle e tubi bollitori. Accanto ai consueti ospiti ossia alcuni locomotori diesel, era stata allestita una piccola sala di proiezione. Per enfatizzare l’evento dei 170 anni della prima ferrovia d’Italia, veniva proiettato un filmato nel quale un abile montaggio, aveva sintetizzato un surreale mosaico con tanti films italiani nel quale il treno aveva avuto un ruolo. Non solo storia delle ferrovie, non solo storia del cinema ma anche e soprattutto storia della nostra vita. Cito a memoria: “Destinazione Piovarolo" (1955), “La grande guerra" (1959), “L’avventura di un soldato" (episodio da "L’amore difficile" del 1962), “Racconti d’estate" (1958) e tanti altri.
Foto di scena dal film "Destinazione Piovarolo", con Totò, Tina Pica e Marisa Merlini per la regia di V. Paolella (1955). |
... in attesa del treno (foto G. Vitiello).
Attrazione di artisti dinanzi la 685.089 (foto G. Fiorentino). |
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Schiera di bancarelle con i prodotti tipici locali (foto A. Gamboni). |
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Spettacolo alla rotonda dell'anfiteatro (foto A. Gamboni). |
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Domenica 4 ottobre, l’azienda locale del trasporto pubblico (ANM) ha istituito uno speciale servizio per il Museo espletato con lo storico filobus Aerfer 8021 per interessamento di un meritevole gruppo di appassionati napoletani pilotati dal Prof. Ing. F. Quaranta. La piccola cronaca termina qui con l’auspicio di chi scrive e di quanti hanno goduto dello straordinario ed indimenticabile evento che il successo ottenuto possa convincere l’Ente Ferrovie ad un’apertura della struttura il sabato e la domenica, magari compensando il personale impegnato con una corrispondente giornata di riposo in settimana. Perché il Museo di Pietrarsa è davvero unico al mondo; parola mia, “globetrotter” dei Musei Ferroviari europei.
Il filobus storico all'incrocio con la traversa del Museo di Pietrarsa. (foto G. Fiorentino)
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