Testo di Gennaro Fiorentino

Foto di Antonio Bertagnin

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Siamo così arrivati già alla terza partecipazione del Clamfer alla “Fiera del baratto e dell’usato - edizione di primavera”. Quest’anno poi, grazie ad una particolarità del calendario con un interessante “ponte”, è stata favorita la distribuzione dell’evento su tre giorni: 25-26-27 aprile. Ciò ha comportato un particolare impegno non solo dei soci espositori ma anche di quelli assegnati alla parte organizzativa. Tale onere, tuttavia, è stato gratificato da una massa di visitatori senza uguali che si sono interessati sia alle opere modellistiche che alla storia ed alle attività del Club. Tra tutti gl’illustri o semplici visitatori, è stato motivo di particolare orgoglio ricevere la visita del Sindaco di Napoli, Dott. Luigi De Magistris, il quale non solo si è interessato alle realizzazioni dei singoli soci ma ha rivelato una sua inclinazione, mai concretizzata causa gl’immaginabili impegni istituzionali, per il magico mondo del fermodellismo.

Il Sindaco di Napoli, Dott. Luigi De Magistris, durante la visita allo stand del Clamfer.

(foto A. Cozzolino)

Secondo un’ormai consolidata tradizione, lo spazio assegnatoci è stato quello nel “Padiglione A”, dove si affiancano  associazioni con varie finalità ma che hanno comunque sposato la filosofia del riuso e del riciclo, leit motiv della manifestazione. L’aspetto da evidenziare, circa lintelligente visione di Augusto Lacala - presidente dellassociazione Bidonville - organizzatrice dell’evento, è quello di ospitare da un lato i privati con la loro galleria di oggetti destinati al baratto e dall’altro le associazioni, vero volano di stimolo e proselitismo del riuso. Parliamo ora dell’esposizione di questa maxi edizione 2014.                                  

Un ampio desk, presieduto dal Tesoriere del Clamfer Gennaro Auricchio, fungeva da accoglienza ai nostri numerosi visitatori che qui potevano trovare informazioni sull’Associazione e sull’hobby del fermodellismo, nonché acquistare piccoli gadget e pubblicazioni che nel tempo hanno segnato la storia del Clamfer.

Il Tesoriere Gennaro Auricchio al tavolo di accoglienza.

Poco adiacente si potevano trovare due novità dell’anno 2014. Su un tavolo a misura di “bambino” era stato attrezzato un particolare doppio circuito con materiale modellistico Maerklin d’epoca in scala H0. Così i piccoli visitatori, sotto la guida del socio Giuseppe De Palma, potevano dare sfogo alla loro curiosità di far andare i trenini avanti ed indietro, senza timore di un richiamo. Infatti era nelle intenzioni degli espositori di offrire un angolino ai bimbi per soddisfare il loro desiderio di “fare”. D’altro canto la qualità dei modelli di robusta fattura rappresentava una garanzia di solidità.

Il socio Giuseppe De Palma in attesa di visitatori ...

   

... i quali non si sono fatti attendere.

Accanto era stata attrezzata una particolare esposizione tematica circa l’utilizzo della ferrovia per finalità belliche. Alcune tavole introducevano ed esplicavano l’argomento. Circa i modelli, essi erano stati concepiti in varie scale e raccontavano la storia dell’inusitato matrimonio treno-guerra, a partire dalla guerra di secessione americana fino alla II G.M. Non mancava tuttavia anche un carro ferroviario vettore di un complesso missilistico quasi a simboleggiare il rituale: ieri-oggi-domani. Ambedue i tavoli descritti si devono alla fantasia del modellista Giuseppe Vitiello, titolare anche della ricca collezione oltre che autore della costruzione dei modelli inediti.

   

   

Panoramica dei modelli relativi alla ferrovia e la guerra (coll. Vitiello).

Era la volta di un itinerario “da punto a punto” con il suo sviluppo lineare che rappresentava da un lato un esempio di combinazione modulare in dimensioni standard e dall’altro un’applicazione dell’ormai sofisticata tecnologia informatica dedicata al movimento dei treni con una digressione di un app in ambiente Iphone per la gestione di mezzi ferroviari digitalizzati. Per esemplificare questa sfilza di paroloni (nei quali peraltro mi ci raccapezzo poco), si potevano vedere una serie di carri merci trainati da una locomotiva che emetteva suoni e fumo di impressionante realismo. Le faceva da controcanto una coppia di ALn 663 con il loro caratteristico brontolio dei motori diesel. Il tutto immerso in un contesto tipico italiano completato da un bel Luna Park dalle tante attrazioni realizzato dal socio Vitiello. Hanno collaborato per i moduli il Presidente Gamboni ed il socio Vitiello mentre il socio Esposito ha curato le funzioni elettroniche ed informatiche.

La locomotiva Gr 740.144 e le ALn  663 in sosta nella stazione St. Raffaele (coll. A. Gamboni).

La coppia di ALn 663 in uscita dalla stazione di St. Raffaele mentre impegna il passaggio a livello.

La 740 è appena uscita dall'imbocco Nord della galleria delle giostrine.

Il Parco Giochi realizzato su un secondo modulo posto sopra la galleria.

I giovani visitatori hanno preso posizione in attesa dell'arrivo dei convogli alla stazione Sud.

Si perveniva così al plastico modulare del socio Maurizio Falco, per l’occasione coadiuvato alla manovra dal socio Rosario Saccone. Esso rappresentava un esempio di continuo “works in progress” che vediamo ad ogni edizione della Fiera fare un passo avanti nell’espansione. Lo scenario è ispirato a quello al vero della cosiddetta Transiberiana d’Italia, posto tra le città di Castel di Sangro e Sulmona. Come giusto motivo di vanto del suo realizzatore, ogni strada, casa, stazione ed officina, è stata realizzata con materiale di riciclo proveniente da oggetti diversamente destinati al rifiuto. Il materiale rotabile era ovviamente di origine commerciale, ma rifletteva quello in servizio su questa storica tratta (locomotive ed automotrici) che una geniale idea lanciata prima da Associazioni amatoriali ed oggi, pare, dalla Fondazione FS, vorrebbe trasformata in esercizio turistico scongiurandone la definitiva chiusura.

Convogli in attesa della partenza nella stazione di Alfedena.

L'impianto realizzato da Maurizio Falco vede interessato non solo un pubblico maschile.

Sulle montagne dell'Appennino, vigila la Guardia di Finanza.

La zona montuosa che sovrasta il cappio di ritorno posto all'altra estremità del percorso.

Si giungeva infine all’opera di Ennio Castelletti, sempre affiancato dalla dinamica signora Mariolina. Esso compendiava  la “summa” di quanto realizzato dal prolifico socio nel tempo e che, in maniera oserei dire geniale, veniva affiancato e collegato con un sistema modulare. Il plastico aveva forma di una lettera “U” dove l’ansa rifletteva un contesto montano con elicoidali che il moderno Minuetto, come nella realtà di Trenitalia, scalava con disinvoltura. Un altro suo angolo che ha suscitato notevole interesse è stata la storica stazione di Portici (Granatello), la destinazione del primo tronco della prima ferrovia d’Italia. L’opera, peraltro già ammirata singolarmente come diorama, ha trovato ora una sua giusta collocazione nell’insieme armonico di tutti i moduli di Ennio. Il giovane socio Domenico Romano ha affiancato Ennio nella manovra del plastico.

Un folto pubblico mostra molto interesse al circuito di Ennio Castelletti.

La stazione di Portici, punto di partenza del circuito.

 

Il Minuetto mentre supera su ponte in ferro un realistico corso d'acqua.

 

Il Minuetto in arrivo a Morcone, stazione terminale del circuito.

Per concludere questa breve relazione, desidero citare anche i soci Andrea Cozzolino e  Francesco Lupinacci che, con la loro prestazione, hanno altresì contribuito alla buona riuscita dell’evento ed al socio Antonio Bertagnin il quale con il suo reportage fotografico ha completato con belle immagini il contesto dell’esposizione.

Secondo tradizione, anche questa volta mi sono occupato delle pubbliche relazioni, della logistica e del trasporto del materiale modellistico del Clamfer.

 

Fuori onda
foto di Gennaro Fiorentino

Ennio Castelletti e la Signora Mariolina intenti al montaggio dei loro moduli.

Giuseppe Vitiello durante la sistemazione dei diorami bellici.

Rosario Saccone, Giuseppe De Palma e Maurizio Falco, in posizione molto defilata,

mentre assemblano i moduli della "Transiberiana d'Italia".

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