di Paolo Neri

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Il quotidiano “IL GIORNO” di domenica 15 giugno 1913, nella pagina “Cronaca di Napoli”, pubblicò la dettagliata descrizione di un importante argomento che vide, niente di meno, la presenza del Re Vittorio Emanuele III.

Il titolo calamita l’attenzione ma anche qualche perplessità. Seguiamo quanto il cronista scrisse:

 

 

 

Frontespizio del progetto redatto dall'ingegnere

Lamont Young per la costruzione di una prima metropolitana a Napoli.

 

 

Come nacque e che cosa è la Metropolitana a Napoli.

 

Stamane in piazza Plebiscito S.M. il Re d’Italia darà forma solenne alla posa della prima pietra della Metropolitana che sarà costruita in Italia, così come a Napoli, circa ottanta anni or sono si festeggiava la prima ferrovia, così come a Napoli, per la prima in Italia, il fischio stridente della vaporiera attraversò le ubertose campagne di Torre e di Castellammare, auspicava alla gloria di questa città, antesignana di ogni progresso di scienza, di arte, e di grandezza della Patria. Ricordiamo ora, rapidamente, tutta la storia di questa Metropolitana, che rimonta a ben 11 anni or sono ma che, in questi ultimi tempi, ha avuto rapido sviluppo appunto mercè l’opera meravigliosa di attività di Carlo Enrietti.

 

Il primo progetto.

 

Bisogna, ad onore di Napoli, ricordare che trenta anni or sono un ingegnere napoletano, Lamont Young, presentò un grandioso progetto di Metropolitana che avrebbe dovuto attraversare tutta Napoli. Allora parve una cosa così inattuabile che l’ingegnere Young, scoraggiato, abbandonò il suo progetto. Il primo progetto, dell’attuale Metropolitana, rimonta al 1902. Ed è bene si sappia subito che furono due ingegneri napoletani d’adozione che ne tracciarono la linea, l’ing. Ferdinando Serio - già affermatosi valentissimo nei grandiosi lavori per la fognatura di Napoli da lui diretti - e l’ing. Dionigi Gallarati. Furono essi per i primi che auspicarono la futura espansione della nostra città e quindi studiarono la soluzione del terribile problema delle comunicazioni e della necessità di porre riparo alle deficienze ed alle difficoltà della circolazione. L’ing. Serio nel 1902 presentò il primo progetto di massima al Governo ed al Municipio ed ottenne anche l’autorizzazione del sondaggio del sottosuolo.

Lo studio pel progetto definitivo durò due anni e nel 1904 l’ing. Serio e l’ing. Gallarati lo presentarono al Municipio ed al Governo. Esso per la parte urbana si informava essenzialmente al concetto di congiungere con brevi tronchi di gallerie i rioni più frequentati della città con la collina del Vomero in una stazione centrale sotto piazza Vanvitelli, collegando così anche fra loro i punti estremi di Mergellina e Piazza Garibaldi. Un prolungamento della galleria dalla Stazione del Vomero sboccava al Ponte di Soccavo dando origine alla rete suburbana che conduceva sulla collina dei Camaldoli ed al lago di Agnano. L’intera Metropolitana aveva quindi, come si rileva dalla pianta, la forma radiale con centro al Vomero e raggiungenti rispettivamente la Torretta, S. Ferdinando, Piazza Dante, Ferrovia, per la rete urbana, e il Ponte di Soccavo per la rete suburbana. Sottoposto tale progetto all’esame dell’Ufficio speciale delle Ferrovie questi suggerì alcune modifiche, che in seguito vennero fatte proprie e disposte dal Consiglio Superiore dei LL.PP., obbligando i progettisti ad uno studio “ex novo”.

 

I nuovi studi.

 

I nuovi studi portarono ad un altro progetto che fu presentato al Governo nel 1907 col corredo di numerosi dati statistici accuratamente raccolti e di esaurienti dati geologici, desunti da minuziosi scandali [sic] del sottosuolo. Intanto, in seguito a parere favorevole della Direzione Generale delle Opere Pubbliche e del Consiglio Tecnico municipale, il Consiglio Comunale dava nel luglio del 1907 il suo consenso all’esecuzione dell’opera proposta, a condizione che entro due anni dall’approvazione del deliberato da parte dell’autorità tutoria, venisse esibito il progetto di esecuzione. Nuovo faticoso lavoro, ma nel 1909 esso era già pronto ed agli ingegneri valorosi s’unì l’energia e lo slancio di Carlo Enrietti e la Commissione Generale delle Opere Pubbliche che ebbe in esame il progetto fu larga di lodi ai progettisti.

 

Il progetto definitivo.

 

Il progetto definitivo completato in tutte le sue parti fu nell’aprile 1911 presentato al Governo ed al Comune, ed il 18 gennaio dell’anno scorso il Ministro dei Lavori Pubblici stipulò l’atto di concessione della Metropolitana di Napoli con la Società franco-italiana Des chemins de fer Metropolitanes de Naples presieduta dal signor Xavier Janicot, cavaliere della Legion d’Onore, costituita col capitale di 35 milioni e rappresentata dal signor Carlo Enrietti ed ing. Giuseppe Oddona. Col nuovo progetto, definitivo, opera dell’ing. Bechmann direttore generale della Nord-Sud Metropolitana di Parigi, un valorosissimo ingegnere francese ufficiale della Legion d’Onore, commendatore della Corona d’Italia, ingegnere capo del Municipio di Parigi. [sic] Questo progetto definitivo divide la Metropolitana di Napoli in due reti, l’Urbana e la Suburbana.

 

 

Cartina mostrante le due linee della costruenda metropolitana di Napoli;

a tratto continuo quella urbana ed a linea punteggiata quella suburbana.

(coll. A. Gamboni)

 

La linea urbana.

 

La linea urbana parte dalla stazione di Mergellina alla quale si accede da piazza Sannazzaro e da piazza Piedigrotta; ha stazioni al Corso Vittorio Emanuele alle Quattro Stagioni, al Parco Grifeo, al Vomero; poi a Cariati, al Ponte di Chiaia, a San Ferdinando; di là, risalendo via Roma, a San Giacomo, a Piazza della Carità, a Piazza Dante; in seguito, girando con ampia curva sotto Port’Alba e seguendo via Tribunali, alle Cliniche, a via del Duomo, a Castel Capuano; poi ancora, per via P.S. Mancini, a Piazza Garibaldi (alla stazione Centrale delle Ferrovie dello Stato) e finalmente alla stazione della Circumvesuviana a Corso Garibaldi, dove si arresta. Essa congiungerà in maniera rapidissima Mergellina e tutta la zona adiacente in cui è in corso di esecuzione la nuova Stazione della direttissima Roma-Napoli , il Parco Grifeo ed il Vomero, sia tra loro, sia con la parte centrale e più lontana della città.

 

La linea suburbana.

 

La linea suburbana partirà dalla Stazione del Vomero, uscirà allo scoperto, biforcandosi, in prossimità del Ponte di Soccavo; con un ramo andrà ad Agnano e con l’altro ascenderà la collina dei Camaldoli a 150 metri sul livello del mare. Da questa linea è anche possibile una diramazione per Soccavo e Pianura. Oltre delle tre stazioni terminali e di quella di biforcazione Ponte di Soccavo avrà una stazione ai Camaldolilli sulla linea dei Camaldoli, a Fuorigrotta e Canzanella sulla linea Agnano, oltre a numerose fermate facoltative sull’uno e sull’altro ramo. Tale linea sarà anche essa importantissima.

 

Stazioni, ascensori, vetture.

 

Delle quindici stazioni urbane - delle quali tre con doppio accesso e cioè Mergellina - Piazza Piedigrotta, Parco Grifeo - Piazza Amedeo e Corso Garibaldi Piazzale Stazione Circumvesuviana, alcune saranno servite da rapidi ascensori, altre semplicemente da ampie scale per trovarsi esse quasi immediate alla piattaforma stradale. Saranno quindi servite da ascensori le stazioni di Quattro Stagioni, Parco Grifeo, Vomero, Cariati, Piazza Dante, Cliniche, Duomo e Tribunali, e saranno servite da scale le stazioni di Mergellina, Piazza Piedigrotta, Piazza Amedeo, Chiaia, San Ferdinando, San Giacomo, Carità, Piazza Garibaldi, Ferrovia Circumvesuviana.

Le vetture completamente in ferro, e perciò incombustibili, saranno capaci, quelle automotrici di 70 posti e quelle di rimorchio di 82; i treni verranno formati con tre vetture delle quali due automotrici ed una centrale di rimorchio. L’importo dell’opera è preventivata in circa trenta milioni. L’intera rete urbana sarà aperta al pubblico entro cinque anni dalla data dell’atto di concessione, cioè non più tardi del 1917.

 

 

Fin qui abbiamo avuto la compiacenza di leggere quanto tramandatoci dal vecchio foglio di giornale; ora, sempre dalla stessa pagina, andiamo a scoprire qualche particolare della fausta giornata, non prima però di assistere all’intervista di quel signor Janicot presidente della Società “Des chemins de fer Metropolitanes de Naples”.

L’intervista inizia con alcune parole inneggianti al paesaggio “divino”, alle colline, al mare di Napoli. “Monsieur” è un uomo alto e robusto nella maturità dei suoi anni, così ci è descritto e non abbiamo ragione di dubitare!

 

 

…. - E in quanto tempo la Metropolitana sarà costruita, completata e messa in opera?

- In quattro anni. Voi l’avrete nel 1917.

- Credete che le difficoltà tecniche, nel sottosuolo, siano gravi?

- Oh no! Difficoltà una metropolitana ne offre sempre; ma ve ne erano molto più a Parigi, con l’acqua, l’umidità che l’insidiava, da tutte le parti.

- E il nostro sottosuolo, signor Janicot?

- Esso è molto calunniato; vale molto meglio della sua reputazione, il vostro sottosuolo - egli dice - sorridendo.

- Non soffriranno gli edifici?

- Niente soffriranno, neppure nelle vie antiche di Napoli. I nostri ingegneri sono perfettamente sicuri de leur affaire

- A che profondità passerà la Metropolitana?

- A sei metri; la medesima profondità di Parigi, ma andremo anche ad otto metri, per le stazioni.

- E quanto costeranno le corse? - Si pensa stabilirle a tre soldi; e per tutto il percorso cinque soldi. Ma vi è un po’ di tempo ancora - egli soggiunge - prima di giungere alle tariffe.

- Dopo la prima pietra, inizierete subito i lavori?

- Si, subito. - In quale direzione?

- Da San Ferdinando, sotto via Toledo, e dall’altra parte verso la Circumvesuviana.

- Il vostro personale direttivo sarà francese?

- Sarà francese ed italiano, insieme, come è la nostra società. ….

 

 

Interrompiamo l’intervista, francamente ci sembra che la visione dell’anonimo cronista sia stata assai più realistica di quella del signor Janicot. Come annunciato, diamo qualche cenno allo svolgimento della cerimonia che si svolse quel 15 giugno 1913. Il Re Vittorio Emanuele III era giunto a Napoli alle ore 17,30 del giorno precedente. Avendo viaggiato in automobile indossava, sia lui che i personaggi del seguito, ampio spolverino, berretto e occhiali da ciclisti. Egli entrò subito nella Reggia ove consumò il pranzo fornito dal vicino Gambrinus di Esposito dei Targiani.

La mattina successiva fu prevista, prima della cerimonia inaugurale per la Me-tropolitana, una visita del Sovrano ai lavori del porto che, alla presenza del Sindaco e dell’intera Giunta, ebbe luogo niente di meno che alle ore sei! Alcuni funzionari del seguito erano giunti da Roma in treno insieme ai ciclisti di scorta reale (buon per loro!). Il cronista si dilunga sull’organizzazione della cerimonia, sugli accessi alle tribune, sull’imponente servizio di sicurezza adottato ma ciò esula dalla nostra attenzione.

Vogliamo solo ricordare che fu compilato, su pergamena dipinta dal prof. Pietro Baldelli, un verbale della cerimonia e fu stampata una cartolina pubblicitaria con il percorso della Metropolitana, con lo stemma Sabaudo da un lato bandiere francesi dall'altro con al centro lo stemma del Comune di Napoli.

 

 

Il verbale fu firmato dal Re e dai Duchi d’Aosta e da tutta le autorità presenti sul palco reale, dal signor Janicot, da Carlo Enrietti.

Fu anche predisposta una lapide di marmo che fu collocata in una parete del pozzo scavato di metri 10 di circonferenza e che è stata recentemente riportata alla luce.

Essa così recita:

 

 

Qui terminiamo la rievocazione di un evento così importante che vide la presenza del Sovrano ma qui sorgono anche molti quesiti tra i quali "perché di tale avveniristico progetto nulla è stato realizzato?". Forse qualche navigatore del sito Clamfer può scoprire qualche altarino? Noi ci fermiamo qui.

 

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