di Claudio Serra

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Molti ricorderanno la leggendaria “Numero Uno” che è una moneta dal valore di dieci centesimi di dollaro, coniata nel 1875 e famosa per essere il primo soldo guadagnato da Paperon de’ Paperoni nel 1877, quando a soli dieci anni faceva il lustrascarpe a Glasgow, sua città natale. In questo articolo tratteremo di una altrettanto leggendaria “Numero Uno”, una delle undici vetture di un singolare mezzo di trasporto pubblico genovese: la guidovia Serro-Santuario N.S. della Guardia, in Val Polcevera. Questo impianto, unico del genere al mondo, ha trasportato nei suoi 38 anni di esercizio, dal 1929 al 1967, centinaia di migliaia di pellegrini nei giorni di festa, nei periodi primaverili e, in particolare, il 29 agosto, giorno in cui si celebra la Madonna della Guardia.

Prima del 1929 i pellegrini si dovevano recare a piedi al Santuario, per la mancanza di un mezzo di trasporto pubblico. I più facoltosi potevano permettersi l’ardua salita in carrozza a cavalli, ma il ritorno, un po’ per risparmio e anche un po’ per sacrificio, avveniva quasi sempre a piedi. Verso la metà degli anni Venti, per merito di Carlo Corazza, imprenditore emiliano e proprietario delle Terme di Tabiano, nonché proprietario della tranvia Borgo San Donnino (l’attuale Fidenza) – Salsomaggiore Terme, di diversi caseifici nel territorio piacentino, si avviò il progetto e la realizzazione della guidovia. Corazza aveva grossi problemi di salute ed era molto devoto alla Madonna della Guardia. Qualora fosse riuscito a guarire, avrebbe fatto realizzare un “mezzo di trasporto veloce” per raggiungere il Santuario, tanto richiesto dai fedeli e dalla popolazione locale.

Il miracolo della guarigione si verificò. L’imprenditore così si avvalse di un grande tecnico, il piacentino Alberto Laviosa, che già ai primi del Novecento aveva fondato una piccola impresa esercente il trasporto pubblico nel territorio locale limitrofo a Piacenza, con l’istituzione di alcune linee esercite con autobus a benzina. Nel 1909 aprì una lunga linea di autoservizi tra Piacenza e Bobbio e nel 1913 la prosecuzione tra Bobbio e Genova attraverso le Valli Trebbia e Bisagno, con un avventuroso percorso di complessivi 150 km.

Fu nei primi anni Venti del Novecento che Alberto Laviosa iniziò a brevettare il progetto di un mezzo su strada guidata, realizzando nelle sue officine di Piacenza, un’apposita pista sperimentale in cui provare il nuovo mezzo di trasporto a cui si incuriosì anche il Capo del Governo Benito Mussolini che venne a far visita nelle officine di Laviosa nel 1923, congratulandosi per le opere compiute. Anche Corazza vide lungo e bene nelle nuove caratteristiche della guidovia, tanto che propose a Laviosa di cambiare la ragione sociale della ditta di autoservizi da “Autovie Alta Italia” in “Auto Guidovie Italiane”, con una conseguente e graduale espansione della rete.

I lavori di realizzazione della guidovia per il Santuario della Guardia iniziarono nel 1925 e terminarono nel 1929, anno in cui fu inaugurata, tra il grande entusiasmo degli invitati e del pubblico presente.

1929: Si collauda il nuovo ed innovativo sistema (Archivio Auto Guidovie).

La linea, a scartamento metrico ed inizialmente lunga oltre 8 km, nel 1934 fu prolungata proprio sotto il Santuario ed il suo percorso raggiunse quasi gli 11 km, con una pendenza media del 7 per cento. Le rotaie erano composte dai binari alle cui estremità erano installate due banchine in cemento sulle quali facevano trazione le gomme piene delle motrici, veri e propri autobus su rotaia, adottanti motori a benzina e poi diesel, con la carrozzeria in tela cerata impermeabile che rendeva l’intera struttura più leggera per poter affrontare più agevolmente la salita.

L’esercizio della guidovia non fu mai interrotto negli anni della sua esistenza, anche in quelli del secondo conflitto mondiale in cui l’impianto fu altamente sfruttato per il trasporto degli sfollati nelle campagne adiacenti.

Anni Sessanta: Affollamento di pellegrini presso il Santuario (Foto J. Manara).

Con la graduale diffusione dell’automobile tra la metà degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta e la realizzazione di una strada carrozzabile, il numero dei passeggeri trasportati dalla guidovia iniziò sensibilmente a decrescere. Nel 1967 si decise per la soppressione dell’impianto e la chiusura definitiva della linea a favore dell’autobus che aveva il vantaggio di collegare il centro città. Le motrici della guidovia furono trasferite nella sede della Auto Guidovie Italiane che a sua volta le cedette per i più svariati scopi.

Ricordiamo la vettura n. 7 ceduta al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano poi distrutta dalle intemperie, la n. 4 presso un campeggio situato sul lago di Como anch’essa nel tempo deperita, la n. 11 (l’unica ad avere la carrozzeria in alluminio) a Travo presso un privato, la n. 1 conservata per diversi anni dalla Auto Guidovie Italiane che la impiegò come biglietteria.

Verso la fine degli anni Ottanta la numero 1, non essendo più utile all’impiego, fu donata al Museo dei trasporti di Villa Fantasia a Ranco sul Lago Maggiore, di proprietà dal Cavalier Francesco Ogliari che la conservò esposta nel giardino del museo stesso fino al 2009, anno della sua morte. Dopodiché la vettura fu ceduta al Museo di Volandia nei pressi dell’aeroporto di Malpensa (VA).

La vetturetta 1 in esposizione a Villa Fantasia (Foto A. Gamboni).

Posto di guida della vetturetta 1 in quiescenza a Volandia (Foto G. Fiorentino).

L’interno spartano ma funzionale. Ancora a Volandia (Foto G. Fiorentino).

Le due foto (in alto ed in basso) mostrano una vettura in una condizione precaria e cagionevole.

(Foto G. Fiorentino)

Il 18 luglio 2017 la vettura fu recuperata nuovamente dalla Autoguidovie per un completo restauro statico.

Nella foto il trasferimento per assicurare un restauro ed un domani certo (Foto da sito istituzionale).

Quando nell’autunno 2017 andai a visitare il Museo di Volandia, rimasi colpito dal fatto di non averla vista esposta, temendo un’ennesima e fatale distruzione dell’ultima vettura. Ma poi fui rassicurato e soddisfatto dalle spiegazioni che mi diede il personale del Museo stesso, riferendomi del suddetto recupero.

Presso la sede di Autoguidovie in Milano, ormai restaurata ed a futura memoria (Foto Azienda Autoguidovie).

Oggi la vettura n. 1 fa bella mostra presso l’ingresso della direzione della storica Società la cui guidovia le ha dato il nome fin dal 1923.

Veduta frontale della vettura, e ...

... la ruota flangiata solidale con una parte gommata che scorre su una via di cemento

in due foto di G. Fiorentino (Ranco settembre 2011).

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