di Antonio Gamboni

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Castellammare di Stabia, terminale della diramazione della strada ferrata Napoli-Nocera costruita dal Bayard, era una delle quattro stazioni principali dell’intera ferrovia e distava km. 6+363,2 dal bivio di Torre Annunziata.

Particolare della carta geografica utilizzata dal Bayard per tracciare la diramazione per Castellammare, visibile evidenziata in colore blu in alto al centro (documentazione ParisTech-Parigi).

Pianta completa della stazione di testa di Castellammare. I treni provenienti da Napoli erano ricevuti nel quarto binario dove avveniva lo sgancio della locomotiva che, manovrata sulla piattaforma girevole,

si posizionava alla testa del primo binario. Agganciate le carrozze, ritornava a Napoli (coll. B. Russo).

      

Prospetti, Legenda e Pianta del fabbricato viaggiatori della stazione di Castellammare.

(documentazione ParisTech-Parigi)

Le biglietterie erano due e, collocate in posizione laterale, davano sia sulla strada che all’interno del porticato. In attesa della partenza, i viaggiatori dovevano trattenersi suddivisi in tre locali corrispondenti alle varie classi.

Queste sale d’attesa, alle quali si accedeva attraverso una porta sita al centro del porticato, davano direttamente sul piazzale. Qui, i due binari di ingresso divenivano sei di cui due erano destinati ai ricoveri laterali dei rotabili e quattro per l’arrivo e la partenza dei convogli.

Oltre a prospetti e piante, ci è pervenuta anche una tela di S. Fergola che mostra una stazione molto piena di vita con animali da soma e, sul lato sinistro, una Diligenza probabilmente diretta a Sorrento. Fabbricato ad un solo piano, quello della stazione di Castellammare si ispirava alle costruzioni romane di Pompei ed era “vasta, comoda, di stile elegante e di buon gusto, di facile accesso e con distribuzione dei locali appropriati al loro uso”.

Rara immagine della stazione di Castellammare tratta da una tela di S. Fergola (foto A. Bertagnin).

Il Bayard non aveva tralasciato l’eventualità del trasbordo delle merci da imbarcazioni alla sua strada ferrata e viceversa; infatti aveva acquistato per lo scopo un terreno confinante con il mare presso la stazione di Castellammare dalla quale, come si nota dalla piantina, si diramava un raccordo proprio verso il litorale.

Già in quel tempo l’antica cittadina termale era intensamente abitata, come annotò lo scrittore Emmanuele Bidera nel 1844 in un suo libro: “appena usciti dalla stazione ci assediò una folla di carrozzieri, di ragazzi con somari, di facchini, di garzoni di locande, che a coro ci offrivano i loro servigi con modi efficaci quanto molesti”.

Ed è proprio quanto ha visto il Fergola.

Da un orario del 1852 sappiamo che le corse giornaliere da Napoli a Castellammare erano ben 12 ed altrettante al ritorno. I treni effettuavano fermate a: Portici, Torre del Greco, Torre Annunziata e Castellammare; non risultano collegamenti diretti con Nocera. L'intero percorso da Napoli a Castellammare veniva effettuato in circa 1 ora con fermate a: Portici, Torre del Greco e Torre Annunziata.

Un viaggio da Napoli a Castellammare costava 50 grana in 1a classe, 35 grana in 2a classe, 25 grana in 3a classe e 15 grana in 3a classe deccezione per persone meno abbienti.

Orario del 1852 con evidenziate in rosso le tabelle relative agli orari della Napoli Castellammare e viceversa.

Il piccolo foglietto era dispensato gratis nelle ricevitorie delle stazioni (coll. E. Bowinkel).

 

La stazione terminale di Castellammare. Limmagine mostra ledificio al tempo del viaggio effettuauo dal Fucini.

Si notino le carrozzelle da nolo che trasportavano i turisti (coll. A. Gamboni).

Allo scopo di avere un’idea dell’importanza turistica di questa stazione, riportiamo quanto annotò lo scrittore toscano Renato Fucini nel suo taccuino di viaggio pubblicato sotto il titolo “Napoli ad occhio nudo”. Ecco cosa si legge al riguardo del giorno 11 maggio 1877: “Arrivammo a Castellammare, la patria dei più arditi navigatori di queste coste, del superbo Duilio e dei più abili costruttori navali d’Italia. È questa città un pezzo di Napoli portato in quella cala e nulla più, ma le montagne che le stanno a ridosso e il panorama del Golfo che si gode di là, è stupendo. Conservo uno spiacevole ricordo di quell’arrivo. Appena che fummo scesi dal treno ed assaltati da uno sciame di ciceroni, ciucai, vetturini, accattoni et coetera animalia, m’accorsi di non aver più addosso il portafogli. Non volevo mettere gli amici a parte del mio disturbo, ma non avendo potuto nasconder loro l’imbarazzo nel quale mi trovavo e l’alterazione della mia faccia, mi domandarono con premura che cosa avessi. - Mi hanno rubato il portafogli! - Ma come! ma dove? ma quando? - Ora, ora nel momento; due minuti fa l’ho tirato fuori per dare qualche cosa a quel vecchio... - E ci avevi molto? - Ci avevo tutto. - Ma ti sei cercato bene addosso? - Ho frugato da per tutto e non l’ho più. Guardate: qui, niente; qua nemmeno ... non l’ho, non l’ho più assolutamente. Addio, amici; proseguite pure per Sorrento; io torno indietro; divertitevi e compatitemi se ... - Uno scoppio di risa sonore interruppe le mie parole d’addio. Domandai alquanto indispettito il perché di quel riso e mi risposero con una risata più grossa della prima. E perché quelle risa così crudelmente inopportune? Il portafogli che cercavo con tanto affanno l’avevo in mano.

Dileguata la breve ma rabbiosa tempesta, mi scusai ad alta voce con gli amici d’aver loro procurato quel disturbo, e nell’animo mio chiesi scusa anche ai ciucai, vetturini, ciceroni e accattoni castellammaresi, dei gravi dubbi che per dieci minuti avevo avuto su la loro onestà, e proseguii il cammino lungo la marina tutto umiliato, parendomi di scorgere in ogni occhio languido che mi fissava, il dolce rimprovero di Cristo a Pietro: amice, quare dubitasti? Per questa volta avevo avuto torto ...”.

Piuttosto oggi avremmo detto che gli era andata bene!

 

Immagine tratta da un dépliant dellepoca edito per pubblicizzare la realizzata tramvia che,

dal 1906, collegherà Castellammare con Sorrento (coll. A. Gamboni).

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