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			di Maurizio Panconesi 
											
		  
											 | 
							 
							
											| 
											 
			
			Fuori, al di là dei vetri, una nebbia fitta avvolge cose e persone 
			nella campagna, volendo quasi fagocitarle, assorbendole dentro di 
			se. Fu in una fredda sera di fine autunno come questa, 
			calata sulla Bassa Emiliana, quella nella quale voci lontane, perse 
			nel buio, tornarono pian piano a farsi presenze, narrandomi le loro 
			storie tragiche e sconosciute: all’improvviso – quasi un segno! – 
			uno spiffero gelido giunse a sollevare un lembo del foglio su cui 
			stavo scrivendo le prime righe di questo racconto, quasi a volermi 
			confermare che quanto stavo per svelare … doveva essere comunicato 
			anche ad altri!  
											
			  
											 | 
											
			 Come per molti altri luoghi che in passato furono 
			teatro di eventi tragici (grandi battaglie, disastri ambientali, 
			ecc...) con l’800 e l’avvento delle ferrovie, sorse anche una 
			letteratura del truce alimentata, specie in Inghilterra, dal gusto 
			un po’ macabro e tardo vittoriano, per tutto quanto fosse leggenda e 
			mistero; nella nuova epoca tecnologica però, il protagonista divenne 
			il treno, per la sua capacità - trasportando centinaia di persone - 
			di rappresentare purtroppo anche uno strumento collettivo di morte. 
			E’ per questo che nacque proprio in questo periodo, una letteratura 
			“alla Dickens”, in cui le località, sedi di precedenti incidenti con 
			vittime, divengono poi luoghi da evitare... od attraversare con 
			circospezione il più rapidamente possibile, al fine di evitare 
			possibili incontri con le sinistre presenze e le “ombre” che li 
			popolano. 
			La letteratura, specie 
			quella inglese come abbiamo accennato, indugiò a lungo su tale tema, 
			prendendo sovente spunto con quasi macabro compiacimento, dagli 
			incidenti che avvenivano con una certa frequenza lungo le strade 
			ferrate in quegli anni. Il più celebre racconto di questo 
			genere, fu quello di Charles Dickens - già autore di opere di 
			successo, come il celeberrimo 	
											Canto di 
			Natale 
											 
			nel 1843 e dell’altrettanto famoso
											
											
											David 
			Copperfield 
											nel 
			1849 
											- 
											dal 
			titolo “The signal man”, 
			narrazione facente parte della raccolta 
											Mugby Junction 
											pubblicata nel 1866, 
			un racconto dove lo scrittore introduce il personaggio del
											
											
											ferroviere 
			fantasma, deceduto diversi anni 
			prima sulla stessa linea in cui opera il protagonista, un casellante 
			... predestinato anch’egli alla stessa fine! 
											
											L’ombra, 
			che appare all’uomo presso l’imbocco di una tenebrosa galleria ogni 
			qual volta sta per verificarsi un incidente, cessa di apparire 
			proprio in coincidenza con la morte del casellante, travolto da una 
			locomotiva improvvisamente uscita dal tunnel. 
											 | 
							 
							
											| 
											 
											  
											
											
											Il famoso Romanziere inglese, trasse 
											ispirazione per questo genere di 
											racconti del tipo “ghost stories”, 
											dall’incidente ferroviario avvenuto 
											pochi mesi prima in Inghilterra e di 
											cui egli stesso era stato vittima, 
											incidente accaduto il 9 giugno 1865 
											a Staplehurst, nel corso del suo 
											viaggio di ritorno da Parigi, in 
											occasione del quale si verificò il 
											disastroso deragliamento del treno 
											durante l’attraversamento di un 
											ponte in fase di riparazione: in 
											tale circostanza, 
											
											l’unica 
											carrozza di prima classe che rimase 
											integra, restando sulle rotaie, fu 
											proprio quella in cui si trovava lo 
											Scrittore. 
											
			Tale sconvolgente esperienza, traumatizzò e condizionò a tal punto 
			Dickens per tutto il resto della sua vita da ispirargli quel genere 
			truce che gli fece poi creare ulteriori capolavori. 
			 
											
			La sua personale opera di primo soccorso alle vittime rimaste 
			imprigionate all’interno delle carrozze precipitate nel greto del 
			fiume, lo trasformò inoltre agli occhi del pubblico in una sorta di 
			eroe per i suoi tentativi di rianimare i passeggeri feriti o 
			morenti. 
			 
											
											
											Fu proprio in conseguenza di questo 
											drammatico fatto che poco tempo dopo 
											l’incidente, il grande Romanziere 
											scrisse il breve racconto, una 
											storia di fantasmi, intitolato 
											appunto “Il 
											segnalatore”, 
											avente per sfondo un incidente 
											ferroviario in un tunnel. 
			 
											
															
															Il fantasma 
															del cantoniere 
															defunto, 
															protagonista di un 
															racconto di Charles 
															Dickens. 
											 
											 | 
							 
			 
			
			  
			
			Il disastro di Staplehurst del 9 giugno 1865 in cui fu 
			coinvolto Charles Dickens. Da un'incisione dell'epoca. 
			
			
			Sebbene Dickens avesse probabilmente preso spunto per la storia 
			dagli eventi dell’altro terribile disastro ferroviario, avvenuto nel
			
			
			
			
			Clayton Tunnel 
			nel 1861 (che aveva provocato 23 morti e 176 feriti) piuttosto che 
			dall’incidente di Staplehurst in cui era rimasto coinvolto, le 
			conseguenze dell’evento furono tali da far perdere allo Scrittore la 
			sua tranquillità, divenendo da allora estremamente inquieto ogni 
			qual volta fosse stato costretto ad affrontare un viaggio in 
			treno …  tanto da tentare di 
			evitarlo, ricorrendo ad altri mezzi.  
			
			
			Tuttavia i segni di quel triste giorno non poterono più essere 
			cancellati dalla sua mente, causandogli pesanti contraccolpi 
			psicologici che probabilmente contribuirono ad accorciargli la vita:
			 si spense infatti appena 
			cinque anni più tardi.
			Ci siamo dilungati su tale episodio, per rendere omaggio a colui che 
			fu il primo narratore del genere
			horror a soggetto 
			ferroviario: a lui seguirono poi, in campo letterario, altri grandi 
			nomi ma che forse non ne seppero eguagliare lo stile e la 
			drammaticità della narrazione. 
			
			
			   
			
			Al di là del romanzo, sappiamo tutti quanto una località che sia 
			stata teatro nel passato di un evento drammatico come un disastro 
			ferroviario, possa condizionare la mente umana, potendo far nascere 
			in essa fantasie o percezioni più o meno reali; tuttavia, tale 
			fatto, rappresenta quasi una costante nella storia dell’uomo, e 
			luoghi dove sono avvenuti avvenimenti tragici con immani stragi – 
			come ad esempio, per citare soltanto i due casi più eclatanti con 
			centinaia di vittime, quelli aventi per protagonisti il treno n. 612 
			lungo la linea del Frejus il 12 dicembre 1917, e quello di Balvano 
			con il treno n. 8.017 - sono poi divenuti in seguito, luoghi di 
			frequenti avvistamenti di “presenze”.
			Così anche il treno, pur innovativo e meraviglioso mezzo di 
			comunicazione, ha richiesto purtroppo anch’esso il suo pesante 
			contributo di vittime fin dal suo apparire sulla scena mondiale ai 
			primi decenni dell’800. 
			
			La Morte sulle rotaie di Jules Tavernier, pubblicato su 
			Harper's Weekly il 10 
			maggio 1873. 
			   
			Suggestiva incisione del 1884 con 
			un'apparizione sulla linea durante una tempesta ...  
			
			  
			
			Macchinisti provenienti dal passato, pronti per 
			accompagnarci nel nostro viaggio nel tempo e nel paranormale. 
			
			
			Il 
			treno – fantasma di Abramo Lincoln 
			
			
			Ma non sempre il mezzo su rotaia rappresentò la causa di tali 
			apparizioni misteriose: spesso ne fu soltanto il mezzo … come nel 
			caso del Treno funebre di Abramo Lincoln, il leggendario convoglio 
			speciale che attraversò molti stati dell’Unione, partendo da 
			Washington e raggiungendo Springfield, per trasportare la salma del 
			grande Presidente ucciso 
			
			il 15 aprile 1865 
			
			da 
			
			Wilkes Booth. 
			
			A tale scopo, venne organizzato un convoglio ferroviario che avrebbe 
			dovuto trasportare il feretro di Lincoln attraverso città grandi e 
			piccole, in modo che tutti gli Americani potessero porgergli il loro 
			ultimo saluto.  
			
			Il treno partì da Washington il 21 aprile 1865 per giungere a 
			Springfield, nell’Illinois, il 3 maggio: rispetto alla prevista 
			tabella di marcia, furono aggiunte molte tappe intermedie per 
			permettere al maggior numero possibile di persone di dare l’ultimo 
			saluto al Presidente: onde ovviare ai problemi di conservazione 
			della salma per un così lungo periodo, a bordo del treno furono 
			fatti salire anche un necroforo ed un imbalsamatore, il cui solo 
			compito era quello di verificare, giorno dopo giorno, lo stato di 
			conservazione del corpo di Lincoln, che non era stato sottoposto ad 
			alcuna procedura di imbalsamazione. 
			 
			
			  
			
			La locomotiva "Old Nashville" che trainò il convoglio 
			funebre del Presidente A. Lincoln. 
			
			Sul treno presero posto anche un picchetto d’onore e 300 persone del 
			seguito, oltre alla bara del piccolo Willie Lincoln, riesumato per 
			poter essere seppellito a Springfield insieme al padre. 
			 
			
			Conclusosi tra fasti ed celebrazioni il viaggio, negli anni che 
			seguirono si verificò però uno “strano” evento in occasione della 
			ricorrenza di quel transito: ad ogni fine di 
			aprile, le persone che abitavano lungo il tracciato 
			ferroviario percorso nel 1865 dal Treno funebre di Lincoln, 
			iniziarono a raccontare di un treno spettrale che avanzava 
			silenzioso lungo le rotaie, emettendo una tenue luce azzurra, senza 
			produrre alcun rumore.  
			
			Il treno trasportava una banda composta di scheletri abbigliati in 
			uniformi blu di soldati dell’Unione, 
			impegnati a suonare una musica silenziosa, che nessuno poteva udire; 
			sul secondo vagone, si trovava la bara del Presidente, circondata da 
			un picchetto d’onore formato pure da scheletri che indossavano 
			uniformi sia dell’Unione 
			che dei Confederati. 
			 
			
			Non importava quale fosse in quel momento la temperatura esterna: al 
			passaggio del treno, l’aria intorno ai binari si riscaldava 
			repentinamente mentre gli orologi si fermavano per sei minuti, 
			determinando un equivalente ritardo di tutti i treni viaggianti in 
			quel momento lungo la linea!  
			
			I passaggi a livello impazzivano ed abbassavano da soli le sbarre, 
			come per far passare quel convoglio invisibile; nel caso che il 
			treno fantasma ne avesse incrociato uno reale, quest’ultimo 
			scompariva dentro il primo e il suo sferragliare diveniva 
			silenzioso.  
			
			Secondo alcune testimonianze, i treni erano due: uno trainava 
			numerose carrozze di un treno dell’epoca, tutte drappeggiate di 
			nero; il secondo, era composto dalla sola carrozza scoperta che 
			mostrava la bara di Lincoln. 
			
			  
			
			
			I passeggeri dell’Edinburgh 
			Mail 
			
			  
			
			
			 Ma 
			non sono solo i mezzi a divenire teatro di eventi misteriosi: anche 
			le linee, naturale compendio di tutto quel mondo che noi chiamiamo 
			“Ferrovia”, divengono scenari di inquietanti fatti razionalmente 
			inspiegabili. 
			
			E quando tali tracciati toccano il territorio scozzese, “patria” 
			riconosciuta di ogni sorta di fantasmi, allora possiamo dirci di 
			trovarci veramente “a casa”! 
			
			
			E’ il caso delle tante apparizioni aventi per teatro il luogo della 
			famosa sciagura del Tay: si narra infatti che 
			
			nel corso delle lunghe notti d’inverno tra le brume scozzesi, non 
			siano stati rari i casi di “avvistamenti”, di lunghi, diafani cortei di 
			ombre di viaggiatori che, nei loro eleganti abiti vittoriani, furono 
			visti faticosamente risalire le sponde del fiume provenienti dalle 
			profonde acque del Tay: erano i 78 sfortunati passeggeri dell’Edinburgh 
			Mail, 
			periti in una tempestosa notte di bufera del lontano 28 dicembre 
			1879. 
			
			
			Quel poco che fu possibile recuperare dalle gelide acque del Tay: la locomotiva,
			
			
			la n. 244 “Wheatley”, quasi 
			integra, ed i resti delle pareti in legno di alcune vetture, oltre 
			ad effetti personali di qualche passeggero … come l’orologio a 
			catena del conduttore, fermo a poche ore dopo il disastro; di quella 
			piccola città viaggiante nel cuore della notte di un inverno di fine 
			Ottocento, fu tutto quanto restò a testimoniare quel tragico evento. 
			
			All'interno dello scompartimento di I classe nulla fa 
			presupporre l'imminente tragedia. 
			
			  
			
			I due macchinisti, corrono ignari verso il loro tragico destino, 
			mentre ...a bordo del treno, avvengono fatti inquietanti. 
			
			
			Ma le anime di colori che vi erano a bordo, continuarono poi a 
			ricordarci, negli avvistamenti degli anni che seguirono, che il loro 
			triste destino non andava dimenticato. Anche la stessa 
			locomotiva 
			
			“Wheatley”, 
			protagonista della tragedia e recuperata dai fondali del Tay, venne 
			ripristinata rientrando in servizio: tuttavia, causa alcuni 
			inquietanti fatti di cui divenne protagonista, venne da allora 
			chiamata con l’appellativo di “la
			locomotiva dei fantasmi”… 
			
			  
			
			Un casellante, da una delle sponde del Tay, segnala invano il 
			pericolo ... intanto il ponte attende il convoglio per il suo ultimo 
			viaggio di quel 29 dicembre 1879 che si concluderà come raffigurato 
			nella terza immagine.  
			
			  
			
			La locomotiva Wheatley, recuperata dai fondali del Tay dopo 
			alcune settimane, l'orologio del capotreno, ritrovato nelle acque 
			del fiume dopo diverso tempo dal disastro e ciò che rimase di una 
			delle confortevoli vetture di I classe del treno.    
			
			  
			
			Lo  
			sconosciuto di Vajoni 
			
			  
			
			Altri fatti, seppur non aventi origine da incidenti, manifestano 
			arcane presenze in luoghi dove un tempo rifulse febbrile la vita: 
			tra essi, ricordiamo ciò che accadeva nella oggi dimenticata fermata 
			di Valdibrana (l’antica Vajoni) lungo la Ferrovia Porrettana, un 
			tempo linea importantissima per i collegamenti ferroviari tra Nord e 
			Centro Italia, dove i gemiti provenienti dalla fondamenta della 
			stazione, frutto - si diceva - di un’oscura morte ai tempi della 
			costruzione dell’edificio nel lontano 1883, privarono per lunghi 
			anni del riposo notturno i suoi sfortunati abitanti. Una diceria del 
			luogo voleva che tali lamenti fossero motivati dall’incomoda 
			posizione in cui lo sfortunato sconosciuto era stato sepolto 
			all’interno di una colonna dell’edificio: a testa in giù! 
			
			
			 .jpg)  
			
			La stazione di Vajoni, lungo la Ferrovia Porrettana. 
			
			Il  
			Cavaliere Nero della Val di Sieve 
			
			La località di Ponte a 
			Vicchio, nei pressi dell’omonima cittadina del Mugello posta 
			lungo la vecchia linea 
			Faentina, fu conosciuta negli Anni Venti per la presenza di 
			un’inquietante cavaliere che comparendo all’improvviso, si 
			precipitava al galoppo addosso agli sventurati viandanti che 
			percorrevano il tratto di strada per
			Bovino: la zona, 
			all’epoca assai desolata seppur estremamente suggestiva, era 
			attraversata da una strada di interesse locale che fiancheggiando 
			dapprima la ferrovia, poi l’attraversava con un passaggio a livello 
			prima che la linea si inoltrasse all’interno di una successiva 
			galleria. 
			
			La “presenza” era abituale nelle prime ore della sera verso 
			l’imbrunire, ed atterriva paesani e carrettieri che avevano la 
			sfortuna di dover percorrere quel tratto di strada a quell’ora. 
			
			Il fenomeno si verificava solitamente appena dopo il tramonto, e 
			sembra trovasse giustificazione – sempre stando alle voci della 
			gente del luogo – dal tragico investimento di quel misterioso 
			cavaliere da parte di un treno, incidente avvenuto presso il locale 
			passaggio a livello in uno dei primi anni di esercizio della linea 
			(aperta nel 1913). 
			
			Un’esperienza familiare diretta e traumatizzante questa, vissuta da 
			un mio lontano progenitore che ne avrebbe poi serbata memoria per il 
			resto della vita, tramandandola fino a noi.  
			
			
			   
			
			La località di Ponte a Vicchio in una cartolina d'epoca, 
			
			 Le  
			ombre della Porrettana 
			
			  
			
			Tra le innumerevoli gallerie che costellano il tratto appenninico di 
			questa suggestiva linea che collega Bologna a Pistoia, quella 
			certamente più ricca di storia e di “eventi” è quella
			dell’Appennino, sia per 
			essere stata teatro di immani fatiche e numerose vittime durante la 
			sua fase di scavo (che culminarono con il drammatico crollo del
			pozzo di ventilazione
			n.1 addosso ai quattro 
			poveri minatori che vi lavoravano sul fondo, settanta metri più in 
			basso, avvenuto nel lontano 1858), sia per le tante morti di 
			cantonieri, macchinisti e frenatori causate dal fumo prodotto dalle 
			locomotive che ristagnava all’interno degli oscuri 2.727 metri 
			del suo tracciato, scavato nel cuore della montagna.  
			
			Come tutti i luoghi dove l’uomo ha vissuto, lavorato e sofferto, 
			anche questo costituisce un habitat ideale per presenze 
			paranormali (fantasmi), anche percorrendone in solitaria all’esterno 
			il tracciato del grande Tunnel, toccando i luoghi ed i sentieri che 
			fecero da sfondo ai 150 anni di attività della Ferrovia. 
			
			Più volte, a chi scrive, è capitato mentre affrontava da solo questi 
			suggestivi itinerari … di non sentirsi più solo, ma di avvertire la 
			presenza di qualcuno, invisibile, che gli era vicino, quasi un 
			compagno di viaggio, quasi un amico che lo accompagnasse nel corso 
			dell’escursione. 
			
			  
			
			  
			
			Sagoma di un ferroviere, apparsa di fronte ad una vecchia 
			vettura di III classe. 
			
			  
			
			  
			
			Sono, in questo caso, solo sensazioni, ma a volte il nostro animo 
			umano finisce per essere più sensibile di quanto si ritiene possa 
			esserlo, un po’ come un non–vedente, che finisce per sviluppare e 
			possedere non comuni facoltà di percezione.  
			
			Un antico cunicolo ancora presente lungo il tratto montano della 
			Ferrovia Porrettana, costruito dalla SFAI nel 1881 ed accreditato di 
			presenze notturne, e .... 
			
			
			
			
			... graffito sulla pietra di una galleria lasciato da un 
			cantoniere. 
			
			
			                                             
			 
			
			
			  
			
			Il fantasma della stazione 
			
			  
			
			Abbiamo visto come ancora oggi, tali sinistre presenze... o forse 
			solo ancestrali timori, continuino ad essere presenti specie lungo 
			le vecchie strade ferrate anche della nostra Penisola, impregnando 
			antiche mura, testimoni di eventi del passato. 
			
			Recentemente infatti, il 9 marzo 2008, all’interno del piccolo 
			locale insediato all’interno della storica stazione di Pracchia, 
			lungo la linea Porrettana, un occhio obiettivo come quello di una 
			telecamera a circuito chiuso, ha filmato un fatto a dir poco 
			inquietante, avvenuto all’interno dell’esercizio durante le ore 
			della sua chiusura pomeridiana. 
			
			Dopo aver rinvenuto per diversi giorni, bottiglie e bicchieri 
			infranti sul pavimento in corrispondenza di una particolare scansia 
			addossata alla parete dietro la quale corrono i binari, l’anziana 
			proprietaria che gestiva il locale, incuriosita ed preoccupata per 
			tale fatto, volle visionare insieme ad altri testimoni il filmato 
			dell’impianto a circuito chiuso: con sua grande sorpresa, notò che 
			nella registrazione risultavano chiaramente visibili oggetti 
			(bottiglie e bicchieri) che spostandosi inspiegabilmente da soli sui 
			ripiani di quella particolare scansìa … finivano poi per cadere sul 
			pavimento. 
			Nei giorni successivi, gli eventi “paranormali” continuarono a 
			ripetersi … ma ciò che si verificò nella mattinata di domenica 9 
			marzo 2008… andò al di là dell’immaginabile. 
			
			L’esercente, aperto come di consueto l’esercizio alle 6,30 del 
			mattino ed acceso il monitor collegato all’impianto di 
			videosorveglianza puntato verso un lato dell’ambiente meno 
			frequentato, iniziò subito a notare, in un angolo dello schermo, un 
			piccolo elemento bianco in continuo
			 movimento; 
			il singolare fenomeno – che la gerente del locale inizialmente aveva 
			attribuito ad un difetto dell’impianto di recente installazione – 
			continuò a manifestarsi fino alle 13, orario di chiusura. 
			
			Incuriosita dal fatto, approfittando della pausa di intervallo per 
			il pranzo, la signora riavvolse il nastro registrato e lo visionò a 
			velocità ridotta, onde poter decifrare cosa potesse essere 
			quell’anomalia; enorme fu il suo stupore quando scorse aleggiare a 
			mezz’aria, all’interno del suo locale, una figura femminile 
			evanescente che sfiorava gli ignari avventori del mattino mentre 
			stavano consumando la colazione al banco: il suo aspetto era quello 
			di un’elegante signora della 
			Belle Epoque, con vitino stretto, gonna lunga ed ampio 
			cappellino … un abbigliamento tipico di una raffinata viaggiatrice 
			di oltre un secolo fa “… 
			evanescente come il fumo di una sigaretta, ma chiaramente 
			distinguibile nelle forme riprese nel filmato” come la gerente 
			del locale ci 
			riferì, volendo poi subito mostrare il filmato anche ai suoi 
			affezionati avventori.  
			
			Continuando a visionare la registrazione, per una durata assai più 
			prolungata la telecamera aveva ripreso un’altra “presenza”, seppur 
			meno definita della prima, che aveva continuato a muoversi a 
			mezz’aria nell’angusto locale: con lei, iniziarono a comparire 
			oggetti da lavoro tipici dell’ambiente dell’officina, quali delle 
			grosse chiavi per bulloni, un martello, una leva … ed una traversina 
			ferroviaria! 
			
			 
			
			Manifesto francese Anni 20 di Paul Colin sul Treno Fantasma, ed 
			il fatale duello tra una locomotiva ed un'auto. 
			
			  
			
			Mentre, alcuni giorni dopo, la signora stava riferendo lo strano 
			fenomeno ai suoi soliti avventori, uno di questi, intento a sorbire 
			una bibita, rimase visibilmente colpito dal racconto, sbiancando 
			all’improvviso in volto. 
			
			Proprio al di là di quelle mura, sul binario della stazione, oltre 
			trent’anni prima, nel 1976, in qualità di capo-squadra del Servizio 
			lavori, egli era stato impotente testimone della tragica morte di un 
			suo operaio, colpito mortalmente alla gola da una traversina sospesa 
			ad un paranco, durante un’operazione compiuta di propria iniziativa 
			dall’operaio durante la sosta di metà giornata … per avvantaggiarsi 
			con il lavoro. 
			
			Quel tragico incidente, che aveva cambiato radicalmente la sua vita 
			spingendolo fino al punto di chiedere il trasferimento e 
			l’assegnazione ad altro incarico, era rimasto tuttavia 
			indelebilmente impresso nel suo animo, manifestandosi con un 
			persistente ed ossessivo ricordo. 
			
			Il fatto che testimonia della veridicità di tale “apparizione”, fu 
			che la conoscenza del tragico fatto era rimasta ovviamente ristretta 
			all’ambito di Pracchia, piccola località turistica dell’Appennino 
			toscano, senza che ne fosse stata data diffusione: pare quindi che 
			l’evento debba essere ricollegato alla tragica fine dell’operaio dei 
			Servizio Lavori ... anche se, accettata la “presenza” come reale, 
			riteniamo sia difficile identificare se ed a quale incidente possa 
			eventualmente essere fatto risalire l’evento con i connotati soprannaturali 
			sopra esposti, causa la lunga vita ferroviaria dell’edificio che fu 
			probabilmente teatro di diversi altri avvenimenti, più o meno 
			drammatici, nel corso del suo lungo passato. 
			
			 Riportiamo 
			anche questi fatti - sui quali naturalmente non ci pronunciamo – 
			anche se sappiamo che dietro l’asettica e fredda cronaca dei vari 
			incidenti occorsi nelle differenti epoche, sicuramente esiste e si 
			cela una più vasta realtà di fatti legata a tutti quei sinistri 
			“minori” che non ci sono stati tramandati da fonti ufficiali, ma che 
			potrebbero ugualmente avere ulteriori sviluppi a livello di 
			manifestazioni paranormali. 
			
			… Chi sarà mai stata la solitaria, elegante signora che con aria 
			melanconica, fu vista fluttuare nella stazione di Pracchia? 
			
			Probabilmente non lo sapremo mai, anche se intuiamo che la sua 
			presenza possa essere legata ad una morte violenta od improvvisa che 
			l’ebbe per protagonista in quello stesso luogo. 
			 
			
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			La morte si avvicina al convoglio immobilizzato da un'avaria. 
			
			  
			
			
			Poche storie - quelle che abbiamo riportate - che hanno avuto per 
			sfondo le due esili rotaie di una ferrovia: tantissimi altri luoghi 
			forse celano ancora, e lo faranno per sempre, altre vicende che mai 
			nessuno riporterà, destinate ad essere dimenticate con gli ultimi 
			ferrovieri che ne furono testimoni o che ne ereditarono la 
			memoria dai loro progenitori; un mondo affascinante e colmo anche di 
			magia, pur cnel suo aspetto forse un po’ inquietante ma che 
			tuttavia contribuisce ad accrescere il fascino verso quel fantastico 
			mondo che noi tutti chiamiamo “Ferrovia”.
			
			
			
			 
			
			  
			
			
			  
			
			
			Mentre un treno fantasma, senza numero né nome, prosegue la sua 
			corsa nel buio ... 
			
			Ma solo ora, mi accorgo che la notte sta cedendo il passo alla luce, 
			mentre un primo, timido raggio di sole si va distendendo sulla mia 
			scrivania, dileguando le nebbie della notte: ritorna la vita, e 
			mentre un sempre più caldo raggio va sciogliendo le ultime brine, 
			saluto quelle voci del passato che hanno voluto fin qui 
			accompagnarmi, narrandomi le loro storie … dando loro un nuovo 
			appuntamento ad un’altra 
			sera, per una nuova pagina di fatti ancora 
			sconosciuti, vissuti tra antichi binari.  
			
			
			  
			  
			
			
			Per questo articolo siamo 
			ricorsi esclusivamente ad immagini d’epoca  
			
			
			provenienti da dipinti o incisioni ed a foto, più o meno recenti. 
			 
			
			
			Quanti avessero storie o fatti da riferire in merito a presenze
			 
			
			
			od eventi paranormali avvenuti lungo le ferrovie del nostro Paese,
			 
			
			
			potranno comunicarcelo scrivendo al seguente indirizzo di posta 
			elettronica: 
			
			
			
			
			maurizio.panconesi@alice.it  
			  
			
			
			
			  
			
			
			  
			
			
			  
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