di Giovanni Caracciolo

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Prendendo spunto dagli articoli pubblicati di recente su alcune riviste scientifiche sulle acque sulfuree di Telese Terme, desidero ricordare il singolare servizio ferroviario diretto che si svolgeva tra Napoli e la salubre località termale, passato poi alla storia, come “treno dei bagnanti”.

Telese è ancora oggi considerata dagli abitanti di Piedimonte Matese e del Medio Volturno come una seconda “Patria”, condividendone interessi commerciali, culturali e direi, sanitari.

Negli anni ’90 dell’Ottocento, l’ingegnere Alfredo Minieri di Napoli realizzò il nuovo complesso termale. Fu una geniale intuizione in quanto al tempo, si viveva il periodo della Belle Epoque, le terme in genere godevano di un momento di enorme successo sia per i benefici “miracolosi” che se ne potevano trarre, sia per momenti di relax che se ne potevano godere. Con geniale ermetismo, i medici del tempo coniarono la definizione “soggiorni climatici” per dare un nome a questa nuova frontiera del turismo dove si poteva declinare la cura con il riposo.

Ben presto furono davvero tanti i bagnanti di Telese, provenienti da ogni angolo della regione ma soprattutto dalla città capoluogo: Napoli. Si decise allora di istituire un collegamento ferroviario diretto tra la Centrale e Telese Terme la cui stazione era chiamata all’epoca “Telese-Cerreto-Bagni”. La relazione sfruttava la linea ottocentesca Napoli-Telese-Benevento-Foggia progettata dal celebre ingegnere Giustino Fiocca.

Poco prima della stazione della cittadina termale (inaugurata nel 1868), si staccava un binario della lunghezza di 1571 metri che dopo aver superato l’incrocio Via Roma/Viale Minieri, si poneva sul lato sinistro dello stesso giungendo a pochi passi dell’ingresso dello stabilimento termale.

Il collegamento fu inaugurato il 15 luglio 1883, gestito dalla Rete Adriatica. Infatti, com’è noto, all’epoca erano vigenti una infinità di compagnie ferroviarie tra cui la citata Adriatica e poi Strade Ferrate dell’Alta Italia (SFAI), Strade Ferrate Meridionali, Rete Mediterranea (RM), Strade Ferrate Romane. Esse, insieme a tante altre, confluiranno nel 1905 nella compagnia nazionale unica delle Ferrovie dello Stato (FS).

La foto a corredo mostra la locomotiva a vapore del Gruppo 1500 (1521) della Rete Adriatica al traino del convoglio passeggeri innanzi all’ingresso delle Terme ripresa nel 1898 tra i platani del Viale Minieri che ancora oggi lo incorniciano.

Passeggeri e popolo in posa per la più antica foto che documenta il servizio con la 1521.

Il plausibile convoglio al seguito con le carrozze marcate RA.

Le 1500 erano motrici costruite tra il 1881 ed il 1886 in 72 esemplari da diversi costruttori (Borsig di Berlino, Ansaldo di Genova, Henschel di Kassel). Progettate dall’Ufficio Studi di Firenze, avevano ruote alte che consentivano una buona velocità per l’epoca di 85 km/h, grazie ai due cilindri a vapore saturo che sviluppavano una potenza di 500 CV. Somigliavano invero alle locomotive americane (il famoso tipo “American”) viste tante volte nei film western. Il servizio era stagionale in genere dal 10 Luglio al 30 Settembre, con partenza dalla vecchia stazione di Napoli Centrale alle 7.30. Dopo una percorrenza di oltre due ore, si era alla meta. Una sosta di tre ore precludeva alla via del ritorno con partenza intorno alle ore 13.00.

Nella successiva immagine  si osserva una locomotiva del gruppo 600 (le famose signorine) ripresa nel 1909 e quindi marcata FS, in arrivo sul piazzale delle Terme. Qualche esemplare del gruppo 600, viene tuttora utilizzato per espletare treni turistici. All’incrocio tra Via Roma e Viale Minieri, vi era un passaggio a livello con quattro semibarriere per consentire il transito dei convogli e delle locomotive in manovra in regime di sicurezza.

Foto di fabbrica della 1506.

Ormai in gestione FS, il collegamento viene espletato con locomotiva 625 e non di meno con il popolo in posa.

L’incrocio di cui si parla nel testo, dopo la dismissione del servizio.

Negli anni trenta del Novecento con l’elettrificazione della linea Napoli-Foggia, cui spetta il primato di prima linea elettrificata della rete FS a 3000 Volt e corrente continua, esercita con le locomotive E 626 e E 625, questo nuovo sistema di alimentazione fu con gradualità esteso ovunque. Il segmento ricadente nella provincia di Benevento, era, ed è, alimentato dalla Centrale SME di Piedimonte d’Alife con sottostazione ad Apice (tutt’ora esistente ed attiva) munita di convertitori a vapori di mercurio che trasformavano la corrente alternata in corrente continua a 3000 Volt.

Anche il raccordo cittadino verso le terme telesine, beneficiò dell’elettrificazione per poter continuare il servizio. Anzi si ha notizia altresì di un treno merci bisettimanale dedicato al trasporto dell’ormai famosa acqua sulfurea verso i consumatori in Italia ed all’estero, che sfruttava il raccordo.

Con lo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale il collegamento in questione si ridusse notevolmente. All’inizio degli anni cinquanta del Novecento, il dilagare degli autoservizi e della motorizzazione private, ne determinarono la fine. Era il 1959. Il binario di raccordo fu asportato ed il Viale Minieri assunse l’aspetto che conosciamo attualmente ossia a doppio senso per il traffico veicolare.

Negli anni ’60 e ’70 del Novecento, erano ancora visibili come unici testimoni di questa piccola linea, le barriere del passaggio a livello e qualche ancoraggio della linea aerea. Ben presto rimossi del tutto. Nella stazione di Telese-Cerreto è ancora visibile dal lato Benevento lo scambio con l’inizio del vecchio binario ormai abbandonato.

Uno scambio come un altro ma pochi ormai ne ricordano la vecchia funzione.

L’incrocio di Viale Minieri oggi.

      

Vecchio serbatoio idrico di stazione ed il piccolo ufficio postale ormai inutile.

Per concludere: una nota di colore locale. Dopo che i convogli provenienti da Napoli erano istradati sul raccordo termale, in prossimità del quadrivio, sul treno saliva una signora col consenso del capotreno. Vendeva ai passeggeri gli squisiti taralli prodotti in zona alimentando il popolare luogo comune, che l’acqua abbinata con i buoni biscotti, esaltasse le proprietà terapeutiche.

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