UNA C.I.W.L. ENTRATA NELLA STORIA

2419 D: LA CARROZZA DELL'ARMISTIZIO

 di Alfredo Falcone

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Una breve vacanza a Parigi è stata per me la tanto attesa occasione per recarmi a Compiègne a visitare la "Clairière de l'Armistice", la radura cioè dove è custodita una carrozza ristorante della "Compagnie Internationale des Wagons Lits" gemella di quella nella quale furono firmati ben due armistizi tra Francia e Germania: un autentico sacrario meta ogni anno di continuo pellegrinaggio da parte di migliaia di ex combattenti e di turisti. Un'ottantina di chilometri di autostrada, una deviazione ed ecco la foresta di Compiègne, una vera "selva oscura" ove i raggi del sole non riescono a filtrare attraverso le folte chiome degli alberi di alto fusto. Imbocchiamo un lungo viale che sembra un tunnel nel verde, fiancheggiato da una linea ferroviaria a semplice binario in esercizio, quindi una svolta a sinistra ci immette in una radura: è la "Clairière". Mi attende una grossa delusione: l'edificio-museo nel quale è esposta la carrozza è chiuso. Il custode, che sta spazzando le scale poste agli ingressi, precisa che quello è il giorno di chiusura settimanale. Cerco di intenerirlo facendogli presente che sono venuto da Napoli appositamente per visitare la "Clairière" ma quello, integerrimo esecutore di ordini, non si commuove. Faccio allora un tentativo disperato: ricorro ad un argomento più venale fidando nel detto "tutto il mondo è paese". Ebbene, anche Compiègne è .... paese e della mia idea beneficia anche una comitiva di turisti belgi giunta subito dopo.

LA CARROZZA 2419 D

 

La storia della carrozza 2419 D ha inizio nell'anno 1912 allorché, avendo avvertito l'esigenza di rinnovare il proprio parco di vetture ristorante, la Compagnia Internationale des Wagons Lits (C.I.W.L.) commissiona alla "Compagnie Generale de Costruction" di Saint Denis una serie di ventidue vetture numerate da 2403 a 2424. Le carrozze, elegantissime, rivestite in legno di teck, col tetto a lucernaio verniciato in bianco, riccamente arredate con tavoli di legno pregiato, poltrone di cuoio, soffittature e tramezzi impreziositi da pannelli affrescati, bronzi e abat-jours secondo i gusti raffinati della "belle époque", vengono realizzate nel giro di un anno e mezzo. Intanto sull'Europa, ormai da tempo, soffiano venti di guerra. L'inizio del secolo era stato caratterizzato dal sorgere di nazionalismi aggressivi e bellicosi. La Germania, potente tanto sul piano economico quanto su quello militare poneva la sua candidatura alla supremazia in Europa e nel mondo, l'Austria e la Russia rivaleggiavano per imporre la loro egemonia ai popoli balcanici, la Serbia aspirava a riunire sotto di sé i popoli slavi, Gran Bretagna e Italia, le quali cercavano di contrastare la penetrazione della Russia e dell'Austria nel Mediterraneo, aspiravano la prima a mantenere il predominio sui mari, la seconda ad annettersi Trentino, Venezia Giulia e tenitori dalmati, la Romania rivendicava la Transilvania, la Grecia tendeva anch'essa ad ingrandimenti territoriali, la Francia anelava all'Alsazia ed alla Lorena: sono queste soltanto alcune delle componenti della miscela esplosiva che minacciava la pace. La scintilla che provoca l'esplosione scocca il 28 giugno 1914 a Sarajevo, in Bosnia, dove viene assassinato l'arciduca Francesco Ferdinando erede al trono austriaco. Per l'Austria è l'occasione buona per dichiarare guerra alla Serbia il 28 luglio, ossia un mese dopo l'attentato. Dal canto suo, il 1° agosto la Germania dichiara guerra alla Russia e due giorni dopo alla Francia. La reazione è a catena e l'Europa si ritrova ben presto divisa in due grandi blocchi contrapposti: da una parte Germania, Austria, Bulgaria e Turchia, dall'altra Francia, Gran Bretagna, Belgio, Italia, Russia, Serbia, Polonia, Portogallo, Grecia e persino Giappone.

Figurino della carrozza ristorante 2419 D in elevazione ed in pianta dopo la ristrutturazione.

Nel frattempo le ventidue carrozze sono entrate in servizio: quella contrassegnata 2419 D, uscita di fabbrica il 4 giugno 1914 viene impiegata, in composizione ai treni passeggeri, sulle linee Paris-Leval e Paris-Saint Eriche; nel 1915 la ritroviamo sulla Paris-Le Mans. Nell'autunno del 1917 la carrozza è ricoverata presso le Officine di Clichy: le restrizioni imposte dalla guerra hanno determinato la soppressione, fino a nuovo ordine, di diversi treni per cui le carrozze ristoranti eccedono le esigenze. La 2419 D si ritrova così ricoverata presso le suddette Officine per alcuni mesi e la Direzione approfitta dell'occasione per riverniciarne la cassa. Nell'inverno dello stesso anno la carrozza è nuovamente in circolazione, stavolta sulla Paris-Evreux. Tutto sommato, finora, un'attività di routine la sua, alla pari di un qualsiasi altro rotabile, ma nell'estate 1918 essa effettua per l'ultima volta servizio per conto della C.I.W.L. sulla linea Paris-Tourville: la sua esistenza sta per cambiare radicalmente.

IL TRENO DEL MARESCIALLO FOCH

 

Il destino decide infatti che la carrozza vada a far parte del treno personale del Maresciallo Ferdinand Foch, comandante in capo delle Armate Alleate. Va ricordato, a questo punto, che la presenza a ridosso del fronte di treni riservati non è all'epoca una novità: a bordo dei convogli, infatti, i comandanti in capo degli eserciti e gli ufficiali di Stato Maggiore possono seguire da vicino le operazioni sul campo di battaglia spaziando lungo tutto il fronte e impartire immediati ed opportuni ordini. Il treno di Foch si compone di tre carrozze C.I.W.L., (la carrozza ristorante n. 2418 D, la carrozza letti n. 1888 e la carrozza salone n. 2443), e da due bagagliai adibiti a magazzini per scorte e materiali vari. Il 7 ottobre 1918, dunque, al Direttore della C.I.W.L. perviene, da parte del Ministero della Guerra, la disposizione di allestire ad ufficio una vettura ristorante nuova a due sale: nella sala più grande, quella di 1a classe si lasceranno solo due tavoli da quattro posti, tutto ciò che resterà sarà eliminato e verrà sistemato un ampio tavolo sul quale poter dispiegare mappe e carte geografiche; nella sala più piccola, quella di 2a classe, l'arredamento sarà limitato a due tavoli-scrittoio e ad alcune sedie; nella cucina, asportati dispense e fornelli verranno disposti dei tavoli per le macchine dattiloscriventi. Le installazioni telefoniche saranno a cura del personale del Grand Quartier General; la vettura dovrà essere illuminata elettricamente. I termini sono perentori: i lavori devono essere condotti con estrema celerità per fornire al Maresciallo Foch, nel più breve tempo possibile il confortevole ambiente di cui abbisogna. La scelta cade sulla carrozza 2419 D che viene immediatamente inoltrata alle Officine di Saint Denis per uscirne la sera del 28 ottobre completamente trasformata all'interno: l'anonima carrozza fa il suo ingresso nella storia! La destinazione viene tenuta segreta: non si vuole svelare dove abbia sede lo Stato Maggiore. Così, mentre nelle Officine circola la voce che la destinazione della carrozza è una imprecisata stazione della P.L.M., nottetempo essa parte alla volta di Villeneuve-Sain Georges per poi cambiare direzione cosicché il mattino seguente si ritrova nella stazione di Senlis, cittadina ove aveva sede il Quartiere Generale per poi essere incorporata, quel giorno stesso, nel treno del Maresciallo Foch. Siamo intanto giunti al quarto anno di belligeranza: la snervante guerra di posizione e la lunga permanenza dei soldati nelle trincee hanno logorato gli eserciti in campo; le perdite umane sono state immani dall'una e dall'altra parte ma la situazione generale tende ad evolvere in favore degli Alleati. La resa della Russia è bilanciata da quelle della Turchia e della Bulgaria ma l'entrata in guerra nell'aprile del 1917 degli Stati Uniti (determinata ufficialmente dalla violazione delle norme del diritto internazionale ad opera della marina tedesca i cui sommergibili colano a picco nell'Atlantico anche i piroscafi battenti bandiere di Paesi neutrali, ma in realtà dalla considerazione che una vittoria della Germania, sottraendo loro l'immenso mercato europeo, avrebbe bloccato lo sviluppo industriale e commerciale degli "States"), produce effetti devastanti per gli eserciti imperiali. Forze fresche, mezzi di ogni tipo, rifornimenti di viveri e materiali affluiscono alle forze armate alleate, per contro Germania ed Austria, impegnate per anni su diversi fronti sono allo stremo ed il malumore e la rassegnazione cominciano a serpeggiare tra le loro truppe. La Germania allora tenta una mossa disperata: attacca a fondo la Francia per dare una svolta decisiva al conflitto. I tedeschi arrivano a meno di 100 km da Parigi ma la resistenza dei soldati francesi ed inglesi è strenua, lo slancio del nemico si affievolisce e il Maresciallo Foch passa a sua volta al contrattacco costringendolo alla ritirata. L'Austria, dal canto suo, subisce pesanti sconfitte sul fronte italiano.

COMPIÈGNE

 

È così che il Governo tedesco, attraverso il Governo Svizzero fa pervenire al Presidente degli Stati Uniti Thomas Woodsow Wilson una nota nella quale gli si chiede di riunire tutte le parti in guerra per aprire delle trattative. Convinto che le questioni internazionali potessero dirimersi pacificamente, assertore della pace malgrado fosse stato spinto ad intervenire nella guerra, Wilson aveva elaborato i famosi "quattordici punti" che avrebbero dovuto garantire un'equa pace in Europa, punti che la Germania fa sapere di accettare. Il Maresciallo Foch, però, pur non scartando a priori le proposte del Presidente degli Stati Uniti, rivendica le prerogative di Comandante in Capo degli eserciti francese, inglese ed americano, si mette in contatto con il Presidente del Consiglio George Clemenceau e con questi formula condizioni che tengono conto dei progressi realizzati negli ultimi giorni dagli eserciti alleati. Il 4 novembre a Versailles, in una riunione alla quale partecipano i plenipotenziari di Francia, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti, Giappone, Belgio, Serbia, Grecia e Cecoslovacchia ed i vari Capi di Stato Maggiore, si da lettura del testo definitivo dell'armistizio che poi viene cablato al Presidente Wilson. Il 5 novembre viene quindi organizzato il ricevimento della delegazione tedesca, mentre l'alto comando tedesco fornisce i nominativi dei suoi componenti: sono quelli del Ministro di Stato Erzberger, del Generale Maggiore von Winterfeldt, del Ministro plenipotenziario Conte Oberndorff ed il Capitano di vascello Vanselow ai quali si aggiungono quelli del Capitano Gyer dello Stato Maggiore e di quello del Capitano di cavalleria von Helldorf, interprete. Il Quartier Generale Alleato, come innanzi accennato, è a Senlis ma la cittadinanza non è ben disposta verso i tedeschi dei quali ricorda odiosi soprusi e la fucilazione di alcuni ostaggi innocenti per cui il Maresciallo Foch ritiene opportuno che lo storico avvenimento abbia luogo nell'isolamento e nel silenzio della foresta di Compiègne a bordo del suo treno personale. Là dove ora è la radura, la "clairière", sono due binari, aventi origine nella vicina stazione di Rethondes e posti l'uno di fronte all'altro. Su di essi erano state piazzati due cannoni di grosso calibro montati su affusti ferroviari i quali, protetti dalla fitta vegetazione che li nascondeva agli occhi dei piloti degli aerei nemici, avevano battuto le linee tedesche dalla lunga distanza. È proprio su uno di questi due binari, quello di sinistra, che il Maresciallo fa attestare il suo convoglio: su quello di destra si arresterà il treno della delegazione tedesca. I due treni distanti fra loro un centinaio di metri, verranno collegati da una passerella fatta con tavole di legno. Intanto nella notte dell'8 novembre verso le ore 3 i plenipotenziari tedeschi, scortati fino alla stazione di Tergnier con un corteo di auto, vengono fatti salire su un treno che è lì ad attendere: la carrozza salone a loro disposizione è l'antico salone dell'imperatore Napoleone III tappezzato di raso verde con sulle fiancate l'iniziale "N" sormontata da una corona reale. I vetri della vettura sono oscurati affinché i germanici, ai quali non è stata resa nota la destinazione, non vedano i luoghi attraversati, una precauzione inutile perché la notte è fonda e piovosa.

Foresta di Compiègne, 7 novembre 1918:

a sinistra il treno del Maresciallo Ferdinand Foch, a destra quello della delegazione tedesca.

L'ARMISTIZIO

 

Alle 7 il treno dei tedeschi ferma nella foresta di Compiègne accanto a quello francese. L'accoglienza è estremamente gelida. Foch fa sapere che li riceverà alle ore 9 nel suo ufficio nella carrozza 2419 D. I delegati sono quindi condotti a bordo nella sala grande della vettura, Foch arriva alle 9 e saluta militarmente: il Ministro Erzberger presenta i componenti della delegazione, il Maresciallo francese presenta i suoi ufficiali che sono il Primo Lord dell'Ammiragliato Sir Rosslyn Wemyss, il Contrammiraglio inglese Hope, il Capo di Stato Maggiore Generale Weygand e l'interprete Laperche. Foch allora ritira le credenziali dalle mani del Ministro tedesco e va ad esaminarle nella sala piccola della ex carrozza ristorante quindi rientra ed invita i delegati tedeschi a prender posto lungo uno dei lati maggiori del grande tavolo; di fronte si siedono i rappresentanti alleati e ad uno dei lati minori i due segretari-interpreti. Alcune battute riportate nelle "Memorie del Maresciallo Foch" e nel libro del Generale Weygand rendono bene che aria tira sulla 2419D.

Alle trattative per l'armistizio non furono ammessi né reporter né fotografi per cui molti artisti cercarono di immortalare lo storico avvenimento sulla tela. Uno di questi dipinti è riprodotto a lato. Vi sono raffigurati da sinistra: il Generale Weygand, il Maresciallo Foch, il Primo Lord dell'Ammiragliato Sir Wemyss,il Contrammiraglio Hope, l'ufficiale interprete Laperche, il Capitano interprete von Elldorf, il Ministro Obendorff, il Ministro di Stato Erzberger, il Capitano di vascello Venselow e il Maggior Generale von Winterfeldt.

"Qual è l'oggetto della vostra visita?" chiede... ignaro Ferdinand Foch. "Veniamo per ricevere le proposte delle Potenze Alleate relative ad un armistizio in terra, in mare e su tutto il fronte e nelle Colonie" risponde, allibito, Erzberger. "Io non ho proposte da fare!" ribatte Foch. "Noi desideriamo conoscere le condizione alle quali gli Alleati consentiranno un armistizio" interviene Oberndorff. "Frattanto il Presidente Wilson ... tenta Erzberger ma Foch lo interrompe bruscamente: "Io sono qui per rispondervi se chiedete l'armistizio. Voi chiede l'armistizio? Se lo chiedete io posso farvi conoscere le condizioni alle quali sarà ottenuto". È questa l'atmosfera in cui si svolgono le trattative, Weygand legge le dure condizioni poste dagli Alleati che dovranno essere accettate entro 72 ore, ossia per il giorno 11 alle ore 11. Occorre però comunicare le condizioni al Governo tedesco e in considerazione delle difficoltà che incontrerebbe il corriere speciale Erzeberger chiede una proroga di 24 ore ma Foch non l'accorda. Lo stesso chiede che le operazioni militari vengano sospese per risparmiare vite umane ma il Maresciallo rifiuta: i combattimenti continueranno fin quando la Germania non firmerà l'armistizio e in attesa della risposta tedesca ordina telegraficamente ai comandanti dell'Armata di intensificare le azioni per conseguire ulteriori vantaggi approfittando dello scoramento del nemico. Il giorno 10, alle ore 19,20 due messaggi cifrati annunciano che il Governo tedesco accetta le condizioni imposte e che il Sottosegretario di Stato Erzberger è autorizzato a firmare l'Armistizio. Alle 21, infine, giunge un telegramma cifrato del Maresciallo Hindenburg e i delegati tedeschi chiedono il tempo necessario per decifrarlo. Questo il suo contenuto: si sollecita la firma dell'armistizio per fermare i combattimenti ed evitare un'ulteriore ormai inutile perdita di vite umane. La seduta ha inizio alle ore 2,05 dell'11 novembre sempre nell'ex carrozza ristorante 2419 D. Il Generale Weygand da lettura del testo definitivo delle condizioni dell'armistizio: esso durerà trentasei giorni, la pace definitiva verrà poi firmata a Versailles. Seguono tre lunghe ore di discussioni e, infine, alle ore 5,30 i plenipotenziari tedeschi accettano di apporre le loro in calce al documento: il Maresciallo Foch firma per primo quindi alle ore 7 parte per Parigi con la convenzione dell'armistizio da consegnare al Presidente del Consiglio Clemenceau. Il «cessate il fuoco» viene impartito a tutti i belligeranti alle ore 11. A Parigi, accolto come un eroe da una gran folla, Foch porge il testo dell'armistizio al Presidente del Consiglio George Clemenceau il quale, emozionato come non mai, invia «il saluto della Francia una e indivisibile all'Alsazia ed alla Lorena ritrovate», quindi viene ricevuto con tutti gli onori dal Presidente della Repubblica Raymond Poincaré all'Eliseo.

Compiègne, ore 7,30 del novembre 1918. Il Maresciallo Foch in partenza per Parigi, con la borsa contenente i documenti dell'armistizio firmato due ore prima, posa per una foto ricordo dinanzi alla carrozza 2419 D. Si riconoscono dall'alto in basso e da sinistra a destra: il Comandante Riedinger, l'interprete Laperche, il Generale Desticker, il Capitano de Mierry, il Contrammiraglio Hope, il Generale Weygand, l'Ammiraglio Wemiss, il Maresciallo Foche il Capitano di vascello Marriot.

  

La sala bureau della carrozza 2419 D in una foto scattata dopo l'armistizio.

Le carte sul tavolo e la giacca appesa alla bagagliera sono ancora come le hanno lasciate le delegazioni.

Il Maresciallo Foch sale sulla carrozza salone 2443 agganciata all'ex carrozza ristorante 2419 D. È il 3 aprile 1919 e Fox si appresta a partire per Spa a bordo del suo treno personale. La requisizione della ormai storica carrozza da parte del Ministro della Guerra cessò nel settembre 1919.

L'indomani, 12 novembre, tornato a Senlis, dal proprio Quartier Generale il Maresciallo spedisce alle Armate l'Ordine del giorno n. 5961 così redatto: «Ufficiali, Sottufficiali e Soldati delle Armate Alleate, dopo aver risolutamente arrestato il nemico voi l'avete per mesi, con una fede ed un'energia instancabili, attaccato senza respiro. Voi avete vinto la più grande battaglia della Storia, salvato la causa più sacra: la libertà del mondo. Siate fieri. Voi avete ornato le vostre bandiere di una gloria immortale. La posterità vi riserva la propria riconoscenza». La nostra carrozza viene ancora utilizzata, non più nella foresta ma nella stazione di Trèves; il 13 dicembre 1918, il 16 gennaio e il 13 febbraio 1919, infatti, vi si tengono a bordo, con la partecipazione di tutti i delegati presenti l'11 novembre a Compiègne, riunioni preliminari in vista della firma del Trattato di Pace che avrà luogo a Versailles il 23 giugno 1919. Inoltre essa viene ancora impiegata dal Maresciallo Foch il 3 e il 4 aprile dello stesso anno in occasione di un suo viaggio a Spa.

Cinque mesi dopo, nel mese di settembre, cessa finalmente la requisizione, da parte dell'Armata, dell'ormai famosa vettura. Non si esaurisce però qui la storia della 2419 D, «la carrozza dell'armistizio». 

Come abbiamo visto nella prima parte di queste note, nel settembre del 1919 la carrozza 2419 D, ormai meglio conosciuta come "la carrozza dell'armistizio", cessata la requisizione da parte del Ministero della Guerra, viene restituita alla C.I.W.L. che la reintegra nel proprio parco vetture-ristorante.

La movimentata storia del vagone, però, non si conclude qui. Manca ancora qualche mese alla scadenza del vincolo cui è sottoposta e già il Presidente della Compagnia M. Andre Noblemaire, lancia l'idea di esporre al pubblico in vari Paesi d'Europa, ed anche negli Stati Uniti, la storica carrozza e di devolvere l'incasso alla Croce Rossa: la proposta però non ha seguito. In una lettera datata 4 agosto il Generale Gassouin gli fa sapere infatti che il Maresciallo Ferdinand Foch, tra i vari pannelli rievocativi propostigli, ha scelto, perché venga sistemato nella carrozza, quello eseguito dall'artista M. Riquet e precisa che l'opera verrà collocata sul lunotto che sormonta la porta vetrata delimitante la sala di prima classe in cui venne firmato l'armistizio mentre il resto delle pareti rimarrà libero per l'esposizione di fotografie ed incisioni relative alla guerra ed all'armistizio stesso. Gassouin aggiunge, inoltre, che alla C.I.W.L. verrà chiesto di cedere la carrozza allo Stato perché venga esposta al pubblico al "Musèe de l'Armée" a Parigi. Così il 25 agosto del 1919 la 2419 D figura all'ordine del giorno della riunione del Consiglio della C.I.W.L. che, su proposta del Direttore Generale M. Choflart, decide all'unanimità la cessione gratuita della "carrozza dell'armistizio" allo Stato "... in riconoscenza dell'appoggio che la Compagnia non ha cessato di ricevere durante la guerra dai poteri pubblici".

Così la 2419 D, radiata il 3 gennaio 1920 dal parco vetture C.I.W.L., ritorna alle Officine di Saint Denis per essere adeguatamente decorata: tra l'altro, all'estremità di ciascun compartimento, viene applicato sul fregio del soffitto un medaglione riproducente figure allegoriche e scritte inerenti allo storico avvenimento. Intanto prevale l'idea che, invece di immobilizzare una vettura che più tardi potrà sempre trovar posto in un museo, sarebbe più vantaggioso utilizzarla negli spostamenti del Presidente della Repubblica e in quelli dei sovrani stranieri in Francia: la 2419 D, pertanto, viene riportata al suo stato d'origine ossia quello di "voiture restaurant" e dopo un breve rodaggio viene inserita nel treno presidenziale in occasione del viaggio che il Presidente della Repubblica Alexandre Millerand compie l'8 dicembre dello stesso anno per presenziare alla solenne inaugurazione di un monumento a Verdun. Il pranzo viene consumato nella sala di la classe: oltre al Presidente Millerand, sono presenti il Maresciallo Foch, il Maresciallo Joffre, il Ministro Maginot, l'Ambasciatore degli Stati Uniti Wallace, il Direttore delle Belle Arti Leon, il Generale Lasson ed altre importanti personalità. Noblemaire rivolge un saluto agli illustri commensali quindi pronuncia un enfatico discorso: il Presidente Millerand lo ringrazia per il dono della carrozza allo Stato ed esprime anch'egli il desiderio che questa venga attribuita al "Musée de l'Armée" perché il pubblico possa visitarla.

 

AGLI "INVALIDI"

 

A conclusione di quest'unico viaggio compiuto in composizione nel treno presidenziale la nostra vettura viene dunque inviata ancora alle Officine di Saint Denis: stavolta per essere nuovamente riportata nello stato in cui 1' 11 novembre 1918 aveva ospitato la delegazione francese e quella tedesca per la firma dell'armistizio!

Un trasferimento su strada della 2419 D comporterebbe il problema di reperire un veicolo lungo e solido in grado di trasportare una vettura di oltre venti metri e pesante una trentina di tonnellate. La C.I.W.L. allora si attiva per trovare una soluzione, mentre qualcuno si ricorda di una ditta, la Gary de Favies, che nel 1900 aveva curato il trasferimento delle vetture della Ferrovia Transiberiana al padiglione russo dell'Esposizione Universale di Parigi. Si decide tutto in una riunione che ha luogo il 15 aprile 1921 sotto la presidenza del direttore del "Musée de l'Armée" Generale Maleterra alla quale partecipano l'architetto capo degli "Invalidi" M. Hulot in rappresentanza del Ministro della Pubblica Istruzione, il Sottocapo di Stato Maggiore del G.M.P. Colonnello Douce, il Capitano Valette rappresentante il comandante generale d'Artiglieria del G.M.P., il Luogotenente Mathieu rappresentante del generale comandante del Genio, gli Ingegneri della C.I.W.L. Douassans e Guènard e gli Ingegneri capi del servizio metropolitano e del servizio fognature della Città di Parigi: si discute sulla migliore sistemazione della "carrozza dell'armistizio" e si conviene che essa venga collocata nella "Cour d'Honneur des Invalides", una collocazione tecnicamente possibile che, per comodità di accesso dei visitatori e per facilità di sorveglianza da parte dei guardiani del monumentale complesso, viene giudicata ideale.

 

 

La carrozza viene fatta passare, con molta cautela, attraverso lo stretto portale del Museo dell'Armata,

dove rimarrà esposta per sei anni.

 

Dopo qualche giorno il Governo militare di Parigi impartisce, pertanto, le disposizioni per il compimento della difficoltosa operazione: il trasporto della carrozza fino al cancello del Musée verrà curato dalla C.I.W.L. nella notte tra il 27 e il 28 aprile; il piazzamento del rotabile verrà effettuato il giorno 28 da un distaccamento del 5° Reggimento Genio sotto la direzione di un ufficiale designato; il trasporto del materiale necessario (circa 14 t di rotaie, traversine ed altro), raccolto presso la stazione di Campo di Marte, verrà trasferito sul posto a cura di un ufficiale dell'esercito; il personale del Genio sarà ospitato in una vicina caserma e ad esso verrà assicurato il supporto di mezzi, di utensili e di quant'altro necessario.

Il 27 aprile, dunque, alle ore quattro del mattino, la "carrozza dell'armistizio" viene tirata fuori dalla rimessa di Saint Denis e trainata fino al passaggio a livello di Viale Anatole dove viene caricata su un carro che rimarrà poi parcheggiato per tutta la giornata sul viale stesso lateralmente alla linea tranviaria che collega Saint Denis alla Madeleine. L'orario, piuttosto insolito, è stato scelto in funzione della regolarità del servizio tranviario che non si vuole turbare ma, malgrado la sveltezza del personale, il primo tram è costretto a subire un ritardo di venticinque minuti (di quattro ore, secondo la tramvia) che sfocia in un'azione legale intentata nei confronti della C.I.W.L.

 

 

La "carrozza dell'armistizio" esposta nel Musée de l'Armée dietro una fila di cannoni trofei di guerra.

Sull'imperiale, parallela al lucernaio, si nota la tabella esplicativa.

 

Il singolare convoglio, con in testa una coppia di trattori, parte alle ore 22 e avanzando lentamente, per gran parte lungo il percorso del tram, giunge agli "Invalidi" alle tre del mattino. Al Musée si presenta un problema di sagoma: la 2419, rimontati i carrelli e messa su un tratto di binario posato per l'occasione, è troppo larga per varcare il portale della "Cour d'Honneur": bisognerebbe eliminare le colonne che sostengono la volta! Le Belle Arti insorgono, si grida al sacrilegio, viene chiamato in causa anche Montesquieu che, nella sua ottantaquattresima "lettre persane", scrive che "gli Invalidi sono il luogo più rispettabile della terra", ma la carrozza deve passare e passa, con la massima cautela, dopo l'assottigliamento delle suddette colonne, operazione che si rivela non particolarmente... traumatica essendo esse in muratura. La 2419, con una targa recante l'iscrizione "Vagone del Maresciallo Foch nella quale è stato firmato l'Armistizio dell'11 novembre 1918. Dono fatto allo Stato dalla compagnia dei Vagoni Letto" montata sull'imperiale parallelamente al lucernario, il 28 aprile 1921, nel pieno rispetto del programma stabilito, viene esposta al pubblico nella "Cour d'Honneur des Invalides" accanto ad una fila di cannoni trofei di guerra.

Sono migliaia coloro che, nella sua lunga permanenza agli "Invalidi", si recano a visitare la carrozza sulla quale è stata scritta una delle pagine più gloriose della storia della Francia ma la sua collocazione si rivela ben presto non proprio indovinata. Il rotabile, la cui cassa è rivestita in pregiato legno di teak, esposto all'aperto senza protezione alcuna, comincia a mostrare i segni delle offese arrecategli dalle intemperie: imperiale e fiancate sono particolarmente danneggiati.

La cosa non sfugge a Noblemaire il quale, ben sapendo che la Direzione del "Musée de l'Armée" non disporrà mai dei mezzi per poterne curare il restauro e la manutenzione, propone che la C.I.W.L. provveda a sue spese al ripristino di quello che è stato qualificato "monumento storico" riportando le relative spese nel capitolo "pubblicità" del proprio bilancio. Dello stato della carrozza cominciano ad interessarsi anche i giornali.

Intanto il tempo passa e la 2419 va deteriorandosi sempre più: per motivi di carattere architettonico non è possibile costruire un capannone nella "Cour", d'altronde la sua lunghezza non consente la sistemazione in una sala del Musée: il destino della carrozza sembra pertanto segnato. Il Direttore del "Musée dell'Armée" scrive allora al Ministero della Guerra in questi termini: "Se tenete alla carrozza riprendetevela perché se la lasciate qui essa è perduta". Il Ministro risponde seccamente: "Poiché fate pagare il biglietto d'ingresso a chi viene a visitarla potete conservare voi la carrozza!"

 

LA "CLAIRIÈRE DE L'ARMISTICE"

 

Intanto sin dalla cessazione delle ostilità tra francesi e tedeschi, a Compiègne, sotto la spinta del Sindaco Fournier Sarlvèze, ci si preoccupa di sistemare, sia pure in tempi diversi, quella che sarà la "Clarière de l'Armistice", il "sacrario" della Grande Guerra. Su progetto dell'architetto Marcel Magès, nella foresta là, dove è stato ratificato l'armistizio, estirpata la vegetazione, viene creata un'ampia radura (una "clairière", appunto) circolare: nel vasto spiazzo così ottenuto è realizzata una rotonda del diametro di 100 m al centro della quale, su un grande quadrato di granito, si legge la frase di Binet-Valmer: "Qui l'11 novembre 1918 soccombette il criminale orgoglio dell'impero tedesco vinto dai popoli liberi che esso pretendeva asservire". Ai lati della rotonda due lapidi, interposte alle rotaie dei due binari, segnano il punto esatto in cui si trovavano rispettivamente la carrozza di Foch e quella dei plenipotenziari tedeschi quando fu firmato l'armistizio.

Per accedere alla "Clairière" viene aperto un ampio viale lungo 250 m al cui ingresso sorge un monumento allegorico, realizzato con fondi raccolti grazie ad una sottoscrizione pubblica organizzata dal giornale "Le Matin", che rappresenta uno spadone e, riversa al suolo, Un'aquila. Ovvio il significato dell'opera: la superba Germania sconfitta dagli Alleati. L'inaugurazione della "Clarière de l'Armistice" avviene, alla presenza del Presidente della Repubblica, l'11 novembre 1922 in occasione del quarto anniversario dello storico avvenimento.

 

RITORNO A COMPIÈGNE

 

Sono passati sei anni dal 28 aprile 1921, giorno in cui la carrozza appena restaurata nelle Officine di Saint Denis ha varcato la soglia del Musée de l'Armée ed essa, sempre più scolorita e deteriorata, è divenuta ormai un peso. Ma ecco che M. Fournier Sarlvéze, a nome del Comune di Compiègne di cui è Sindaco, richiede ufficialmente la carrozza assicurando la copertura delle spese per il trasporto e per la costruzione nella foresta, là dove fu firmato l'armistizio, di un capannone nel quale ricoverare il prezioso cimelio: il guardiano sarà un mutilato di guerra. Le spese però ammontano a circa 1.500 franchi, un po' troppo anche per un sindaco e una cittadina entusiasti, e le trattative si... raffreddano. Provvidenzialmente a questo punto interviene un ricco cittadino americano, tal Arthur Henry Fleming il quale si offre di pagare di persona tutta la somma necessaria per salvare la carrozza!

Trovati i fondi, le formalità amministrative sono espletate rapidamente e l'8 aprile 1927 la 2419 D viene portata fuori dagli "Invalidi" con le stesse caute manovre con cui sei anni prima vi era stata introdotta. Montata su un carro trainato da un trattore, essa è trasportata alla stazione di Grenelle dove viene rimessa sui binari e riportata ancora una volta (la quarta!) agli "Ateliers" di Saint Denis per essere restaurata completamente e riportata all'antico splendore: ne esce, dopo un perfetto "maquillage", il 10 maggio per essere trasferita a Rethondes da dove, tramite il raccordo, raggiungerà la Clarière. Nel frattempo, nella radura, la rimessa costruita grazie alla generosità del cittadino statunitense è completata e la sorveglianza viene affidata al sergente Mouly, ex combattente ferito durante la Grande Guerra. La testata anteriore dell'edificio, quella rivolta verso la rotonda, presenta tre accessi: i due laterali, ai quali conducono altrettante larghe scale di cinque gradini, sono uno per l'ingresso del pubblico, l'altro per il suo deflusso, quello centrale, in cui si immette il binario, è invece a livello del suolo ma verrà portato allo stesso livello degli altri due subito dopo la sistemazione definitiva della carrozza nell'interno; tra le due scale verrà quindi affissa una lapide con la seguente iscrizione: "Cet edifice abritant le wagon dans lequel fut signé l'armistice de l'11 novembre 1918 a été construit grace a la generosité d'un ami de la France: M. Arthur Henry Fleming, de Pasadena, Californie (Etas-Units d'Amerique)".

 

 

L'autentica carrozza 2419 D esposta nella Clarère de l'Armistice prima dell'inizio della seconda guerra mondiale.

(cartolina postale con francobollo commemorativo - coll. A. Gamboni)

 

L'INAUGURAZIONE

 

Nel padiglione appena ultimato, rilucente nei suoi ottoni e splendente nei suoi pannelli di legno pregiato, la 2419 D trova, almeno così si crede, la sua definitiva sistemazione. Bloccata sul binario, essa è inserita tra due banchine a livello del suo pavimento e distanti quel tanto che si possano scorgere le rotaie e i carrelli: una catena è tesa a protezione tutto intorno alla cassa. Nella carrozza, dunque, i visitatori non possono entrare ma l'ampia finestratura lascia vedere chiaramente i documenti che il Colonnello Gombault, con la collaborazione del suo aiutante M. Trouvé e degli ufficiali di Stato Maggiore del Maresciallo Foch, ha esposto sul tavolo di quest'ultimo nella stessa posizione in cui si trovavano al momento della firma dell'armistizio e leggere i nomi sui cartoncini indicanti i posti occupati intorno al tavolo dai delegati alleati e tedeschi in quella drammatica notte dell' 11 novembre 1918.

L'inaugurazione ha luogo l'11 novembre 1927, nono anniversario dell'armistizio. Un treno composto di otto carrozze salone Pullman parte dalla stazione di Paris-Nord alle ore 13,38 e arriva a Rethondes alla 14,43 ossia 17' prima delle 15 ora fissata per la cerimonia. Nel padiglione, alla Clarière, sono presenti M. Georges Leygues, ministro della marina in rappresentanza del Governo, il Maresciallo Foch; l'ammiraglio Sir G. Hope e il generale Weygand, questi ultimi tre tra i protagonisti dell'armistizio. Foch pronuncia un breve discorso poi entra nella carrozza, appone la propria firma sul "Libro d'oro" e illustra come andarono le cose l'11 novembre 1918. Ferdinand Foch ìnuore a Parigi il 20 marzo 1929 all'età di 78 anni e otto anni dopo, il 26 settembre 1937, nella "Clarière de l'Armistizie" viene eretta a suo ricordo una grande statua in marmo bianco che lo riproduce in divisa militare. Dal 1922 al 1929 l'11 novembre, il giorno dell'armistizio, nella "Clarière" ha luogo una cerimonia commemorativa con grande partecipazione di autorità e di pubblico e sono tanti coloro che vanno a sostare in raccoglimento dinanzi alla statua del Maresciallo Ferdinand Foch, colui che a Compiègne aveva umiliato l'alterigia tedesca. Intanto altre nubi foriere di tempesta si vanno addensando sull'Europa e sul mondo intero...

 

VENTI DI GUERRA

 

I trattati di pace che si susseguirono nel 1919-1920 tra gli Stati belligeranti non valsero a ... pacificare l'Europa. Con il trattato di Versailles (28 giugno 1919) la Germania, riconosciuta responsabile della guerra, fu obbligata al risarcimento dei danni nella misura di 269 miliardi di marchi-oro, e privata dell'Alsazia e della Lorena che tornavano alla Francia, dei distretti di Eupen e Malmédy che passavano al Belgio, dello Scleswig che entrava a far parte della Danimarca, dei territori di tradizione polacca che venivano assegnati al nuovo Stato di Polonia, di Danzica (che era dichiarata "città libera") e di una striscia di territorio, il cosiddetto "corridoio di Danzica" che assicurava alla Polonia lo sbocco al mare ma che, però, divideva la Prussia dal resto della Germania. Essa, fu privata inoltre di tutte le colonie e del bacino carbonifero della Saar. La Germania poi avrebbe dovuto ridurre gli effettivi dell'esercito a soli 100.000 uomini e consegnare la flotta mentre la Renania sarebbe rimasta occupata per quindici anni dalle truppe alleate. Con il trattato di Saint Germain (10 settembre 1919) firmato tra Austria e vincitori e quello del Trianon (4 giugno 1920) tra Ungheria e vincitori, l'Impero Austroungarico veniva smembrato in Repubblica d'Austria, Repubblica d'Ungheria e Repubblica di Cecoslovacchia; il Trentino, l'Alto Adige e la Venezia Giulia venivano assegnate all'Italia; la Dalmazia, la Croazia, la Slovenia, l'Erzegovina, la Serbia e il Montenegro davano vita al Regno di Jugoslavia; la Galizia passava alla Polonia, la Transilvania alla Romania.

Col trattato di Neuilly (27 novembre 1919) tra la Bulgaria e i suoi avversari la Dobrugia veniva restituita alla Renania, e la Tracia alla Grecia. Col trattato di Sevres (11 agosto 1920) lo stato turco veniva ridotto in Europa alla sola Costantinopoli e lo stretto dei Dardanelli sarebbe stato posto sotto controllo internazionale; Eggiaz, Mesopotamia e Palestina sarebbero passate in mandato alla Gran Bretagna, la Siria e la Cilicia alla Francia, la Tracia con Adrianopoli alla Grecia. La Russia, infine, rimaneva politicamente isolata. L'Europa usciva dunque dalla Grande Guerra smembrata e insoddisfatta e più che mai divisa da odi e rancori. Tra i vincitori c'era chi, come l'Italia e la Grecia, riteneva i frutti della vittoria inadeguati alle perdite umane riportate nel lungo conflitto; gli sconfitti, a loro volta, si sentivano umiliati e spogliati: in tutti rimaneva la convinzione di una pace ingiusta, l'esigenza di una indispensabile revisione dei trattati e l'anelito di una rivincita sul piano militare. Insomma, si erano creati i presupposti per lo scoppio di un nuovo conflitto in un futuro non troppo lontano.

Le esorbitanti riparazioni di guerra addossate alla Germania sulla base della forzata ammissione della propria responsabilità nello scoppio del conflitto, l'occupazione armata della Ruhr (gennaio 1923) da parte di Francia e Belgio in ritorsione ad inadempienze tedesche, la separazione della Prussia dal resto del Paese per mezzo del "corridoio di Danzica" con relativa perdita di questa città avevano esasperato la Germania e contribuito alla crescita del Partito Nazionalsocialista le cui linee programmatiche erano particolarmente aggressive. In quegli anni la Germania seppe risollevarsi e riarmarsi di tutto punto riuscendo anche ad ottenere successi diplomatici che le consentirono di uscire dall'isolamento politico in cui si trovava. Cominciò allora l'espansione tedesca: nel marzo del 1938 procedette alla annessione dell'Austria (mentre l'Italia occupava l'Albania) poi invase la regione dei Sudeti appartenente alla Cecoslovacchia quindi, richiesta invano al Governo polacco la restituzione di Danzica e del "corridoio" che avrebbe potuto essere sostituito ad un'autostrada, dopo aver concluso con la Russia un trattato di non aggressione, il 1° settembre 1939 invase la Polonia. Fu l'inizio della seconda Guerra Mondiale.

 

LA RESA DELLA FRANCIA

 

Nel 1940, dopo le campagne contro la Danimarca e la Norvegia, la Germania attacca l'Olanda, il Belgio e il Lussemburgo, sfonda in soli tre giorni (10-13 aprile) la linea francese tra Namur e Sedan aggirando così la "linea Maginot". I tedeschi, avanzando in direzione della Manica separano dal resto della Francia le truppe inglesi, francesi e belghe operanti nelle Fiandre: alle forze alleate, per evitare l'annientamento, non rimane che una precipitosa ritirata e l'imbarco a Dunkerque per porsi in salvo in Inghilterra. Tra il 6 e il 10 giugno le battaglie della Somme e dell'Aisne determinano il crollo del nuovo schieramento difensivo allestito dal Generale Weygand: circa metà del territorio nazionale è invaso. E in questo momento (10 giugno) che l'Italia entra in guerra contro una Francia ormai sconfitta. Il vicepresidente del gabinetto Reynaud pensa allora di trasferire il Governo ed il Parlamento in Algeria ma prevale l'opinione di Petain divenuto Presidente del Consiglio e del Generale Weigand (proprio colui che era stato uno dei protagonisti dell'armistizio di Compiègne firmato a bordo della 2419 D!) e la Francia il 19 giugno chiede l'armistizio mentre Charles De Gaulle, Sottosegretario alla Guerra, fugge in Inghilterra ponendosi alla testa della Resistenza francese. I tedeschi si dicono disposti alla trattativa e organizzano alla perfezione la loro grande rivincita: le due delegazioni si incontreranno l'indomani a Tours presso un ponte sulla Loira alle ore 17 del 20 giugno. In questo stesso giorno i blindati tedeschi attraversano la foresta di Compiègne e fanno il loro ingresso nella "Clarière": i genieri fanno saltare con l'esplosivo la facciata del padiglione, tirano fuori la carrozza ivi esposta e la vanno a collocare nel medesimo punto in cui si trovava quando in essa fu firmato l'armistizio dell'11 novembre 1918.

 

 

Soldati della Wehrmacht sfilano dinanzi alla carrozza 2419 D riportata nel punto in cui si trovava

quando a bordo fu firmato l'armistizio del 1918.

Siamo nel giugno del 1940 e i tedeschi stanno per prendersi l'attesa rivincita.

 

I tedeschi ricambiano il gelido trattamento loro riservato in quella occasione. Dunque un vecchio copione che viene recitato nuovamente ma a parti invertite! I plenipotenziari francesi ai quali tocca l'ingrato faccia a faccia con il nemico sono il generale Charles Hutzinger (capodelegazione), il Generale Jean Bergeret, il Viceammiraglio Le Lue e l'Ambasciatore Leon Noci. Essi, partiti da Bordeaux trovano le strade intasate da mezzi militari e dai carriaggi carichi di masserizie di migliaia di profughi in fuga per cui arrivano a Tours alle ore 22: da qui i tedeschi li scortano fino a Parigi dove pervengono dopo un estenuante viaggio notturno alle 7,30 del mattino del 21 giugno: solo allora essi apprendono che alle 13,30 dovranno ripartire per... destinazione ignota!

Adolf Hitler giunge alla "Clarière" a bordo della sua Mercedes blindata in compagnia del Generale Walther von Brauchitsch, del Generale Wilhelm Keitel, del Grand'ammiraglio Erich von Raeder, del Ministro degli esteri Joachim von Ribbentrop e del Ministro Rudolph Hess. Dopo di essere andato in giro a dare uno sguardo ai monumenti e alle lapidi alle ore 15,23 Hitler sale a bordo della 2419 D e va a sedersi proprio sulla poltrona che aveva occupato ventitré anni prima il Maresciallo Ferdinando Foch Alle 15,30, sempre scortate dai tedeschi, giungono le auto con a bordo i plenipotenziari francesi. Ad attenderli c'è un picchetto d'onore: i soldati sono sull'attenti ma non presentano le armi. Huntzinger e gli altri sono frastornati: non avrebbero mai potuto immaginare di essere condotti nella "Clarière de l'Armistice"! Più in là, al centro della radura sul cui perimetro è allineato un reparto di fanti della Wehrmacht, sul binario che mena al padiglione c'è la 2419 D: lo scoramento è totale. In un momento tanto tragico per la Francia chi si ricordava più della "Clarière" e della carrozza?

Accolti dal Generale Kurt von Tippelskrich e dal Colonnello George Thomas che li salutano militarmente, quindi senza stretta di mano, gli allibiti delegati francesi vengono introdotti nella carrozza: intorno al tavolo che fu di Fox sono già seduti Hitler, von Raeder, Goering, von Brauchitsch, Keitel, Ribbentrop ed Hess; i delegati francesi prendono posto sul quarto lato, Huntzinger, si ritrova di fronte al Führer. L'atmosfera è più gelida di quella che caratterizzò la firma dell'armistizio del 1918: i tedeschi sono sprezzanti e sbrigativi. Keitel, in piedi,legge una breve dichiarazione e, appena termina, Hitler lascia la carrozza alle ore 15,42 per dirigersi verso la propria auto seguito da Goering, Raeder, von Brauchitsch, Hess e Ribbentrop mentre la fanfara esegue l'inno nazionale tedesco e quello del Partito nazionalsocialista.

In vettura è rimasto Keitel il quale, dopo averne porta copia a ciascun delegato, legge le clausole dell'armistizio: ventiquattro articoli (erano ventiquattro anche gli articoli contenenti le clausole imposte dai francesi nel 1918 e che i plenipotenziari tedeschi dovettero accettare!). Sono condizioni durissime: la Francia deve, tra l'altro, mantenere a proprie spese le truppe di occupazione, disarmare la flotta (che però viene attaccata e in gran parte distrutta dagli inglesi per evitare che essa cada nelle mani del nemico), smobilitare e disarmare le forze armate: il diktat è perentorio, i termini non si discutono!

Alle 22,30 circa il Generale Huntzinger (i tedeschi hanno prontamente attivato una linea telefonica) chiama Bordeaux. Dall'altro capo c'è il Generale Weygand il quale, apprese le condizioni, vorrebbe prendere tempo ma Huntzinger replica che non ci sono margini d'intesa: i tedeschi non concedono nulla! I ministri francesi si riuniscono d'urgenza e discutono fino alle 3 di notte per riprendere alle 8 del mattino e continuare per l'intero pomeriggio finché Huntzinger richiama: Keitel è disposto ad attendere un'ora ancora poi sospenderà le trattative!. A Bordeaux si rendono conto che c'è poco da fare e autorizzano il loro capodelegazione a firmare. L'armistizio tra Francia e Germania viene sottoscritto da Huntzinger e da Keitel alle ore 18,50 del 20 giugno 1940. È il secondo armistizio al quale si addiviene nella carrozza 2419 D!

 

 

Compiégne, 22 giugno 1940. Le delegazioni tedesca e francese sono riunite

nell'ex sala di prima classe della vettura 2419 D: Keitel, in piedi, legge la dichiarazione di armistizio.

Seduti intorno al tavolo si riconoscono, da destra ed in senso antiorario:

il Viceammiraglio Le Luc, il generale Huntzinger, l'Ambasciatore Lèon Nöel,

il Generale Bergeret, il Ministro Hess, il generale von Brauchtisch, il generale Keitel,

il Cancelliere Hitler, il Maresciallo Goering, l'Ammiraglio Raeder

 e il Ministro von Ribbentrop. Hitler è seduto proprio al posto che occupava

il Maresciallo Foch quando venne firmato l'armistizio del 1918.

 

Quando nel 1918 la Germania chiese l'armistizio alla Francia, il Maresciallo Foch volle che le trattative avessero luogo nella "voiture-bureau" (la 2419 D) del suo treno personale nella calma e nel silenzio della foresta di Compiègne perché fosse assicurato il dovuto rispetto al nemico vinto per cui non fu ammessa la presenza di giornalisti e fotografi. Hermann Goebbels, ministro della propaganda del 3° Reich vuole invece dare la massima pubblicità all'armistizio chiesto dal Governo francese e fa, pertanto, installare microfoni accuratamente nascosti nella vettura. Tutto viene filmato e registrato, compreso il drammatico colloquio telefonico tra Huntzinger e Weygand, e quindi diffuso attraverso la radio ed i cinegiornali. C'è poi William L. Shirer, giornalista corrispondente di guerra americano (gli Stati Uniti scenderanno in campo nel dicembre del 1942) al quale viene permesso di assistere allo spostamento della carrozza e di visitarne l'interno nonché di scattare foto e trasmettere notizie via radio: un servizio giornalistico sull'avvenimento, redatto da un americano, cioè di un appartenente ad un Paese neutrale e non da un cronista di parte, è destinato a far presa sul pubblico. Per il regime nazista è un bel colpo!

Roger Commault racconta che, lasciando la carrozza 2419 D, Hitler aveva impartito ai genieri della Wehrmacht questi ben precisi ordini: — il vagone storico tedesco e i monumenti del trionfo gallico devono essere trasferiti a Berlino; — i due binari devono essere distrutti. Gli ordini sono eseguiti con molto zelo: i viali vengono sconvolti, le piante recise, il capannone della carrozza raso al suolo, i binari e il monumento all'Alsazia ed alla Lorena sono fatti saltare con l'esplosivo mentre la carrozza, caricata su un carrello stradale trainato da un trattore è avviata alla volta della capitale tedesca; sono inoltre persino scalzati i grossi blocchi di granito posti al centro della rotonda per essere spediti in Germania! Nella "Clarière de l'Armistice", il sacrario francese della Grande Guerra, completamente distrutta, rimane intatta soltanto la grande statua in marmo bianco del Maresciallo Ferdinand Foch; ma non è il cavalieresco gesto di un soldato nei confronti di un altro soldato seppure avversario: Hitler ha risparmiato la statua soltanto perché il vincitore del 1918 contemplasse le rovine della sua opera!

A Berlino la carrozza, collocata nella piazza. Lustgarten dinanzi al Vecchio'Museo, rimane esposta, come trofeo di guerra, per una settimana visitata da migliaia di berlinesi che fanno la fila per accedere alla passerella posta all'altezza del suo pavimento: i visitatori hanno così modo di vedere il Trattato di Versailles in originale, custodito nella vettura. Terminata l'esposizione la 2419 D viene smistata in una stazione secondaria di Berlino.

 

 

La "carrozza dell'armistizio" esposta come trofro di guerra a Berlino,

dinanzi al vecchio Museo.

 

LA FINE DELLA GUERRA

 

Dopo i travolgenti successi conseguiti dall'Asse nella prima fase del conflitto (invasione della Norvegia, sconfitta della Francia, occupazione della Jugoslavia e della Grecia, aggressione alla Russia e avanzata fino alle porte di Mosca, ecc.), con il passar del tempo le sorti della guerra, che Hitler e Mussolini stimavano invece sarebbe stata di breve durata, cominciano a volgere in favore degli Alleati. L'enorme estensione del teatro di guerra, i numerosi fronti aperti, la resistenza dell'Inghilterra e della Russia logorano le forze italiane e tedesche ma la svolta decisiva è costituita dall'intervento nel 1941 degli Stati Uniti, con tutta la loro strapotenza militare, al fianco della Russia, dell'Inghilterra e della Francia.

L'affluenza continua di uomini e di mezzi modernissimi e di grande potenza fanno pendere e inesorabilmente la bilancia dalla parte degli alleati. In Africa la situazione diviene ben presto insostenibile: sotto l'urto delle forze inglesi ed americane, quest'ultime sbarcate a Casablanca, Orano e Algeri, le truppe italiane e tedesche, prive di copertura aerea sono travolte nel maggio 1943 e sullo slancio gli Alleati sbarcano nel luglio in Sicilia e nel settembre a Reggio Calabria. In Russia la controffensiva sovietica annienta il corpo di spedizione italiano dell'ARMIR e nel febbraio a Stalingrado costringe alla resa l'armata del generale Friedrich von Paulus, infine il 5 giugno per l'Asse, il colpo di grazia; lo sbarco alleato in Normandia.

L'Italia chiede l'armistizio l'8 settembre 1943. I tedeschi, invece, continuano a battersi ma ormai l'esito del la guerra è deciso. La Germania e in particolare le città di Desda e di Berlino vengono sottoposte a pesanti e incessanti bombardamenti ad opera di ben oltre diecimila aerei alleati che, tra l'altro, distruggono completamente il sistema ferroviario tedesco, Il 13 aprile 1945 i russi conquistano Vienna e nello stesso mese accerchiano Berlino ed entrano in città: si combatte strada per strada, casa per casa, persino nelle fogne. Nella notte del 29 aprile Adolf Hitler proclama suo successore l'ammiraglio Karl Doenitz, il quale poi il 7 maggio 1945 firmerà la resa incondizionata della Germania, e si toglierà la vita.

Dunque il 7 maggio 1945, con la resa della Germania si conclude in Europa la tragedia della 2° Guerra Mondiale. Ma che ne è della nostra 2419 D? Non si sa con certezza: dopo la sua esposizione a Berlino se ne perdono le tracce: sarebbe stata accantonata nella stazione secondaria di smistamento di Anhalt dove sarebbe stata distrutta nel corso di uno dei tanti bombardamenti alleati cui nel 1945 fu sottoposta la capitale tedesca. Secondo altre fonti, invece, la carrozza nel 1944 sarebbe stata inviata a Ohrdrouf, piccolo centro della Turingia sulla linea Frottstadt-Grawinkel, una diramazione della più importante Eisenach-Gota, Quivi, all'appressarsi dei carri armati americani, un distaccamento di SS, secondo gli ordini ricevuti, avrebbe fatto saltare la vettura evitando così alla Germania il pericolo di essere costretta, eventualmente, a firmare a bordo della 2419 D un altro armistizio che, a dirla in linguaggio sportivo, sarebbe stato quello del... 2-1 per gli Alleati.

Finisce qui la movimentata storia della 2419 D, la "Carrozza dell'Armistizio", anzi... "degli armistizi". Una fine, la sua, avvolta in un alone di mistero come del resto si addice ad una carrozza divenuta mitica, già simbolo della "bell'époque", destinata ad un'esistenza senza pace iniziata alla vigilia di una pace e conclusa alla vigilia di un'altra pace, vissuta tra due guerre che nell'arco di un trentennio hanno cambiato il mondo.

 

LA RICOSTRUZIONE DELLA "CLARIÈRE"

 

Le forze armate alleate giungono a Compiègne il 1° settembre 1944. La scena è deprimente: rovine ed erbacce dappertutto e la statua del Maresciallo Foch laggiù che si erge tra tanta desolazione. Associazioni militari e di vecchi combattenti si attivano immediatamente per ripristinare la "Clarière": nella ricostruzione vengono impiegati i prigionieri di guerra tedeschi. L'11 novembre 1944 nella "Clarière" si svolge una solenne cerimonia: ad accogliere il Presidente della Repubblica ed il Ministro della Guerra sono schierati, in armi, distaccamenti di soldati inglesi, francesi, americani e polacchi: nell'occasione viene appiccato il fuoco a undici pire al fine di purificare la radura mentre le autorità appongono la loro firma nel "Libro d'Oro" della città di Compiègne.

L' 11 novembre 1950 si celebra il trentaduesimo anniversario dell'armistizio del 1918: la "Clarière de l'Armistice" è stata riportata nello stato in cui si trovava prima che vi arrivasse Hitler: all'ingresso del viale si erge il monumento in pietra rosa con l'aquila e la spada dedicato "AUX EROIQUES SOLDATS DE FRANCE DEFENSEURS DE LA PATRIE ET DU DROIT GLORIEUX LIBERATEURS DE L'ALSACE ET DE LALORRAINE"; i grossi blocchi di granito restituiti dalla Germania, sono ritornati a comporre il lastrone al centro della rotonda: su di essi, a grossi caratteri, si legge nuovamente:

 

ICI LE 11 NOVEMBRE 1918

SOCCOMBA

LE CRIMINEL ORGUEIL

DE L'EMPIRE ALLEMAND

VAINCU

PAR LES PEUPLES LIBRES

OU'IL PRETENDAIT

ASSERVIR

 

Al loro posto sono anche i binari e le lastre di granito che segnano i punti in cui erano ferme le carrozze delle delegazioni tedesca e francese. Il padiglione, ricostruito anch'esso, per iniziativa di Mr. Jean Legendre risulta notevolmente ampliato per l'aggiunta di una vasta sala che ricorda i sacrifici dei combattenti francesi: da una parte un museo in cui sono esposte armi e foto stereoscopiche scattate sui campi di battaglia, dall'altra un santuario: sulle pareti sono scolpiti i nomi dei luoghi dove si è combattuto più aspramente; tra due colonne di marmo brucia la "Fiamma del Ricordo". Là, nel padiglione c'è una "carrozza dell'armistizio": è marcata 2419 D ma non è quella in cui si svolsero le trattative degli armistizi del 1918 e del 1940: è un'altra vettura della C.I.W.L., la 2439, appartenente ad un'altra serie molto simile a quella di cui faceva parte la 2419 D, arredata come la "voiture-bureau" del Maresciallo Foch con esposti oggetti uguali a quelli che si trovavano sulla carrozza autentica.

La "Clarière", è visitata tutti gli anni da migliaia di ex combattenti e turisti di tutto il mondo. Probabilmente la finzione va bene per i turisti che non conoscono la storia della vera "carrozza dell'armistizio", forse il simulacro va bene anche per i francesi, ma quella carrozza fasulla, sull'appassionato delle ferrovie, al di là della semplice curiosità che desta un rotabile d'epoca, non esercita alcun fascino.

La "Clarière de l'Armistice" è un sacrario di guerra, un luogo consacrato alla memoria di quanti sono caduti per la Patria, per la "grandeur" della Francia e quindi è comprensibile la retorica che vi si coglie un po' dappertutto. Andando via mi sono posto una domanda alla quale non c'è risposta: di quale "grandeur" si parlerebbe ora se tanto nella prima che nella seconda Guerra Mondiale l'intervento degli Stati Uniti contro la Germania non avesse salvato la Francia dalla rovina?

 

BIBLIOGRAFIA

Roger Gammault Histoire de la volture-restaurant n°2419D Amis de l'Armistice "Armistice 1918"

Le foto pubblicate, quando non altrimenti specificato, appartengono alla collezione di Mr. Roger Commault e sono tratte, per gentile concessione, da: Roger Commault "Histoire de la voiture-restaurant n° 2419 D".

 

(tratto da Ferrovie, anno VII, n. 29 - Settembre 1996)

 

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