Testo e foto di Antonio Gamboni

chiudi la pagina

Nello sfogliare una vecchia rivista di “H0 Rivarossi”, la mia attenzione si è soffermata sulla foto di una locomotiva riportata nella rubrica “l’album delle Locomotive” a cura di ZetaZeta (ing. B. Bonazzelli). Si tratta di una locotender della Rete Adriatica (R.A.) che, costruita da Ernesto Breda nel 1904, l’anno successivo passò alle Ferrovie dello Stato come Gruppo 851 FS. La macchina era stata progettata per svolgere servizio sulle linee Sulmona-Isernia e Rocchetta S. Antonio-Potenza, dove vi erano tratte con pendenze anche del 28 per mille.

Pagina della rivista H0 n. 58 (ottobre 1963) con l'articolo di ZetaZeta e

foto di fabbrica della locomotiva R.A. 2748.

Inevitabile che pensassi immediatamente alla possibilità di arricchire il mio parco con il modello della R.A. a cabina aperta operando una non difficile trasformazione partendo dalla FS 851, un nuovo modello prodotto dalla Rivarossi sia montato che nella Serie TrenHbby (scatola di montaggio).

Vista parziale del catalogo Rivarossi del 1962/62

con la locomotiva FS 851 in scatola di montaggio.

Per la trasformazione conviene partire dalla scatola di montaggio Art. 11127 della Rivarossi anziché dal modello già montato, della stessa Casa. In tal modo, si può operare sulle singole parti senza dover scomporre la macchina, evitando quindi gli immancabili danneggiamenti.

La prima operazione da effettuare consiste nell’eliminare dalla cabina la parte posteriore, cosa che si farà tagliando, con un seghetto da traforo, la parete in cui si trovano i tre finestrini. Si abbia cura di eseguire il taglio al di sopra della chiodatura orizzontale e livellare con una lima a taglio dolce, in tal modo potranno essere assorbite eventuali imperfezioni nella successiva operazione di rifinitura.

Due modelli a confronto: prima e dopo il taglio della cabina.

Passiamo, quindi, alle operazioni di rifinitura. Ciascuno potrà sbizzarrirsi ad apportare una serie di miglioramenti al modello, a seconda delle proprie esigenze e delle proprie... possibilità: per esempio, si potrà rifare al tornio il fumaiolo in ottone mantenendo le stesse dimensioni, allo scopo di eliminare l’antiestetica e troppo evidente giuntura presente nel pezzo in plastica. Allo stesso modo, si potranno sostituire e/o aggiungere le varie parti che si notano nella fotografia, quali il terzo fanale anteriore, i respingenti ed il gancio anteriore della M+F.

Quest’ultimo particolare potrà essere realizzato, con ottimi risultati, nel seguente modo. Attingendo al modellismo navale, si prenda un candeliere a due fori di opportune dimensioni (fig. 1) e lo si seghi all’altezza della sfera inferiore. Attorno all’asse del manubrio così ottenuto, si avvolga un filo di rame per avvolgimenti o di ottone cotto da 0,2 mm  lasciando un’appendice di circa 2 mm al centro della spira così ottenuta (fig. 5).

Nei fori posti alle estremità, si applicheranno i due particolari (fig. 2), ottenuti con filo di ottone crudo da 0,5 mm. Si procede, quindi, alla costruzione dell’uncino del gancio e alla piastra di fissaggio di questo utilizzando una lastrina di ottone da 0,8 mm e sagomando il tutto secondo le misure in disegno in basso (fig. 3 e 4). A questo punto, è opportuno immergere il tutto in una sostanza brunitrice, per ottenere la patina caratteristica del metallo invecchiato, Dopodiché si può procedere al montaggio, come documentato dalla fig. 6.

Operazioni da eseguire per la realizzazione del gancio e, in basso, il particolare montato.

Si passa, ora, alla verniciatura del modello secondo un metodo da me sperimentato che evita sia il procedimento a spruzzo che l’uso del pennello. Dopo aver ben omogeneizzata la vernice contenuta in un barattolino (Humbrol HM 13) mescolandola con un chiodo o altro, si cosparga di smalto con un pennellino una superficie liscia e non assorbente (vetro, marmo, laminato plastico, ecc.;). Si attinga quindi ad essa con uno dei cubetti in spugna sintetica contenuti nella stessa scatola di montaggio e lo si passi a piccoli tocchi sulla carrozzeria, procedendo con cura e delicatezza e senza ripassare sulle parti già dipinte, per evitare di togliere la vernice ancora fresca. Eventualmente, dopo aver fatto essiccare ben bene, si può ripassare una seconda volta. Si ricordi di lasciare in nero il tetto e il carbone.

Tale procedimento da risultato pari a quelli che si possono ottenere con un’aeropenna, anche se è necessario esercitarsi un poco, magari su di una vecchia carcassa, per essere certi di conseguire la necessaria sicurezza.

E con ciò, il modello è veramente pronto ad entrare a far parte del nostro plastico. Non mi resta che augurare a chi voglia applicarsi a questa trasformazione, un buon lavoro!

L'elaborazione ultimata è pronta per essere inserita nel parco delle locomotive a vapore.

Il presente articolo è una versione riveduta e corretta di quanto pubblicato in

ITALMODEL FERROVIE n. 194 - giugno 1976

chiudi la pagina