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Testo e foto di Raffaele Ciotti |
La riproduzione in ambito modellistico dell’ATR 100 (Auto Treno Rapido) fu realizzata dalla ditta HF appartenente al GMR di Roma, e presentato all’Hobby Model Expo di Novegro nel settembre 2003. Lo studio e il successivo progetto (effettuati dal 2002 al 2003), subirono dei considerevoli ritardi a causa della carenza ed inesattezza della documentazione rintracciabile (in maniera particolare quella delle parti destinate ai vestiboli); essa fu integrata con fotografie delle F.S e di privati, ricavandone i disegni di tutte quelle parti che non erano state adeguatamente documentate e pur necessarie al completamento del modello. I modelli presentati a Novegro erano le riproduzioni dell’ATR 101 con colorazione castano/isabella e l’ATR 102 con colorazione rosso/blu, entrambi nella versione anteguerra, con una carrozza di estremità adibita a bagagliaio e cucina, e le altre due carrozze destinate ai passeggeri di 1a e 2a classe.
ATR 101 Anteguerra 1a e 2a Classe ATR 102 Anteguerra 1a e 2a Classe Negli anni seguenti furono presentati, sempre a Novegro, i modelli nella versione del dopoguerra, nei quali la sostanziale e più importante modifica fu l’eliminazione dei vani bagagli e cucina nella carrozza di estremità, ottenendone così un aumento dei posti destinati ai passeggeri; i finestrini in acetato vennero sostituiti da vetrature in metacrilato dotate di veletta superiore; fu inoltre abbandonata la livrea rosso/blu dell’unico esemplare uniformandosi così alla canonica castano/isabella adottata in tutte le altre versioni. In particolare, nell’anno 2004 venne presentato il modello ATR 103, in castano/isabella, aggiungendo la banda antinfortunistica rossa nella parte inferiore del frontale, seguendo la modifica del rotabile reale, avvenuta nel 1953.
ATR 103 Dopoguerra 1a e 2a Classe Fascia rossa antinfortunistica. L’anno seguente, in maniera anacronistica con il reale, fu la volta dell’ATR 106, sempre con livrea castano/isabella, ma senza la banda rossa antinfortunistica; infine, nel 2006, fu esposto il modello dell’ATR 108 con la nuova livrea dei treni di lusso, verde magnolia/grigio perla, e (come nella realtà) con solo posti di 1a classe, comunemente denominato dal pubblico il “3 Bello” con l’evidente riferimento al convoglio dell’Etr 300.
ATR 108 Dopoguerra Treno di lusso “3 Bello” solo 1a Classe. Cenni di tecnica costruttiva Ogni cassa del rotabile era costituita da un unico elemento di ottone fotoinciso da 0,4 mm di spessore, ottenendone l’esatta curvatura del tetto e la giusta perpendicolarità delle pareti mediante l’adozione di stampo e controstampo in acciaio; similmente la parte inferiore delle fiancate, leggermente curva verso il sottocassa, veniva opportunamente sagomata da un ulteriore stampo sempre in acciaio; un telaio saldato in tutto il perimetro assicurava la necessaria robustezza.
Curvatura carrozzeria e tetto tramite stampo. A questo scopo era stata approntata un’attrezzatura in alluminio che permetteva l’esatto posizionamento del telaio all’interno della carrozza in modo da ottenere una perfetta saldatura dello stesso; infine la parte inferiore delle testate veniva completata da un carter in microfusione di ottone.
Saldatura telaio (in alto) e microfusione carter anteriore. Le carenature delle ruote che sporgevano dalla carrozzeria e la parte finale del tetto soprastante la cabina erano ottenute utilizzando degli stampi ad imbutire e tranciare, anch’essi in acciaio, mentre per la realizzazione dei particolari mantici si adottò la soluzione di uno stampo per poterli ottenere da gomma vulcanizzata.
Carter ruote, estremità anteriore del tetto e mantice in gomma. Analogamente, come già detto in precedenza, anche per la vetratura fu usato un ulteriore stampo per realizzarli in metacrilato.
Vetrature in metacrilato. Gli interni delle carrozze erano corredati di poltroncine singole o doppie, a seconda della disposizione dei posti, realizzate in microfusione di ottone, ottenendone un buon effetto estetico e contribuendo alla necessaria zavorra del rotabile, che raggiungeva il peso complessivo di circa 800 grammi.
Poltroncine ad uno e due posti in microfusione. Come detto in precedenza, nella versione anteguerra era presente anche la riproduzione della cucina, dotata di armadi, forno, piano cottura, lavandino e persino degli arnesi necessari (mestoli e padelle…); sul tetto era presente una serie di aeratori per evitare la formazione di condensa e lo scarico del compressore per l’aria condizionata. Il modello era completato da innumerevoli microfusioni in ottone, applicate sui carrelli, sui frontali e sul tetto, all’interno si poteva intravedere il grande cofano del motore con lo scarico che fuoriusciva superiormente; anche il posto di guida a fianco del cofano era finemente riprodotto.
Cofano motore, posto di guida e scarico compressore in microfusione. Il convoglio aveva i respingenti dotati di molleggio, ottenuto tramite una lastrina di rame al berillio che veniva pigiata dagli steli degli stessi.
Respingenti molleggiati. Allo scopo di posizionare e saldare correttamente i fanali e le custodie dei respingenti, fu realizzata un’attrezzatura in acciaio per ottenerne il reciproco parallelismo e complanarità. L’articolazione delle carrozze era ottenuta da un anello situato ad ogni estremità delle due testate che impegnava un grande perno di ottone che aveva anche la funzione di fissare i carrelli motore (Tenshodo, passo 31 mm.) situati alle due estremità della carrozza centrale, consentendo loro comunque di ruotare. I mantici dovevano poter consentire l’articolazione nelle curve senza introdurre resistenze, per questo motivo gli stessi avevano una parte leggermente più spessa, che veniva incollata con colla bicomponente ad ogni estremità della carrozza centrale motorizzata, lasciando libera la parte che andava ad inserirsi nella carrozza di testa, ottenendo così il giogo necessario per l’articolazione
Modello diviso e vista del posizionamento dei mantici. Il convoglio poteva inscriversi in curve con raggio minimo di 60 cm. L’ATR era dotato di 4 carrelli, uno folle ad ogni testata e 2 motori sulla carrozza centrale, tutti forniti di presa di corrente; in particolare, i 2 carrelli motore erano elettricamente collegati tra loro tramite un sottilissimo circuito stampato in vetronite onde evitare di avere eventuali problemi di captazione nel passaggio sugli scambi. Anche l’illuminazione dei fanali non era stata trascurata dotandoli di Led che si illuminavano di luce bianca o rossa con inversione automatica secondo il senso di marcia. Per consentire un agevole smontaggio, trasporto e rimontaggio del modello, che aveva una considerevole lunghezza (82 cm), e non dover ricorrere a connettori o filature volanti, ogni testata era autonoma per quanto riguardava l’illuminazione dei fanali che, come detto, avendo il proprio carrello folle provvisto di presa di corrente e non avendo cablature, era praticamente svincolato dagli altri.
ATR 108 nella sua interezza. Nel frontale spiccava il vistoso radiatore finemente inciso e la targa del costruttore (Fiat) con le tipiche lettere usate a quell’epoca che lo caratterizzavano. Nelle versioni anteguerra non poteva mancare la riproduzione del fascio littorio. Trombe, fischi, accoppiatori ed altri particolari, tutti in microfusione, completavano il frontale.
Radiatore prima e dopo curvatura, stemmi e targa FIAT. Tutte le scritte e le marcature erano ottenute mediante tampografia. Nelle varie versioni furono prodotti in totale circa 120, tutti numerati e certificati.
https://youtu.be/iXEaTS_DxHI?si=2dVI1x-7Y4ZN4iFi
https://youtu.be/y-aS3jxZlRs?si=x7RNjHXkGOaZ7kUO
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