Testo e foto di Maurizio Falco

 

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Il Clamfer, nostro amato club fermodellistico, nel 2009 ha compiuto il 30° anniversario dalla sua fondazione avvenuta nel 1979 ad opera di valorosi appassionati che decisero d’intraprendere quest’avventura. Quando nel 2004 si è celebrato il 25°anniversario, il Consiglio Direttivo decise di donare ai soci un graditissimo omaggio in tema con lo spirito del Club: la scelta cadde su un carro merci ideato da Antonio Gamboni ed opportunamente elaborato da Giuseppe Vitiello e Gennaro Auricchio.

Sono già passati 5 anni da quella data ed il 30° anniversario è già sopraggiunto e trascorso, celebrato questa volta con un altro gadget: un simpatico portachiavi.

Il carro Clamfer del 25-ale ed il portachiavi del 30-ale (recto e verso).

 

Nei primi di ottobre dello scorso anno, il Clamfer fu chiamato a partecipare con una grande mostra presso il Museo di Pietrarsa per festeggiare i 170 anni delle ferrovie italiane. Per tale occasione il Consiglio Direttivo estese la partecipazione ad altre due associazioni modellistiche campane: il Gruppo 835-114 di Salerno ed il Gruppo Amici della Ferrovia Alifana di Piedimonte Matese. A manifestazione conclusa, per cementare l’amicizia così proficua in occasione di varie manifestazioni, fu deciso di realizzare 3 carri commemorativi e donarli alle citate Associazioni.

La serie di carri realizzati da A. Gamboni e G. Auricchio (foto A. Lutri).

 

Ho deciso così di donarmi anch’io un carro commemorativo del trentennale che, nel mio caso, è stato realizzato per circolare regolarmente in composizione ad un treno merci sul mio plastico.

Volendo effettuare un’operazione a costo “zero” ho optato per una costruzione integrale del mezzo adoperando esclusivamente materiali provenienti dal mio “museo di Pietrarsa”, tanto per citare un’espressione cara al nostro Presidente Alfredo Falcone. Uno scatolone pieno di reperti vari, tagli e ritagli provenienti da elaborazioni riuscite e no .... ma si sa, diceva il grande Italo Briano, un modellista non getta via mai nulla.

Sono partito usando come telaio un semplicissimo pezzo di plastica proveniente da non so quale lavorazione passata, probabilmente la semicassa di un E 646 Lima. Una tessera “Viacard” esaurita mi ha fornito altro materiale occorrente per le fiancate, un pò di zavorra, 2 ganci, 2 sale (diverse tra loro!) ed altri ammenniccoli vari ricavati rigorosamente da materiali di risulta. I puristi storceranno il naso, ma l’oggetto in questione è una realizzazione di fantasia, cercando d’interpretare un semplice carro pianale a due assi da caricare con qualcosa inerente l’argomento in questione.

Vista del materiale di recupero adoperato per realizzare il carro.

 

Non resta che dare una mano di vernice al mio modellino. In un negozio di belle arti ho trovato il colore che mi garba di più considerando che il carro in questione deve avere l’aspetto “vissuto”: un acrilico rosso mattone-vagone applicato a pennellino (non ho l’aerografo e la pistola a spruzzo per pochi ml di colore mi sembrava eccessiva! (come usare una bomba atomica per distruggere un formicaio...). E così ho ottenuto l’aspetto trasandato e sofferente che ogni carro merci deve avere. Mi rendo conto ad opera ultimata di aver agito proprio come un fermodellista che si rispetti NON dovrebbe: ovvero ho costruito il modello di getto senza documentarmi, senza trarre spunto da un modello esistente, nemmeno rispettando l’epoca e le proporzioni, ma ho solo dato sfogo alla mia Fermodellart-attack.

Il carro, in una prima fase di lavorazione parzialmente assemblato, mentre effettua un giro di prova.

In deposito su di una rustica piattaforma girevole (manuale) ricavata dal coperchio di una scatola di biscotti Danesi ...

Dopo essere stato caricato, il carro viene spinto da un diesel da manovra per essere agganciato alla FS 880.

Con uno scanner ho ricavato la scritta, copiata da un numero della rivista ”Clamferrovia” e l’ho stampata ed incollata su di un cartoncino. Il carro è caricato con del vero carbone per appesantirlo ancora un pò e con un tabellone pubblicitario del Clamfer recante il logo commemorativo, di ritorno probabilmente da una mostra al di fuori dei confini della Campania, e difficilmente caricabile sulle seppur capaci autovetture dei nostri Soci. Date le dimensioni il Consiglio avrà sagacemente optato per un trasporto ferroviario.

E quei motori di trazione, provenienti di certo da Foligno, dove le FS ancora detengono una Officina ad essi dedicata, direte voi come il noto politico, che c’azzeccano? La spiegazione è semplice: sono proprio i motori che muovono la nostra grande, comune passione fermodellistica.

In piena linea durante il trasferimento, agganciato ad una 880-Roco. In coda il carro del 25°anniversario.

 

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