Testo e foto di Antonio Gamboni

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Il prototipo

 

Quando nacque la ferrovia o, per adoperare l’espressione del tempo, “la strada ferrata”, molti artisti si dedicarono a ritrarre il nuovo mezzo di trasporto nei suoi vari aspetti. Cosi essi, con le loro opere, ci hanno lasciato una vasta serie di immagini di cerimonie inaugurali e di momenti di vita ferroviaria ed è proprio da una di queste opere, il “Viaggio Triste” del Faccioli, che ho preso lo spunto per offrire al gentile Lettore una breve panoramica dei sistemi di illuminazione notturna nelle carrozze viaggiatori adottati fino alla fine del secolo XIX.

Nei primi tempi il sistema più diffuso per rischiarare le vetture durante la notte era costituito da candele alloggiate entro custodie di forma cilindrica; esse venivano spinte verso il coperchio da una molla in modo da tenere la fiamma sempre alla stessa altezza durante la combustione. Ben presto, però, il sistema si dimostrò dispendioso ed inefficiente e le candele furono sostituite da lampade ad olio vegetale perfezionate dall’Argand con l’introduzione del becco anulare per ottenere una maggiore luminosità. Queste sorgenti di luce, sistemate in un primo tempo sulle pareti laterali degli scompartimenti, furono successivamente alloggiate sotto l’imperiale delle vetture in modo da attingere dall’esterno l’ossigeno occorrente alla combustione.

Sul calar della sera il Capo-Conduttore percorreva tutto il convoglio transitando sugli imperiali delle vetture per accendere le varie lampade. Con l’evolversi della tecnologia, a seguito degli esiti positivi conseguiti in alcune capitali europee, si pensò di utilizzare il gas anche per l’illuminazione delle vetture ferroviarie. I primi esperimenti furono condotti sulla Parigi Strasburgo nell’anno 1858 e consistevano nell’alimentare le lampade con serbatoi metallici, applicati sotto ciascuna vettura, contenenti il gas alla pressione di circa 10 atmosfere; in Inghilterra detti serbatoi erano di cuoio a forma di sacco e la pressione veniva ottenuta con un sistema di leve.

In Italia la prima ad adottare l’illuminazione a gas fu la Società delle Strade Ferrate del Mediterraneo. Essa, a partire dal 1890, utilizzò per i convogli circolanti sulla Rete Mediterranea una serie di dodici carri progettati e costruiti appositamente dalla “F.lli Invitti” di Milano per il trasporto gas da utilizzarsi per l’illuminazione dei treni passeggeri. Pesanti circa 15,4 tonnellate, questi carri erano essenzialmente costituiti da tre serbatoi della capacità di 8 metri cubi di gas ciascuno disposti nel senso longitudinale; alle estremità vi erano le valvole di regolazione e le condotte per la distribuzione. Per ovvi motivi di sicurezza essi erano sprovvisti di freni e viaggiavano in coda al convoglio. Si evitava, quindi, il pericolo che il surriscaldamento dei ceppi dei freni potesse far accendere il gas.

Tipo di fabbricato nel quale veniva prodotto il gas ricco da impiegarsi per lilluminazione delle vetture.

(Disegno elaborato da originale dellepoca)

Disegno quotato del carro per trasporto gas della Rete Mediterranea.

(da Album dei Carri della RM - coll. A. Gamboni)

Da alcune ricerche effettuate, risulta che anche la CIWL adottò in quel periodo dei carri per il trasporto del gas molto simili a quelli descritti. Essi erano contrassegnati dalle sigle R1101, R1102, ed R1111 e furono impiegati tra il 1897 ed il 1899.

Nel 1890, grazie ad una geniale invenzione dello Smid, il Capo-Conduttore accendeva simultaneamente in ogni vettura le varie lampade con una scarica elettrica provocata da una apposita “macchina magnetoelettrica” che egli portava agganciata alla propria cintura.

Immagine molto nota che raffigura laddetto allaccensione dellilluminazione nelle vetture.

Il nemico del gas, l’elettricità, entrata silenziosamente con l’apparecchio di Smid, soppiantò totalmente il vecchio sistema alla fine del secolo XIX quando un grave incidente ferroviario assunse le proporzioni di un vero disastro a causa dello scoppio dei serbatoi del gas. Allora fu imposta per legge l’illuminazione elettrica delle vetture passeggeri.

Il modello

Per la realizzazione del modello del carro trasporto gas appartenuto alle Strade Ferrate del Mediterraneo (Rete Mediterranea) si è fatto riferimento al disegno di Pautasso pubblicato nel n. 201 della rivista Italmodel (set. 1977) e ad una foto del carro della CIWL.

Disegno quotato del carro per trasporto gas della Rete Mediterranea.

(da Italmodel n. 201 del sett. 1977)

Con le note che seguono, che vogliono essere solo un riferimento per chi volesse cimentarsi in tale costruzione, sono descritti alcuni consigli per la realizzazione del modello.

Il tutto è stato costruito con materiale accantonato in attesa di recupero, a partire da un vecchio pianale Rivarossi.

Per i tre serbatoi del gas ho adoperato un tondino pieno di alluminio del diametro di 12 mm che, tagliato in tre parti uguali per una lunghezza di 9 cm, è stato arrotondato agli estremi con lavoro di lima allo scopo di ottenere la bombatura dei serbatoi. Questi sono stati sistemati sul pianale poggiandoli su spezzoni di profilato di ottone di sezione rettangolare 4x2 tagliati in sei parti uguali lunghe 3 cm; opportunamente forati alle estremità, essi serrano con viti e dadi da 2 mm i due serbatoi inferiori, mentre quello superiore è tenuto da tre fascette di ottone saldate ai propri sostegni.

Tre tondelli di ottone (del diametro di 6 mm) simulano, unitamente a filo di rame opportunamente sagomato, i regolatori e le condotte dei tre serbatoi del gas, mentre un vecchio avanzo di lamiera di ottone zigrinata, tagliata nella misura di mm 12 x mm 30, ha fornito per l’operaio addetto alla manovra la piattaforma antisdrucciolevole cui si accede da gradini ottenuti da due linguelle, sempre di ottone, piegate ad “U”. Dopo aver asportato i ceppi dei freni del carro, occorre sistemare la tiranteria del telaio ottenuta da filo di ottone da 10/10 e che attraversa (da ciascun lato) due candelieri da 10 per costruzioni navali nel foro della testa.

Non disponendo di alcun riferimento per la coloritura del modello, ho verniciato il carro in nero opaco ed i serbatoi in verde molto scuro sporcando il tutto, molto abbondantemente, in nero.

Un’attenta osservazione delle fotografie sarà molto più utile di ulteriori descrizioni.

Vista laterale del modello ultimato.

Vista che mostra le valvole dei serbatoi, e ...

 

... il lato posteriore del modello.

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