Testo e foto di Paolo Farina

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Da molto tempo accarezzavo l’idea di costruire un modello di locomotore trifase a ruote piccole, ma a parte l’E550 spartineve (non motorizzato, ma con biellismo funzionante) di una decina di anni fa, ho sempre rimandato.

Avevo timore del passo rigido determinato da cinque assi sia  pur con quello centrale senza bordino e la complessità di fare ex novo un telaio che contenesse in pochi centimetri cinque ruote, otto ingranaggi e una vite senza fine. Ciò fino a che non ho letto l’ottimo libro di Pedrazzini sulla genesi del trifase e delle sue locomotive.

Per introdurre la realizzazione di questo modello è necessario quindi raccontare prima un po’ di storia.

Dal 1938 fino al ’43 nel deposito di Bolzano si realizzò una modifica a 10 locomotive 554 in base alla quale gli assi estremi divennero folli togliendo semplicemente loro la relativa biella di trasmissione portando così il rodiggio da E a 1-C-1. Tutto ciò con lo scopo di migliorare l’inserimento nelle strette curve della linea del Brennero. Ufficiosamente furono riclassificati E 354 in base al nuovo rodiggio.

Locomotore trifase per linee di valico FS E 554 (da Il Centenario delle Ferrovie Italiane, ed. 1939)

Non descriverò le varie fasi costruttive (analoghe a quelle di altri modelli da me realizzati e che possono essere visionati sul mio sito riportato in calce all’articolo, ma mi soffermerò sui trucchi e sulle “invenzioni” adottate per superare le difficoltà incontrate.

Particolare di uno dei due musi in lavorazione dove si notano i vari materiali usati.

Partiamo dalle ruote: ho usato gli assi con diametro 6 mm di due vecchie T3 Arnold, nuove mai usate perché avevano un difetto negli ingranaggi che conferiva loro un movimento ballerino. Pertanto, ho dovuto cercare degli ingranaggi idonei che ho trovato nella 'scatola dei miracoli': una serie di ingranaggi in nylon di Locomodel, forniti per fortuna in eccedenza. Purtroppo il diametro interno non coincideva con quello degli assi.

Per farla breve, ho dovuto tagliare alcuni spezzoni da 3 mm da un tubetto di rame il cui diametro interno coincideva con quello esterno degli assi. Poi ho estratto una ruota per asse ed ho collocato il tubetto in centro fissandolo con loctite. Calettato l’ingranaggio, dopo aver reso il foro interno di diametro compatibile con quello del tubetto, ho incollato il tutto e riposizionata la ruota sull’asse, facendo attenzione ad allineare bene i fori di manovella sui due lati, altrimenti addio sincronismo delle bielle. Moltiplicate per tre quanto detto ed avrete finito con gli assi motori.

Per gli ingranaggi intermedi, ho inserito il solito tubetto di rame nei fori centrali ed opportunamente allargati e posizionati come vedremo.

 

Telaio ruote, prese di corrente e biellismi montati

 

Telaio: l’ho chiamato “telaio Lego” perché la tecnica si adatta a ogni modello ed è modulare, a “mattoncini sovrapposti”. In pratica si costruisce con profilati di plastica da 2x2 mm una base a O in cui alloggiare gli assi e gli ingranaggi. Poi si posiziona l’asse centrale e si incollano ai suoi lati altri mattoncini lunghi a sufficienza per creare la corretta distanza con gli assi adiacenti. Ripetendo l’operazione più volte, ecco che si costruisce un telaio attorno alle ruote, facendo attenzione ad incollare i mattoncini in modo che gli assi siano perpendicolari al telaio e perfettamente paralleli tra loro, altrimenti avremo problemi insormontabili con gli ingranaggi della trasmissione. Il telaio deve terminare perfettamente a filo dell’asse e capirete perché affrontando il problema del carter.

Consiglio di mettere in morsa il telaio così ottenuto per consolidare l’incollaggio. Se poi vedremo che i mattoncini no formano una superficie laterale liscia del telaio, si potrà usare lima o carta abrasiva per rendere il tutto liscio. Ora bisogna costruire il carter, ma con così tanti assi ed ingranaggi dove trovo lo spazio per le viti, quante asole devo fare per far passare gli ingranaggi e quanto sarà spesso se voglio renderlo solido anche dopo vari smontaggi?

Ho trovato risposta a queste domande che mi ponevo da anni, nel modo più semplice: il carter non c’è. E’ di una semplicità disarmante, pari solo alla sua comodità d’uso. Sul fondo del telaio ho incollato per tutta la lunghezza (interrompendomi ovviamente in corrispondenza delle sedi degli assi) un profilato Plasticard a profilo di C (quello più piccolo) e l’ho fissato capovolto in modo che crei una gola con il fondo del telaio. Poi banalmente ho fatto passare due cavi di acciaio che attraversano in sequenza le 4 gallerie tra gli assi bloccandoli  verticalmente; questa soluzione permette di far scorrere il filo fino a liberare solo l’asse che si intende togliere lasciando quei successivi in sede. Inoltre, data la complicatezza della trasmissione le estrazioni degli assi saranno numerose e il filetto dei supporti di un carter tradizionale si sarebbero sicuramente spanati lasciandoci in braghe di tela. La soluzione dei due cavi separati può tornare utile se si vuole usarli anche come lamelle prendi corrente.

Particolare dell’altro muso in progress.

 

La cura dei particolari, in special modo gli sportelli con le cornici e le relative cerniere mi hanno suggerito il metodo che sono solito chiamare la fotoincisione dei poveri. Nutro profondo rispetto e un po’ di invidia per chi maneggia questa tecnica, ma essendo votato all’uso di materiali poveri ho imparato ad usare sottile filo di rame (da cavo elettrico a treccia per elettricisti, reperibile a bassissimo costo sul mercato).

 

Modello terminato da cui si evincono i materiali utilizzati.

Con il solo aiuto di un righello e pinzette per piegare il tutto, ecco riprodotto quanto necessario. Il trucco finale consiste nello schiacciare le cornici finite dentro pinze a becchi piatti per eliminare la rotondità del filo.

Vista del modello dall’alto con dettagli dei pantografi.

La verniciatura è come sempre eseguita a pennello con colori acrilici nel classico schema F.S. castano e isabella per carro ruote e carrozzeria, rosso per i pantografi e i panconi.

Vista laterale del modello terminato, ma ...

... adoro le doppie trazioni …

Nota: Per la realizzazione dei pantografi rimando allo specifico articolo

sul sottostante sito alla categoria  “Accessori per rotabili”.

https://scartamento9mm.wordpress.com

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