di Antonio Gamboni

 

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La passione per il modellismo ferroviario, già molto sentita in altri Paesi, ha cominciato a diffondersi in Italia solo nel secondo dopoguerra subentrando al vecchio trenino giocattolo in latta serigrafata che, anche se dotato di un certo fascino, poco riscontro aveva in un modello ferroviario.

Nel dicembre del 1945 l’allora ventiquattrenne studente in ingegneria Alessandro ROSSI pensa di associarsi con un valente tecnico, il Sig. RIVA, per avviare una produzione di treni elettrici in miniatura. A tale scopo i due soci rilevano un’officina per costruzioni elettromeccaniche in località Albese Concassano (Como) ed assumono quale ragione sociale la fusione dei due cognomi: Rivarossi.

Uno studio della produzione esistente all’epoca fa propendere i due imprenditori ad orientarsi verso lo scartamento di 16,5 mm, già noto in Europa dal 1934 come scala “00” (1:78). Le statistiche di allora mostrano che oltre il 65% degli amatori preferisce questo scartamento mentre il rimanente 35% è orientato su ben cinque scale diverse. Per quanto riguarda il funzionamento il mercato offre il sistema europeo in corrente alternata a 20 volt e quello americano N.M.R.A. (National Model Railroad Association) con alimentazione a 12 volt in corrente continua. Nel primo l’inversione del senso di marcia è ottenuta per sovratensione a 28 volt necessaria ad eccitare un relè a bordo della motrice; nel secondo la semplice inversione della polarità al binario è sufficiente ad invertire la marcia.

È chiaro che non possono essere scelte soluzioni diverse se ci si vuole rivolgere ad una clientela che, già di per sé poco numerosa, è obbligata da questi due standard. E così viene avviata una produzione di treni elettrici in miniatura alimentati in corrente alternata a 20 volt ma funzionanti su binari a due o tre rotaie, produzione che ben presto abbandonerà questo sistema per il più pratico due rotaie con alimentazione in corrente continua a 12 volt.

Intanto il Dott. Italo Briano, vero pioniere del fermodellismo italiano, i giorni 21 – 22 e 23 ottobre del 1951 organizza in quel di Genova quello che è il primo “Convegno Fermodellistico” al quale partecipano numerosi appassionati giunti da ogni parte d’Italia. Per l’occasione lo stesso Briano riferisce di aver stilato una statistica nazionale mediante la quale, senza ricorrere ad alcun Istituto specializzato e senza ledere la privacy di alcuno, giunge a risultati di tutto rilievo.

Il grafico mostra la suddivisione dei modellisti italiani secondo un censimento del 1951.

 

I fermodellisti di cui al grafico appartengono il 70 % all'alta Italia, il 20 % al centro e solo il 10 % al sud ed alle isole; inoltre si conosce che su 100 modellisti 55 usano la corrente continua e 45 l'alternata, 60 le due rotaie e 40 le tre rotaie, 47 costruiscono integralmente i propri modelli, 30 li acquistano già pronti e 23 sono misti. Per quanto attiene l'età, invece, si hanno le seguenti ripartizioni: il 15 % ha meno di 20 anni, il 24 % dai 21 ai 30, il 36 % dai 31 ai 40, il 22 % dai 41 ai 50 e solo il 3 % supera i 50 anni.

Si ha notizia che il primo Gruppo di fermodellisti viene fondato a Bologna nel 1948 e null'altro.

Ma di quali supporti a stampa dispongono questi pionieri?

Mentre in altri Paesi vi è già una grande letteratura in merito, in Italia ben poco esiste. Eccezion fatta per due trattati di ferrovie reali, l'uno del Corini e l'altro del Tajani, esistenti presso gli Istituti Universitari, nulla vi è per l'attività fermodellistica. Ecco allora che Italo Briano, sotto lo pseudonimo di Ranio Lobita, nel 1951 pubblica a dispense il prestigioso "Manuale del Fermodellista".

 

Nel numero 1 di "Italmodel" (gennaio 1951)

l'articolo di fermodellismo non è tra i primi.

 

La prima edizione del "Manuale del Fermodellista"

scritto da Italo Briano sotto lo pseudonimo di Ranio Lobita.

 

Quanto a riviste, vi è l'anziana "Modellismo" che di tanto in tanto dedica qualche pagina al fermodellismo e "Ferrovie", con uscite sporadiche di poche pagine. Ecco quindi apparire nel gennaio del 1951 il n. 1 di “Italmodel”, una rivista tecnica dedicata a tutte le branche del modellismo. Già nel n. 3, però, il fermodellismo passa da ultima a prima rubrica fino ad occupare tutte le pagine della pubblicazione a partire dal successivo n. 5 che esce nel settembre dello stesso anno.

Ormai il fermodellismo, superati i difficili inizi, comincia a diffondersi tanto che nel 1953 viene stampato un libricino scritto da E. M. Stroppa dal titolo "Guida al Modellismo Ferroviario" e nel 1954 la "Rivarossi" inizia la pubblicazione della rivista "Rivarossi H0".

 

 

Dal numero 5 in poi, "Italmodel" sarà interamente

dedicata al fermodellismo.

 

Sul retro di molti numeri di "Italmodel" lo spazio

è occupato dalla pubblicità di Rivarossi e Pocher.

I disegni pubblicati nei vari numeri di "Italmodel"

vengono raccolti in album.

 

La "Guida al Modellismo Ferroviario" di E. M. Stroppa,

collaboratore di "Italmodel".

 

Il primo numero di "H0 Rivarossi"

stampato dalla Casa comasca nel 1954

 

Tornando al Convegno di Genova, come già detto promosso ed organizzato da Italo Briano, è da sottolineare la presenza dell'ing. Alessandro Rossi e di Arnaldo Pocher, titolari delle omonime case costruttrici di modelli ferroviari. Durante i lavori si auspica la nascita di altri Gruppi in altre città d'Italia e già si pensa ad una Confederazione degli stessi in modo da mantenere ciascuno la propria autonomia. È nata la F.I.M.F. (Federazione Italiana Modellisti Ferroviari) la cui presidenza viene affidata giustamente ad Italo Briano.

A partire dal n. 32 (Aprile 1954) "Italmodel" è Organo Ufficiale dell'Unione Internazionale Modellisti Ferroviari, della Federazione Italiana Modellisti Ferroviari e dei Gruppi Fermodellistici di Genova, Milano,Villa d'Almé, Padova, Firenze, Roma e Napoli.

Durante il Congresso del 1957 lo scettro della F.I.M.F. passa dalle mani del Dott. Italo Briano in quelle del celebre baritono Gino Bechi ed è noto che anche il Presidente della Repubblica - Giovanni Gronchi - è appassionato di ferrovie in miniatura.

 

 

Primo Congresso F.I.M.F. anno 1951.

Da sinistra: Geom. Gonnelli, Capo Dep. Amerio, Sig. Terrarossa,

Ing. Salomone, Prof. Frixione, Dott. Briano, Sig. Contarini, Capi Dep. Mosconi e Placanica,

Ing. La Torre, Capo tecn.  Clementi, Sig. Puccio, Geom. Loi.

 

Congresso F.I.M.F. anno 1955:

al tavolo della Presidenza siedono l'ing. A. Rossi,

il Dott. I. Briano ed il baritono G. Bechi.

Congresso F.I.M.F. anno 1957:

il baritono Gino Bechi subentra nella Presidenza

al Dott. Italo Briano.

 

Congresso F.I.M.F. anno 1955:

il Dott. De Voto, Presidente della Camera di Commercio di Firenze,

pronuncia il discorso di benvenuto ai congressisti.

Sul fondo, il tavolo con i giornalisti.

 

Concludiamo queste brevi note con il fare osservare l'importanza assunta dai Convegni di quel tempo.

La presenza  durante i lavori di titolari di case costruttrici di modelli ferroviari e di giornalisti, locali messi a disposizione spesso dalla Camera di Commercio, servizi vari su riviste prestigiose quali "Scienza e Vita", nonché scene riprese dalla nota "Settimana INCOM" lasciano intendere come in quei lontani anni '50 il "quarto potere" si occupa anche di fermodellismo.

Sarà, forse, perché vi era più libertà di stampa che oggi? Non lo sapremo mai!

 

(Il materiale, le cui immagini corredano l'articolo, appartiene alla collezione dell'autore)

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