Testo e foto di Raffaele Ciotti

 

chiudi la pagina

 

L’utilizzo della  tecnica fotografica nel modellismo nacque da una brillante idea di Italo Briano, che ne intuì la sua applicazione in questo ambito al fine di ottenere la realizzazione in scala di rotabili ferroviari in metallo, sfruttando la tecnica dei Clichè Tipografici; queste lastrine, ottenute da pellicola fotografica usata per impressionare il fotoresist precedentemente spalmato su delle lastre di zinco e successivamente incise chimicamente, vennero appunto chiamate “Lastrine CT”.

La tecnica venne successivamente adottata dal modellista di Roma Roberto Clementi, il quale, avendo acquistato nel 1977 il modello RR E 656 denominato Caimano, rimase alquanto deluso nel constatare che lo stemma FS, che nella realtà è una targa in rilievo, nel modello era semplicemente tampografato.

Decise quindi di adoperare il metodo dei CT per sopperire a questa mancanza, disegnando lo stemma delle FS su lucido con inchiostro di china in scala 3:1 poi ridotto fotograficamente alle dimensioni modellistiche con il quale, impiegando il procedimento precedentemente descritto, gli  permise di ottenere una piccola produzione di queste targhe destinata prevalentemente a conoscenti ed amici; avendone constatato l’ottimo risultato raggiunto, decise di applicare tale tecnica alla produzione di lastrine fotoincise  che permettessero ai modellisti la costruzione dell' intera carrozzeria di modelli ferroviari; queste lastrine vennero chiamate FCF, acronimo di Fermodelli Clementi Fotoincisi.

La sostanziale differenza tra i CT e le lastrine FCF consisteva nel fatto che mentre i primi venivano completamente prodotti, dalla pellicola fino al pezzo fisico da laboratori chimico/fotografici ai quali Italo Briano ne consegnava i disegni, nel secondo caso Clementi ne richiedeva solo le pellicole, dalle quali, mediante i processi sopradescritti (che effettuava in proprio nel suo piccolo laboratorio), creava appunto le sue lastrine FCF su zinco da 0,8 mm, ottenendo così dei notevoli risparmi economici che ne permisero anche una discreta commercializzazione di piccole serie, arrivando  talora fino a 30 pezzi, distribuite dai negozi di modellismo situati in varie città; tra essi ricordiamo “Giorni” a Roma, “Isacco” a Torino, “Tromby” ad Udine, ”Sicurel” a Imperia, “Eden Modellismo” a Desenzano sul Garda oltre ai molti modellisti privati che ne facevano richiesta; caratteristica non trascurabile anche il fatto che le incisioni o i rilievi così ottenuti avevano una minima profondità o altezza, dai 0,15 ai 0,2 mm.

Esempio di pellicole fotografiche.

Lastrine fotoincise FCF.

Come precedentemente detto, le lastrine FCF prevedevano  la costruzione della sola carrozzeria, lasciando il compito della motorizzazione e rodiggio all’estro e bravura del modellista; in seguito poi, con la comparsa sul mercato dei carrelli motorizzati tra i quali il versatile Tenshodo, le lastrine vennero completate anche con i supporti e pianali per questo tipo di motorizzazione ottenendone un modello funzionalmente completo.

Per quanto riguardava gli aggiuntivi da montare, erano sempre prodotti dallo stesso Clementi, assiemando allo scopo i singoli particolari dai quali poi, con stampi in gomma siliconica e successive colate di resina, venivano creati e inseriti in una bustina allegata al relativo modello.

Confezione con gli aggiuntivi.

Aggiuntivi montati sul modello.

Non meno importante era la documentazione necessaria per montare correttamente il modello, anch’essa realizzata dallo stesso Clementi, consistente in un libretto con spiegazioni semplici ed esaurienti  corredate da chiarissimi disegni, non dimenticando di inserirvi anche la tabella per la verniciatura finale.

Prima pagina delle istruzioni di quattro modelli, e ...

... schema di monteaggio ed elenco delle parti.

Vennero così prodotte varie lastrine di diversi modelli di rotabili, il primo dei quali fu la locomotiva da manovra 208 denominata “Sogliola” in scala “Rivarossiana” (1:80) realizzata negli anni  1978 / 79.

Successivamente seguì l’automotore D 216, recensito in un articolo pubblicato dalla rivista I Treni n° 19, al quale si aggiunse poi la locomotiva FS 800  soprannominata “Cubo”: in particolare in questo caso, data la complessità del biellismo, per la sua motorizzazione veniva consigliato di adoperare un mezzo telaio della BR98 RR (Mallet).

Biellismo da utilizzare per il montaggio della FS 800 “Cubo”.

A seguire, e fino al 1980, furono realizzati i locomotori E 621 ed  E 400; tutti questi modelli erano in scala RR cioè 1:80.

Dal 1981 al 1988, la scala dei modelli venne aggiornata e ridotta ad 1:83, per avere meno impatto visivo al confronto con i modelli commerciali in scala 1:87;  in quegli anni furono prodotte le lastrine per l’ E 430, D 143, D 245, Bagagliaio Dm 99, D 343, D 213 (Kof), D 208 Fipem, D 145 1000.

Chiaramente le lastrine FCF, così come per i CT, avevano un solo livello di incisione e  non avendo il secondo passante era necessaria una buona manualità e pazienza da parte del modellista per la realizzazione di finestrature e porte; in compenso i modelli ottenuti erano molto realistici, ben incisi, dettagliati e vantavano una buona robustezza.

La produzione delle lastrine FCF terminò definitivamente nell’anno 1988.

Alcuni modelli realizzati per mezzo delle Lastrine FCF. 

chiudi la pagina