La scala TT

La Cenerentola che non divenne mai principessa

 

(Oggetto della riunione del 22 febbraio 2008 tenuta da G. Vitiello)

 

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Serata dedicata alla scala modellistica TT con relazione a cura del socio Vitiello. Dopo una breve cronistoria, il relatore ha esposto come esempio la produzione di alcune ditte modellistiche che nel tempo si sono specializzate in tale scala. Quella che più ha colpito i presenti è stata la ditta Rokal per l’accuratezza della propria produzione. Insieme ai modelli sono stati anche esibiti alcuni cataloghi, anch’essi cimeli, di tali ditte. Quindi una serata all’insegna del modellismo d’autore resa ancora più interessante dalla notoria competenza nel campo del suo relatore. Le immagini che seguono propongono alcuni cataloghi e modelli appartenenti alla collezione del socio Giuseppe Vitiello che ha curato la riunione.

     
 

Locotender da manovra art B 10111.

   

 

Copertina del Catalogo ROKAL 1959.

In una prima parte vi erano gli impianti completi, seguivano quindi i rotabili "sciolti", gli edifici, il materiale d'armamento e venivano proposti alcuni schemi di circuiti.

 

   
 

       Locomotore tipo Ae 6/6 delle SBB, art 152 novità del 1958.

 

Copertina del Catalogo WESA del1958.

     

Carro cisterna della Esso in colore argento.

 

Piccola storia della scala TT  

Lo scartamento TT, le cui iniziali stanno per Table Top (sopra il tavolo), nacque nel 1946 negli Stati Uniti ad opera della società «American HP Products Company» la quale così pubblicizzava la propria produzione: «I minuscoli, graziosi, raffinatissimi treni TT percorrono i binari attraverso gallerie, ponti, raccordi, trainando instancabilmente piccoli carichi alle stazioni di testa. Tutto il plastico sta sul piano di un tavolo. Questi minuti e raffinati convogli, controllati alla perfezione, sfrecciano attraverso le città, rombano nelle zone accidentate, al semplice tocco di una leva». Il testo italiano è di per sé poco originale ma non lo era in inglese iniziando tutte le parole con la lettera T. La novità di questa scala varcò l'oceano approdando dapprima in Gran Bretagna e di qui passò nella Germania Federale dove, nel 1947, ROKAL iniziò una produzione di treni elettrici in scartamento TT. Purtroppo anche per questa scala vi fu confusione come era accaduto per la «00-H0» che, pur avendo lo stesso scartamento di mm. 16,5, in Europa si produceva con rapporto 1:76 («00») ed in America con quello 1:87 («H0»).

Occorre ricordare che negli Stati Uniti già dal 1935 si costruiva secondo norme redatte dalla National Model Railroad Association (organizzazione superiore dei vari clubs e la cui sigla era N.M.R.A.) le quali prescrivevano per lo scartamento TT una distanza tra le rotaie di mm. 12,2 e scala 1:120 per la riduzione dei modelli. In Europa si dovrà attendere il 1953, anno di fondazione di un'analoga associazione denominata MOROP, per alcune norme unificate (le NEM) che ancor oggi non tutti i costruttori osservano. Essendo nati nel rispetto delle norme della N.M.R.A., i modelli in scala TT erano equipaggiati con un motore funzionante in corrente continua a 12 volt e con cambio del senso di marcia attraverso l'inversione della polarità ai binari.

E tutto questo fu possibile per la disponibilità di raddrizzatori di corrente allo stato solido e di ridotte dimensioni recentemente realizzati. Questo tipo di alimentazione in Europa fu applicato per la prima volta ai treni in scartamento «00-H0» dalla italiana RIVAROSSI in alternativa al già affermato sistema in corrente alternata a 18 volt, sistema che necessitava di un relais a sovratensione da sistemare a bordo della motrice per ottenere l'inversione di marcia della stessa. Negli anni '50 la TT era la più piccola ferrovia esistente sul mercato europeo ma non la più diffusa, preferendo il 65% degli amatori la scala «00/H0» ed il 35% ben altre cinque scale diverse. Nel nostro Paese la produzione ROKAL introdotta dal Dott. Italo Briano, autentico pioniere del fermodellismo italiano, il quale la incluse nel suo catalogo-guida «Modelprodotti».

Ad eccezione di un convoglio di automotrici realizzato in plastica, la prima produzione ROKAL era tutta realizzata in pressofusione di metallo bianco. Molto originale il sistema per disaccoppiare a mano i vagoni: un piolino sporgente dal tetto agiva direttamente sulla leva del gancio per semplice pressione di un dito. Se il nostro Lettore dovesse venire in possesso di scambi elettrici di una ferrovia ROKAL, tenga presente che essi funzionano con corrente continua a 12 volt e non alternata. In realtà il dispositivo è molto ingegnoso: un dischetto magnetico, al quale sono collegati gli aghi, ruota per effetto della corrente nel campo generato dai due avvolgi­menti fissi quasi fosse un motore in corrente continua nel quale si sono scambiate le funzioni tra rotore e statore. Dopo l'iniziale successo del debutto, RO­KAL (e lo scartamento TT) non riuscì ad af­fermarsi in quanto un confronto con la prò- duzione esistente in quegli anni evidenziava una maggior ricchezza di dettagli ed una gamma di produzione più completa, spesso anche a costi più vantaggiosi, in favore della scala «00/H0». Inoltre la presenza sul mercato di svariate ditte costruttrici di treni nello stesso standard metteva il cliente nelle condizioni di scegliere il meglio e di non essere legato al monopolio produttivo di una sola fabbrica come, appunto, nel caso di ROKAL TT. L'esempio di ROKAL fu seguito in Svizzera da WESA con una produzione ben realizzata ma in scala circa 1:100 ed in Germania Democratica da Werner Zeuke il quale, già costruttore dal 1940 di treni in scala «0», nel 1958 si associò ad un tal Wegwerth per intraprendere una produzione di treni in scala TT. Più tardi ROKAL si ritirò dal mercato a causa, forse, del nuovo scartamento N (scala 1:160) presentato da ARNOLD alla Fiera di Norimberga del 1960 con il marchio ARNOLD-RAPIDO. Nel 1972 il Governo della Germania Democratica nazionalizzò la ZEUKE & WEG­WERTH sotto la denominazione «VER BERLINER TT BAHNEN», cosa che portò Werner Zeuke ad abbandonare l'impresa. Durante il decennio 1970/80 la produzione, a dir il vero piuttosto vasta, fu pilotata dal Governo e gran parte di essa veniva esportata in Unione Sovietica oltre che nei Paesi dell'Est europeo. Con il crollo del muro di Berlino (novembre 1989), e quindi della Germania Democratica, la fabbrica fu di nuovo privatizzata e vi fece rientro lo Zeuke che la ribattezzò « BERLINER TT BAHNEN-ZEUKE-GMBH». Anche se vi fu l'aiuto della TREUHAND (nata per avviare l'economia dell'Est) l'inizio fu difficile tanto che fu deciso di chiudere la fabbrica nel 1991. Ma ciò non avvenne per la ferma volontà di Carlo Farisei, attuale Presidente, che presentò un valido piano di riorganizzazione studiato da esperti di marketing per il risollevamento della storica fabbrica di Berlino-Est. Obiettivo principale fu pubblicizzare un nuovo prodotto d'alta qualità attraverso la radio e la televisione. La parole d'ordine era: «andare da Est verso Ovest». Oggi la «BERLINER TT BAHNEN-ZEUKE-GMBH», in procinto di occupare la nuova fabbrica di Postdam, ha comunicato di voler intraprendere una produzione di modelli delle ferrovie italiane. Molto bene. Ma il sig. Carlo Farisei ha giustamente valutato quali modelli realizzare? Ci ritroveremo ancora una volta con rotabili già ampiamente prodotti da altre Case? Non farà come ROCO che irruppe sul mercato italiano con uno splendido E 626 per poi riproporre, se pur in perfetta scala 1:87, locomotori già realizzati da altri quando, per esempio, la gamma del trifase era tutta da fare? Queste le considerazioni, se ci si vuole rivolgere ad una clientela di fermodellisti e collezionisti: altrimenti è un «modello italiano» anche... il locomotore tedesco E 94 riverniciato in bruno ed isabella e con la scritta E 626. Ed un'ultima cosa: le «serie» facciamole tali e non numeriamole.

Articolo di Antonio Gamboni tratto da "Ferrovie", n.12 - anno IV, marzo 199

 

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