di Antonio Gamboni

 

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Il carro spartineve è un tipo di rotabile poco preso in considerazione dalle case modellistiche. Ignorato nella scala "N" ed in quella "0" ne troviamo qualche esemplare in "H0". La Liliput, ad esempio, annovera attualmente in catalogo uno spartineve a vomere delle DB ricavato da un tender a vasca. La Kleinbahn, a sua volta, ne presenta uno delle Ferrovie Federali Svizzere ad elica montata sulla testata di un bagagliaio a due assi e terrazzino. Quanto alle case nazionali, solo la Rivarossi produce un unico spartineve a vomere di tipo U.S.A. nel colore rosso della “Minneapolis & St. Louis”. Più ricca invece la produzione della Pocher la quale nel catalogo ‘62/’63 presentava ben tre spartineve. Di essi due erano ad elica posta in rotazione dal movimento delle ruote: uno, chiuso ed a carrelli, era di tipo americano, l’altro era del tipo svizzero attualmente prodotto dalla Kleinbahn (entrambi i modelli apparvero poi nel catalogo Rivarossi intorno al ‘68/’69 dopo la cessazione della Pocher). Il terzo spartineve, “dulcis in fundo”, era invece di tipo italiano e riproduceva lo spartineve a vomere serie Vn 806 F.S. costruito in sette esemplari (701 ÷ 707) tra il 1921 e il 1923 e costituito da un pianale sormontato da una cassa contenente la zavorra e da una cabina in legno per il personale.

Il modellino, che poi non è stato più riprodotto da altre case, pur non essendo eseguito con la perfezione modellistica attualmente raggiunta (specie per quello che concerne il vomere) risultava particolarmente “sfizioso” ed aggiungeva un tocco romantico ad un plastico ambientato all’epoca del vapore per cui sono stato invogliato a realizzarne uno nella maniera che illustrerò di seguito.

 

Il pianale
 

Punto di partenza dello spartineve Vn 806 F.S. è naturalmente il pianale su cui montare il vomere e le sovrastrutture . Fra i vari tipi presenti nella produzione modellistica quello che meglio si adatta alla bisogna è uno dei due pianali accoppiati muniti di bilico per il trasporto di grossi tronchi d’alberi, tubi e simili prodotti dalla Kleinbahn (n. di cat. 358). Questo articolo non è purtroppo disponibile presso i negozi italiani ma è acquistarle direttamente alla Kleinbahn Gatterederstrasse 4-6, 1230 WIEN (AUSTRIA).

Privato uno dei due pianali del bilico e dei gruppi di sospensioni mediante asportazione dei perni di fissaggio impegnati a pressione in appositi alloggiamenti al disotto del carro, si segnano con un graffìetto le linee di taglio come in disegno quindi, con un archetto da traforo munito di lama per metallo, si asporta la parte eccedente tratteggiata nel disegno effettuando il taglio leggermente al di fuori del segno, verso la parte esterna cioè, in maniera da rettificare poi con una lima a taglio dolce i tagli eseguiti. Con lamierino di ottone spesso 10/10 di mm si costruiscono due particolari 2 (v. dis.) su ciascuno dei quali andrà praticata una serie di tre fori prima di eseguire la piegatura indicata nel disegno, operazione questa che si esegue serrando il particolare in una pinza a becco piatto ed effettuando prima una piegatura e poi l’altra con una leggera pressione delle dita. Questi particolari, forati e sagomati, costituiranno i supporti per le ruote, supporti che nella fattispecie sono interni rispetto alle ruote stesse per cui occorrerà limare la parte conica estrema dell’asse.

 

Le ruote
 

Come si può vedere in una foto di Cornolò apparsa sul n. 213 di ITALMODEL FERROVIE nel prototipo le ruote erano a raggi per cui converrà utilizzare, reperendola come parte di ricambio, una sala delle vetture Nord Milano dell’ultima produzione Rivarossi. Naturalmente per la sala nascosta dal vomere si potrà utilizzare quella in dotazione al carro.

 

La cabina ed il cassone
 

Nella realizzazione della cabina e del cassone per la zavorra ho adoperato del compensato multistrato di betulla da 1 mm il quale, oltre ad essere di facile lavorazione, a lavoro ultimato conferisce al modello un aspetto molto realistico.
Come ho già suggerito in altre occasioni, conviene anche in questo caso incollare su compensato una fotcopia del disegno delle parti da assemblare facendo attenzione a che le venature del legno corrano parallele alle linee orizzontali del disegno. Questo accorgimento permetterà di ottenere, in seguito, il finto fasciame senza creare antiestetiche strappature della fibra legnosa.

Con l’ormai familiare tagliabalsa si effettua il taglio dei particolari adoperando come guida il dorso di un righello metallico, quindi si carteggiano con carta abrasiva a grana finissima i bordi e le facce dei pezzi ottenuti dopo aver inumidito la carta della fotocopia che li ricopre. Si passa quindi alla riproduzione del fasciame della cabina e del cassone eseguendo, con la punta di un graffietto per metalli impugnato come una penna ed appoggiandosi al solito righello metallico, delle rigature distanti fra loro 1 mm. Al proposito consiglio però, al fine di evitare guai, di esercitarsi a tracciare queste solcature prima su spezzoni di legno di risulta per prova.
Le parti così rifinite vanno tenute insieme con collante cellulosico. Un blocchetto di legno dolce incollato nella parte interna della cabina ne consentirà il fissaggio al pianale con una vite autofilettante. Da una lastrina di ottone da 3/10 si ritagliano sedici striscioline larghe 2 mm e lunghe 30 mm sulle quali, dopo averle poggiate su un pezzo di legno duro, con uno spillo di acciaio e con misurati colpi di martello si ottengono delle chiodature molto realistiche.

Le traverse chiodate così ottenute vengono fissate con collante cianoacrilico alla cabina prima assemblata.

Con filo di ottone da 3/10 opportunamente sagomato si ottengono poi i telai delle porte i quali vengono fissati nello stesso modo delle traverse chiodate. Anche il tetto viene realizzato con lamierino da 3/10.

Per imitare poi la caratteristica copertura di tela impermeabilizzata dell’epoca cui risale il prototipo, si spalma tanto sul tetto di ottone che su un ritagliodi tela a trama molto fine del collante tipo PATTEX e dopo averlo lasciato essiccare per alcuni minuti si fanno aderire le due parti esercitando una leggera pressione uniforme. Dopo di che si spalma fra il taglio del lamierino ed il bordo della tela eccedente un filo di collante. Quando questo sarà completamente essiccato verrà asportato con una lima a taglio dolce e con esso anche l’eccesso di tela senza che restino antipatiche sfilacciature. Non resterà quindi che incollare il tetto sulla cabina con il PATTEX.

 

 

Le tre viste del carro spartineve Vn 806.700

da "Album dei carri Speciali e di Servizio" edizione F.S. 1960)

 

Il vomere


Il vomere è costruito con lamierino d’ottone da 5/10 e si compone di tre parti: plancia, scudo e rostro. Le linee tratteggiate nel disegno indicano le piegature da effettuare mentre la linea punteggiata dello scudo è il riferimento per la congiunzione con il rostro. Piegature abbastanza precise si ottengono serrando il pezzo da piegare fra le guance di una morsa facendo coincidere la linea di piegatura con lo spigolo di una guancia ed esercitando sulla parte di lamierino fuoriuscente una pressione uniforme con un pezzo di legno. Il rostro va poi unito allo scudo mediante collante cianacrilico o, meglio ancora, saldandolo internamente. Un dado con filettatura 3MA applicato alla parte inferiore della plancia consente il fissaggio del vomere al carro.
 
La verniciatura
 

Per la verniciatura del carro ho impiegato colori tipo MO-LAK rosso ruggine per la cabina e grigio cenere per il tetto. Il vomere è verniciato in color alluminio e poi “sporcato” con colore rosso ruggine e nero a tempera molto diluito.
 
Le scritte
 

Le scritte sulle fiancate del carro sono state eseguite con caratteri trasferibili R 41 alti mm 1,5 color bianco.

(articolo tratto da ClamFerrovia, Anno I, n. 4 -dicembre 1980)

 

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