di Maurizio Falco

Foto Antonio Bertagnin

chiudi la pagina

Tutti gli appassionati di ferrovie sanno cos’è la Transiberiana, una lunghissima ferrovia che tra mille difficoltà orografiche unisce remote regioni della Russia tra nevi perenni ed un terreno detto permafrost che mette a dura prova l’ancoraggio delle traversine ferroviarie. Per trasposizione, un po’ enfaticamente è stata definita “Transiberiana d’Italia” la linea ferroviaria Sulmona - Carpinone. Malgrado da alcuni anni sia chiusa al traffico regolare, è risorta recentemente come ferrovia turistica grazie all’impegno di Fondazione FS e del Direttore Ing. Luigi Cantamessa. In tal guisa assicura un flusso turistico interessante, che percorre le ragioni Abruzzo e Molise attraversando un paesaggio tra i più belli d’Italia.

Venendo al lato modellistico della cosa, qualche anno fa, in occasione di un evento a cui il Clamfer, Club al quale appartengo, era stato invitato, noi soci fummo sollecitati a costruire “qualcosa” di espositivo-funzionante. Nel mio caso, nell’ormai lontano 2010, avevo già approntato 2 moduli a norma “Fremo” appunto per interagire con qualche Mostra che, prima o poi, avremmo organizzato. L’entusiasmo mi prese la mano ed ai primi 2 si aggiunsero altri 2 moduli, uno raffigurante una piccola stazione di testa ed un altro una zona montuosa con paese sovrastante una stazione fantasma, con percorso da punto a punto.

Dopo gli interessanti riscontri ottenuti nella prima esposizione, ve ne fu una seconda l’anno successivo dove il mio plastico era presente arricchito di un nuovo modulo. Siamo così giunti al 2015 allorché mi sono presentato all’evento con ben 8 moduli, diciamo a norme Fremo, ma in realtà con qualche licenza costruttiva sui materiali impiegati e sulle geometrie di binario. Trattandosi di una mostra da tenersi non in un contesto modellistico, ma alla Fiera del Baratto nella Mostra d’Oltremare, ho potuto concedermi qualche libertà, come particolari non in scala rigorosamente H0 e da me costruiti alla buona, privilegiando il movimento che attira tantissimo.

Schema del percorso con indicazione dei relativi moduli. Le dimensioni disomogenee dei moduli non sono casuali,

ma studiate in base allo “stivaggio” successivo di essi nel garage di casa.

Ho notato un’altra cosa nel corso delle manifestazioni: assegnando un nome di fantasia agli impianti non sempre si riscuote interesse, mentre utilizzando nomi esistenti nella realtà come località ben conosciute dai napoletani (nella fattispecie stazioni nella nostra regione o limitrofa, come “Alfedena” o “Castel di Sangro”), il successo è quasi sempre assicurato. Ascoltando i discorsi delle persone in visita mi accorgevo che tanti le conoscevano, vi erano transitati col treno ai bei tempi o avevano la casa di montagna in quei luoghi, alla faccia della crisi..! Venendo a noi, il ristretto budget e l’esigenza di trasporto senza fare troppi danni mi hanno indotto a non andare troppo per il sottile nella costruzione. Strutture di legno ricavato dai bancali recuperati qua e là, edifici in cartoncino riciclato, abeti ricavati dai rametti di un vecchio albero di Natale sintetico che mia madre stava gettando via, impianto elettrico con quadro di controllo rustico, ma efficace...: potevano costituire fonte di approvvigionamento. Insomma di questi tempi anche il nostro meraviglioso hobby sta lievitando nei costi anche perché se devo destinare una spesa consistente preferisco privilegiare il plastico “buono” operativo nel mio garage e di cui parleremo in altra occasione. Questo plastico itinerante è nato proprio dall’esigenza che il mio fisso, costruito lungo le pareti della stanza del garage, è intrasportabile ed indivisibile, concepito ad esclusivo uso personale (per lo spazio limitato solo un amico per volta potrebbe accedere). Mi sono cimentato in questa costruzione a moduli forse anche per assicurarmi un divertimento in più quando andrò in pensione (spero) presentandomi a tutte le mostre d’Italia possibili ed immaginabili.

Il modulo 1 con la piattaforma girevole, il deposito ed il serbatoio dell'acqua.

I moduli 1 e 2 con il deposito e la stazione di Castel di Sangro.

In effetti il movimento che si realizza sul plastico è un incrocio in stazione tra 2 automotrici o treni corti, data la minima lunghezza dei marciapiedi. Il treno 1 parte dalla stazione di testa (Castel di Sangro), arriva nella stazione d’incrocio (Alfedena) e attende il treno 2 che parte dalla stazione nascosta per Alfedena che, qui giunto, licenzia il treno 1 che arriva nella stazione nascosta e libera il treno 2 fermo ad Alfedena, che raggiunge Castel di Sangro. Dopo una sosta temporizzata, inverte la marcia ed il ciclo continua. Si muove un solo treno per volta e la sequenza logica è ottenuta tramite 3 normali relè bistabili.

Coppia di automotrici in transito sul ponte a tre luci tra Castel di Sangro ed Alfedena (modulo 3).

Incrocio di convogli nella stazione di Alfedena (modulo 4).

In primo piano la ALn 668 in livrea pubblicitaria “Kimbo”.

Maurizio Falco effettua l'incrocio dei convogli nella stazione di Alfedena.

Il cappio di ritorno dell’ultimo modulo è meccanicamente collegato, ma elettricamente diviso da scarpette isolanti, nel senso che il treno entra in galleria e percorre il cappio, uscendo e rientrando da 2 gallerie, si arresta tramite reed e inverte la marcia. In pratica la racchetta è un rettilineo ripiegato. Invece con manovra manuale e con locomotiva in testa percorre tutto il cappio, attrezzato con il solito meccanismo atto a consentirne il percorso. un pedale opportunamente collocato realizza tramite uno dei relè l’inversione di marcia, cosicché il convoglio merci o treno storico-speciale a trazione a vapore può entrare in galleria ed uscirne senza ulteriori manovre.

Abitato realizzato sulla parte coperta del percorso ( modulo 7), e ...

... uscita dalla galleria per immettersi nel cappio di ritorno ( modulo 8).

Visione completa del modulo 8.

Posso anche simulare una trazione simmetrica a vapore con una locomotiva in testa ed un’altra in coda al treno di cui una demotorizzata (in analogico questa composizione non sarebbe possibile, a meno di andamento a “fisarmonica” del convoglio). Insomma questo piccolo plastico sinora mi ha dato abbastanza soddisfazioni dal punto di vista dell’esercizio. Sono allo studio altri interventi “dinamici” sul paesaggio, così da offrire ai piccoli visitatori e non, altri spunti d’attrattiva che colpiscono anche più di un particolare fuori scala di cui i “puristi” mi perdoneranno. Il materiale utilizzato è Rivarossi con la coppia di ALn 668 xmpr, Lima con la doppia di 663 e la 668 in livrea pubblicitaria “Kimbo” che al vero circolava proprio su questa linea. Completano la dotazione un diesel Roco D 345 e delle carrozze Rivarossi serie galletto.

Rosario Saccone controlla la marcia regolare dei modelli.

Purtroppo questo plastico non esiste più: lo spazio concessogli nel mio box ha avuto altre destinazioni, pertanto ho dovuto smantellarlo. Dopo ben 4 manifestazioni alla Mostra d’Oltremare ha ben figurato in composizione ridotta, con il nome di Plastico Villa Flora al Congresso Fimf organizzato dal Clamfer nel 2017 e nel 2018 a Pietrarsa nell’ambito di una importante manifestazione modellistica, al cospetto di “giganti “provenienti da tutta Italia. Ma adesso rivive in alcuni suoi elementi, nel mini plastico modulare “Tre Ponti” di cui, se avrete la pazienza di rileggermi parleremo una prossima volta.

Il modulo sopravvissuto durante la realizzazione.

chiudi la pagina