di Gennaro Fiorentino

foto di Giuseppe Vitiello

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Per una settimana è stata meta di tanti visitatori e scolaresche, la Mostra che anche quest’anno il nostro socio Peppe Vitiello ha allestito in Torre del Greco, non lontano dalla chiesa del Carmine. L’iniziativa giunge alla sua quinta edizione abbracciando, per quanto possibile, tutte le aree tematiche dei giochi e giocattoli del millennio trascorso.

L’allestimento eseguito con gusto e competenza è stato realizzato dallo stesso ideatore. Nel momento di edizione di questo articolo, restano ancora alcuni giorni per una visita personale (ingresso libero). Per tutti gli altri, proviamo ad un rapido excursus virtuale con l’aiuto delle immagini a corredo di questo scritto.

Lingresso della Mostra in 1° Vico Giardini del Carmine - 4, nei pressi della Piazza Luigi Palomba.

Sul primo tavolo vengono esibiti alcuni giochi, cosiddetti scientifici, risalenti agli anni ’50 e ’60. Con il pretesto di un apprendimento coniugato all’evasione, veniva proposto p.e. la scatola del “Piccolo chimico” e lo studio della macchina a vapore. Fanno da degna cornice bambole e bambolotti con i loro preziosi accessori per suscitare realismo in una dimensione virtuale. Tant’è che molte volte, le bambine attribuivano dei nomi alle compagne dei loro pomeriggi. Questi prodotti in realtà abbracciano un lasso di tempo posto tra gli anni ’30 e ’50.

Segue l’immagine di una stazione con un convoglio in transito. È facile intuire che la materia impiegata sia la latta ed il modello sia di grande scala. Ci troviamo, è certo, ancora in una fase arcaica della riproduzione delle ferrovie. Hobby che a partire dagli anni ’60 e ’70, ha raggiunto livelli di realismo piuttosto spinto. Ciò anche grazie a regole precise che hanno definito la codifica delle scale di riduzione.

Eccoci ad alcuni prodotti della famosa ditta di produzione “Editrice giochi” di Milano. I ragazzi della mia età ne ricordano la sua tempestività a tradurre in gioco da tavolo, ogni successo del cinema e della televisione. Famoso il prodotto “Lascia o raddoppia?” o “Telematch”. Qui vediamo una scatola ispirata al film (e romanzo) “20.000 leghe sotto i mari”.  Si fa notare un arcaico cine proiettore ed alcune scatole di costruzioni in carta e cartoncino.

Non molto da dire sul teatrino dei burattini funzionante con movimenti magnetici. Non riesco tuttavia a non riflettere sul ricordo di chissà quanti bambini che avranno trascorso i loro pomeriggi con l’illusione di quei piccoli pupazzetti.

La foto seguente ci porta nel magico mondo della latta litografata dove esperti artigiani disegnavano prototipi di auto, aerei e quanto altro che, opportunamente ripiegati, davano un’idea tutt’altro che naif della realtà. Su questo tavolo, esempio pregevole, è stato riprodotto persino un mini-campo di calcio con tanto di giocatori.

Ed eccoci al trionfo del burattino Pinocchio coniugato in molteplici materiali e dimensioni. Davvero potrebbe essere assunto come simbolo della nazione, come lo è senz’altro del paese di Collodi dove nacque il suo ideatore.

Non manca la riproduzione di un’aula scolastica del tempo (anni anteguerra) nel suo grigiore, anche se animata da teneri pupazzetti in celluloide colorata. Un modo semplice per educare i bambini agl’impegni scolastici. In primo piano il transatlantico Rex, orgoglio della marineria del regime.

Per concludere ci soffermiamo davanti alla riproduzione del “Settebello”, simbolo al vero della rinascita dell’Italia con il suo design innovativo. Per immaginabili esigenze di produzione, il modello creato dalla ditta Conti negli anni ’50, ha solo tre elementi. Ma non è il caso di sottolineare che all’epoca esso rappresentava un giocattolo esclusivo con i suoi binari, provvisto di trasformatore, per ricchi rampolli. Per motivi diversi di rarità ed antiquariato, il suo valore lo pone ancora tra i sogni irrealizzati di ambiziosi collezionisti.

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