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La vetturetta della linea n. 18, proveniente da Piazza Dante, transita dinanzi al vecchio Palazzo delle Regie Poste,

ora Facoltà di Architettura. Intanto fervono i lavori di sistemazione della sede tranviaria nel manto stradale.

Per il napoletano non v’è cosa più gradita che la discussione. Oltre che all’amico od al parente, egli ama far sentire la sua voce al conoscente occasionale e prova piacere quando può esprimersi nella sua lingua: il dialetto; e quando alla parola si accompagna il gesto, si rafforza in lui il senso della napoletanità facendolo sentire vero figlio di Partenope.

Il napoletano pensa, gesticola, ride, soffre e si diverte specie quando può esprimersi con una battuta di spirito cosa che fece un giorno Eduardo Pignalosa, popolare autore di commedie napoletane. Allora la vita cittadina si svolgeva con un ritmo molto più lento che oggi ed anche i tram procedevano a velocità ridotta, proprio come quello sul quale si trovava un giorno Don Eduardo per raggiungere casa sua: il n. 18, quello che stazionava a piazza Vittoria.

Partito da questa piazza, il n. 18 imboccò via Arcoleo, quindi via Chiatamone, Santa Lucia e via Cesareo Console fino alla fermata di piazza Trieste e Trento. Ripartito, il tram raggiunse piazza Municipio, via San Giuseppe, la Posta, il Largo Spirito Santo e piazza Dante. Lasciata quest’ultima, nel principio della salita di S. Teresa degli Scalzi, d’un tratto il manovratore fermò la vetturetta: la moglie, all’angolo d’un vicolo, il vico Cimitile, gli aveva fatto un cenno.

- Ciccì, ccà sta ‘a marenna.

Il tranviere con tutta calma prese l’involto, salutò la moglie e riprese la marcia. E mentre il tram arrancava sul Ponte della Sanità dando di tanto in tanto una stracca appoggiatura sui freni, Ciccillo consumava la sua colazione: un mezzo filoncino di pane ripieno con salsiccia e friarielli. La verde motrice pareva un maggiolino che correva lungo le querce del muro di cinta del bosco. Giunti all’altezza dell’ingresso del Parco reale di Capodimonte, il tranviere fermò di nuovo, scese e fece un’abbondante bevuta da una fontanina pubblica, forse la famosa "funtana all’ombra" che menava acqua chiara da tanto tempo, come ebbe a scrivere E. A. Mario in una sua canzone.

Pignalosa, che aveva osservato divertito sia la prima che la seconda fermata, allorché il manovratore risalì a bordo, gli si avvicinò e, contravvenendo all’art. 4 del regolamento che vietava di parlare al manovratore, fece scivolare con delicatezza la mano sulla guancia non rasa di costui e disse:

- Giuvinò, a’ fermata appriesso faciteve na passata ‘e barba!

 

Cu 'na bona salute, e scusate d' 'e chiàcchiere ...