di Gennaro Fiorentino

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È notorio come un prodotto commerciale possa trarre successo anche dall’originalità del proprio nome o dallo slogan che ne accompagna la diffusione. Addirittura in tempi contemporanei, accettata questa realtà, le grandi agenzie pubblicitarie hanno creato una figura professionale il cui unico compito è quello di inventare parole e nomi che suggestionino al punto, da indurre all’acquisto o alla seduzione i potenziali acquirenti o comunque consumatori. È il copyrighter.

Giorni fa riflettevo che anche in campo ferroviario, dove in epoca recente i gestori hanno incominciato a sentire con forza l’esigenza di creare immagini suggestive per incrementare gli affari, da tempo è scoppiata quella che io definisco la battaglia dei nomi. In altre parole viene attribuita una tale importanza alla definizione pubblicitaria dei prodotti, che sovente può capitare di sconfinare in plagi o gaffe più o meno involontarie. Andando indietro con la memoria, il primo caso che mi viene in mente di un veicolo ferroviario la cui diffusione si accompagnò con una definizione popolare, è quello anteguerra della “Littorina”.

 

Foto 1: Automotrice ALn56 (simile all'ALn48) ferma negli anni del fascismo alla stazione di Torre Annunziata.

 

Foto 2: "Littorina" della Società Circumetnea perfettamente resturata per impiego museale.

 

Si trattava di uno dei primi esempi di Automotrice ossia per dirla in termini semplici, di una carrozza con particolari doti di leggerezza, in grado di muoversi da sola essendo equipaggiata con un motore termico (a benzina o a gasolio). L’origine di questa definizione così efficace, probabilmente si dovette alla fantasia di un giornalista dell’organo di partito “Il Popolo d’Italia”. Colpito che la corsa sperimentale dell’ALb48 (Foto 1 e 2) con a bordo il Duce B. Mussolini, si svolse proprio tra la capitale e la città di Littoria (oggi Latina) e nondimeno dal fascio littorio sul frontale del veicolo, ebbe questa intuizione. Fu un successo!

La stessa FIAT, costruttrice di quelle automotrici, aggiunse alla colorata locandina pubblicitaria la parola “Littorina”. Per decenni l’utenza, ignorando del tutto la matricola di servizio delle automotrici, ha con coerenza chiamato “Littorina” tutte le automotrici via, via entrate in servizio. Un risultato positivo d’immagine sicuramente andato al di là dell’inconsapevole inventore della definizione. Addirittura a Genova, il modello di uno dei primi tram a carrelli entrati in servizio, fu chiamato impropriamente la “Littorina” tanto era la simpatia della clientela per questa definizione.

 

Foto 3: Il Settebello ETR 300 in servizio estivo Rimini-Roma

ripreso in Umbria.

Foto 4: Eccezionale doppia composizione

con due ETR 250 Arlecchino.

Dopo la guerra, l’Italia si rialzò in piedi dal mare di macerie con forza e determinazione, creando spesso prodotti innovativi che fecero scuola nel campo del design industriale. È il caso dell’ETR 300 delle FF. SS. costituito da 7 carrozze di cui le estreme erano dotate di un’originale veduta panoramica, con un design che ricordava quello dei primi aerei con propulsione a turbina jet (Foto 3). I macchinisti trovavano invece posto in una cabina sopraelevata. Fu un gradimento commerciale clamoroso sulla classica e remunerativa relazione (Napoli)-Roma-Milano. Questa volta il nome dell’innovativo veicolo non fu affidato alla spontaneità di qualche giornalista, ma fu frutto dell’ispirazione di un gruppo di operai della Breda che ne curavano la costruzione: Settebello. Piacque anche alla direzione delle ferrovie che decise di farlo proprio e dipingerlo addirittura contro le fiancate. Tutti conobbero questo treno attraverso la suggestione di questo nome. Inoltre esso non dava luogo neanche ad alcuna ripetizione o malinteso. Si trattava di un’omonimia voluta con la carta del 7 oro del popolare gioco della Scopa, la migliore del mazzo. D’altro canto l’altra omonimia con un noto presidio sanitario, non poteva dare adito ad equivoci trattandosi rispettivamente di funzioni diverse ma soprattutto di epoche diverse. Anzi forse si trattò per paradosso, di un’emulazione al contrario in quanto il gommoso accessorio fu lanciato nel 1960 quando ormai i tre esemplari di ETR 300, erano in servizio già da un po’! Dopo qualche tempo nacque una versione a quattro carrozze dell’ETR 300. Si trattava dell’ETR 250. In questo caso il nome scelto fu non di meno azzeccato e popolare: Arlecchino (Foto 4). Si poteva leggerlo lungo le fiancate delle carrozze accompagnato da un logo che attraverso losanghe colorate, a memoria della giubba della popolare maschera veneziana, dava con immediatezza l’idea del personaggio. Il sistema di voler affiancare numeri aridi e non sempre facili da ricordare con nomi di fantasia, ebbe un seguito strepitoso. Iniziò una stagione di scelte commerciali veramente geniali. Non ne conosco gli autori, ma immaginando l’entusiasmo della crescita aziendale di quegli anni, credo fossero per lo più scelte operate da solerti funzionari governativi più che da figure professionali esperte di marketing.

Foto 5: E 444.116 al traino di una teoria di carrozze grand confort. Foto 6: E 656.565 Caimano a Colle Isarco.

Tutti ricordiamo la geniale attribuzione del nome dell’animale più lento “Tartaruga” (Foto 5) al locomotore più veloce. E poi vennero i Caimani (Foto 6) e le Tigri. È appena il caso di accennare a due singolari nomignoli dati rispettivamente ad un’automotrice (ALn 668) ed ad una elettromotrice (ALe 790/880): Micetta ed Ocarina. Il primo era ispirato dai suoi fregi tra i fanali che ricordavano i baffi di un gatto; il secondo invece dalla sequenza di finestrini di ridotta superficie che facevano pensare ai fori dell’Ocarina. Ma si trattò comunque di definizioni che non raggiunsero mai l’utenza ed il cui uso restò appannaggio degli addetti ai lavori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto 7: Pendolino ETR 450 in corsa di prova.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto 8: Curiosa immagine dell'ETR Pendolino 460 "spezzato" per esigenze di collaudo.

 Per non dire infine del nome “Pendolino” (Foto 7 e 8) conferito ad un innovativo ETR di ideazione Fiat, che sintetizzava con immediatezza in una graziosa parolina, il sistema basculante delle casse di questo nuovo treno. Si trattava certo di scelte di nomi anche ingenue, ma che colpivano la fantasia degli utenti e contribuivano a creare una immagine vincente delle Ferrovie, con ricaduta positiva sull’incremento del numero di passeggeri. Veniamo ai giorni nostri ossia alla storia recente. Accenniamo appena che le FF.SS. si sono divise in varie compagnie; quelle maggiormente di rilievo che in definitiva ci riguardano da vicino, sono RFI (proprietaria dei binari) e Trenitalia la compagnia che si occupa del Trasporto Viaggiatori. Di certo con la legge della liberalizzazione, quest’ultima si vedrà presto in competizione con diversi nuovi soggetti in grado di sottrarle utenza ed in una parola, erodere il suo regime di monopolio. Quindi è giusto che si affilino le armi per prepararsi alla battaglia di acquisizione o mantenimento della clientela. Questa competizione passa attraverso varie condizioni: da un lato l’offerta di servizi eccellenti come la velocità, la puntualità, il confort, la convenienza; dall’altro la creazione di immagini suggestive che seducano il cliente e lo inducano alla scelta del prodotto. Come si dice, ora che il gioco si è fatto duro, sono finiti i tempi delle scelte casuali di nomi od immagini affidati a funzionari statali o a fantasiosi giornalisti. Oggi dietro le campagne pubblicitarie ci sono grandi Agenzie pubblicitarie con staff di copyrighter il cui unico scopo giornaliero è quello di pensare. Bene, forse con un po’ di nostalgia, rimpiango i tempi descritti, della fantasia e dell’estemporaneità ritenendoli proprio per questi loro caratteri, più proficui. Mi spiego con qualche esempio. Nel 1994 fu inaugurato il tunnel sotto la Manica: un evento storico. Anche oltr’Alpi ritennero di dare un nome al treno che lo percorreva: Eurostar (Foto 9), geniale e moderno.

Foto 9: Eurostar in servizio da Londra a Parigi nei primi anni di esercizio.

 

Dopo qualche tempo, l’Alta Velocità comincia a muovere i primi passi in Italia. I treni ETR 500 (Foto 10) espletano con solerzia il loro compito di correre su e giù per la Penisola su tratte miste ad Alta Velocità e standard. Nasce l’esigenza di dare un nome a questo servizio. Pensa e ripensa: ecco l’idea originale. Li chiameremo Eurostar. Mi dico: ma abbiamo dato i natali ad eserciti di letterati, i nostri stilisti hanno invaso il mondo con i loro prodotti originali e non siamo riusciti a trovare un nome diverso di quello Franco-Inglese? Sono perplesso. Di recente è stata annunziato l’esercizio per il 2011 di una nuova compagnia ferroviaria privata che gestirà il servizio ad Alta Velocità affiancandosi a Trenitalia. Si chiamerà NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori); si servirà di modernissimi elettrotreni di costruzione franco-italiana Alstom. I suoi azionisti rappresentano dei grandi imprenditori italiani tra i quali Luca di Montezemolo, presidente della Ferrari. Il colore scelto da questi treni? Sarà il rosso, ammiccante a quello della casa automobilistica modenese. Mi sembra un’ottima scelta.

Foto 10: ETR 500 futuro Eurostar Italia durante le prime corse.

 

Foto 11: Mitico RAe 2/4 delle Ferrovie Federali Svizzere detto "Freccia Rossa" costruito in due esemplari.

 

Questa strategia è stata annunciata per tempo in diverse conferenze stampa. Intanto in questi giorni è stata aperta la nuova linea Alta Velocità Bologna-Milano. Il nuovo servizio di Trenitalia viene giustamente propagandato con ausilio di conferenze stampa, televisione, giornali e chi più ne ha, più ne metta. Alla vigilia della data fatidica, Trenitalia annuncia a sorpresa che i treni ad Alta Velocità saranno rossi e si chiameranno “Freccia Rossa”. Ma dei tanti colori della tavolozza propria quello scelto ed annunciato da NTV, bisognava scegliere? Cioè tra due anni, vedremo compagnie concorrenti usare treni di colore uguale ingenerando confusione tra i clienti. Molto più coerenti per esempio i noleggiatori di bus che, anche se piccole aziende, ci tengono a distinguersi dalle flotte dei colleghi dando ai loro mezzi una livrea sempre originale. Per non parlare poi del nome “Freccia Rossa”, omonimo di un treno per l’epoca sperimentale delle Ferrovie Svizzere (Foto 11) risalente all’anteguerra. Questa elegante elettromotrice fu costruita in due esemplari: una è conservata al Museo dei Trasporti di Lucerna e l’altra è operativa e viene fornita a chi lo voglia noleggiare per concedersi una giornata in atmosfera d’antan. Comunque un’altra tendenza in fatto di attribuzione di nomi, è anche quella di interpellare l’utenza attraverso un referendum. Ed anche su questo abbiamo due esempi, di cui uno di grande attualità. Per il primo pensiamo alla scelta del nome “Minuetto” proposto da un gruppo di utenti pendolari e rappresentanti della categoria di diversamente abili. È il nome fantasioso suggerito per la nuova automotrice AL 501 (2004) di progettazione Alstom, in versione sia elettrica che termica. Si è trattato comunque di una selezione di forte impatto. Infatti i viaggiatori di tali complessi bloccati hanno subito imparato a chiamarli in tal guisa. L’altro e secondo esempio è proprio notizia di questi giorni. Anche la nuova compagnia NTV, di cui abbiamo parlato, ha pensato di interpellare i futuri passeggeri attraverso un concorso sul come battezzare i suoi rossi elettrotreni. Dopo difficili selezioni, è stato scelto tra i finalisti il nome “Italo”; così si chiameranno i nuovi ETR, nome tecnico AGV, che di qui ad alcuni anni correranno lungo la penisola. Ultima notizia: di recente la Circum ha presentato il nuovo ETR. Doveva chiamarsi “Golfo” che reputo un nome originale. Si chiamerà invece “Metrostar”. Certo di maggiore appeal presso l’utenza ma non lo direi proprio originalissimo ricordando, anche se in parte, quello franco inglese del treno sotto la Manica.

Una curiosità finale: a chi voglia documentarsi sulla nascita del Settebello ETR 300 delle Ferrovie dello Stato, segua questo URL. È un breve quanto interessante video sull’ETR più originale del mondo.

 

http://www.fondazioneisec.it/cosa/iniziative_allegato_multimediale.php?id_allegato=11

 

Le immagini sono tratte da cartoline della collezione di G. Fiorentino

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