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Missione

segreta

 

 

Mi presento: Giuseppe Vergine, sergente. Sono giovane e tengo molto alla disciplina ed al mio lavoro. Svolgo il mio servizio nella caserma “Cavalleggeri” nei pressi di Napoli. Il Comandante del reparto, generale Sferracavalli, si dice che sia un tipo arcigno e severissimo. Ogni qual volta attraversiamo la piazza d’armi o vi svolgiamo addestramento abbiamo la sensazione che Egli ci scruti dalla finestra del suo studio, pronto a rilevare e sanzionare la più piccola imperfezione. Nessuno di noi, però, l’ha mai visto. Un giorno mi chiama il furiere:

- Vergine, il Comandante ha chiesto di lei; si presenti subito e bussi direttamente alla sua porta!

Ci siamo, sono la vittima di turno ma dove ho sbagliato? Un leggero sudore imperla la mia fronte, stiro con due dita la piega del pantalone, liscio con il palmo della mano la camicia, indosso alla perfezione il copricapo e mi avvio. Salgo le scale dell’Olimpo, busso alla porta del Tonante.

- Avanti! urla dall’interno una voce severa. Entro, assumo la corretta posizione, saluto ed osservo che, dopo tutto, lo Sferracavalli è molto simile a noi, salvo l’espressione severa ed impenetrabile del viso.

- Sergente Vergine, ho appreso che lei è un elemento bravo e disciplinato…

sento calare un po’ la tensione ma le gambe mi tremano ancora

- … le affido una missione particolare, riservata ed urgente. Dovrà recapitare il pacco che vede sul mio tavolo all’indirizzo che le indicherò.

Il mio sguardo corre all’oggetto, una scatola ben imballata; conterrà documenti segreti, cifrari, piani strategici?

- Ecco, in questa busta troverà l’indirizzo del recapito, il biglietto ferroviario e del denaro per le sue spese minute. Buon viaggio!

Prendo il pacco, lo soppeso, è piuttosto pesante, allora conterrà un’arma speciale, un sistema tecnico segreto, chissà?

Arrivo in stazione, salgo sul treno, mi apposto in uno scompartimento vuoto, adagio l’involucro sulla rete portabagagli adiacente al finestrino e mi siedo di fronte, in modo da poterlo tenere sempre d’occhio.

Poco dopo entra uno sconosciuto, vestito di nero, occhiali neri che si siede vicino alla porta e pone la sua valigia sopra di sé. Possibile, la spia mi ha già individuato, d’altra parte non è difficile poiché sono in divisa.

Un uomo ed una donna prendono posto con relativi bagagli e il mio plico rimane stretto tra la parete ed una valigia: saranno marito e moglie oppure nascondono la loro missione ?

Il treno parte ed in breve siamo a Roma. Scende l’uomo in nero (sollievo!) ma salgono due anonimi personaggi con tante valigie. I miei occhi hanno stampato sulla retina l’immagine della scatola, e chi la perde d’occhio!

Firenze, scende la coppia e salgono due turisti. La questione diventa internazionale, devo intensificare il controllo.

Il treno riparte, sotto la galleria temo per la mia incolumità e questo turbamento scatena una sensazione di disagio “idrico”. Si esce dalla galleria ora che faccio? Abbandono temporaneamente il pacco e vado a soddisfare la necessità oppure lo porto con me?… questo desterebbe subito sospetti.

Credere, ubbidire, comb… ma che vado a pensare, chi ha pronunciato questa frase rimbombante. Credo, ubbidisco e resisto.

Bologna! La mia necessità sta diventando urgente, mi sfugge perfino il cambio della compagnia ma lo sguardo è fisso sull’oggetto della mia missione.

Finalmente Milano. Non ne posso più. In stazione esistono i servizi ma potrei essere pedinato tra la folla e immaginiamo un po’: sbottonare bottoni con una sola mano e poi durante la funzione essere alla mercé di chiunque. No, lasciamo perdere può darsi che la meta sia vicina.

Purtroppo non è così, devo salire su di tram e ad ogni scossone sento arrivare la fine di ogni resistenza.

Credere, ubbidire, combat… ancora? Si questa volta devo anche combattere e duramente e non solo contro il nemico che mi segue!

In fine scendo. Via del Gelsomino, la meta. Ormai è sera, un angolo della strada potrebbe… ma c’è ancora gente in giro, qualcuno mi segue?

Guardo il numero civico del portone a me vicino: 13. Io devo raggiungere il 77, ci voleva anche questo. Provo ad accelerare il passo, correndo darei nell’occhio, stringo il pacco ed ecco il 77.

Perbacco, è solo un normalissimo condominio, sono furbi gli uomini di questi servizi, si mimetizzano dove nessuno può sospettare.

Una pulsantiera contiene tanti nomi, io devo suonare a quello contrassegnato Pozzoli. Suono, mi risponde una voce femminile e mi presento.

- Salga, l’attendevo, il suo arrivo mi è stato preannunciato! Quinto piano.

Entro, non c’è nessuno che mi segua, salgo: cinque piani mi aspettano, arriverò asciutto?

Secondo piano, soffro.

Terzo piano, stringo le ginocchia.

Quarto piano, mi nascondo in un angolino?

Quinto piano, tre porte. Cerco quella giusta, suono, sono ancora asciutto. Mi apre una signora di mezza età non bella e non appariscente, altra furbizia per non dare nell’occhio.

- Salve, sergente Vergine…

conoscono anche il mio nome,

- l’attendevo. Vede sono tornata ieri da Napoli ove mi sono recata a trovare mio marito, il generale Sferracavalli, e nel fare le valigie ho dimenticato il ferro da stiro che lei gentilmente mi porta!

 

Il generale Sferracavalli ed il sergente Vergine

 

                                                                                   

 

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