| 
 
			
				| 
				 
				 
		
		   |  
				| 
				 
				
				
				Gli errori ortografici presenti nel documento denunziano la 
				scarsa istruzione della firmataria. Probabilmente le correzioni 
				che si vedono sono state apportate, sotto dettatura, 
				
				 
				
				
				dall’economo dell’Istituto. Molto interessanti i tre biglietti 
				del tram: 
				
				
				due di andata ed uno solo di ritorno. E poi, manca la data 
				dell’anno XV E.F.  
				
				
				Si notino i diversi percorsi delle Linee 3 e 3 rosso (coll. A. 
				Gamboni). | 
				
				Nel cuore del centro storico di Napoli, al Largo 
				San Marcellino n. 15, ha la sua unica sede, all’interno 
				dell’antico Monastero di San Marcellino, l’Istituto Femminile di 
				Istruzione Superiore “Elena di Savoia”. Per noi giovani degli 
				anni ’60, una passeggiata al San Marcellino era una vera manna 
				…., ma glissons. Lo storico palazzo, risalente alla prima 
				metà del secolo XVII, già nei primi dell’Ottocento ospitava il 
				Secondo Educandato femminile intitolato alla Regina Isabella 
				Borbone (il Primo Educandato, anch’esso dedicato alla stessa 
				sovrana, era quello dei Miracoli). Le educande portavano una 
				cintola di diverso colore in funzione della classe di 
				appartenenza e seguivano lezioni di italiano, francese, inglese, 
				musica e ricamo. Potevano colloquiare con gli stretti parenti 
				solo in parlatorio e se una di esse era stata promessa in sposa 
				dai familiari, veniva allontanata dal Convitto. Ma tutto ciò non 
				ci ricorda Annina Fiorelli, la “Santarella” di Eduardo 
				Scarpetta, educanda del Convento delle Rondinelle? 
				
				A seguito dell’unità d’Italia il plesso, pur 
				conservando il carattere istituzionale di educandato per giovani 
				fanciulle, perse le caratteristiche di collegio ed ebbe una 
				nuova “protettrice” assumendo la denominazione “R. Scuola di 
				Magistero Professionale per la Donna – Elena di Savoia”. 
				
				I fatti di cui andiamo a narrare hanno una data 
				precisa: 30 gennaio 1937. 
				
				Quel freddo sabato invernale del 1937, Maria 
				Cardone, questo il nome della nostra protagonista, fu incaricata 
				dalla Dirigente scolastica di accompagnare a casa un’alunna. 
				
				Da come si svolsero i fatti, supponiamo che 
				l’Istituto non aveva a disposizione un automobile, né poteva 
				sostenere la spesa di una vettura o, peggio, di un taxi; né,  
				da  |  
				| 
				
				quanto si evince dall’intestazione della 
				quietanza, aveva un telefono. Allora Maria, presa in consegna la 
				giovanetta, s’incamminò per la rampa San Marcellino onde 
				raggiungere la fermata dei tram nei pressi dell’Università. 
				Salita sulla vettura della Linea 3 rosso, scese da questa a 
				Piazza Carlo III, località dove abitava l’alunna. Per il 
				rientro, invece, la Cardone si servì del tram n. 3. 
				 
				Il R. Istituto San Marcellino all'epoca dei fatti narrati (coll. 
				A. Gamboni). 
				
				Ma chi era Maria Cardone? A giudicare dalla 
				grafia piuttosto elementare e dai numerosi errori di ortografia, 
				dobbiamo escludere che fosse un’insegnante; pertanto non resta 
				che l’ipotesi di una bidella. Ma non importa; è grazie alla 
				quietanza vergata con fatica ed ai titoli di viaggio ad essa 
				allegati che noi oggi possiamo comprendere con quale attenzione 
				venivano seguiti gli alunni della Scuola pubblica e con quale 
				scrupolosità venissero contabilizzati anche i piccoli rimborsi. 
				
				Purtroppo resta solo il dubbio sulla motivazione 
				dell’accompagnamento. Scartando un malore improvviso per cui 
				sarebbe stato opportuno un ricovero in ospedale, resta un 
				allontanamento per motivi disciplinari oppure malessere per 
				“dolori femminili”. Su questo le carte tacciono; forse per 
				discrezione? Non lo sapremo mai.  
				
				A noi basta soltanto di aver scoperto che vi era 
				una Linea 3 rosso che limitava la sua corsa a piazza Vittoria! |  
				|  |  
				| 
					
						
							| 
							Il tram n. 3 - da 
							Piazza Carlo III a Mergellina di 
							Andrea Cozzolino 
							Se scorriamo l’elenco delle sette 
							linee tramviarie a cavalli esercitate a Napoli dalla 
							S.A.T.N. (Societé Anonyme de Tramways Napolitains) 
							nel 1879 ci colpisce la presenza di un collegamento 
							che dal Reclusorio raggiunge la Torretta. Si tratta 
							infatti, per chi conosce la topografia del capoluogo 
							partenopeo, di una linea che attraversa in pratica 
							tutta l’area pianeggiante di Napoli da ovest ad est. 
							Il capolinea del Reclusorio (vale a dire di piazza 
							Carlo III ove è sito il grandioso edificio 
							vanvitelliano dell’Albergo dei Poveri all’epoca 
							adibito in parte appunto a Reclusorio) era 
							strategicamente posto a breve distanza dalla prima 
							rimessa (con stalle) della S.A.T.N., sito in Via 
							Bernardo Tanucci, là dove tuttora sorge un vasto 
							deposito dell’Azienda Napoletana Mobilità. 
							 
							Da qui, il tram, percorrendo il 
							centro cittadino (Ferrovia, corso Umberto I, piazza 
							Municipio, via S. Lucia), raggiungeva la Riviera di 
							Chiaja e la Torretta, capolinea che avrebbe ben 
							presto spostato sino alla Marina di Mergellina, dove 
							lo troviamo attestato già all’atto 
							dell’elettrificazione avvenuta il 10 novembre 1901. 
							La lunghezza di esercizio della linea è di km 8,053!
							 
							Nella seconda metà degli anni Dieci 
							del XX secolo la S.A.T.N. numera le varie linee ed 
							attribuisce alla Barbaja-Reclusorio il n. 3, che 
							accompagnerà questa linea per tutta la sua lunga 
							esistenza. Mergellina era, al tempo, anche detta 
							Barbaja perché lì si trovava la residenza 
							estiva di Domenico Barbaja, noto impresario del 
							Teatro San Carlo. 
							Come si può facilmente comprendere, 
							la linea 3 aveva un importanza notevolissima 
							nell’ambito dei collegamenti cittadini, ed era di 
							conseguenza tra le più frequentate della rete 
							tramviaria napoletana, il che induceva ad utilizzare 
							su di essa convogli formati da motrice + 
							rimorchiata, come ci testimoniano non poche immagini 
							nelle quali la linea è ritratta. Non meraviglia 
							pertanto che, quando l’Azienda Comunale dei 
							Trasporti (affidata alla gestione dell’Ente Autonomo 
							Volturno dal 1931 al 1940) decise di acquistare 
							capienti vetture a carrelli per gestire le linee a 
							più alta frequentazione, sia stata proprio la 3 ad 
							essere per prima servita dalle nuove carrozze, sia 
							da quelle più propriamente “urbane” sia da quelle 
							‘pensate’ per il servizio interurbano, ma in realtà 
							in buona parte rifluite nell’esercizio delle linee 
							di città. 
							E qui interviene uno dei “nostri” 
							biglietti a farci conoscere una realtà che avremmo 
							altrimenti ignorato, in quanto non registrata nei 
							documenti sinora noti relativi allo sviluppo delle 
							linee di tram napoletane: l’esistenza di una linea 
							ridotta, denominata (come d’uso all’epoca) 3 rosso 
							che dal Reclusorio arrivava fino a piazza Vittoria, 
							molto probabilmente alternandosi con quella “lunga” 
							come accadeva, ad esempio, a 7 e 7 rosso. 
							 
							Nel dopoguerra, la linea 3 mantenne 
							la sua centralità anche se il suo capolinea venne 
							spostato a piazza Nazionale (più precisamente a via 
							Pignatelli), svolgendo un significativo ruolo 
							accanto alle ‘nuove’ linee 1 e 2 che da Poggioreale 
							arrivavano – attraverso via Marina – a Bagnoli e a 
							Fuorigrotta. Poi, del tutto inopinatamente, a 
							seguito di una miope campagna di stampa (ma anche a 
							causa delle fatiscenti condizioni del materiale 
							rotabile tramviario), la storica linea 3 fu 
							soppressa il 27 aprile 1964. L’articolista del 
							giornale “Il Mattino” salutò stolidamente l’evento 
							come “motivo di soddisfazione per quanti vedono 
							preoccupati il costante aggravarsi dei problemi del 
							traffico urbano”; oggi siamo in attesa che la linea 
							tramviaria – terminati i lavori per la linea 6 della 
							Metropolitana – torni a piazza Sannazaro e magari 
							proprio a Mergellina, ridando vita a quello che fu 
							il 3: il tempo è galantuomo!!! 
							 
				
				
				Il tram n. 3 all'epoca dei fatti narrati lungo il Rettifilo 
				(Corso Umberto I). 
				
				
				L'immagine è tratta dal film "Proibito rubare" su segnalazione 
				di G. Fiorentino. |  |  
				| 
		
		 
				 |  
				|  |  |