Testo e foto di Gennaro Fiorentino

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L’ultimo week end di ottobre si è tenuto presso l’impianto DORS di Milano, sito in Viale Monza, l’evento “Porte aperte”. Esso ha avuto la duplice valenza di “festa del treno”, ma nello stesso tempo, celebrazione di chiusura per il decennale di Fondazione FS. Il particolare anno del genetliaco (2023) si era aperto l’8 marzo u.s. con analoga manifestazione a Pietrarsa. Ne parlammo sulle pagine virtuali del nostro sito e chi vi scrive, ne fu orgoglioso spettatore. Per un rinfresco di memoria: http://www.clamfer.it/02_Ferrovie/FondazioneFS/FondazioneFS.htm

La festa nella città ambrosiana ha avuto però diversi motivi che l’hanno caratterizzata. Oltre ai contenuti in tema espositivo, piuttosto singolari potendo contare anche su diverse “guest star”, essa ha avuto talune espressioni collaterali che l’hanno resa ancora più sapida ed originale.

Mi potrei riferire a mo’ di esempio, all’intesa con il sodalizio “Storicbus” che ha messo a disposizione, un discreto parco di vecchie glorie su gomma, che fungevano da navetta tra la Centrale e/o Lambrate, con Viale Monza. Ci ritorneremo un po’ più avanti.

L’impianto di Viale Monza, storica sede della Squadra Rialzo, offriva un’area coperta ed un ampio spazio scoperto dove le locomotive presenti, potevano mostrare il massimo del loro ansimare; anche se da ferme. Sotto le volte venivano proposti i più preziosi gioielli di famiglia. Una carrozza gran confort in versione ristorante, in perfetta forma estetica, si proponeva oltre che per essere ammirata, anche per offrire (previa prenotazione) ottimi pranzi a ricordo dei tempi andati.

Ottimo pranzo nella storica carrozza illudendosi di stare in viaggio.

Tra gli ospiti di riguardo che hanno ancora di più nobilitato l’esposizione, si faceva notare un cine mobile risalente agli anni ’30. Allestito su telaio Fiat 618, aveva il compito di portare negli angoli sperduti della penisola, le notizie di cinegiornali più o meno stantii, che fungevano da antipasto per la proiezione di filmetti dei telefoni bianchi oppure delle comiche; tanto in voga all’epoca. Il veicolo, non solo si mostra ben restaurato (ed immagino marciante), quanto funzionante per l’impianto di proiezione. Offre così una testimonianza di un passato remoto che resta difficile immaginare.

Folla di visitatori ammirati e sorpresi, accanto al cine mobile.

Il restauro conservativo ha riguardato anche il geniale sistema di proiezione.

Sempre in posizione super protetta ed a prova di graffitari, il treno blue del nuovo marchio di Fondazione chiamato TTI (Treni turistici italiani) aspetta di poter debuttare sulla relazione Roma-Calalzo (dicembre 2023), a beneficio degli sciatori che apprezzeranno il suo ambiente vintage (ancorché fresco di restauro).

Ormai mancano pochi giorni per il viaggio inaugurale del blue convoglio TTI.

Nell’area all’aperto, l’offerta di materiale da ammirare era davvero notevole. Innanzitutto, si lasciavano apprezzare numerose macchine a vapore. Quella che colpiva però era la presenza di un’aliena BR 50 del colosso tedesco Borsig, anno di nascita 1941. Finita nella DDR a fine IIGM, pervenne a metà degli anni ’90 nel patrimonio dell’Associazione Verbano Express. Grazie ad una rinnovata efficienza, è venuta qui da Luino con i mezzi propri.

Poderosa come ci si aspetta da una locomotiva tedesca, la BR 50 si fa ammirare nella sua austerità.

Ma non è stato l’unico gioiello della Verbano Express. La ribalta e l’ammirazione erano condivise con la 625.116. Risale al 1922 quando uscì dagli stabilimenti Ansaldo di Genova Sampierdarena.

La 625.116 ancora della Verbano Express dopo il recente restauro.

Molto vivace fu la sua attività appartenendo ad uno dei gruppi più apprezzato per il rendimento, coniugato con una gestione economica. Ha lavorato fino al 1978 quando fu accantonata. Il comune di Luino ne ottenne il comodato d’uso per renderla monumento sulla piazza della stazione. Nel 2000 fu trasferita all’associazione che le restituì idoneità ed efficienza alla marcia. Non mancava una vaporiera propria di Fondazione; parlo della 640.143.

La centenaria 640.143 oggi impiegata nel compartimento di Torino per treni storici.

È assegnata al deposito di Torino Smistamento ed impiegata per treni storici. Risale ormai ad oltre cento anni fa e faceva parte di un piccolo lotto costruito tra la Breda e Officine Meccaniche di Saronno. Conta tre assi motore ed un asse anteriore portante. A questo punto e pertinente al paragrafo, devo ricordare il momento di grande emozione vissuto da tutti i visitatori, quando, il pomeriggio del 28 ed un po’ a sorpresa, è pervenuto l’ing. Luigi Cantamessa, direttore di Fondazione. Simultaneamente tutte le locomotive hanno dato pressione che si è concretizzata in un amabile e lusinghiero concerto di sirene.

Ritorniamo alla nostra visita virtuale. Il vostro cronista deve notare, che pur nella miriade di cose belle da vedere, la maggiore attrazione, con prevedibile fila lunga, lunga di visitatori, era costituita dalla presenza dell’Arlecchino ossia dall’ETR 252. Faceva parte di un piccolo lotto di quattro elettrotreni costruito in forma ridotta rispetto al progetto del ben più lungo Settebello. Entrò in servizio in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960. Il complesso esposto è l’unico superstite essendosi per miracolo salvato dalla fiamma ossidrica che infierì sulla “famiglia” alla fine degli anni ’90.

L’inconfondibile design del nostro Arlecchino.

Tuttavia, ebbe bisogno di notevoli e costosi interventi sia per ripristinarne l’aspetto estetico, sia per renderlo marciante e conferirgli le innovazioni tecnologiche e di sicurezza conseguite intanto dall’inarrestabile progresso.

Il nome Arlecchino gli deriva dai vari scompartimenti che, pur essendo di I classe, si distinguono per il colore delle poltrone.

Interni della carrozza con cromia rossa.

La visita è stata accompagnata da alcuni tecnici che alternandosi nei vari segmenti, hanno fornito preziose informazioni. La loro assistenza ha tra l’altro, offerto l’opportunità irripetibile di entrare nella singolare cabina di guida che, dovuta al genio dell’architetto Giò Ponti, è posta in posizione sopraelevata. In tal guisa consente ai passeggeri di ammirare dal Belvedere, il procedere del viaggio.

Anche l’angolo bar è stato ristrutturato e pronto a servire fumanti caffè.

La policromia degl’interni dell’Arlecchino, tirano in ballo anche una vettura “centoporte” di I e II classe. Qui la tappezzeria, di recente oggetto di un meticoloso restauro, con la diversità del colore, dà un’immagine immediata di distinzione tra le classi.

Invitante interno di una I classe della vettura centoporte.

 

Non meno confortevole appare la II classe che prevede modulo ad 8 posti.

A proposito di salvataggi miracolosi, va senz’altro annotato quello di un bagagliaio/postale giunto ai nostri giorni. La sua peculiarità consiste nell’impiego di materiali leggeri (acciaio inox) la cui tecnica fu importata dagli USA nel 1939, in regime di politica autarchica. Costruito in soli due esemplari dall’industria genovese Piaggio, nel pur breve periodo di esercizio, consentì apprezzabili economie grazie alla leggerezza della sua struttura pur coniugata con adeguata robustezza.

L’innovativa vettura di servizio progetto Piaggio in acciaio inox.

Ha altresì colpito la mia attenzione un carro ferroviario della serie F. Ricordato spesso come veicolo infame per deportazioni in un passato prossimo, questa volta lo troviamo in un più prosaico, ma senz’altro meno tragico impiego. È allestito con l’effigie “La provvida”, quando, in mancanza di supermercati ben al di là di essere concepiti, venivano istradati per le stazioni più remote. Il personale ferroviario locale poteva quindi servirsene per i propri acquisti in regime di cooperativa di consumo.

Carro F in veste di supermercato ambulante.

Al termine di questa piccola cronaca, che non vuole avere la presunzione di essere esaustiva di fronte alla grande offerta di cose da raccontare, mi consento la citazione di alcuni eventi collaterali ma non meno importanti per questa grande festa del treno.

Ritorno sull’argomento Storicbus con l’esibizione di due foto. Io, un po’ condotto dal caso, ho potuto viaggiare su un Inbus in allestimento suburbano, già appartenuto alla Tep di Parma.

L’INBUS S210FT fotografato presso Milano Lambrate FS.

Ma l’offerta era ampia contando su un Fiat 309 Pietroboni, un Fiat 308 Cameri, un Fiat 370 in versione corriera ed un 370 Menarini GT. Questi mezzi hanno lavorato senza soluzione di continuità sui due giorni della manifestazione.

Il vegliardo Fiat 309 Pietroboni incarrozza presso la fermata su Viale Monza.

Nel parco dell’esposizione era presente anche una ricca delegazione dell’associazione veneta Gruppo 835 che con i suoi binarietti e trenini, ha offerto passaggi e momenti di svago ai piccoli di ogni età.

Uno degli esemplari attivi sul circuito del Club 835, e

la suggestiva locandina per invitare tutti al parco dei minitreni.

L’aspetto culturale in senso stretto era altresì curato da un ricco book shop di Fondazione con un’offerta notevole di libri e gadgets, dove si percepiva solo l’imbarazzo della scelta.

Non meno apprezzabile il concerto con una virtuosa soprano che, accompagnata da un bravo pianista, ha scelto un repertorio che trovava nel viaggio e nella partenza, i suoi temi preferiti.

Inconsueta sala da concerto per la virtuosa esibizione della brava soprano.

Ho detto che questa manifestazione ha concluso la festa intrapresa a Pietrarsa a marzo. Devo però rammentare la non meno interessante esposizione, con la stessa motivazione, tenutasi a Pistoia a maggio.

Ne abbiamo parlato anche su questo sito:  Clamfer DORS Pistoia

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