|
Testo e foto di Gennaro Fiorentino
|
||
Dopo una lunga interruzione dovuta alle
distruzioni della Guerra, il 6 ottobre 1979, veniva riaperta al
servizio ferroviario la linea internazionale Cuneo-Ventimiglia con
le sue caratteristiche davvero uniche. Questa relazione infatti,
lunga circa 100 chilometri, malgrado colleghi due città italiane,
attraversa per un bel tratto il territorio francese con la
conseguenza di superare il confine due volte. Certamente ciò non
comporta alcuna formalità da espletare, però si tratta comunque di
percorrere per una cinquantina di chilometri i binari francesi. Al di là di questo aspetto
per così dire singolare e retaggio delle cessioni territoriali
consumate nel tempo a beneficio della vicina nazione, la linea ha
dei requisiti di spettacolarità che davvero la fanno somigliare ad
una delle tante linee svizzere dove tunnel, ponti, tornanti ed
elicoidali la fanno da padrone. Mentre non ho dubbi nel raccomandare
all’appassionato di ferrovie un viaggio da queste parti, resto
imbarazzato nel suggerire un itinerario in auto e dunque da terra
(utilizzando la strada statale in gran parte adiacente alla
ferrovia) oppure viaggiare con uno dei numerosi treni che collegano
la regione Piemonte con la Liguria e viceversa. Ambedue le proposte
offrono emozioni ed interessi che si completano tra di loro.
Diverse sono le stazioni disseminate lungo il
percorso. Cito a memoria: Borgo San Dalmazzo (teatro di un episodio
della shoah), Limone (stazione sciistica di prestigio), Tenda (con
il suo ardito elicoidale), Briga, Breil sur Roya (dove Roya indica
il fiume che sbocca a Ventimiglia e lungo la cui valle si inserisce
la strada ferrata). Breil sur Roya (pochi
ricordano ormai il nome italiano di Breglio) è un paesino fiorito e
davvero delizioso, posto sul corso d’acqua con le sue
chiuse che rendono il contesto davvero
degno di una sosta prolungata. Il villaggio è dotato di una bella e
grande stazione (foto del titolo) perché
da Breil si dirama altresì la linea diretta che scende a Nizza oltre
quella verso Ventimiglia.
Prima che la ferrovia fosse aperta al servizio per la prima volta il 30
ottobre 1928, molti dei paesini a valle verso il Mediterraneo erano
serviti da un’ardita rete di tram in partenza da Nizza. L’umile tram
dovette cedere il posto al più efficiente treno ma non prima di aver
servito con dedizione le varie località ed addirittura aver
provveduto con merito all’approvvigionamento dei materiali di
costruzione della ferrovia. Entrando nella stazione di
Breil, proveniente da Cuneo, il passeggero attento ha una visione
surreale, da non credere ai propri occhi. Automotrici, locomotori,
tram, filobus, autobus ed altro, sono accantonati in un’area
dismessa del deposito locomotive. Non è un miraggio. Perché in
questo piccolo e tranquillo angolo delle Alpi Marittime, è
stato costituito ad opera di un manipolo di coraggiosi appassionati
un Museo dei Trasporti che gli stessi interessati preferiscono si
chiami “Ecomusèe di Breil sur Roya”.
Complesso bloccato SNCF di costruzione Bombardier “naso e naso” con un nostrano Minuetto Trenitalia,
sintetizzando la perfetta intesa su
questa linea tra le due amministrazioni
Veduta panoramica del Museo con l’ampio spazio per il parcheggio e
il rosso rimorchio che funge da cassa e boutique
|
||
Il nome completo del sodalizio è “Associazione dei
Trammofili” della Costa Azzurra, dove lo statuto prevede la
conservazione, il restauro, lo studio del patrimonio dei veicoli sia
della costa nizzarda, sia di quella ligure. Fondata nel 1976, essa
si avvale della collaborazione di tanti ex ferrovieri e non, nonché
del fondamentale sostegno economico della Comunità Amministrativa
Locale. L’accoglienza è davvero intima e familiare. Viene
rilasciato il modesto biglietto in una cassa ospitata in un vecchio
rimorchio che funge anche da boutique. Quindi inizia la visita che
interessa un vasto spazio all’aperto ed un ampio capannone dove una
volta venivano ricoverate le macchine a vapore. Entrando, sulla destra, siamo accolti da una
policroma parata di autobus urbani francesi. Alcuni recano ancora il caratteristico posteriore a
terrazzino, ereditato dallo stile dei bus parigini degli anni ’30.
Qualcuno dichiara di essere ancora in grado di marciare e pertanto
si propone per originali quanto avventurosi festeggiamenti di eventi
del tipo nozze, lauree e simili. In questa rivista, segnati da un
arancione ministeriale, a mo’ di involontario evidenziatore, si
fanno notare un bus ed un filobus appartenuti alla Riviera Trasporti
della vicina S. Remo. |
||
La policroma parata di autobus e filobus provenienti dalla Riviera italiana e francese.
Senza dubbio gli arancioni (un bus ed un
filobus) provengono da Sanremo. |
||
Dopo questa trasgressione tematica, ci dedichiamo ai treni. Un rosso convoglio, in ottimo stato, ci sembra una recente acquisizione del patrimonio museale. La sua sgargiante livrea ci annuncia che prestò servizio sull’iniziativa molto interessante “Il treno delle meraviglie”. Si tratta di una proposta turistica della SNCF che, partendo da Nizza attraverso Sospel, sale su a Tenda con la valle delle Meraviglie (famosi i suoi 40000 graffiti di epoca preistorica) ed altri centri piemontesi di rilevante interesse paesaggistico e culturale.
La rossa automotrice con la pellicolatura di grande effetto pubblicitario,
ricorda in recente passato il suo impiego turistico
verso la Valle delle Meraviglie. |
||
Sfizioso locomotore da manovra costruzione Decauville dal
promettente aspetto di grande potenza. |
||
Tram della compagnia del trasporto pubblico marsigliese di costruzione Bourgeoise & Nivelle emigrato per un breve periodo a L’Aia. |
L’automotrice, che da queste parti chiamano Autorail e che qui vediamo esposta, fu costruita nel 1986 negli ateliers ANF. Adiacente possiamo ammirare un grazioso automotore da manovra degli anni ’70 del 900, delle famose industrie Decauville. La mia inclinazione ai tram mi porta rapidamente
presso una macchina che, “a naso”, neanche mi sembra molto vecchia,
abituato come sono a girare per Musei tramviari alla ricerca di
autentiche antichità. La prima impressione non mi ha tradito.
Infatti il tram qui esposto, è stato costruito “solo” nel 1984 ed
appartiene alla tipologia PCC che, sia pure con adattamenti locali
od aggiornamenti adottati nel tempo, corrisponde ai canoni della
tipologia della scuola PCC partita dagli USA negli anni ’30. Svolse il suo compito nella
città di Marsiglia di cui porta il numero della linea 68; l’unica
sopravvissuta all’eliminazione della rete tramviaria peraltro oggi
ricostruita. Ceduta prematuramente all’azienda del trasporto
pubblico dell’Aia (NL), ne è tornata come cimelio museale risalente
al 2004. Purtroppo
lo stallo di sosta, un po’ sacrificato,
non
consente un’immagine più gratificante di quella proposta. Il gentile Monsieur che ha riscosso la piccola
entità per il biglietto, mi raccomanda con la voce che tradisce
commozione ed orgoglio, di non perdere la visita dell’Autorail X2804
in livrea azzurrina. Di certo ha incuriosito il mio interesse e gli
chiedo il perché di tale premurosa segnalazione. Ne ricevo per
risposta un invito ancora più energico a salirvi e la rassicurazione
che una volta all’interno, avremmo capito. |
|
Prima di svelare il motivo dell’interesse, vorrei
fornire qualche notizia su queste fortunate automotrici ben
conosciute ai fermodellisti di ieri e di oggi (ma più di ieri) in
quanto la Lima, ferrovie in miniatura, ne fece uno dei suoi cavalli
di battaglia per molte scatole “basic” di qualche anno fa. Infatti
anche la livrea in H0, come nella realtà, esisteva in più di una
versione cromatica. Per non dire del modello “panoramico” con
veranda, nato in serie limitata, proprio sul telaio di queste
instancabili e robuste macchine. Per quanto riguarda quella in sosta sul piazzale, essa faceva parte della prima serie di 16 esemplari, ordinata alle officine Decauville di Corbeil. Nella sua lunga carriera durata dal 1957 al 2007, ha percorso oltre 6.583.000 detenendo il record assoluto per la sua serie. |
||
Immagine dell’autorail X2804 diventata eroina per caso per il suo
coinvolgimento nella tragedia di Frejus |
||
Ma la storia che ne ha fatto un personaggio, non va trovata nella sua pur lunga carriera. Correva infatti nei dintorni di Frejus (Provenza) la sera del 2 Dicembre 1959 effettuando un servizio con al seguito tre rimorchi. In quel momento la diga di Malpasset, riempitasi oltre misura per le piogge torrenziali, scaraventò sulla pianura 50 milioni di metri cubi d’acqua inondando campagne e paesi. Il convoglio fu anch’esso travolto dall’onda ma non mollò la presa dal binario. Due dei tre rimorchi furono travolti dalle acque e portati lontano. Ma i loro pochi passeggeri erano stati trasferiti con gli altri nella X2804. Alle prime luci dell’alba, il riscaldamento interno dell’autorail e le sue luci, erano ancora in funzione. Ben presto volontari con alcuni camion ed autobus di soccorso, vennero a recuperare i passeggeri ed i loro bagagli non riuscendo a nascondere il loro stupore per la felice conclusione della tragedia. I ferrovieri comunque non si mossero dal posto, per salvaguardare i numerosi plichi postali e bancari accolti nel suo capace bagagliaio. Dopo quella tragica avventura, gli “cheminots” furono citati per la loro abnegazione ma anche la macchina divenne l’eroina della SNCF.
Inebriati da questa commovente storia, ci fermiamo
qualche attimo a vedere il locomotore CC 7140, anch’esso ben noto sia perché la sua classe è
detentrice di alcuni record di velocità, sia perché non è mancato in
molte collezioni fermodellistiche anche nostrane essendo stato
prodotto dalla Lima in H0. Fu costruito in una interessante e
laboriosa serie dall’Alsthom, tra il 1952 ed il 1955. Gli fa da
contrappunto l’adiacente BB facente parte di un lotto di ben 271
macchine costruito per un impiego polivalente alla fine degli anni
’40, ma con la predilezione ad essere utilizzato sulle nuove linee
elettrificate a corrente continua. |
||
Il potente locomotore CC 7140 di costruzione Alsthom
appartenente
alla classe detentrice del record di velocità |
Davvero enorme questa locomotiva di costruzione americana
arrivata
in regolare servizio quasi ai giorni nostri. |
|
Il nostro interessante (e per certi versi emozionante) pomeriggio si sarebbe concluso qui. Quando a sorpresa il padron di casa, con un gesto agile, fa scorrere il pesante portone dell’hangar mostrandoci ulteriori ma nondimeno preziosi tesori di casa. Tralasciando una descrizione dettagliata delle numerose auto d’epoca presenti, siamo subito attratti da una poderosa locomotiva con sembianze, come viene confermato dal suo pedigree, moderne. È la 141.R.1108 costruita nel 1946 dalla Lima (e qui l’omonima casa modellistica non c’entra) nome della fabbrica nonché della città dell’Ohio USA, in ben 1323 esemplari di cui una parte prese la strada della Francia. Si trattava infatti di sopperire con questa fornitura alle gravi carenze di materiale rotabile dovute agli enormi danni della guerra. Queste locomotive per la loro versatilità, furono impiegate anche per i treni rapidi tra i quali il prestigioso Mistral. La loro carriera andò via via ad interrompersi con l’avanzare delle elettrificazioni. La presente fu ritirata dal servizio il 1975. Dopo qualche tentativo di impiego museale, fu portata in questo Museo nel 1991 proveniente dallo scalo merci della stazione di Monaco dove faceva bella mostra di sé come locomotiva monumento. Intanto non possiamo fare a meno di ammirare un
bellissimo tram d’epoca proveniente dalla dismessa rete di Marsiglia. Risale al 1924 ma in realtà
subì vari aggiornamenti nel tempo. L’ultimo risale al 1960 quando,
evidentemente, era ancora in servizio. Fu pensionato definitivamente
intorno al 1970 entrando nel patrimonio museale nel 1976. La scheda
lo descrive come un veicolo atto a marciare ancora, ma certamente su
idoneo percorso e con appropriata alimentazione. I tecnici
dell’Associazione starebbero studiando la possibile soluzione per
riportarlo in esercizio. |
||
Il tram marsigliese fa ancora la sua figura dopo aver prestato
servizio con onore per oltre mezzo secolo |
||
La nostra visita sarebbe davvero terminata, ma il
discreto e cordiale accompagnatore ci tiene a farci vedere per
ultimo il gioiello dell’Associazione. Un plastico in H0 che
rappresenta, e non sarebbe stato difficile immaginarlo, il contesto
della Cuneo-Ventimiglia con la riproduzione delle sue principali e
spettacolari opere d’arte. Il plastico è percorso in maniera forse un po’
disordinata ed anacronistica ma davvero spettacolare, da tutti i
convogli che nel tempo sono passati per questo itinerario: prima
della guerra e dopo la guerra. Pertanto accanto ai moderni Minuetto
o complessi Alstom, non vi sorprenda veder passare su un ponte
costruito negli anni ’70, un convoglio lussuoso della PLM che una
volta davvero vi espletava un servizio per Nizza. La concessione al mancato rigore di coerenza è
ripagata da uno scenografico festival di treni che vanno su e giù
per gli arditi tornanti del plastico. La vostra ammirazione e
sorpresa, gratificheranno di certo le ore spese da questi ferrovieri
in pensione, per costruire questo bellissimo impianto. |
||
Un complesso bloccato di autorail SNCF impegna il famoso ed
ardito ponte sul torrente Bevera ricostruito negli anni ’70 del ‘900
Diretto mattutino secondo l’orario vigente sta espletando la
relazione Torino/Arma di Taggia |
||
Adesso davvero la visita è finita. Ci sentiamo
quasi in dovere di acquistare qualcosa alla boutique auspicando che
la nostra visita ed il nostro modesto contributo possano davvero
aiutare nel piccolo a far vivere e sviluppare questo ricco Museo,
posto in questo delizioso angolo di Francia. |
||
|
||
|
||