Testo e foto di Gennaro Fiorentino

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La bella ed esemplare realtà si trova a Lecce; per l’esattezza oltre l’ennesimo binario della stazione. Però vi si giunge per una strada semiperiferica con buona possibilità di parcheggio. Solo quando ti trovi all’interno e ti stai chiedendo come abbiano fatto a portarvi tutto quel materiale rotabile, gli annunci di stazione che pervengono alle tue orecchie, ti fanno comprendere la vicinanza dello scalo ferroviario. E quindi l’immaginabile raccordo con la rete nazionale oggetto di recente di una nuova convenzione tra Comune e RFI.

Il Museo è stato creato e tenuto in vita con estrema dinamicità ed entusiasmo, dall’AISAF (Associazione Ionica Salentina Amici delle Ferrovie) che ha aperto anche una sezione a Bari. Questa novità va ben al di là della sua collocazione geografica; ma si pone come ennesimo stimolo all’effettuazione dei treni storici in cui altresì l’Associazione si è distinta. La storia di questa bella collezione comincia nel 1992 quando la storica squadra rialzo, fu trasferita a Surbo Scalo in moderni ed adeguati capannoni per poter svolgere al meglio il compito.

Dopo aver cominciato a raccogliere materiale ritenuto di grande interesse, solo il 1998 si cominciò a prospettare la possibilità che il sogno di un Museo, si sarebbe potuto concretizzare utilizzando i dismessi capannoni posti nella stazione. La presenza sul territorio della rete ferroviaria del Sudest (a scartamento ordinario), ha costituito singolare volano per la nascita della collezione che riguardando due entità (FS e FSE) è andata ad assumere nel tempo irripetibile singolarità. Dopo essere passati per la biglietteria, presidiata da gentili volontari, si può iniziare la visita che mi è piaciuto schematizzare in tre settori. Però prima di descriverne il contenuto, vorrei segnalare la targa all’ingresso che ricorda il contributo generoso e qualificato in consigli e indicazioni dati per la realizzazione del Museo, dall’indimenticato ing. Piero Muscolino.

Nelle prima sale troviamo una ricca collezione di attrezzi da lavoro, segnalamento ed un grande plastico in corso di completamento. Esso con una lunghezza di 14 metri (100 metri di sviluppo dei binari) documenta la storica linea Bari-Taranto con la spettacolare riproduzione dei due ponti di epoca diversa, per il salto della Gravina Maggiore di Castellaneta. Parliamo del ponte in muratura a sette arcate del 1928-1929 che aveva preso il posto del ponte in ferro progettato dall’ing. Cotreau (1868); a sua volta sostituito da un moderno ponte in cemento a doppia via nel 1997. Esso è costituito da una campata di 150 metri assistita da otto luci da 25 metri ciascuna.

Prospettiva del ponte sulla Gravina Maggiore di Castellaneta.

In fondo il ponte moderno ed in secondo piano quello del 1928, tenuto in vita come pista ciclabile.

Nelle immagini successive possiamo vedere un tipico posto di blocco di stazione e la ricreazione dell’officina del fabbro con i suoi strumenti e la classica forgia. Passiamo all’area esterna che possiamo considerare la seconda sezione e che non ci lesina sorprese.

  

Tipico banco di manovra per posto di blocco di stazione ormai pensionato dal 2007.

Proviene da Zollino delle FSE, e ... officina del fabbro con i vari attrezzi e la forgia.

Sono presenti due carrozze FSE a classe unica di II classe (in origine di III, ma dal 1956 riclassificate). Di costruzione Breda del 1947, rappresentano la seconda serie dell’ordine originale di anteguerra evaso dalle officine “Carminati e Toselli”. Esse sono regolarmente impiegate all’occorrenza nella composizione del treno storico “Salento Express”. Di diverso impiego appare il cellulare in grigio ardesia (traduzione detenuti) delle FS. Faceva parte di un lotto del 1954 ed è l’ultimo superstite. Con le sue 9 celle ed idonei locali per accogliere la scorta armata, si presenta proprio come una piccola prigione su rotaie.

Vettura della Carminati & Toselli degli anni ’40 utilizzata con regolarità

per l’effettuazione di convogli storici (Salento Express).

      

Vettura cellulare per la traduzione dei detenuti in livrea originale in colore ardesia, e ...

... il corridoio di disimpegno delle 9 celle.

Adiacente sosta un piccolo e curioso automotore, ancora oggi impiegato per le manovre sul piazzale dei veicoli museali, di provenienza Manifattura Tabacchi di Lecce. Si trattava di un’industria inglese, dismessa nel 2011. In occasione della chiusura, conferirono due automotori al Museo, a memoria dell’azienda che aveva agito per ben 150 anni sul territorio leccese.

 Loco-trattore di costruzione Greco di Reggio Emilia con equipaggiamento termico di trazione marca Deutz.

Su quest’area esterna sosta altresì l’automotrice Ad 72, ultima di un nutrito gruppo di 30 esemplari costruito nel 1959 dalle officine IMAM-AERFER di Napoli su meccanica Breda.

Il loro design ricorda le coeve elettromotrici impiegate sulla ferrovia Cumana a partire dal 1962. Ciò non è casuale essendo la paternità dello stesso costruttore. Restaurata dai soci dell’AISAF, la locomotiva diesel BB 162 costituisce la trazione del convoglio storico “Salento Express” che viene effettuato secondo un interessante calendario. Questo particolare incarico viene condiviso con il gemello BB 159. Entrambi provenienti dalle FSE, di costruzione officine Reggiane, entrarono in servizio sulla rete sociale nel 1959.

Automotrice Ad 72 di costruzione Aerfer. La livrea originale era in verde.

Locomotore a trazione termica BB 162, utilizzato in composizione ai convogli storici dove svolge ancora un buon lavoro.

Ci portiamo nei due grandi padiglioni coperti (terza sezione della visita) ed affiancati, che serbano autentici gioielli della collezione museale. Partiamo dal vapore. Esso è rappresentato da due locomotive: la 905.043 e la 835.244, delle Ferrovie dello Stato. Ambedue risalgono al 1911 ma caratteristiche diverse le destinarono ad un impiego differente. La prima, di costruzione Breda, trovò la sua naturale destinazione al traino di convogli di medie distanze del rango omnibus ed accelerati. Mentre la seconda costituisce la locomotiva da manovra per eccellenza, ne furono prodotti ben 370 esemplari, dividendo la cospicua commessa tra una pluralità di industrie nazionali. La 244 risulta costruita dalle Officine Meccaniche di Napoli, distinguendosi anche per una spiccata longevità avendo svolto il servizio fino all’inizio degli anni ’80.

Locomotiva 905.043 per treni accelerati.

Locomotiva 835.244 per servizi di manovra.

Del tutto diversa è la natura dell’automotrice Man Ad 06 delle FSE e risalente all’anno 1939. Esemplare di un piccolo lotto di sei unità, uscì dalle Officine della Stanga di Padova, mutuando la filosofia costruttiva delle “littorine” con l’adozione del motore tedesco a gasolio Man. Nel dopoguerra, la serie fu incrementata con ulteriori sei vetture che in sostanza ripetevano il progetto. Nella nutrita dotazione del Museo, non manca un curiosissimo automotore 207.023, noto con il nomignolo di “sogliola”. Quello che vediamo risale al 1934 e prestò servizio in vari scali pugliesi. Grazie alle amorevoli cure somministrate dai volontari dell’AISAF, è in condizioni di potersi muovere con i mezzi propri. La storia ci racconta che questi validi mezzi ausiliari di manovra, furono costruiti negli anni ’30 dalla ditta Badoni che aveva acquisito il progetto dalla fabbrica tedesca Breuer.

Dotati in origine di motore a benzina, i sopravvissuti agli eventi bellici, subirono la trasformazione assumendo il motore a gasolio. Vorrei ancora descrivere la presenza di interessanti carri merce appartenuti alla rete delle FSE ed esposti in condizioni di eccellente stato.

  

Automotrice Ad 62 FSE testimone della trasformazione della trazione a vapore in trazione termica, e ...

. . . l'inconfondibile automotore “sogliola”.

Bel carro coperto in ottime condizioni appartenuto a FSE.

Proprio in questi giorni, l’AISAF, confermando la sua peculiarità di associazione attiva, è riuscita a rientrare in possesso di un’antica locomotiva a tre assi, la locotender 316 di costruzione Reggiane (alienata nel 1960 da FSE). Essa dopo un restauro estetico già programmato, contribuirà ad arricchire il patrimonio del Museo di Lecce.

Come si può immaginare, mi sono limitato a descrivere una parte del materiale esposto non avendo velleità di fornire una guida ragionata del Museo tanti sono i veicoli che sarebbero ancora da descrivere. Tuttavia, prima di congedare l’attenzione del lettore, volevo parlare di alcune carrozze “centoporte” degli anni ’30 accolte nei padiglioni. Giacché esse si presentano in versione treno-ospedale e pertanto mancanti di arredamento interno, dopo il salvataggio dalla fiamma ossidrica avvenuto nel 2002, sono state destinate a spazi espositivi.

In questo periodo accolgono la tematica “turismo in treno” utilizzando il modellismo ferroviario per raccontare della leggendaria epopea. Vediamo in sequenza immagini dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e dalla Germania.

Contesto modellistico americano con la sgargiante livrea gialla.

Paesaggio inglese per questo stupendo convoglio. 

Tra realtà e fantasia il miniconvoglio in scala G di ambientazione tedesca.

L’estate è ormai prossima e con essa la voglia di mare e di vacanza. Il Salento propone un’offerta balneare di notevole attrazione con le sue spiagge e le sue acque incontaminate. Una vacanza marina potrà di certo offrire il pretesto per visitare di persona questo gioiellino in terra salentina.

 
 

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Domenica 18.30-21-30 con visita guidata alle 19.30

Ingresso per adulti € 4,00 Tariffe agevolate per minori e gruppi  

 

 

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