viaggio fantastico di

Giovanni Giuseppe Caracciolo

Alessandro Lutri

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Sono le sei del mattino. Dal deposito di Piedimonte d’Alife con i portali affumicati in stile Liberty, a retromarcia, si attesta al primo binario la locomotiva a vapore Matese FNP V 11, con gli ottoni ed il fascio littorio sulla camera a fumo tirati a lucido al traino di una carrozza a carrelli ed un carro cisterna con acqua potabile per rifornire alcuni caselli. Apprendiamo, infatti, che il convoglio stamattina è un misto; questo significa che arriveremo a Napoli con qualche minuto di ritardo per le numerose manovre. La pompa freno Westinghouse col suo continuo "cin-cin" sembra invitarci ad un brindisi. Il fuochista con energia spala carbone e con una scopa pulisce la cabina di condotta.

L’ora della partenza si avvicina. Studenti, impiegati, alcuni dirigenti di industrie locali, commercianti, tutti elegantemente vestiti con scarpe lucidissime, si accingono a prendere posto. Anche qualche graziosa signora non disdegna il viaggio in treno. Don Carlo, il corriere postale, ripone nel bagagliaio pacchi, ceste, sacchi. La caldaia ha raggiunto la temperatura ottimale e la valvola di sicurezza Coale con un possente soffio continuo espelle il vapore in eccesso. Il capostazione urla: «Signori in carrozza», e con la paletta verde licenzia il treno.

Orario della ferrovia Alifana tratto da una guida del 1915 (Biblioteca Provinciale di Benevento).

La locomotiva "Tifata" della ferrovia alifana (coll. A. Gamboni).

Il capotreno con una trombetta conferma che tutto è in ordine; un fischio lungo e silenziosamente ci avviamo verso Alife, ma dopo aver superato la curva ad esse potenti colpi di scappamento subito ci consentono di raggiungere la storica Città. Salgono alcuni operai diretti al Real Pirotecnico di Capua.

Partiamo alla volta di Dragoni. Per attraversare il fiume Volturno abbandoniamo la nostra sede e con una curva a sinistra ci portiamo sulla carrozzabile Dragoni-Piedimonte, sul suo lato destro, ed impegniamo il ponte Principi Umberto e Margherita. Facciamo un saluto ai casellanti della casa cantoniera mentre alcuni carretti trainati da buoi attendono che si aprano i cancelli scorrevoli. Due file di alti pioppi ai lati del binario fanno da cornice al nostro passaggio e siamo a Dragoni, dove salgono altri studenti ed una signora con due galline in una cesta. Agevolmente raggiungiamo Alvignano dove dobbiamo fare manovra per agganciare un carro pianale con garitta, in cui prende posto un frenatore, carico di lunghi tronchi d’alberi.

Operazione di giratura di una locotender (Archivio G.A.F.A.).

Ora la locomotiva con una carrozza passeggeri, la cisterna e il carro pianale è al limite della sua prestazione, per cui i musi neri azionano la sabbiera per evitare slittamenti e col regolatore al massimo si parte. A tutto vapore superiamo la casa cantoniera "Villa Ortensia" col relativo passaggio a livello sulla strada principale, la SS 158, un semicerchio ci fa evitare l’impervia collina del Miglio 25 ed attraversiamo nuovamente la SS 158 alla casa cantoniera Cameralunga con relativo passaggio a livello. Qui il treno si arresta perché è il primo casello che dobbiamo rifornire d’acqua. Mentre il fuochista ed il macchinista sono impegnati col carro cisterna avvertiamo un bel profumo di pane; la moglie del casellante sta preparando focacce e pagnotte col forno all’aperto.

 

 

Un casello lungo la linea ancora esistente (foto A. Gamboni).

 

Alcuni di noi scendono e la signora offre gentilmente dei biscotti e delle fette di pane profumatissime e fragranti; prepara anche una pentola con un caldo surrogato del caffè autarchico a base di orzo e cicoria. Ritemprati da questa insperata colazione, ripartiamo tenendoci al fianco della strada sul lato sinistro dirigendoci a Caiazzo. La Città col castello Longobardo la raggiungiamo faticosamente percorrendo un semicerchio che inizia dietro alla taverna (dove scorgiamo numerosi carri, buoi e cavalli intenti a rifocillarsi). Facciamo rifornimento di carbone e riempiamo le casse d’acqua alla colonna idrica. Superiamo per la quarta volta la strada statale 158, infiliamo uno dei tre archi del ponte della Madonne delle Grazie su cui insiste la strada diretta a Villa Santa Croce. Affianchiamo, tenendoci a circa cinque metri d’altezza, la strada Statale 87, sentiamo uno stridore di freni e ci fermiamo alla casa cantoniera Truli; il casellante si rifornisce d’acqua dal carro cisterna. Al termine di questa operazione, con i ceppi dei freni serrati e stridori a causa della forte pendenza raggiungiamo Piana di Caiazzo.

Un impiegato delle Regie Poste consegna dei pacchi a Don Carlo e via a tutto vapore verso Pontelatone, dove la stazione è intercalata tra due passaggi a livelli, uno a guardia della strada diretta a Liberi-Maiorano di Monte-Dragoni; l’altro di quella Pontelatone-Formicola. Non ripartiamo subito perché un treno proveniente dalla vicina cava Pardo trainato dalla locomotiva elettrica E 51 non ha ancora liberato la tratta. Dopo alcuni minuti di attesa, il capostazione alza la paletta verde. Dopo 500 metri ci troviamo sotto la linea aerea della tensione elettrica monofase a 11.000 volt e col binario contiguo alla SS 87 (poi 264) sul suo lato destro ci immergiamo in una atmosfera siciliana con tanti fichi d’India che incorniciano l’acclive rampa da cui scorgiamo le palme della piccola stazione di Triflisco.

Alla partenza una stretta curva a sinistra ci immette sul ponte metallico con cui superiamo la strada 264 diretta a Capua, indi il ponte ferroviario in ferro sul fiume Volturno, da cui ammiriamo quello stradale finemente rifinito con la maestosa arcata centrale di 60 metri di larghezza: quest’ultimo è chiamato Ponte Annibale in onore del condottiero Cartaginese che con le sue truppe ed elefanti qui guadò il fiume durante la guerra contro Roma. A Sant’Angelo in Formis notiamo una teoria di vagoncini minerari provenienti dalla cava Corvino. Dopo due chilometri siamo alla stazione di Biforcazione. La nostra locomotiva viene sganciata, con alcune manovre a retromarcia si porta alla piattaforma girevole, dove quattro agenti le fanno invertire il senso di marcia manualmente e la preparano rifornendola di acqua e combustibile per il treno successivo diretto a Piedimonte. La nostra carrozza, liberata anche dal carro pianale e dal carro cisterna, è presa in consegna dalla elettromotrice partita da Capua. I passeggeri provenienti da Piedimonte e diretti a Capua scendono ed attendono il convoglio da Napoli.

L’elettromotrice Breda fa sentire il ronzio dei suoi motocompressori. Dopo la prova freno si parte. Ammiriamo l’Anfiteatro nei pressi dell’omonima fermata, al passaggio a livello di via Galatina attendono numerose carrozze, traini con mercanzie di tutti i tipi, una Ballila tre marce, una Topolino 500 A, una Lancia Aprilia ed una motocicletta Ariel. Fiancheggiamo la bellissima Villa Comunale di Santa Maria Capua Vetere prima di arrestarci alla fermata San Pietro. A Curti salgono alcuni militari. Dal ponte in pietra che scavalca la linea delle Ferrovie dello Stato assistiamo al transito di un treno passeggeri con alla testa la locomotiva a vapore del gruppo 735.

La stazione di Santa Maria C. V. - S. Andrea (Archivio G.A.F.A.).

Giungiamo a Santa Maria CV Sant’Andrea, stazione con un intricato fascio di binari che consente le manovre da e per il deposito. Qui siamo sotto una tensione di soli 600 volt per motivi di sicurezza. I passeggeri in attesa sono molti; per questo motivo è agganciata un’altra rimorchiata proveniente dal deposito manovrata dalla piccola locomotiva a vapore inglese "Catania V". La nostra composizione è quindi elettromotrice-rimorchiata-rimorchiata. Il convoglio si avvia verso Napoli.

A Capo Spartimento superiamo velocemente il passaggio a livello salutando il casellante posto sulla soglia del suo piccolo casotto di guardia. Alla fermata Regi Lagni salgono tre signore. Le stazioni si susseguono velocemente: Fertilia Teverola, Fertilia Casaluce, Frignano Maggiore, il piccolo fabbricato di San Marcellino, Trentola-Ducenta, Lusciano. Ci accoglie l’ampio piazzale di Aversa, con numerosi carri sui tronchini. Aspettiamo di incrociare il treno proveniente da Napoli. Quando lasciamo la Città Normanna, un tram delle Tranvie Provinciali, che corre sulla strada che fiancheggia il nostro binario, ingaggia una sorta di gara col nostro treno; esplode il tifo tra i passeggeri affacciati ai finestrini che agitano fazzoletti ricamati.

La stazione di Aversa, nei pressi di Porta Napoli (coll. G. Fiorentino).

La stazione di Giugliano della Ferrovia Alifana (coll. V. Simonetti).

Si crea un baccano enorme con il tram che fischia e suona continuamente la campana e noi che urliamo. Il tram, impedito da numerosi carretti con cavalli che occupano le rotaie, è superato agevolmente dal nostro elettrotreno poco prima delle Colonne di Giugliano. Alla stazione di quest’ultima Città, la locomotiva a vapore FNP V1 belga "La Meuse" si incarica di fornire una spinta sulle acclivi rampe fino a Mugnano-Calvizzano e Marano. Ormai il nostro viaggio dopo tre ore circa volge termine; dopo Piscinola e Secondigliano inizia la discesa lungo il viale Maddalena, impegniamo la galleria che sottopassa via Don Bosco e sbuchiamo allo Scalo merci. La vaporiera è sganciata e preparata per la spinta in senso inverso del convoglio successivo. Raggiungiamo poi Piazza Carlo III e ci attestiamo sotto la bella stazione terminale tra numerose palme e bellissime aiuole. Essendo nella bellissima Città di Napoli, La onoriamo recandoci in pasticceria per gustare una sfogliatella appena sfornata, prima di attendere ai nostri impegni.

Napoli: Piazza Carlo III; in primo piano il fascio dei binari

del capolinea della Ferrovia Alifana (coll. A. Gamboni).

La stazione di Napoli come si presentava prima di essere trasformata in Albergo (foto. A. Gamboni).

L'articolo è tratto da:

G. G. Caracciolo - A. Lutri, "Mitica Alifana", Imago Editrice 2009 Dragoni (CE)

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