Filobus in una strada in discesa.
La città è anche dotata di una rete di autobus
moderni, tutti dai colori vivaci come il filobus
della foto, e in parte bimodali diesel ed
elettrici. Prima di chiudere con i mezzi su
gomma, un’annotazione curiosa. Esistono delle
linee che uniscono la periferia con il centro e
che non hanno un capolinea centrale, ma cambiano
numero e proseguono verso la periferia opposta.
Per visitare il “Museum of Flight”, che è ovvio
si trovi nella città sede principale della
Boeing, che si trova a sud ho usato il 124 che,
ritornato in centro, ha proseguito verso la zona
residenziale a nord come 24 e dove ha poi fatto
la sosta di 5-10 minuti. In effetti in centro
non ho visto autobus fermi come avviene
tipicamente nei capilinea; ne ho visti solo
alcuni vicino alla stazione ferroviaria.
La città è servita anche da due linee di tram
moderni con vetture lunghe 20 m di produzione
della società ceca Inekon. Una di queste linee
serve una zona collinare e quindi il percorso di
andata è in salita mentre quello di ritorno è
praticamente tutto in discesa e le vetture usano
solo le batterie e il binario non è neanche
dotato della linea aerea. Ovviamente quando ho
visto la prima vettura in arrivo con il
pantografo abbassato mi sono stupito un po’ ….
I capilinea sono costituiti da un solo binario e
i semafori non sono comandati dall’arrivo delle
vetture con le ovvie perdite di tempo. Notizia
di inizio ottobre: uniranno le due linee
attraverso il centro città e useranno vetture
Urbos della CAF, anch’esse con la possibilità di
marcia senza linea aerea.
Vettura in arrivo al capolinea vicino alla
stazione ferroviaria con il pantografo
abbassato.
Esisteva anche una linea storica lungo la costa,
ma il deposito è stato eliminato per fare posto
ad un museo di arte all’aperto.
Esiste anche una
linea di LRT sul
percorso da nord
fino
all’aeroporto
che si trova a
sud. Essa
attraversa il
centro città in
tunnel condiviso
con bus che
spengono motore
appena fermi.
Questa linea
pesante, se a
piano strada, è
separata con
recinzione nella
periferia
industriale
mentre nelle
strade
residenziali
passa in centro
ed ha la
priorità
semaforica.
Alcuni tratti
sono in
sopraelevata e
nel punto di
raccordo con il
deposito viene
fatta una
fermata di
servizio per il
cambio del
personale di
guida. Le
vetture lunghe
32 m, come si
vede dalle
immagini, hanno
una
configurazione
simile alle
torinesi tipo
5000 o alle
francesi TFS con
due carrelli
monomotore sotto
le cabine di
guida e un
modulo centrale.
Sono prodotte
dalla
Kinki-Sharyo
che, a parte il
nome, ha uno
stabilimento in
California e ha
fornito già
parecchie altre
reti USA.
Convoglio di 3 vetture sul viadotto vicino
all’aeroporto.
Convoglio fermo nella University street
Station. Sull’altro lato un autobus.
Una particolarità che mi ha interessato come
torinese è la monorotaia ALWEG del 1962
praticamente uguale a quella che era stata
costruita nella mia città per le manifestazioni
di Italia ’61, il Centenario dell’Unità
d’Italia. Questa però è ancora funzionante
adesso e si trova a nord del centro. Ha 2
rotaie, ciascuna con un treno e i percorsi sono
indipendenti. Alla stazione sud ci sono delle
passerelle allungabili per arrivare al “treno
rosso” che viaggia sul binario più esterno.
Stazione della monorotaia vicino al centro
città. Si vedono le porte di entrata
nella vettura con in basso le passerelle per
l’accesso al secondo treno
Per ultimo, ma non meno importante, devo parlare
della King Street Station e più in generale
della ferrovia perché nella stazione passa tutto
il traffico ferroviario che lungo la costa del
Pacifico si muove tra gli USA e il Canada.
La stazione è dotata dei seguenti binari:
-
4 tronchi per
i convogli AMTRAK Cascade
Talgo verso sud (Portland e
Eugene);
-
1 binario per
gli AMTRAK che partono verso
nord (Empire Builder verso
Chicago) oppure che transitano
unendo la città con Vancouver in
Canada (alcuni Cascades, Coast
Starlight per la California);
-
2 binari per
SoundTransit, i treni regionali;
-
2 binari per
transito dei merci (anche
“petrolio”, container x 2) in
piena città e sotto la città, (è
la linea che collega a nord con
il Canada e con un ramo della
“transcontinentale” che passa
vicino al confine settentrionale
degli USA).
Per il traffico
passeggeri
bisogna inoltre
considerare il
“Rocky
Mountaineer”,
treno di lusso
che parte anche
di qui per
viaggi oltre
Vancouver nelle
Montagne
Rocciose. i
convogli Cascade
sono
bidirezionali
con un
locomotore da
una parte e una
ex-locomotiva
demotorizzata ma
con cabina di
guida dall’altra
oppure apposita
vettura Talgo. I
treni che non
sono
bidirezionali
fanno
interamente
inversione su un
triangolo.
Ricordo di aver
fatto questa
manovra prima di
scendere a
Niagara e qui ho
visto l’Empire
Builder arrivare
e poi
ripresentarsi in
stazione con il
materiale in
ordine inverso.
L’accesso ai
binari AMTRAK
deve avvenire
attraverso il
salone
principale della
stazione, mentre
i binari delle
linee regionali
sono liberamente
accessibili da
una passerella e
quindi le foto
sono possibili
…..
Salone monumentale di attesa con le
solite "gates".
Un treno regionale con a fianco un Talgo del
servizio AMTRAK Cascade.
Mentre sui binari dall’altro lato non
mancano i merci in transito.
A proposito di treni merci, il giorno della
partenza con l’Empire Builder ho visto un
trasporto di fusoliere dei Boeing 737 ma
non ho potuto fare foto perché dovevo fare la
guardia ai bagagli!
Guardando un video con treni nei dintorni di
Seattle avevo scoperto che a nord della città la
linea costeggia per molti chilometri il golfo e
che la cittadina di Edmonds a
27 km era la prima facilmente raggiungibile in
treno e così un pomeriggio mi sono spostato in
quel luogo. Ho fatto il viaggio con i pendolari
che rientravano a casa su un treno SoundTransit
e, essendo al 2° piano, ho potuto notare meglio
lo stato del binario mediamente buono ma con
alcuni punti nei quali si ondeggia parecchio.
Tutto sempre con le rotaie fissate con il solito
chiodo più o meno infisso!
La linea è a binario unico verso il Canada e
dotata di raddoppi o “loop” per incroci e
precedenze per cui ho incrociato i soliti treni
merci lunghissimi (100 e più carri), treni di
container sovrapposti, treni completi di
prodotti petroliferi, carbone, cereali oppure i
“manifest”, cioè quelli misti. La cittadina è
sede di imbarco per traghetti e alla sera il
movimento è notevole, con il personale che
controlla che nessuna automobile corra il
rischio di fermarsi in mezzo al passaggio a
livello per la coda sul pontile. Per fortuna le
sbarre si abbassano per il tempo strettamente
necessario, quando il treno è a poche centinaia
di metri anche se poi il tempo di transito è
lungo, data la lunghezza dei convogli …. Sono
stato “a caccia” per circa 3h30 ed ho visto una
quindicina di treni in totale, tra cui l’Empire
Builder per Chicago, un Talgo per Vancouver,
alcuni regionali e molti merci. Per rientrare ho
poi preso il Talgo Cascade in arrivo da
Vancouver: un treno di questo tipo è passato per
anni vicino a casa mia (era il Milano-Barcellona),
ma sono venuto in USA per utilizzarlo.
Convoglio di cisterne, con locomotori CN,
che scompare dietro la curva sullo sfondo.
Il mare che si vede non è direttamente l’Oceano
Pacifico perché altrimenti non basterebbe certo
questa scogliera a proteggere la ferrovia dalle
mareggiate. Qui c’è solo l’influsso delle maree
che si propagano comunque all’interno di questo
golfo molto articolato.
Il nostro
viaggio è poi continuato, in auto, nella zona a
sud di Seattle, dove si trovano alcuni vulcani
tra cui il Mount Rainier e il Mount St. Helens
che nel 1980 esplose devastando il territorio e
modificando la sua forma. Sulla strada verso la
prima montagna, ecco una sorpresa: l’immancabile
locomotiva monumento di una ferrovia turistica.
E’ una Heisler simile alla più famosa Shay ma
con il miglioramento di una maggior simmetria
costruttiva.
La locomotiva monumento con in evidenza il
blocco motore di destra,
completato da un blocco simile dall’altro
lato. (La foto è stata presa dall’automobile)
Continuando a visitare questi territori, siamo
anche andati verso l’oceano che abbiamo
raggiunto alla foce del fiume Columbia, al
confine tra gli stati di Washington e
dell’Oregon. La divisione degli stati
dell’Unione non comporta alcun controllo, al più
per il turista cambiano alcuni aspetti secondari
come le tasse aggiunte su ciò che si compera che
possono avere valori diversi ed essere o meno
già comprese nel prezzo dichiarato. Nella
cittadina di Astoria che si
trova a sud del fiume e quindi in Oregon, ecco
un’altra sorpresa su rotaie: un tram turistico
che circola sul binario finale del raccordo
portuale non più in uso. Ma guardate da dove
prende l’energia questa vettura originale del
1913 per la rete di San Antonio in Texas.
Il tram storico di Astoria con il carrello
su cui è montato il generatore.
Dopo le digressioni in automobile, siamo partiti
da Seattle per il lungo viaggio di circa 48 ore
sul treno Empire Builder verso
Chicago. Il treno parte da Seattle e quindi la
solita coda viene fatta passare dalla porta
della sala d’attesa verso la banchina con un
certo anticipo a differenza di altre situazioni
incontrate sulla costa est dove si può accedere
al binario solo all’ultimo momento. Le carrozze
sono tutte a 2 piani, le Superliner, nelle quali
i posti per i passeggeri sono al secondo piano.
Alcune hanno piccoli locali con le cuccette
oppure con camerette un po’ più grandi mentre
altre hanno solo i posti a sedere; inoltre ci
sono anche la versione ristorante e quella
panoramica. Tranne che in quest’ultima, i
finestrini sono piccoli per come siamo abituati
in Europa, alti circa la metà, e utilizzabili
solo se si è seduti. L’aria condizionata era
regolata all’americana, cioè da frigo anche in
confronto al clima esterno che per fortuna non
assomigliava a quello contemporaneo in Italia.
Inoltre nella nostra “bedroom” non si poteva
regolare, ma per fortuna la “Sleeping Car
Attendant” ci ha sigillato la bocca di
aereazione con il nastro adesivo: poco
tecnologico ma efficace. Chi viaggiava in
vettura “Coach” dormiva tutto raggomitolato
sotto una coperta … La prima parte
del viaggio segue la costa dove alcuni giorni
prima avevo fatto la “caccia ferroviaria” e poi
si inoltra verso le Montagne Rocciose in un
paesaggio ricco di foreste. In questo tratto
viene attraversata la galleria di 12.600 m più
importante della linea ed anche la più lunga
degli USA. E’ il Cascade Tunnel aperto nel 1929
alla quota di circa 800 m in sostituzione di un
precedente tunnel a quota maggiore che a sua
volta sostituì le rampe con gli zig-zag per
superare un passo a più di 1200 metri.
Ovviamente i tunnel attraversati con locomotive
a vapore creavano seri problemi e quindi sia il
vecchio che il nuovo furono sede di
elettrificazioni originali. Nel 1900 il primo
venne elettrificato in trifase a 6600 V 25 Hz
mentre il secondo nel 1929 in monofase 11 kV 25
Hz. Con l’avvento dei locomotori diesel
l’elettrificazione venne eliminata, ma in
compenso è funzionante un sistema di
ventilazione che ha bisogno della chiusura del
portale est e il transito è impedito per un
certo tempo dopo l’uscita di un convoglio per
smaltire i gas di scarico e ciò limita
l’utilizzo della linea.
Paesaggio nelle Montagne Rocciose.
In seguito cala la notte e quindi non si vede
più nulla, ma si continua a sentire il suono dei
“corni” del locomotore che nonostante l’ora
segnala il transito a passaggi a livello in
paesi e città. Ma non sveglia nessuno?
Durante il
viaggio, ogni
tanto, ci sono
delle tappe
lunghe durante
le quali si può
scendere e la
prima è prevista
intorno a
mezzanotte a
Spokane,
stazione nella
quale il
convoglio che
proviene da
Seattle è unito
a quello che
proviene da
Portland. Con le
seguenti
manovre:
-
arrivo della
sezione da Portland sul 1°
binario;
-
taglio della
macchina che avanza;
-
arrivo della
sezione da Seattle su binario a
fianco;
-
avanzamento e
poi retrocessione sul 1° binario
per posizionarsi in testa;
-
retrocessione
della macchina da Portland che
si mette davanti alla macchina
della sezione da Seattle
formando la coppia fino a
Chicago.
Viene completato il treno anche con la
carrozza panoramica nella quale in certi giorni
ranger volontari descrivono il territorio.
Nel nostro caso avremmo dovuto arrivare alle
12.40 A mentre quello da Portland alle 12.13 A
(secondo la notazione USA con la “A” si indicano
ore dopo mezzanotte) ed eravamo svegli perché si
voleva scendere. Ad un certo punto dal
finestrino abbiamo visto un altro locomotore
AMTRAK: eravamo in anticipo e quello era il
treno da Portland! Il giorno dopo, nel
pomeriggio, il paesaggio cambia e iniziano
chilometri e chilometri di territorio monotono
anche se ogni tanto qualche sorpresa si trova
come questa locomotiva-monumento nella stazione
di Havre nel Montana dove viene fatta una delle
fermate lunghe.
Havre: locomotiva Great Northern Railway
classe S-2 e rodiggio 4-8-4 a nafta del 1930.
A sinistra la carrozza panoramica
dell’Empire Builder. (foto M. C. Zampa)
Il resto è come nella foto successiva, ma senza
i vagoni a movimentare un po’ l’orizzonte.
Vagoni tramoggia persi nel nulla del
paesaggio del Montana.
Le fermate lunghe sono anche utilizzate per il
rifornimento di gasolio dei locomotori con
autocisterna, il rabbocco dell’acqua delle
carrozze e la vuotatura delle vasche dei servizi
igienici. Le riserve di cibo invece non vengono
integrate in viaggio e quindi gli ultimi pasti
hanno meno scelta.
In complesso il viaggio è stato abbastanza
noioso e sinceramente non lo rifarei.
Per il mio modo di pensare al viaggio
“turistico”, il più noioso è quello in nave, poi
viene quello in aereo (le probabilità di vedere
qualcosa sono minime causa della posizione dei
posti, delle nuvole, …) e infine questo viaggio.
Non dà idea di attraversare grandi montagne: i
tempi lunghi e le grandi distanze diluiscono
tutto anche le pendenze tanto che non ho sentito
fastidio alle orecchie come mi succede
semplicemente salendo o scendendo i pochi
chilometri di dislivello sopra Susa: sarà che ho
ben presente le nostre Alpi o gli Appennini e
non c’è confronto. A proposito delle grandi
distanze che diluiscono tutto, la discesa tra le
Montagne Rocciose e la grande pianura centrale
degli USA è fatta attraversando centinaia di
chilometri nel Montana ad una quota variabile
tra i 600 e i 1000 metri.
Anche da un punto di vista tecnologico, non c’è
nulla di paragonabile ai vecchi percorsi delle
rampe del Gottardo o del Loetschberg. A parte la
galleria Cascade e qualche ponte a traliccio,
che non si vede viaggiandoci sopra, non c’è
nulla di particolare.
La stazione di St. Paul nel Minnesota.
Questa foto rende l’idea di come era il traffico
passeggeri nei tempi d’oro. Il fabbricato della
stazione è quello più chiaro a tre piani in
centro e il grande prato era occupato dai binari
passanti sotto la costruzione marrone che si
protende verso sinistra.
Ora per l’unica coppia giornaliera di treni
AMTRAK sono rimasti i due binari più lontani …
Anche qui, a St. Paul siamo arrivati con 1 ora
di anticipo.
In città è rinato il trasporto tramviario
sottoforma di tre linee di LRT di cui una arriva
di fronte alla stazione: dato il tempo a
disposizione e la localizzazione avrei potuto
vederla, ma non mi ero preparato studiando a
sufficienza per il viaggio e mi sono perso
l’occasione!
Anche qui è stato a terra per tutto il tempo
possibile un giovane che viaggiava nella nostra
carrozza e che si spostava sempre con in mano la
radiolina ricevente per ascoltare le
comunicazioni tra i centri di controllo e i
macchinisti in linea: un vero “railfan”
americano! Un’ultima nota su questo viaggio: ho
visto due treni passeggeri privati. Uno in linea
con carrozze in acciaio e loghi BNSF e un altro
definito “charter train” fermo nella stazione di
Milwaukee, l’ultima fermata prima di Chicago
dove siamo arrivati con 30 minuti di anticipo.
Ed eccoci a Chicago sul lago
Michigan, la capitale ferroviaria degli USA.
La testata del numero speciale della rivista
da cui ho ricavato molte utili informazioni.
Ho cominciato a visitare l’originale tracciato
sopraelevato della rete metropolitana in centro
città, il “loop”, costruito più
di 120 anni fa e diventato il nome della
metropolitana stessa anche se evidentemente si
riferisce solo all’anello centrale e anche dello
stesso centro città!
Due mappe del percorso centrale. Una
stazione attualmente è in rifacimento.
Come si vede dall’immagine precedente, 4 linee
arrivano dalla periferia, fanno un giro sul “loop”
senza capolinea in città e poi ripartono, una
invece attraversa due lati andando da periferia
a periferia. Inoltre ci sono altre due linee, ma
sotterranee solo in centro città. Io ho
viaggiato sulla "orange" verso un aeroporto
secondario. Le vetture hanno un posto
privilegiato accanto alla cabina di guida, ma
accessibile solo quando questa è in coda. Quando
la cabina è usata il posto amplia la cabina
anche se si vede la linea attraverso un vetro.
Nelle ore di punta viaggiano composizioni di 8
vetture (4 coppie), mentre alla sua fine,
arrivando al capolinea periferico,
alternativamente un convoglio viene spezzato per
fare due treni mentre l'altro rientra in
deposito. Il numero di treni non cambia, ma sono
corti la metà e le manovre creano interessanti
movimenti ai capilinea dove è possibile la
generazione di qualche intoppo con conseguenze
sulla regolarità del servizio.
L’incrocio più trafficato del ”loop”, quello
a nord-ovest con la “tower 18” per il controllo.
Per quanto riguarda la ferrovia,
Chicago è servita da AMTRAK per la lunga
percorrenza e da METRA per i regionali, con una
rete sviluppata in tutte le direzioni. Un punto
nodale è la Union Station con 2 binari passanti
per AMTRAK e una decina di binari tronchi verso
N e altrettanti verso S per METRA. Questa non è
comunque l’unica stazione.
Un punto di osservazione interessante è formato
dall’insieme di ponti lungo la Roosevelt Road
che attraversa una zona che una volta era tutta
di binari ora raggruppati al servizio di 3
stazioni: Union Station, LaSalle Street Station
e Millenium Station, questa con linee
elettrificate.
Il traffico è intenso ma senza grande varietà:
AMTRAK con locomotori Genesis General Electric
P42DC e vetture a uno o due piani e METRA con
locomotori di vario tipo e vetture a 2 piani. Si
distingue la rete più a est con convogli di EMU
a uno o due piani anche della società South
Shore Line verso lo stato dell’Indiana il cui
percorso è formato da tratti in mezzo alla
strada.
Nella foto seguente si vede al centro la
Roosevelt Road a sud della Union Station con il
fascio di binari al suo servizio. A sinistra il
grande terreno una volta occupato dai binari di
servizio di altre stazioni, di cui oramai rimane
solo la LaSalle Street Station che comunque ha 8
binari.
Foto fatta da mia figlia dal balcone
panoramico sulla “Willis Tower” a 412 metri da
terra.
L’Empire Builder in partenza con lo stesso
materiale di quello con cui eravamo arrivati
il giorno precedente e opportunamente
girato.
Doppia di Genesis da 170 km/h per totali 240
t e 6200 kW.
Un altro punto che ho visitato è l’uscita nord
dalla Union Station nella quale i binari sono al
di sotto di varie costruzioni. Questa uscita è
al piano della strada, la Canal Street, ed è
protetta da un semplice passaggio a livello la
cui gestione è efficientissima con tempi di
chiusura ridotti al minimo: il treno si vede
vicino in galleria e le sbarre si abbassano, la
coda sparisce e si alzano. Ho visto persino le
sbarre alzarsi e subito riabbassarsi per nuovo
transito, lasciando il tempo per il passaggio di
una automobile.
Durante il mio appostamento ho anche visto 2
volte il nuovo locomotore diesel SC-44 Charger,
che la Siemens sta costruendo in California per
varie società USA, su un Hiawata per Milwaukee.
Una l’ho solo intravista perché ero in un
negozio per comperare dell’acqua: non ci si può
distrarre un momento! Circa 100 metri davanti al
frontale del locomotore della foto, si trova un
ponte su cui passano i binari che escono dall’Ogilvie
Transportation Center e 150 metri alle mie
spalle passano linee sopraelevate del “loop”:
c’è l’imbarazzo della scelta.
Sulla rivista citata, sono descritti alcuni “hot
spot” per il “railfan”. Uno di questi mi ha
attirato per la situazione complessa dei binari
e la comodità della posizione in cui appostarsi
all’ombra di un grande albero … (grazie “Street
View”!). Si tratta di un passaggio a livello
nella cittadina di Blue Island,
a circa 30 km a sud-ovest di Chicago e che ho
raggiunto con un treno della rete METRA Electric,
erede della grande rete di tramvie suburbane
della città.
Già il viaggio merita qualche annotazione perché
sono partito dalla stazione Van Buren Street con
l’ingresso donato da Parigi in stile Guimard,
poi le elettromotrici a 2 piani hanno un interno
curioso che permette di stare in piedi in centro
senza battere la testa. Il viaggio è stato
veloce con fermate “volate”, tanto a quell'ora
(9.30/10.00) nessuno prende un treno per
allontanarsi dalla città e poi molte fermate
sono delle “isole” rialzate di legno tra i 4/6
binari del percorso principale: se c'è qualcuno
che aspetta si vede da lontano ...
Ingresso stile parigino della stazione Van
Buren Street.
Interno del secondo piano della
elettromotrice del METRA Electric: i sedili sono
posti
contro i finestrini e in mezzo c’è il vuoto,
così chi è in piedi al piano di sotto non tocca
il soffitto.
Nel punto del PL si incrociamo linee di società
diverse (CSX, CN e locali) con la possibilità di
passaggio tra di loro: in tutto sono 8 binari
come si vede nella mappa seguente:
L’ovale indica la posizione del PL sulla
Broadway St. e la freccia il punto da cui ho
fotografato.
In neanche 3 ore
di appostamento
dalle 10.45 ho
visto 12 treni.
Tenendo conto
che un convoglio
con i soliti 100
e più carri
passa in 5-10
minuti, ho
assistito ad un
certo movimento.
Ho anche visto
una gestione
della chiusura/
apertura delle
sbarre ben
diversa da
quella del PL di
Canal Street in
Chicago. Infatti
l’inizio non fu
dei migliori
perché per
almeno 45 minuti
le sbarre
rimasero chiuse
senza transiti,
con gli
automobilisti
che dopo un po'
passavano,
essendoci le
semibarriere, o
facevano
inversione per
cercare un'altra
strada.
In seguito altri
pasticci:
-
15 min di
chiusura, nulla, apertura, 5 min
nuova chiusura, nulla, nuova
apertura, nuova chiusura e
finalmente arriva un treno.
-
Più tardi
arriva un treno CN con PL
aperto, un operatore scende la
locomotore, posa sull’asfalto 2
piccole torce che con la luce
del pieno giorno si vedono poco,
ma nel frattempo le sbarre si
sono abbassate come si può
vedere nella foto successiva.
Nei convogli ho potuto vedere alcune delle sigle
a 4 lettere che individuano le società
proprietarie dei carri: CIGX, ITDX, ….
Ho poi fatto il ritorno a Chicago su altra linea
a trazione diesel ma con altre vetture con
stessa soluzione interna, con il secondo piano
formato da 2 balconi laterali che guardano sul
piano inferiore.
Convoglio in arrivo con PL che ha appena
iniziato a chiudersi:
dal locomotore di testa sta scendendo
l’operatore che accenderà le due torce.
Una doppia di GE CW44AC/H per quasi 400 t e
6600 kW in totale.
Vicino a Chicago, in termini americani cioè 100
km, esiste il “più grande museo ferroviario
degli USA”: l’Illinois Railway Museum. Il luogo
è raggiungibile solo con un treno METRA
più un taxi a costo spropositato ... (continuo
a non capire le sedi di musei di trasporti
pubblici non raggiungibili con i mezzi che
conservano!) e quindi ho tralasciato.
Le ultime annotazioni relative a Chicago
riguardano il viaggio verso l’aeroporto O’Hare.
Il metro della linea “blu” dall’aeroporto alla
città costa 5$, mentre per chi va a prendere un
volo costa solo 3$ … Infine ho intravisto il
metro VAL “monocassa” della linea interna che
collega terminal vari.
Arrivati a New York abbiamo
dovuto subito scoprire che se il bus non ha il
lettore per la MetroCard, bisogna stampare un
foglietto nella apposita macchina alla fermata:
comodo per chi arriva all’aeroporto e pensa che
acquistata la tessera di libera circolazione si
sia liberi di viaggiare….
Poiché è ormai la terza volta che veniamo qui,
ho cercato alcuni aspetti della rete
metro che non conoscevo ancora. Ho
ritrovato le carrozze scomode per guardare fuori
perché hanno pochissimi posti a sedere in senso
longitudinale e solo su alcuni tipi di vetture.
La gran maggioranza di posti sono con lo
schienale contro le pareti. Alcuni tipi hanno la
possibilità di guardare attraverso la porta
frontale a fianco della cabina del macchinista,
ma stanno diminuendo e poi in galleria ci sono i
riflessi delle luci del vano passeggeri alle
spalle. Ho visto la stazione più
alta della rete (27 m slm) con sotto un ponte
stradale a sua volta sollevabile per lasciare
transito nel canale sottostante e sono andato a
quella che sembra una stazione ferroviaria e non
della metropolitana, con 8 binari capolinea di 4
linee …
Dalla Smith-9 street Station, la più alta,
si vede la Statua della Libertà a circa 5 km.
Copertura della stazione di Coney Island con
8 binari per gestire 4 capilinea.
Alcuni tratti di sopraelevata arrivano anche
all'altezza del 4° piano delle case (e relative
scale di accesso alle stazioni...). E per
concludere bisogna fare attenzione ad usare la
rete nei fine settimana perché è modificata per
lavori e alcune linee deviate sul percorso di
altre, quindi i tempi progettati saltano. I
cambi sono segnalati, ma il problema è come
modificare il percorso previsto.
Prima di chiudere con New York, ricordo
l’esistenza di una monorotaia in stile “parco
dei divertimenti” all’interno dello Zoo del
Bronx per visitare una zona altrimenti
inaccessibile.
Dopo aver scartato la visita al museo
ferroviario in Illinois come già scritto, sono
andato a Scranton, in
Pennsylvania a circa 200 km da New York. In
quello che era il centro della rete della
Delaware, Lackawanna & Western RR, ferrovia
sviluppatasi sul trasporto dell’antracite delle
vallate intorno, si trovano sia un museo
ferroviario che uno tramviario. La distanza è
doppia di quello che ho scartato, ma è comunque
raggiungibile con quasi 3 h di bus Greyhound
attraversando 3 stati (New York, New Jersey e
Pennsylvania).
Il giorno prima ho fatto il biglietto,
consegnando un foglio con tutte le indicazioni
del viaggio per evitare problemi con la lingua,
allo sportello Greyhound al Port Authority Bus
Terminal di New York eppure hanno sbagliato il
mese! Per fortuna l’impiegata allo sportello me
lo ha rifatto qualche ora dopo!
La città meta del viaggio è detta “Electric
City” perché pochi mesi dopo il brevetto di
Edison per la lampadina nel 1880 (e il
piemontese Cruto non è arrivato prima? È un
altro caso simile a quello Bell - Meucci) venne
illuminata un’officina ferroviaria e poi
nel 1886 venne messo in funzione il primo tram
elettrico USA.
Il primo museo visitato è l’Electric
City Trolley Museum. Ha relativamente
poche vetture, soprattutto di Filadelfia, ma una
sviluppata presentazione della tecnica come ad
esempio il pavimento sezionato per far vedere il
motore e la trasmissione di una vettura a 2 assi
oppure la ricostruzione di una sottostazione di
conversione. Sono visibili anche rotabili in
fase di restauro.
Vettura il cui pavimento è sezionato per far
vedere un asse con il motore.
L’altro museo che si trova vicino è lo
Steamtown National Historic Site,
gestito dal sistema dei parchi nazionali USA.
Questo organismo ha in carico non solo i parchi
veri e proprii ma anche ad esempio l’obelisco di
Washington o la Statua della Libertà a New York
e quindi si trova come personale anche il
“ranger” con il classico cappello oltre ai
volontari.
Il museo è moderno, ma non modernissimo nella
tecnologia delle presentazioni, non tanto ricco,
in confronto a quello di Baltimora, nonostante
una Big Boy bisognosa almeno di una
riverniciatura e alcune altre grandi locomotive,
ma molto didattico sulla tecnologia e quindi
comunque interessante.
E’ anche molto “vivo”: sui binari dello scalo
ferroviario che si trova di fianco, circola un
treno a vapore avanti e indietro con 3 manovre
di inversione, sono possibili visite guidate
all’officina e organizzano una serie di treni
nel territorio, quest’anno circa 20. Uno di
questi treni è arrivato mentre aspettavo il bus
per il ritorno: aveva 5 vagoni pieni al traino
di un locomotore diesel sempre della collezione
museale..
Ho poi ripreso il Greyhound per il ritorno a New
York: partenza con 1 ora di ritardo e arrivo con
solo più 30 min: ma chi fa gli orari come li fa?
sistema inaffidabile!
Coppia di locomotive EMD FP7 del 1950 e gru
a vapore.
Officina per le piccole lavorazioni con
passerella panoramica per il pubblico.
Dopo New York ci siamo spostati nel vicino stato
del New Jersey, dall’altra parte del fiume
Hudson, dove è stato necessario affittare
un’automobile per raggiungere alcune mete che
interessavano mia moglie e mia figlia. Poiché il
volo di ritorno sarebbe partito dall’aeroporto
di Newark, il noleggio è stato fatto da questo
luogo dove poi si sarebbe riportata la vettura.
L’Aeroporto
di Newark
è servito dai
treni New Jersey
Transit che
percorrono il
NEC (North East
Corridor) e
internamente da
una linea
monorotaia di
quasi 5 km tra
la Newark
International
Airport Station,
i vari terminal
e i parcheggi e
utilizzabile con
biglietto NJT di
arrivo che non
viene ritirato
in treno
contrariamente a
quanto viene
fatto in tutti
gli altri casi.
Convoglio dell’AirTrain in arrivo alla
stazione di corrispondenza con quella
ferroviaria.
Nel New Jersey, che avevo già
in parte visitato, ho unito un tratto percorso
in automobile, partendo da Asbury Park, ad un
lungo giro (in senso orario) che mi ha permesso
di utilizzare anche un tram-treno a trazione
diesel sulla River Line.
Il viaggio su rotaia è stato diviso in pratica
in 4 parti riprodotte nella mappa successiva in
blu, mentre in rosso ho tratteggiato il viaggio
in automobile. Ho anche disegnato in rosso il
percorso in autobus per andare ai musei di
Scranton da New York.
1) Atlantic City –
Pennsauken Transit Center
Dalla costa fino vicino alla città di Filadelfia
su una linea del NJT che è completamente isolata
dal resto della rete di questa società che si
sviluppa a nord dello stato. Su questa linea,
perfettamente pianeggiante, sono in servizio
treni navetta con locomotori diesel abbastanza
vecchi.
Pennsauken Transport Center con treno in
partenza verso Filadelfia e la struttura
del ponte alzabile sul fiume Delaware in
lontananza. Sotto il marciapiede e il binario
della River Line.
L’enorme telaio, con linee ad alta tensione,
è un ricordo di una antica elettrificazione.
2) River Line sempre della NJT
Il nome deriva dal seguire il corso del fiume
Delaware che qui fa da confine tra il New Jersey
e la Pennsylvania (oltre a dare il nome ad un
altro stato). La linea unisce a sud Camden,
città satellite di Filadelfia, con Trenton che è
la capitale del New Jersey a nord.
Il percorso è gestito come tram-treno con
motrici diesel Stadler Gtw 2/6 caratteristiche
per il modulo centrale contenente le
apparecchiature di trazione. La linea è a
binario unico con “loop”, cioè binari di
raddoppio per gli incroci, ed è condivisa con il
traffico merci notturno della CSX. Per fortuna
ho trovato una gentile tramviera che, ridendo,
ha alzato la tendina semitrasparente posta
contro il vetro che chiude il posto di guida: ho
così potuto fare delle foto della linea anche di
fronte. Grazie alla mia età ho percorso tutta la
linea di 55 km pagando un biglietto di 0.75
cent.
In città a Camden come normale tram.
Locomotori CSX e NS in attesa di un servizio
nella notte successiva.
Sulla linea si trova la cittadina di Bordentown,
significativa ferroviariamente perché luogo di
partenza della prima ferrovia a vapore dello
stato del New Jersey nel lontano 1831. Il fatto
è ricordato da un monumento che riproduce anche
la locomotiva “John Bull” di costruzione inglese
conservata nel National Museum di Washington.
Alla cerimonia di inaugurazione parteciparono
anche Giuseppe Napoleone ex re di Napoli che
viveva qui in esilio e i nipoti di Murat
successivo re di Napoli, anch’essi in esilio
qui.
3) NEC (North East
Corridor)
Tre anni fa ho già percorso quasi tutta la linea
e l’unica novità tecnica è l’installazione di
nuove sospensioni per la catenaria nel tratto
più a sud, lavori già iniziati allora. Ho poi
letto che stanno preparando l’impianto per poter
tenere la velocità di circa 250 km/h. Infatti
sono anche in costruzione nuovi convogli
Alstom-Bombardier per sostituire gli Acela.
Provenendo da sud ho poi fatto tappa a Rahway,
stazione di bivio per la linea che segue la
costa del New Jersey. Aspettando la coincidenza,
ho fatto qualche foto, ma l’unica novità è che
sono spariti i locomotori AMTRAK serie 900 (gli
AEM-7 sulla base dei locomotori ASEA Rc4) e
serie 650 (gli HHP-8 di Bombardier-Alstom)
sostituiti dalla serie 600, gli ACS-64 della
Siemens che ho visto operare in doppia. Chissà
perché? la linea è in piano e i treni non sono
certo i merci da 100 e più vagoni. Questi
locomotori sono parenti dei vari EuroSprinter ES
europei, tra cui ci sono le caratteristiche
Taurus austriache.
Doppia trazione dei nuovi locomotori
Siemens: circa 200 t con 10.000 kW per 200 km/h.
Composizione NJT curiosa: in mezzo un diesel
EMD GP40PH-2 della fine degli anni ’60.
Esempi dei tre aspetti dei segnali.
4) North Shore Line
Qui niente di nuovo. Solo treni
pendolari-dormitorio diretti da New York con una
successione di convogli diretti e poi omnibus su
tratte diverse della stessa linea.
Il viaggio di ritorno via Francoforte (che ha
una linea interna automatica di circa 4 km che
ovviamente non ho potuto vedere …) si è concluso
con un volo per Malpensa dal quale ho potuto
finalmente vedere il panorama.
A sinistra il porto di Karlsruhe e a destra
alcuni laghetti in mezzo alle montagne svizzere
visti dall’aereo, entrambe immagini con il
nord verso destra. |