di Rosario Saccone

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Capita che fotografie e filmati, per quanto ottimamente realizzati, non riescano comunque a rendere il fascino di una località che può essere goduto appieno solo recandovisi di persona, ma contribuiscano sicuramente ad incuriosire chi li guarda.

Questo è il caso dell’immagine scattata nel 1975 da A. Gamboni e qui riprodotta.

In basso a sinistra vi è la stazione terminale della linea FS Sicignano-Lagonegro, chiusa nel 1986 ma ancor oggi armata per quasi tutto il tracciato, mentre sul viadotto, un tempo dotato di binario e cremagliera Strub, transitava il treno a scartamento ridotto della Lagonegro-Castrovillari-Spezzano Albanese delle Ferrovie Calabro-Lucane, che aveva origine proprio di fianco all’impianto FS. Nel 1954 un movimento franoso causò la deformazione di un’arcata dell’imponente viadotto: i danni furono tali da impedire il passaggio dei convogli FCL isolando definitivamente la stazione capolinea che venne poi dismessa.

Il ponte sul fiume Mingardo del vecchio tracciato della ferrovia Tirrenica

tra le stazioni di Centola e Celle di Bulgaria (Foto R. Saccone).

Dunque Lagonegro si presentava come ottima destinazione per la gita “Pane e Puparuoli” di quest’anno. Per raggiungere la meta in maniera non banale (autobus diretto da Napoli all’andata ed al ritorno), di concerto con gli altri partecipanti, abbiamo deciso di fare tappa a Sapri e da lì prendere l’autobus per la cittadina lucana. In questo modo l’autore di queste note avrebbe avuto finalmente l’occasione di percorrere per la prima volta la linea Tirrenica oltre Battipaglia dove finora si era ferroviariamente limitato, diversamente da un ben più illustre personaggio che si è fermato ad Eboli …

La ferrovia da Battipaglia in un primo tratto si presenta alquanto monotona in quanto attraversa con un lunghissimo rettilineo la piana di Paestum: dal treno pur passando proprio vicino all’area degli scavi dell’antica città non si riescono neppure a scorgere i famosi templi dorici.

Lo scenario cambia totalmente da Agropoli in poi quando il paesaggio diventa decisamente più variato anche se la vista viene spesso interrotta dalle numerose gallerie. D’improvviso si aprono begli scorci ora verso l’entroterra, ora verso il mare che torna visibile oltre che ad Agropoli, anche ad Ascea, a Palinuro e poco prima di giungere a Sapri.

L’appassionato di ferrovie però sicuramente noterà i molti viadotti ad archi del vecchio tracciato della linea Tirrenica, precedente le opere di rettifica e di raddoppio, visibili ora a destra ora a sinistra dell’attuale percorso: particolarmente suggestivo quello che scavalca le gole del fiume Mingardo.

A Sapri è stato emozionante ritrovare un convoglio di ALe 803, materiale rotabile ormai non più impiegato nella zona di Napoli.

Il regionale RV2427 che ci ha portati a Sapri, composto da una pilota tipo X, da carrozze MD

e da una E464 in spinta, è pronto a proseguire il viaggio per Cosenza (Foto R. Saccone).

Una composizione di ALe 803 a Sapri (Foto R. Saccone).

Dopo aver consumato un frugale pasto presso una rosticceria ed aver ammirato l’incantevole panorama del golfo dal lungomare, purtroppo disturbati da una leggera pioggia, siamo saliti sul minibus che ci ha condotti alla meta finale della nostra gita.

Alla stazione di Lagonegro il tempo pare essersi fermato. L’impianto FS è in ottime condizioni (altrove avrebbe subito ben altri danni da parte dei soliti vandali) malgrado i 25 anni di abbandono e si ha l’impressione che da un momento all’altro debba arrivare un treno; conserva ancora intatti i meccanismi per la manovra a filo del segnale ad ala di protezione, probabilmente situato al di là della galleria lato Sicignano. Sono pure visibili la piattaforma per la giratura delle vaporiere, il distributore di carburante per i successivi mezzi a motore diesel, ed un casello.

Il viadotto FCL di Lagonegro come si presenta oggi (Foto R. Saccone).

Le due stazioni affiancate: in primo piano il fabbricato viaggiatori

di Lagonegro FCL e più dietro quello di Lagonegro FS (Foto R. Saccone).

Ancora il FV di Lagonegro FCL: i binari a scartamento ridotto erano posizionati a destra

dove ora c’è l’asfalto e proseguivano anche oltre il ponte sullo sfondo

dove si trova il deposito locomotive ed il magazzino merci (Foto R. Saccone).

Vista dal suddetto ponte delle due stazioni col centro storico di Lagonegro sullo sfondo;

si nota anche in alto la nuova travata posizionata per l’allargamento

dell’autostrada SA-RC (Foto R. Saccone).

Dall’altro lato dello stesso ponte si trovano il magazzino merci e …

 … la rimessa locomotive FCL (Foto R. Saccone).

La piattaforma per la giratura delle vaporiere FS (Foto B. Palumbo).

Il casello nei pressi del portale della galleria FS lato Sicignano (Foto B. Palumbo).

"Operaie" in appalto RFI si adoperano per mantenere libera

dalle erbacce la sede ferroviaria (Foto R. Saccone).

La stazione di Lagonegro nel 1975 e ...

... un'automotrice ALe 668 in partenza per Salerno (Foto A. Gamboni).

Il piazzale dell’impianto FCL invece da molti anni è stato disarmato ed asfaltato per essere impiegato per lo stazionamento degli autobus delle molte autolinee in partenza dal vicino terminal bus ricavato al livello inferiore di un parcheggio multipiano. Restano però tutti i caratteristici elementi di stazione: il fabbricato viaggiatori con tanto di pensilina, il serbatoio idrico per alimentare le vaporiere, il deposito locomotive, il magazzino merci ed il portale della breve galleria che sottopassa il centro storico di Lagonegro oltre cui c’è il famoso viadotto, anche’esso ormai privato delle rotaie, che scavalca il profondo vallone scavato da un affluente del fiume Noce. Insomma un luogo davvero suggestivo dove emerge il forte contrasto tra l’asprezza dell’ambiente e l’opera dell’uomo che in questa battaglia (così come in tante altre, purtroppo con esiti ben più tragici) è risultato sconfitto dalle preponderanti forze della natura.

Una  cartolina "Gross aus" degli anni '60 (coll. A. Gamboni) e

la lapide che in paese ricorda la leggenda secondo la quale

a Lagonegro sarebbe sepolta Monna Lisa del Giocondo (foto B. Palumbo).

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