Il convoglio nella stazione di Tournon pronto per la partenza

 

di Antonio Gamboni

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Mancano circa trenta minuti alla partenza del treno storico e già la piccola stazione di Tournon, dirimpettaia dell’ omonimo e più importante edificio della S.N.C.F., è affollata dai circa 500 turisti che hanno prenotato l’ escursione sul treno storico che ci porterà fino a Lamastre, luogo in cui la ferrovia raggiunge i 373 metri slm.

Qualche minuto prima della partenza, prevista per le ore 10, gli agenti della Ferrovia del Vivarais chiedono la via libera a quelli della S.N.C.F. e ciò perché il binario a scartamento metrico del trenino a vapore corre per i primi due chilometri innestato nella linea statale Nime - Lyon. Poiché nessun treno in arrivo è previsto, viene dato il verde e, tra sbuffi di denso fumo nero, inizia il nostro viaggio verso l’avventura.

Il percorso della Ferrovia del Vivarais

Lasciata alle spalle la piccola stazione di Tournon, il convoglio sottopassa la via provinciale ed attraversa l’abitato immettendosi in un traforo lungo 600 metri; supera quindi il fiume Doux con un lungo ponte in ferro al termine del quale volge a sinistra ed abbandona la linea S.N.C.F. procedendo in sede propria.

Si viaggia alla modesta velocità di venti chilometri l’ora lungo una linea che costeggia il fiume. Il macchinista, di tanto in tanto, emette secchi e cadenzati colpi di sifflet per annunciare il passaggio del trenino. Oltrepassata la fermata ormai chiusa di St. Jean-de-Muzols, è visibile sul lato sinistro Douce Plage, una romantica insenatura del Doux che, in questo punto, è sorpassato da un grande ponte in pietra realizzato nel 1483 ad unica luce di metri 51. A partire da questo punto il ritmo della locotender diminuisce a causa della pendenza della strada ferrata che qui raggiunge il 22 per mille.

Dopo Troye, altra fermata soppressa, il binario riattraversa il fiume per seguire a mezza costa il profilo della montagna e la buca con un breve traforo sotto lo sperone di Mordane. Siamo così giunti ad uno stretto canale, il “Canal des Allemandes”, realizzato per alimentare una centrale idroelettrica e costruito dai prigionieri inglesi durante la guerra del 1914-18. Infine la valle si allarga mostrando un paesaggio davvero entusiasmante. Alcuni colpi di fischietto annunciano l’imminente fermata alla stazione che Colombier-le-Vieux condivide con il vicino abitato di St. Barthèlèmy-le-Plein. Qui ci è consentito scendere dal treno per scattare fotografie mentre gli “addetti ai lavori” manovrano per rifornire di acqua la vaporiera ed oliare alcune parti meccaniche. Questa sosta oltretutto è necessaria perché a bordo del treno non vi sono “toilettes” ed i conti circa il bilancio idrico devono tornare: se la vaporiera introduce acqua i passeggeri la devono versare ... glissons.

Dopo Colombier-le-Vieux l’andamento della linea è meno tortuoso e conserva tale profilo fino a Boucieu-le-Roi, stazione che si alterna con la precedente per... il “bilancio idrico”. Superata Boucieu, la vallata si restringe di nuovo ed è possibile ammirare un bel maniero di antica costruzione: il castello di Chazotte.

Quando nel 1968 la ferrovia del Vivarais fu chiusa, la Contessa che in esso aveva la dimora, grande amica del piccolo treno, in segno di protesta chiuse le persiane che davano sulla ferrovia.

 

La stazioncina di Colombier-le-Vieux (foto A. Gamboni).

Oggi è tradizione che il macchinista, giunto nei pressi del Castello, lanci alcuni colpi di sifflet per salutare Madame la Comtesse e per richiamare l’attenzione su un masso che domina dall’alto la fermata di Trincey. Una curiosa leggenda vuole che il cucuzzolo ruoti su se stesso ogni cento anni, però nessuno sa dire quando ciò sia avvenuto l’ultima volta. Lasciato il Castello di Chazot, con il viadotto di Banchet prima e quello di Garnier poi, attraversiamo due volle il fiume Doux e giungiamo a Le Plat, altra fermata soppressa. Di qui l’andamento della linea è di nuovo serpeggiante e tale si mantiene fino al Ponte dei Sospiri, sembra così denominato dal fatto che da questo punto in poi il fuochista non deve più spalare carbone per alimentare la caldaia e trae, quindi, un sospiro di sollievo.  Sul versante destro della ferrovia incontriamo un cartello che segnala l’ attraversamento del 45° parallelo, linea, come noto, equidistante dall’equatore e dal polo nord. È questo anche il punto di confine della cucina al burro (nord) e di quella all’olio (sud), dei cattolici e dei protestanti. Una frontiera virtuale, dunque, ma molto importante.

 

Il convoglio in sosta a Boucieu-le-Roi e . . .

. . . il rifornimento d'acqua alla locomotiva (foto A. Gamboni).

Il convoglio nei pressi di Monteil (cartolina postale)

 

Ancora qualche sbuffo di fumo ed entriamo nella stazione di Lamastre, capolinea dell’attuale ferrovia del Vivararis posta a m. 373 slm.

Qui come detto, la strada ferrata ha termie ed il manovratore sgancia la locomotiva la quale, dopo aver superato uno scambio, si dirige verso la piccola piattaforma girevole azionata a mano. Al termine della manovra essa, recuperato il carro scudo, si porta alla testa del convoglio e quella che era la vettura di coda è ora diventata di testa.

L’orologio segna mezzogiorno e la partenza del treno che ci riporterà a Tournon è prevista per le ore 15,30. Per ingannare l’attesa prima una breve visita al piccolo Museo allestito nei locali della stazione ed alcune notizie su questa ferrovia.

La stazione di Lamastre, capolinea della Ferrovia del Vivarais (cartolina postale)

La piccola piattaforma per la giratura della locomotiva (foto A. Gamboni)

L’attuale linea ferroviaria che da Tournon sale fino a Lamastre fu inaugurata nel 1891 per effettuare un servizio regolare di passeggeri e merci. Essa faceva parte di quel circuito della C.F.D. (Chemins de Fer Dèpartementaux) la cui costruzione ebbe inizio nel 1886 e che, snodandosi lungo il crinale del Vivarais, congiungeva la valle del Rodano a quella della Loira. A causa delle strette curve e notevoli pendenze da superare, si preferì realizzare una ferrovia a scartamento ridotto di un metro ed a binario unico su cui far circolare locotender a vapore di tipo Mallet. Con il trascorrere del tempo fecero la loro comparsa sulle rotaie del Vivarais anche alcune automotrici diesel che ancora oggi assicurano il collegamento non turistico tra le due cittadine.

Purtroppo l’incessante evoluzione del mezzo gommato, più veloce e meno costoso, decretò la chiusura della ferrovia sulla quale fu effettuata l’ultima corsa nel novembre del 1968.

Era trascorso circa un anno da questa data allorché un gruppo di appassionati di treni e di ferrovie facenti capo alla Société des Chemins de Fer Touristiques et de Montagne (CFTM) decise di rilevare, a suon di milioni di vecchi franchi, il tratto Tournon-Lamastre, lungo 33 chilometri, e di riaprirlo all’esercizio per scopi turistici.

Le nostre osservazioni sono interrotte dalle vibranti note provenienti da un organo limonaire che si trova nell’atrio della stazione di Lamastre. Al suono di quella mazurka i viaggiatori si radunano per il viaggio di rientro.

Rotabili in servizio sulla Ferrovia del Vivarais (foto A. Gamboni)

La locotender che ha trainato il nostro treno è una Mallet 030-030 a sei assi motori di cui i primi tre montati su chassis articolato per meglio consentire il transito in curve strette. Essa ha numero di serie 413 ed è gemella della n. 414, entrambe costruite nell’anno 1932 dalla SLM di Winterthur per prestare servizio sul circuito del Vivarais. Il suo nome di battesimo, “Marc Seguin”, ricorda lo scienziato costruttore di strade ferrate che ebbe i natali proprio a Tournon e che è anche famoso per aver qui realizzato il primo ponte sospeso in ferro.

Dal peso in servizio di 48 tonnellate, la locotender può trainare convogli di 170 t su rampe con pendenza del 25 per mille alla velocità di 30 km/h. Essa consuma, per ciascun viaggio da Tournon a Lamastre, ben 1200 chilogrammi di carbone e 6000 litri di acqua all’andata contro i 500 chilogrammi di carbone e 2000 litri di acqua al ritorno per trainare le 14 vetture a carrelli (200 t) con 500 passeggeri a bordo.

Un carro merci a due assi fa da scudo tra la locomotiva e la prima carrozza. La sua targa, corretta (C.F.D) ne dichiara la provenienza. Le dodici vetture che formano il convoglio provengono da varie ferrovie a scartamento ridotto e risalgono tutte ai primi anni di questo secolo. Alcune di esse conservano ancora il vecchio scomparto di prima classe con comodi sedili imbottiti e ricoperti da velluto cremisi; le restanti hanno tutte le caratteristiche panche in legno listato.

L’odierno parco rotabili della Ferrovia del Vivarais, recuperato da varie ferrovie a scartamento metrico, è stato revisionato e rimesso in servizio dalla Società che attualmente gestisce la linea che ne ha conservato gli schemi di coloritura originali. La Ferrovia del Vivarais, che ha fatto da cornice a diversi film, è oggi anche méta di giovani sposi i quali amano ricordare con un viaggio in treno storico il loro matrimonio. A questi la Compagnia riserva l’unica vettura Salone.

 

Tournon, 27 luglio 1999

 

Nel trascrivere le presenti note abbiamo appreso che la Ferrovia del Vivarais resta chiusa per tutto il 2008.

Per eventuali informazioni collegarsi a:

http://www.ardeche-train.com

 

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