Dal Convegno Internazionale

“Il Tram, patrimonio culturale delle città”

Torino 3 dicembre 2022

1a parte: il mattino

di Giovanni Zampa

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Nell’ambito delle manifestazioni per i 150 anni dell’inizio del servizio tranviario a Torino (e quindi in Italia) l’ATTS ha organizzato il convegno con la partecipazione di 17 specialisti presenti in sala o collegati con la piattaforma Zoom diventata famosa presso il vasto pubblico durante il periodo della pandemia.
Il programma è reperibile in: https://www.atts.to.it/agenda/eventi/trolley-festival-2022

A questo anniversario mi permetto di aggiungerne altri due: l’inaugurazione della galleria del Frejus (17/09/1871) di collegamento con la Francia e quello della “mia” Torino-Rivoli, la prima ferrovia economica a scartamento ridotto in Italia nello stesso giorno. Quindi in 4 mesi ci sono stati 3 eventi molto importanti nel campo dei trasporti su rotaia.

Questo non è l’arido “verbale” del convegno, ma fisso la mia attenzione sugli aspetti di conservazione del fondamentale patrimonio storico tranviario cittadino, anche se le relazioni hanno considerato in più la storia passata e presente delle reti trattate. Inoltre prendendo spunto da quanto sentito, aggiungo qualche divagazione personale, ma sempre in tema.

Le realtà presentate vanno dalla lontana Tasmania all’Argentina passando ovviamente per alcune importanti realizzazioni in Europa, forse più conosciute data la vicinanza geografica.
Dopo i saluti di rito delle autorità locali e del rappresentante dell’inglese LRTA (Light Rail Transit Association) Andrew Braddock, sono iniziate le presentazioni con diapositive commentate dagli autori e per la maggior parte con testi in inglese e in italiano.

Da sinistra a destra: l’Assessora C. Foglietta del Comune di Torino con la delega ai Trasporti,

R. Cambursano Presidente ATTS, S. Lancione Amministratore Delegato GTT e

A. Braddock, Vice Presidente LRTA, al microfono (foto dal profilo Fb di ATTS).

 

La prima relazione è stata quella dell’ing. Giovanni Mantovani, con una rapida carrellata sull’evoluzione, l’involuzione e la lenta rinascita del sistema tram in Italia, con il caso emblematico di Firenze ed osservazioni su come presentare i nuovi impianti.

Poi,  per favorire la partecipazione dei relatori collegati in remoto, si è continuato con quanto realizzato ai nostri antipodi, dove era già sera. Quindi Nuova Zelanda,  Melbourne e.Tasmania.

La prima nazione presentata è stata la Nuova Zelanda che merita la pubblicazione di questo estratto di una diapositiva presentata al convegno da Mike Mellor del “Wellington Tramway Museum”:

https://www.wellingtontrams.org.nz/home

Immagine che si commenta da sola!

I vari musei conservano rotabili anche di origine straniera e secondo me il più interessante è questa piccola motrice tranviaria a vapore del 1891 che si trova nel museo di Auckland.

(foto da: https://www.eventfinda.co.nz/2016/motat/auckland/western-springs)

La situazione di Melbourne è altrettanto positiva, ma grazie! la città, dopo aver avuto la più estesa rete di cable-car del mondo, ora ha quella più estesa di tram con le caratteristiche vetture verdi e gialle, quindi la conservazione del patrimonio storico presso un museo, di notevoli dimensioni e molto attivo, è la sua naturale conseguenza.

Non potendo descrivere qui tutta la realtà così lontana e che non penso molti potranno vedere di persona, invito a visitare il loro sito veramente ricco di informazioni e anche di documenti tecnici:

https://www.hawthorntramdepot.org.au/

Approfondendo la ricerca in rete, ho trovato che a circa 50 km da Melbourne, esiste un “Tramway Heritage Centre”  che collabora con il museo, anche questo con almeno il sito che merita una visita:

http://tramway.org.au/index.html

Che abbondanza!

Il relatore, in onore dell’Italia, ha anche trattato di due persone di origine italiana (Lou Di Gregorio, Antonio Lancuba) che hanno svolto tutta la loro carriera lavorativa presso la società tranviaria di Melbourne.

Per concludere in quella parte di mondo, è interessante  quanto esistente a Launceston, seconda città dell’isola a sud dell’Australia con quasi 80.000 abitanti, dove hanno recuperato 5 vetture della preesistente rete tranviaria restaurandone 2. Queste possono circolare, grazie ad un carrello generatore, su un percorso di 1,5 km di binario costruito senza linea aerea nella zona universitaria. Il tutto integrato in un museo.

La struttura della vettura a sinistra, con davanti il carrello generatore,

è quella tipica australiana, con le porte centrali. A destra un’altra vettura in restauro.

(foto da: http://tramways.blogspot.com/2011/01/launceston-1.html)

Il carrello generatore mi ha riportato ad Astoria, in Oregon, dove avevo visto questa soluzione per poter far circolare una vettura tranviaria su un binario ferroviario nella zona del porto.

Tram turistico ad Astoria (Oregon, USA) (foto G. Zampa, 12-08-2017).

Ritornando “a casa” in Europa, ecco Porto, con la sua linea storica, e Madrid con il restauro integrale della vettura 1134 che ha un legame con Torino, in quanto fa parte della seconda serie delle PCC costruite in Spagna sul modello di quelle prodotte dalla FIAT a Torino e parenti delle 3100 ATM.

La vettura in fase di restauro, dal profilo Fb di Josè Maria Valero.

Il relatore Josè Maria Valero nella presentazione, dopo aver mostrato le fasi del restauro delle componenti della vettura, cita un dato che penso sia degno di nota: il primo tram a Madrid è praticamente coevo di quello torinese essendo del 1871.

 Il giro d’Europa continua con la presentazione dell’associazione AMITRAM  di Lille il cui socio Denis Barbaix, collegato via Zoom perché non ha potuto venire a Torino a causa di uno sciopero SNCF, racconta i travagli della creazione della attuale realtà museale. Tutto iniziò nel 1968 con il recupero di una vettura ridotta a capanna in un giardino, poi attraverso passi avanti e disillusioni pesanti, arrivarono a creare sia un museo che una linea su cui una vettura si muoveva con l’ormai conosciuto carrello generatore. Poi nel 1992 “tirarono il filo” per poter alimentare le vetture, ma le disgrazie non finirono: nel 1999 arrivò un’alluvione che fece franare l’argine del canale a fianco del quale corre il binario e persino 4 furti successivi del rame della linea aerea.

Ma i volontari, con incredibile volontà, ricominciarono sempre a risolvere i problemi ed ora, oltre al museo in una nuova sede che contiene non so quanti mezzi che si possono contare e studiare in:

http://www.amitram.fr/spip.php?article9

gestiscono anche una linea lunga 3 km costruita ex-novo lungo un canale e descritta in:

 http://www.amitram.fr/spip.php?article11

Consiglio una visita sul posto visto che dall’Italia, cambiando a Milano, si può arrivare a Lille in treno con un solo altro cambio tra la Gare de Lyon e la Gare du Nord a Parigi.

Per chi non potesse o ha fretta di approfondire, si può ripiegare sul sito:

http://www.amitram.fr/index.php.

E’ in francese, ma il traduttore riesce a rendere l’idea dei contenuti.

Foto per rendere omaggio a quanto lavoro fanno, non solo nel restauro dei rotabili o nella gestione ordinaria.

(foto DB dal sito www.amitram.fr)

Dopo questo notevole esempio francese, il discorso si trasferisce oltre Manica, per i nostri interessi, un mondo a parte, dove pur avendo smantellato praticamente tutte le linee storiche, tranne quella di Blackpool, fin da circa un secolo, si iniziò la conservazione di materiali relativi alla tecnologia tranviaria. Il luogo principale dove si concretizzò la conservazione della memoria di questo mezzo di trasporto, è il museo di Crich, località sinceramente un po’ spersa in mezzo all’Inghilterra e raggiungibile da Londra con i mezzi pubblici con un certo numero di cambi, ma comunque servita nell’ultimo tratto da una linea di bus con orario cadenzato ogni ora. Tra l’altro lungo l’ultimo percorso ferroviario ho potuto vedere l’inizio di ben due linee ferroviarie storiche: da quelle parti capita.

Il museo si trova nella ricostruzione di un paese, come anche in altri luoghi in Gran Bretagna,  e i suoi tram circolano su una linea che in parte corrisponde ad una ferrovia mineraria costruita da George Stephenson. Prima della chiusura per COVID, i visitatori raggiunsero le 87.000 presenze.

Tram al museo di Crich (foto G. Zampa)

Il relatore, Michael Ballinger del museo, ha citato altre realtà simili, tra cui una che mi incuriosisce anche se non l’ho visitata se non in via telematica: il tram di Seaton. Si tratta di una linea con relative vetture, costruita da un appassionato per conservare memoria di un mondo che andava scomparendo e per ridurre i costi lo scartamento è ridotto e anche le vetture sono in scala 1:2 oppure 2:3 dei modelli originali.

Un’idea ce la si può fare sia tramite wikipedia:

https://en.wikipedia.org/wiki/Seaton_Tramway

Infine, dimostrando una profonda conoscenza del funzionamento di una simile struttura, ha  approfondito le problematiche della sua gestione.

La serie di presentazioni del mattino si è quindi conclusa e una parte dei convenuti ha potuto fare pranzo su uno dei due tram ristorante di GTT.

Uno dei due tram ristorante su cui i convegnisti hanno poi consumato il pranzo.

(foto G. Zampa, 04/12/2022)

Sperando di aver anche instillato la curiosità di approfondire gli argomenti indicando siti vari, con questa immagine concludo questa prima parte dandovi appuntamento alla continuazione con gli interventi del pomeriggio.

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