Nel 1926, l’A.T.C.N. (Azienda
Tranviaria del Comune di Napoli), gestore
all’epoca dei soli servizi urbani partenopei,
diede inizio ad un vasto programma di
rinnovamento del parco tramviario. Oltre alla
ricostruzione e modifica di vecchie motrici e
rimorchiate, furono ordinate alle Officine
Ferroviarie Meridionali cinquanta nuove
elettromotrici, bidirezionali a due assi.
I
nuovi tram, usciti dallo stabilimento del Vasto
ed immatricolati dall’A.T.C.N. nella serie “700”
furono costruiti utilizzando dei truck molto
simili a quelli adottati dall’A.T.M. di Milano
per le motrici della serie “600”, dall’A.T.A.G.
di Roma per le “8 finestrini”, dalla
S.T.E.C.A.V. di Como per le motrici della serie
71÷80, dall’Azienda di Viareggio per le motrici
17÷19. Purtroppo, non è stato
possibile individuare il costruttore di detto
truck, generalmente indicato come “tipo Milano”.
Né può essere utile la presenza di una targhetta
con le iscrizioni delle O.F.M. presente sulle
vetture napoletane dal momento che si riferisce
presumibilmente ai tram nel loro complesso.
Unitamente alle già citate vetture di Milano,
Roma e Como, le “700” sono da considerare come
la massima evoluzione delle motrici a due assi
italiane, ma purtroppo il loro vero limite
rimaneva la mancata adozione della cassa
metallica. Ed è un vero peccato che, per tram di
grande robustezza e solidità quali essi erano,
l’Azienda napoletana non abbia pensato, nel
dopoguerra soprattutto, ad un’operazione simile
a quella operata a Firenze con le “Radiax” con
la sostituzione appunto della cassa delle
vetture.
A sinistra: foto di fabbrica delle “700”
raffigurante la vettura 723 (coll. E. Bevere).
A destra: disegno in pianta del “nuovo” gruppo
di tram con le indicazioni
delle loro più
salienti caratteristiche (Archivio ANM).
La struttura in legno,
indipendente dal truck, era sospesa su di esso a
mezzo di quattro molle a balestra. Le “700”
erano dotate di equipaggiamento elettrico CGE,
con motore CT 136, anche se, a dire il vero,
nelle documentazioni aziendali esse sono sempre
indicate come “C.T. 135-136”, perché, molto
probabilmente, dotate in parte dell’uno, in
parte dell’altro tipo di motore. Solo nel
dopoguerra - a quanto pare - furono tutte
fornite di motori C.T. 136. Furono anche le
prime motrici napoletane ad essere fornite di
motocompressore di serie. Lunghe più di tutte le
altre motrici in servizio a Napoli (mm 8540
fuori respingenti) presentavano sette moduli
laterali e 21 posti a sedere trasversali. Furono
inizialmente utilizzate sulle linee di maggior
prestigio (1 e 2 dirette verso Posillipo, 3, 5,
ma anche 7 per il Vomero) mentre, con
l’immissione in servizio delle vetture a
carrelli, “persero” a mano a mano l’esercizio
della linea 3 e, successivamente, anche dell’1 e
del 2, cominciando, nel contempo, ad essere
utilizzate sulle linee 20 e 28 dirette
rispettivamente verso il Vomero e Villanova,
attraverso il Parco Margherita e via Tasso.
Talvolta, il deposito flegreo le impegnava anche
sull’interurbana 52 diretta a Pozzuoli.
I più frequenti utilizzi delle “700”
nell’anteguerra: una vettura esercita la posillipina linea 1 (coll. A. Gamboni),
un’altra
- fotografata a piazza Plebiscito - è al traino
di un rimorchio sulla linea 3 (coll. G.
Fiorentino), la 725 è ritratta a piazza Bovio
mentre esercita la 5 e la 729 a piazza
Vanvitelli (linea 7 rossa)
(ambedue queste
immagini coll. A. Cozzolino).
Proprio grazie alla loro moderna
concezione le “700” non hanno subito, nel corso
della loro vita, giunta fino all’inizio degli
anni ‘60, rilevanti modifiche tecniche. Invece,
fu notevolmente modificata la cassa in
corrispondenza dei frontali. Erano state
consegnate, infatti, con una struttura di tipo
tradizionale, con gli indicatori di linea sul
tetto, il frontale a quattro vetri tipico delle
costruzioni O.F.M. ed uno schema di colorazione
giallo/rosso, contraddistinto da eleganti
filettature. Negli anni ‘30 cambia lo schema di
verniciatura, con il passaggio al colore
unificato bi-verde, e i frontali adottano una
nuova configurazione a tre vetri, caratteristica
peraltro delle ricostruzioni effettuate nel
periodo di gestione E.A.V.; al di sopra del
parabrezza, poi, viene ricavato anche un
apposito spazio per l’alloggiamento degli
indicatori di linea, ora interni alla vettura.
In occasione di questa ricostruzione vengono
anche rimossi i “salvagente” posti davanti agli
assi, sostituiti da normali scacciasassi. Negli
anni seguenti, ancora una piccola modifica
riguarda il frontale: per uniformità con le
vetture a carrelli e le “Balilla” viene
ricavato, sulla destra del conducente,
l’alloggiamento per una “mini-veletta”
riportante il solo numero di linea.
Due foto molto simili scattate all’interno delle
Officine aziendali di Croce del Lagno ci
testimoniano il prima’ e il ‘dopo’
delle modifiche subite dalle “700” nel corso
degli anni ’30: la più evidente è di sicuro
la nuova scansione dei vetri frontali (ambedue
le immagini Archivio E.A.V.). Durante la seconda guerra mondiale il gruppo
subì la perdita di cinque unità: 721 per
incendio, fin dal 1941, e 710, 713, 737 e 746 in
seguito a bombardamenti (radiazione a febbraio
del 1946). Il truck di una sesta vettura, la
724, fu invece utilizzato, sempre nel 1941, per
ricavare la sezione anteriore del tram
articolato n. 1101. Le quarantaquattro vetture
residue furono accorpate dall’A.T.A.N. nel
“nuovo” gruppo 701÷744 e
distribuite tra gli impianti di Fuorigrotta,
Garittone e San Giovanni; proseguirono il loro
servizio per Napoli e Provincia sino al 1961, ad
eccezione, ovviamente, di singoli tram radiati
nel corso degli anni ’50. Sappiamo, ad esempio,
che con la cessazione dei servizi tramviari per
i Comuni del Nord (1960) rimasero in servizio
soltanto 17 esemplari, dei quali, purtroppo, non
conosciamo le matricole. Sei tram del gruppo
(non è dato sapere quali) furono poi trasformati
in unidirezionali; del resto, quasi tutte le
vetture residue della serie (ad eccezione di
quelle in servizio sulle tramvie del Nord)
venivano già utilizzate come tali.
Due immagini di “700” risalenti all’immediato
dopoguerra, quando le vetture di questa serie si
“specializzarono”
nell’esercizio delle linee 20
e 28 ed altrettante degli anni ’50 del secolo
scorso: nella prima è ritratta
la 704 al capolinea dell’Emiciclo di Poggioreale (tramvia
29); nell’altra vediamo la motrice 734 in piena
linea in via Tramvie a Portici, sulla linea
interurbana 57. (le prime tre immagini coll. A. Cozzolino, la quarta coll. A. Gamboni) Gli ultimi servizi furono espletati
sulla linea 4 (Piazza Vittoria-Agnano) dalle
vetture di Fuorigrotta e su 29 e 34 da quelle di
San Giovanni. Alcuni esemplari, anche se in
cattive condizioni di manutenzione, furono
ancora utilizzati, nell’estate del ‘61, per
esercitare la linea “balneare” 59 barrata, che
collegava San Giorgio a Cremano con gli
stabilimenti della zona di Pietrarsa,
attestandosi alle Officine aziendali di Croce
del Lagno.
La vettura 744, qui ritratta in un momento di
“riposo” a piazza Municipio nei primi anni ’50,
fu l'ultima del suo gruppo a lasciare i binari napoletani.
Essa
venne, infatti, utilizzata oltre i limiti
temporali della sua serie come “Trasporto
Materiali” (coll. privata).
Foto del titolo: Singolare immagine della vettura 718 ritratta
durante la “grande nevicata” del gennaio 1935
(coll. G. Fiorentino). |