di Andrea Cozzolino

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Nel 1938 l’Ente Autonomo Volturno (E.A.V.), all’epoca gestore del “servizio autotramviario” del Comune di Napoli affidò alla Società M.A.T.E.R. (Motori Alternatori Trasformatori Elettrici - Roma), che delle motrici napoletane curava già la manutenzione, la ricostruzione di undici tram (un prototipo + dieci vetture “di serie”) provenienti dal gruppo delle cosiddette “O.F.M. 1912” costituito da sessanta unità classificate 501÷560. Queste carrozze, dotate di truck Brill 21E allungato a 2000 mm, avevano mostrato, nel tempo, moltissimi difetti, in buona parte derivanti dallo squilibrio tra la lunghezza del truck e quella complessiva della vettura. A seguito di tali carenze, già nel 1935 risultavano radiati dal parco ben 29 esemplari.

L’E.A.V. decise allora di recuperare almeno qualche tram di quel gruppo ristrutturandolo del tutto, anche se conservando la cassa in legno. I ‘nuovi’ tram (che vennero numerati 351÷361) si presentavano, in realtà, molto meno lunghi (adeguati finalmente al truck!) ed esibivano un disegno assai simile a quello che ormai da dieci anni era stato adottato dall’Azienda napoletana per tutte le vetture ricostruite: sei moduli laterali e quattro frontali, abolizione dei lucernari, accessi protetti da cancelletti, allestimento interno con sedili affrontati disposti in file di 2 + 1 per un totale di 18 posti a sedere.

Ma la vera novità delle “MATER ricostruite” fu la fortunatissima adozione di due motori CGE CT139K (potenza complessiva 116 HP) che da un lato consentì l’utilizzo dei tram restaurati anche su percorsi acclivi, dall’altro costituì un incredibile volano per attrarre moltissimi altri esemplari verso questa nuova, ma validissima motorizzazione. Sicché, agli ulteriori dieci tram costruiti nel 1940 dalla MATER (362÷371), nel dopoguerra si aggiunsero ben 99 vetture provenienti da diverse altre serie, che andarono a costituire il maxi-gruppo 279÷398.

Durante la guerra, purtroppo, tre vetture MATER (358-360-362) furono danneggiate in maniera irreparabile, mentre gli altri tram “ex-500” continuarono il loro lavoro in genere fino alla metà degli anni ’50 del XX secolo, riducendosi progressivamente di numero fino al 1960, come dallo specchietto che segue.

 

TRAM M.A.T.E.R. 1938-1940

Matricola

EAV-ATAN

Matricola

originaria

Anno di

immissione

in servizio

Radiazione

351 510 1912 => 1938 entro 1954
352 511 1912 => 1938 entro 1954
353 519 1912 => 1938 entro 1954
354 522 1912 => 1938 entro 1954
355 533 1912 => 1938 entro 1954
356 536 1912 => 1938 entro 1954
357 542 1912 => 1938 entro 1954
358 553 1912 => 1938 febbraio 46
359 557 1912 => 1938 entro 1954
360 559 1912 => 1938 febbraio 46
361 517 1912 => 1938 1957
362 528 1912 => 1940 febbraio 46
363 531 1912 => 1940 presente 1958
364 541 1912 => 1940 1954
365 543 1912 => 1940 1958
366 556 1912 => 1940 entro 1957
367 516 1912 => 1940 entro 1955
368 523 1912 => 1940 1956
369 524 1912 => 1940 entro 1954
370 525 1912 => 1940 presente 1958
371 560 1912 => 1940 1957
 

GALLERIA FOTOGRAFICA

   

   

Dall’alto in basso e da sinistra a destra: la vettura 519 allo stato d’origine (coll. G. Litigio) e lo stesso tram (si fa per dire!) dopo la ricostruzione MATER e la rinumerazione come 353 (coll. A. Cozzolino); la motrice n. 364, che nel dopoguerra venne ulteriormente ristrutturata dalle maestranze del deposito “Garittone” (Archivio Carbone, coll. A. Cozzolino) e, infine, il tram n. 363, uno dei più longevi, ritratto al Corso Amedeo di Savoia al capolinea della tramvia 61 (coll. Marzorati).

 

Foto del titolo: Tram n. 354 ripreso in periodo bellico al capolinea dei Ponti Rossi della linea 14.

(coll. A. Cozzolino)

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