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di Andrea Cozzolino |
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Il primo inventario del
materiale rotabile tranviario circolante nella città di
Napoli risale al 1930, ma da esso - per fortuna - è
possibile risalire alla consistenza del parco già nel 1919,
anno nel quale - a causa di dissidi tra la Société Anonyme
de Tramways Napolitains (S.A.T.N.) e il Comune di Napoli -
avvenne la scissione tra l’esercizio delle linee urbane (che
il Comune affidò ad una propria Azienda appositamente
creata: A.T.C.N. = Azienda Tranviaria del Comune di Napoli)
e quello delle tranvie interurbane, che continuarono ad
essere gestite dalla S.A.T.N.
Dal citato inventario
apprendiamo che - oltre a motrici e rimorchiate destinate
alla gestione delle linee per passeggeri - circolavano per
il capoluogo campano anche alcuni veicoli di servizio sia
motori che rimorchiati. |
1. Motrici di servizio |
Le motrici destinate a servizi
interni e a trasporto materiali erano all’epoca in tutto
cinque, classificate con numeri romani da I a V.
Curiosamente, poiché nel 1919 la III era rimasta in
dotazione alla S.A.T.N., l’Azienda Comunale aveva provveduto
a rinumerare III la V. Ma aveva dovuto compiere l’operazione
inversa all’atto della riunificazione degli esercizi, nel
1927, per evitare che in parco vi fossero due III. E così la
III ex-S.A.T.N. era diventata V!
Questi rotabili furono quasi
certamente realizzati dalle Officine Sociali (anteriormente
- è ovvio - al 1919), utilizzando i truck Brill 21E di
motrici di tipo aperto (le cosiddette “giardiniera”) che
erano state progressivamente distratte dal servizio entro il
1912. Erano dotate del motore Thomson-Houston GE 57 da 100
HP, utile a consentire a questi singolari tram di trainare
dei carrelli rimorchiati. |
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Unica immagine
anteguerra di una motrice di servizio (coll. G.
Litigio): in via Stella Polare, oggi Corso Arnaldo
Lucci, alle spalle della vecchia stazione
ferroviaria, è in atto un significativo rinnovo
dell’armamento tranviario, cui partecipa la T.M.
III, evidentemente (visto che siamo negli anni ’30)
quella che in origine era stata la T.M. V. |
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A queste cinque motrici se ne
aggiunge, nel corso degli anni ‘30, una sesta, immatricolata
… VI e ricavata dalla trasformazione delle motrice 113. Ma
la vera proliferazione di questi mezzi si ebbe nel corso
della seconda guerra mondiale: infatti, a seguito delle
restrizioni belliche, l’Azienda, trovatasi in difficoltà a
causa del razionamento del carburante e della mancanza di
pneumatici di ricambio, provvide alla trasformazione di
altri otto tram, giungendo ad un massimo di quattordici
motrici di servizio (I÷XIV) nel 1944.
Nel dopoguerra, alienate le
T.M. più anziane, il gruppo si riduce a sei unità,
ricompattate nella serie I÷VI; esse giungono fino ai primi
anni ‘60, quando, a seguito del drastico ridimensionamento
della rete, l’A.T.A.N. (Azienda Tranvie Autofilovie -
Napoli) decide di alienare le prime tre. Un’ulteriore
dismissione si ha nel 1968, e riguarda la numero V. Solo IV
e VI rimangono a rappresentare il parco di motrici a due
assi dell’A.T.A.N. fino al 1972, anno in cui viene alienata
anche la VI, mentre la IV viene significativamente
ristrutturata (con le cabine dipinte in bi-verde),
allungandone così la vita per qualche altro anno. La sua
alienazione avviene, infatti, nel 1980. |
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T.M. III nel dopoguerra
(coll. E. Bowinkel). Si tratta, come possiamo vedere dalla
ripresa laterale, di una sorta di carro aperto per il
trasporto di materiale di armamento, a differenza del “carro
chiuso” T.M. VI (foto R. Marini 1961, deposito
“Fuorigrotta”) che - tra l’altro - è dotato del vetro unico
del parabrezza tipico delle ristrutturazioni degli anni ’30
e potrebbe perciò essere ancora quello derivato dalla
motrice “belga” n. 113. |
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Il longevo T.M. IV,
fotografato da R. Marini mentre percorre via Giulio Cesare
nel 1968 ancora in livrea grigio-pietra (tipica del
materiale ausiliario) e da H.-J. Rohrer nel deposito
“Fuorigrotta” nel 1972, con la cabine riverniciate in verde
bitonale. |
Non va peraltro dimenticato
che - a partire dagli anni ’60 - l’Azienda partenopea
affianca alle motrici di servizio vecchi tram dismessi e
declassati, dapprima la bi-assi GE 57 n. 18, poi la vettura
744 e ancora la “Balilla” 423. In seguito, saranno molte le
motrici a carrelli che si alterneranno nella funzione di
“Trasporto materiali” … |
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La motrice
“belga” n. 18 fu utilizzata come veicolo di
servizio dal 1960 al 1964, anno della sua
radiazione. Qui la vediamo fotografata da R.
Marini all’interno del deposito “San Giovanni”. |
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2. Carrelli rimorchiati |
Accanto alle motrici di
servizio, nel parco aziendale si sono succeduti un buon
numero di carrelli rimorchiati, destinati a servizi vari,
probabilmente ricavati dalla trasformazione di materiale
viaggiatori non più idoneo al servizio. Solo parte di essi
erano forniti di numeri di matricola, come risulta dalla
seguente tabella, aggiornata al 1930, in cui è possibile
rilevare anche l’impianto di assegnazione ed il servizio di
appartenenza. Sarà però opportuno precisare che vi sono
inclusi sia i veicoli dei quali l’A.T.C.N. si era
riappropriata dopo la riunificazione egli esercizi sia
quelli (due soli peraltro) che provenivano dalle cosiddette
“Tranvie del Nord” o di Capodimonte, passate anch’esse alla
gestione comunale nel 1929. |
CARRELLI RIMORCHIATI |
Matricole |
Assegnazione al servizio |
Deposito di assegnazione |
Note |
S.A.T.N. |
A.C.T.N |
5 |
s.n. |
Servizi elettrici
-Trasporto bobine |
|
Ex - urbane |
6 |
s.n. |
Trasporto ruote |
Carlo III |
Ex - urbane |
7 |
s.n. |
Vie e Lavori |
Croce Lagno |
Ex - urbane |
s.n. |
s.n. |
Vie e Lavori |
Croce Lagno |
Ex - vesuviane |
s.n. |
s.n. |
Trasporto ruote |
Croce Lagno |
Ex - vesuviane |
s.n. |
s.n. |
Trasporto ruote |
San Giovanni |
Ex - vesuviane |
s.n. |
s.n. |
Trasporto ruote |
Fuorigrotta |
Ex - vesuviane |
s.n. |
s.n. |
Rete aerea |
Fuorigrotta |
Ex - vesuviane |
s.n. |
s.n. |
Rete aerea |
San Giovanni |
Ex - vesuviane |
s.n. |
s.n. |
Vagoncino saldature
elettriche |
Croce Lagno |
Ex - vesuviane |
1519 |
s.n. |
Vie e lavori -
trasporto assi |
Vasto |
Ex - vesuviane |
13 |
s.n. |
Pianale Trasporto
materiali |
|
Ex - Tramvie Nord |
s.n. |
s.n. |
Carro scala rete aerea |
Carlo III |
Ex - Tramvie Nord |
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Successivamente i carrelli,
ridotti notevolmente di numero, vengono reimmatricolati con
numeri romani (gruppo I÷V). Negli anni ‘60 iniziano gli
accantonamenti anche delle ultime “piattine”: scompaiono
prima quelle immatricolate da I a III e poi, nel 1968, la V.
L’ultima, individuata dalla matricola IV, è venduta per la
demolizione nel 1972. |
3. Innaffiatrici |
Accanto alle motrici di
servizio di tipo “tradizionale”, vanno citate, nella
composizione del parco tranviario napoletano, quattro
“innaffiatrici”, di proprietà del Comune (Servizio N.U.), ma
affidate per la manutenzione e il rimessaggio all’Azienda
Tranviaria, che ne curava anche la condotta con proprio
personale. Del servizio N.U. era, ovviamente, il personale
ausiliario preposto all’uso delle attrezzature in dotazione
alle vetture.
Le innaffiatrici furono
costruite nel 1927 - in numero di quattro (anch’esse
classificate I÷IV) - dalle Officine Ferroviarie Meridionali,
come appare da un catalogo di questa Ditta, anche se esiste
una foto delle Officine Meccaniche Italiane (O.M.I.) di
Reggio Emilia che rivendica anch’essa la costruzione di
innaffiatrici per il capoluogo campano. Forse, ma è solo
un’ipotesi, la commessa fu divisa fra le due Ditte, tanto
più che le O.F.M. stavano realizzando per Napoli le
cinquanta elettromotrici “700”, così dette dalle matricole
che avrebbero assunto. Alle “700” le innaffiatrici sono
tecnicamente assimilabili per tipo di truck (peraltro
sconosciuto e indicato in genere come “tipo Milano”), motore
(CGE CT136 da 116 HP) ed equipaggiamento elettrico.
Bidirezionali, le
innaffiatrici presentavano due cabine di guida
inframmezzate dal serbatoio per l’acqua che era esteso per
tutta la lunghezza del truck. Lateralmente, gli accessi per
il personale di servizio erano “protetti” da porticine in
legno, mentre sui frontali, al di sotto del faro, erano
installati i dispositivi per l’innaffiamento stradale ed un
rubinetto per la distribuzione dell’acqua. Furono smistate
nei più importanti impianti aziendali (Fuorigrotta, Carlo
III e San Giovanni) e largamente utilizzate su tutto il
territorio partenopeo non solo nella loro funzione
principale di innaffiatrici, ma anche, in caso di necessità,
come “botti” per la distribuzione di acqua potabile alla
popolazione. |
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Foto di
fabbrica proveniente da catalogo O.F.M. (coll.
E. Bowinkel) del “carro tramviario automotore
per innaffiamento stradale” in dotazione
all’Azienda tranviaria di Napoli.
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L’innaffiatrice I svolge
funzione di “botte” (coll. E. Bevere), mentre la II (foto P.
Gregoris) … è in piena azione! |
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Ancora due immagini
dell’innaffiatrice I: durante un rifornimento a piazza della
Repubblica (foto P. Gregoris) e ...
... in transito per piazza
Nazionale (coll. A. Cozzolino). |
Cadute in disuso anch’esse nel corso dei
primi anni ‘60 (epoca in cui erano tutte assegnate al
deposito di Fuorigrotta) furono radiate ufficialmente nel
1967, ma rimasero ancora a lungo accantonate nel deposito
flegreo fino al 1973, anno in cui furono inviate alla
demolizione. |
4. Autotorre
a binario |
Nel 1980, accantonati ormai da
tempo tutte le motrici T.M. ed i carrelli rimorchiati,
l’A.T.A.N. decide di acquistare dalla FIPEM una “autotorre a
binario” (così viene definita dalla municipalizzata
partenopea) del tipo F.80.7, a due assi, necessaria per le
operazioni di manutenzione della rete aerea sui numerosi
tratti in sede propria. Ne riportiamo di seguito le
caratteristiche principali: |
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Classificazione |
13 |
Anno di
costruzione |
1980 |
Costruttore |
FIPEM |
Modello |
F
80.7 |
Rodiggio |
B |
Lunghezza totale |
mm
4790 |
Motore |
Voith
VM 1054 |
Potenza |
kW 55 |
Tara |
t 8,5 |
Velocità massima |
40
km/h |
L’autotorre n. 13 fotografata da E.
Bevere all’interno del deposito “San
Giovanni” a marzo del 1998. |
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La
“13”, come fu singolarmente immatricolata a seguito dei
trabattelli stradali (!!!), aveva una autonomia di marcia
di circa 300 km e presentava una torretta dall’altezza
massima di mm 2010 in posizione di marcia e di mm 6400 in
posizione da lavoro. Questa aveva una portata di 600 kg ed
era ruotabile di ± 90° rispetto all’assetto di marcia. La
pressione di esercizio degli organi di innalzamento della
torretta era di 85 bar. Destinata sin dalla sua immissione
in servizio al deposito “San Giovanni”, vi è rimasta per
tutta la sua esistenza conclusasi con la radiazione a
dicembre del 2015. |
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