di Andrea Cozzolino e Antonio Gamboni

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Vide ‘o mare quant’è bello! Spira tantu sentimento… Sono questi i primi due versi della nota “Torna a Surriento” scritta da Giambattista ed Ernesto De Curtis; due fratelli di cui il primo poeta e l’altro musicista.

In effetti quello raffigurato nelle immagini proposte è proprio un bel mare; ma come lo si raggiungeva?

Alla fine dell’800, anni ai quali si riferiscono le presenti note, non esisteva ancora la contorta via che da piazza Sant’Antonino porta alla marina (strada Luigi de Maio). Ed allora? Allora ecco l’intuito geniale di Luigi e Raffaele Fiorentino, proprietari del Grande Hotel Vittoria: realizzare una funicolare che, partendo dal grande Parco dell’Albergo, portasse comodamente non solo i turisti verso i lidi balneari, ma servisse anche per il trasporto delle merci da e per la spiaggia.

Per raggiungere lo scopo, fu utilizzata un’antica crypta, una stretta galleria scavata nel tufo dai romani proprio per congiungere il porticciolo con la cittadina. Dell’esistenza di quest’antica galleria abbiamo ricevuto notizia dal Prof. Mario Russo del quale riportiamo la descrizione tratta dal suo scritto Per viscera rupis. Vie pubbliche e private in galleria, in tagliata e in trincea di Surrentum.

Ecco cosa si legge al riguardo: “Mutate esigenze nel primo periodo romano imperiale, il probabile spostamento dell’approdo e dello scalo di alaggio da Marina Grande più verso est a Marina Piccola oltre lo sbocco del vallone dei Mulini, cui potrebbe non essere estranea la costruzione delle ville imperiali (hotel Syrene e hotel Vittoria), e in particolare la necessità di una più comoda via per il trasporto di merci, di arredi ed elementi architettonici marmorei, dovettero essere alla base della costruzione all’esterno della città, oltre il vallone di Casarufolo o dei Mulini, di una imponente crypta che non interferisse all’uscita superiore con la città vera e propria, ma che non ne fosse nemmeno troppo distante. Questa galleria collegava la via Minervia, prima che essa passasse sul ponte per entrare nella città attraverso la “Porta di Stabia”, con la spiaggia di Marina Piccola (attuale porto). Presenta un percorso rettilineo che, partendo quasi dall’altezza dell’ingresso dell’albergo Vittoria su piazza Tasso, e con una lieve pendenza del 15% circa, sbocca sul costone tufaceo a nord ad un’altezza di circa dieci metri dalla spiaggia. Il salto di quota è superato da una rampa all’aperto, addossata al costone in senso ovest est, ancora in parte riconoscibile, della stessa larghezza della galleria e con pavimento in cocciopesto. La galleria è completamente tagliata nel banco tufaceo, pressoché senza alcuna superfetazione muraria, e presenta volta a botte …”

 

La marina Piccola di Sorrento in una fotografia di Sommer databile intorno alla fine degli anni ’80 del XIX secolo.

Si notino il portale d’ingresso della crypta ed il fabbricato su cui poggia la rampa ancora in fase di costruzione;

inoltre mancano sia la scritta sull’alto muraglione in tufo che il timpano sul fabbricato in basso ed al centro della foto.

A lato: Planimetria della zona interessata alla funicolare dell’Hotel Vittoria. Evidenziato in rosso il percorso

della piccola ferrovia che aveva la sua stazione superiore nei giardini dell’Hotel

e quella inferiore al termine della rampa sul mare.

Durante la sua ispezione, il Russo ha rilevato che l’originaria pavimentazione realizzata in cocciopesto presenta, in alcuni tratti, una sovrapposizione di filari longitudinali di basoli (blocchi di pietra lavica) sistemati “a mo’ di binario”. Ciò ci induce ad ipotizzare che queste guide di pietra dura servissero da base alle rotaie della funicolare il cui percorso si sviluppava per 190 metri nella citata crypta e per altri 70 all’aperto.

Altre notizie al riguardo apprendiamo dal resoconto dell’inaugurazione avvenuta il 5 marzo del 1893 e pubblicata dal “Corriere Sorrentino” il successivo 12 marzo. Così scriveva l’anonimo cronista:

“Domenica 5 corrente nell’Hotel Vittoria, a Sorrento s’inaugurò la funicolare che dalla marina sale al centro della città. La funicolare è lunga metri 260; la carrozza, munita di freno Ferretti, ha la capacità per 12 persone. Un motore della forza di 8 cavalli dà vita al macchinario, e essendo munito di regolatore produce la luce elettrica dalla quale è illuminato l’albergo.

Assistevano il Sindaco di Sorrento Comm. di Maio, l’assessore signor Tramontano con molti invitati fra’ quali il sig. Pollio direttore dello Stabilimento Wood che ha fornito il macchinario. Noi auguriamo alla bella Sorrento, sempre delle feste d’inaugurazione, come quella di Domenica, per le opere che compie ogni anno a gran vantaggio dei suoi cittadini, mentre a poche centinaia di metri altri centri popolosi, invece di secondare le iniziative civili si arrabattano in piccolezze”.

Antica guida di Sorrento redatta da Salvatore Gargiulo e stampata nel 1895.

Da essa è tratta la sottostante pubblicità nella quale si legge che il Grand Hôtel Vittoria

era dotato di un impianto di luce elettrica e di una Funicolare che portava alla Marina.

Dal dépliant riportato nella immagine si apprende che l’Hotel Vittoria era illuminato con luce elettrica. Questa precisazione lascia supporre che questa fosse una novità e che la quasi totalità della cittadina non possedesse ancora tale tipo di illuminazione. Ed allora ci si domanda da dove proveniva l’elettricità per l’albergo? La risposta sta nella cronaca dell’inaugurazione in cui si legge che “Un motore della forza di 8 cavalli dà vita al macchinario, e essendo munito di regolatore produce la luce elettrica dalla quale è illuminato l’albergo”. Da quanto sinora è stato detto resta chiaro che quello menzionato dovesse essere un motore a vapore che, però, ci sembra fosse di modesta potenza se si pensa che nello stesso periodo per il solo funzionamento della funicolare di Chiaja a Napoli era impiegato un motore di 150 CV di potenza.

Ipotizzando che la funicolare restava ferma di sera e che tutta la potenza prodotta veniva impiegata per le luci dell’albergo, procediamo ad un rapido calcolo. Arrotondando al primo decimale, 1 CV = 735,5 W; quindi 8 CV equivalgono a 5.884 W, cioè circa 6 kW, una potenza quasi doppia di quella fornita oggi per una comune utenza domestica. Ed ancora, tenendo presente che un ascensore richiede per il suo funzionamento una potenza di circa 5.000 W (ovvero intorno ai 7 CV) e che la funicolare dell’Hotel Vittoria era poco più di un ascensore, i conti potrebbero anche tornare se l’illuminazione elettrica riguardava solo le parti comuni dell’hotel.

Ma c’è dell’altro. Una macchina a vapore per il suo funzionamento, oltre il combustibile, richiede moltissima acqua, acqua che indusse il Cav. Raffaele Fiorentino, proprietario dell’Hotel Vittoria, ad inoltrare nel febbraio del 1894 una domanda al Comune di Sorrento “colla quale esponendosi di voler rendere pubblica la funicolare esistente nella proprietà di esso Fiorentino, a di lui spese e senza alcun concorso pecuniario del Comune, vien fatta rilevare la necessità di avere dell’acqua sufficiente nella misura di 12 metri cubi al giorno per rendere attuabile l’opera progettata”. Nella successiva delibera del 14 aprile si legge “rendendo esso Sig. Fiorentino di pubblico uso a sue spese la Funicolare esistente nella di lui proprietà Hotel Vittoria”.

In linea di massima, poiché se ne traeva un gran vantaggio pubblico, la Giunta Comunale era favorevole alla fornitura d’acqua per il funzionamento della funicolare; restava solo da risolvere il problema per il periodo estivo. La soluzione fu trovata nel servirsi di alcune grandi cisterne non idonee a contenere acqua potabile da riempire nel periodo invernale e da utilizzarsi in quello estivo. Restava chiaro, però, che “Il Signor Fiorentino poi in corrispondenza delle concessioni che ottiene dal Municipio, dovrà rendere di uso pubblico la Funicolare destinata a comunicare fra la Città e la sottoposta Marina piccola, in base ad analogo progetto noto al Municipio, rimanendo ad esclusivo carico di esso Fiorentino le spese relative all’esercizio della Funicolare medesima, niuna esclusa”.

Antica cartolina con il Grand Hotel Vittoria visto dal mare.

Sul frontone del piccolo edificio al centro della foto si legge a chiare lettere “Funicolare”

e l’edificio in basso a destra è stato ormai completato.

Cartolina fotografica di fine ‘800. Sull’alto muraglione in tufo, eretto a contenimento della rupe,

campeggia la scritta “GRAND HOTEL VITTORIA” per pubblicizzare 

la maestosa struttura dell’albergo intitolato alla moglie del proprietario.

  Ed ancora: “Il Cav. Fiorentino darà al pubblico tante corse della Funicolare medesima di salita e di discesa, quanti saranno gli arrivi e le partenze dei vapori postali da traffico e delle passeggiate che approdano sullo scalo marittimo di Sorrento oltre un numero di corse intermedie giornaliere nella stagione estiva a comodo dei bagnanti”. Fu fissata anche la tariffa delle corse della funicolare: in salita per ogni persona in I classe centesimi 20 ed in II classe centesimi 15; in discesa, invece, si pagavano per ogni persona in I classe centesimi 15 ed in II classe centesimi 10. La proposta, che nessuna spesa prevedeva per il Comune, fu approvata con 8 voti favorevoli e solo 3 contrari.

Mutuo soccorso: nell’Archivio delle “Ferrovie del Vomero” è stata reperita questa singolare lettera, datata 1894,

nella quale si accenna ad una fornitura di grasso da parte dell’Azienda napoletana alla Funicolare di Sorrento.

Siamo così giunti alla seduta 30 ottobre del 1894 nella quale il Presidente fa presente che “sorge una circostanza per la quale la concessione Fiorentino sembra meritare la propria e pronta sua attuazione. In occasione delle prossime feste Tassiane [evidentemente da tenersi l’anno successivo in occasione del quinto centenario della morte del poeta], si avrà certamente un concorso di Forestieri e Nazionali per via di mare principalmente, e quindi non potendosi ottenere che la via rotabile dalla Città alla marina esista per quell’epoca non lontana, ed essendo necessario fornire al pubblico un mezzo di locomozione per lo accesso dalla Marina alla Città e viceversa, risulta chiaro il bisogno di render pubblica la Funicolare Fiorentino, e provvedere che tale opera possa avere effetto al più presto stante i nuovi e costosi lavori che da esso Fiorentino si debbono eseguire in breve tempo”.

A ciò si oppose il consigliere Cav. Guglielmo Tramontano il quale propose una sospensione dell’autorizzazione in attesa del parere del medico provinciale circa la potabilità dell’acqua delle cisterne in parola. Il Consiglio comunale, con 9 voti favorevoli e 4 contrari, respinse l’opposizione del Tramontano.

La funicolare, come testimonia la pubblicità che compare nel citato opuscolo (v. pag. 100), nel 1895 espletava ancora il suo servizio, ma purtroppo non sappiamo quando la vetturetta fu sostituita da un ascensore; possiamo solo supporre che ciò avvenne nel corso dello stesso 1895 allorché fu realizzata la stradina per il mare.

Questa ipotesi è suffragata dal fatto che l’ascensore elettrico realizzato da Werner von Siemens nel 1880, fu conosciuto da tutti nel 1889 in quanto impiegato per la salita sulla Torre Eiffel a Parigi. Questi primi apparati erano presidiati da un manovratore che scomparirà nel 1924, prima dell’introduzione delle porte automatiche.

Tornando all’ascensore dell’Hotel Vittoria, sappiamo che la cabina, realizzata in ottimo legno, si componeva di due parti: una superiore per il trasporto dei passeggeri ed una inferiore per il carico di merci e bagagli. Ciò lascia supporre che avesse due livelli di fermata per ciascuno dei due piani. L’intera corsa era di 50 metri. La cabina che ospitava i passeggeri era di forma cubica di metri due per lato, mentre il sottostante vano riservato ai bagagli era alto 1,50 metri.

In questa fotografia di inizio ‘900 sul fabbricato centrale la vecchia scritta “Funicolare”

è stata sostituita con una nuova ed in francese “Ascenseur”.

Il vecchio impianto funicolare ha ceduto il passo ad un più moderno e razionale ascensore.

1 - Sezione dell’ascensore dell’Hotel Excelsior al piano di partenza dalla Marina piccola.

È chiaramente visibile il doppio livello della cabina con la parte superiore destinata ai passeggeri e il sottostante vano bagagli.

2 - 3 - Immagini dell’ascensore che sostituì la vecchia funicolare.

La prima è una sezione che  mostra la cabina al piano superiore con vista

del motore elettrico di trazione e relative pulegge di rinvio;

la seconda, invece, raffigura l’ascensore al piano inferiore.

La cabina, dotata di finestrature vetrate nella parte superiore e di pannelli lignei in quella inferiore,

è sempre raffigurata nella posizione che consentiva la salita e la discesa dei passeggeri.

L’ascensore, più volte ammodernato ed attualmente anche adeguato alle vigenti norme di sicurezza, espleta ancora oggi il suo servizio per i clienti dell’albergo sempre utilizzando lo stesso vano che fu del primo impianto.

A questo punto, possiamo ancora affermare che i clienti dell’Hotel raggiungevano la spiaggette sempre servendosi di una piccola ferrovia? Per dare una risposta a questo nostro quesito e prima di addentrarci nell’argomento, è opportuno richiamare il concetto di pendenza.

Senza ricorrere a particolari formule matematiche, ricordiamo che se A e B sono gli estremi di un breve tracciato ferroviario ad andamento rettilineo, avendo indicato con a la differenza di livello tra i punti A e B e con b la distanza orizzontale che li separa, la pendenza può esprimersi anche col rapporto p=a/b, dove sia a che b vanno espressi nella stessa unità di misura.

È noto che un normale tracciato ferroviario assume pendenze dell’ordine di qualche metro per mille, ovvero sale di qualche metro ogni chilometro. Ma cosa accade al crescere del valore p? Accade che dobbiamo abbandonare l’idea di una ferrovia ad aderenza naturale e progettarne una ad aderenza artificiale (cremagliera) e, se ciò non bastasse, passare ad impianti funicolari. Vediamo infine cosa avviene quando la pendenza del tracciato raggiunge il massimo consentito.

Questa situazione si verifica allorché b diviene nullo, cioè tutto il percorso è verticale (pendenza infinita). Fatte queste considerazioni, se si accetta l’appartenenza delle funicolari alle strade ferrate, concludiamo con una riflessione che l’amico Paolo Neri sottopose all’attenzione dei lettori del periodico ClamFerrovia n. 18 del marzo 1984. Egli così concludeva il suo scritto: possiamo ritenere di aver dimostrato che tra le strade ferrate è compreso l’ascensore? O no? Noi pensiamo di sì. Pertanto, i bagnanti del Grand’Hotel Vittoria continuarono, e continuano ancora oggi, a servirsi di una piccola ferrovia!

L’Hotel Excelsior Vittoria come si presenta oggi.

È ancora chiaramente visibile il portale d’ingresso della galleria della vecchia funicolare.

Articolo estratto dal volume

A. COZZOLINO - A. GAMBONI, Binari tra i limoni, Napoli 2018

http://www.clamfer.it/15_Libri/BinariLimoni/BinariLimoni.htm

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