Ma procediamo con ordine: è noto a
tutti gli appassionati di TPL che il servizio filoviario a
Roma fu inaugurato nel 1937 con quattro serie sperimentali,
tutte di otto veicoli, fatte costruire dall’ATAG su proprio
capitolato da più Aziende produttrici di filotelai. Il
gruppo contrassegnato dalle matricole - rigorosamente
dispari! - da 4049 a 4063 era costituito da vetture a guida
centrale che per la prima volta utilizzavano il telaio ALFA
85. I filobus romani, carrozzati da Macchi, erano dotati di
un motore doppio CGE CV 1058 abbinato all’avviatore PCM di
derivazione tramviaria a cinque posizioni serie/parallelo.
Lunghi m 9,95, gli ALFA 85 romani … non ebbero seguito, nel
senso che - a differenza di altre serie prototipo - non
furono tenuti in considerazione per acquisti successivi. E
non si possono dire neanche particolarmente fortunati: due
esemplari (4053 e 4057) furono irrimediabilmente danneggiati
durante la guerra, altrettanti (4049 e 4055) furono
requisiti dalle truppe tedesche e trasferiti nella città di
Mainz, mentre le vetture residue (al pari di altri filobus
anteguerra costruiti però su telaio FIAT) furono smantellate
a metà anni ’50 per fornire le loro parti elettriche alle
vetture Lancia - Casaro del gruppo 4501÷4597d.
.
Foto aziendale
- realizzata in periodo bellico - della vettura ATAG n.
4049,
primo ALFA 85
in servizio nella Capitale (Archivio ATAC).
Il 1° settembre 1938 fu inaugurata la seconda linea
filoviaria triestina, da piazza Goldoni a piazza dei
Foraggi, la futura linea 18. Per l’occasione, l’Azienda
giuliana (A.C.E.G.A.T.) mise in linea cinque nuovi filobus
che assunsero le matricole 606÷610. Erano stati anch’essi
costruiti sul telaio automobilistico ALFA 85 modificato e
carrozzati parimenti dalla Macchi. La parte elettrica era
stata fornita però questa volta da Ansaldo (che aveva dotato
i nuovi filobus di un motore doppio del tipo AU 2/224) e
CGE, che li aveva corredati dell’avviatore PCM, già
utilizzato sulle precedenti vetture romane. Benché quindi
non all’altezza dei filobus in seguito immessi in servizio
sulla rete di Trieste, gli ALFA 85 dettero complessivamente
buona prova di sé al punto che furono radiati solo nel 1968
dopo un intenso utilizzo su tutte le linee cittadine ed
anche sull’interurbana per Muggia, nonostante la capienza
più limitata rispetto ai filobus a tre assi in dotazione
all’A.C.E.G.A.T.
Disegno (Archivio ALFA Romeo) e
foto di fabbrica (Archivio Storico Ansaldo)
dei filobus ALFA 85 in servizio a Trieste
con i numeri di matricola da 606 a 610.
Il 31 dicembre 1940 fu chiusa la storica rete tramviaria del
Lido di Venezia, unica realizzata su un’isola e per di più
da una Compagnia Alberghiera, la CIGA. L’ACNIL, Azienda
Comunale di Navigazione Interna Lagunare, decise allora di
conservare la trazione elettrica sull’isola impiantando ex
novo una rete filoviaria che sostituisse in tutto i
precedenti percorsi tramviari. Nacque così un altro unicum,
una filovia insulare che, inaugurata il 29 giugno 1941,
sarebbe durata fino al 1966. Prima dotazione della rete di
Venezia Lido furono quattordici filobus a due assi,
immatricolati 200÷213, costruiti dalle Officine Meccaniche
della Stanga di Padova di nuovo sul telaio ALFA 85, questa
volta nella versione F3. La parte elettrica fu invece opera
dell’Ansaldo che equipaggiò queste vetture - che furono
consegnate già con le fasce bianche di triste memoria
bellica - con un motore del tipo AU 277 ed un avviatore
AMF/1, elettropneumatico con frenatura elettrica. La potenza
erogata era di 120 HP. Gli ALFA 85 - benché progressivamente
ridottisi nel tempo - raggiunsero però in buon numero la
chiusura della rete.
L’immagine a sinistra ci propone uno dei
filobus di Venezia Lido il giorno dell’inaugurazione,
come testimoniano le bandierine
simpaticamente appese alle aste dei trolley.
A destra, invece, è ritratta la vettura
212, fotografata da P. Gregoris ad agosto del 1966!!!
Insieme a tre FIAT 635 Varesina, l’U.I.T.E. di Genova
acquistò nel 1939 altri tre … mini-filobus, anzi certamente
i veicoli filoviari più piccoli mai prodotti. Nascevano
dall’adattamento (al solito) di un telaio automobilistico.
Nel caso specifico si trattava dell’ALFA 500, dal quale
venne fuori - grazie all’opera della carrozzeria Stanga - un
singolare veicolo, assai simile nel frontale agli Isotta
Fraschini presenti anch’essi nel capoluogo ligure e alle
vetture costruite per Roma e per Venezia, ma con un
parabrezza a due luci visto che i 500 F erano dotati di
guida a destra. Per quanto concerne la parte elettrica si
ripeteva la collaborazione Ansaldo-Marelli già sperimentata
sui FIAT 635: motore doppio tipo AU 2/228 ed equipaggiamento
VA della Casa milanese. Immatricolati 211÷213, gli ALFA 500
non sopravvissero tutti alla Seconda Guerra Mondiale: la
vettura 212 fu infatti irrimediabilmente danneggiata durante
il bombardamento dell’8 agosto 1943. Le due residue unità,
riclassificate 2211 e 2213, furono invece dismesse nell’anno 1958.
Il disegno degli ALFA 500 genovesi ne
rimarca la notevole riduzione di ingombro (appena 8030 mm)
a fronte di una discreta “abitabilità”.
A destra: immagine ‘ufficiale’ (Archivio
Storico Ansaldo) della sfortunata vettura 212, vittima
della II Guerra Mondiale.
Rete |
Matricole |
Modello |
Carrozzeria |
Motore
ed
equipaggiamento
elettrico |
Anno di
produzione |
Roma |
4049 ÷ 4063 d |
ALFA
Romeo
85 F |
Macchi |
CGE |
1937 |
Trieste |
606 ÷ 610 |
ALFA
Romeo
85 F2 |
Macchi |
Ansaldo CGE |
1938 |
Venezia Lido |
200 ÷ 213 |
ALFA
Romeo
85 F3 |
Stanga |
Ansaldo |
1940 |
Genova |
211 ÷ 213 |
ALFA
Romeo
500 F |
Stanga |
Ansaldo Marelli |
1940 |
Premessa
necessaria a questo breve ritratto del filobus ALFA 430 è
ricordare che la rete della città di Vicenza - la prima che
venga considerata di seconda generazione se si esclude il
‘tentativo’ di Desenzano - era caratterizzata da una
distanza dei bifilari ridotta rispetto a tutte le altre reti
italiane (40 cm vs 60), il che voleva dire che qualsiasi
filobus venisse prodotto per Vicenza doveva essere
realizzato con questa peculiarità. Ma anche con dimensioni
molto ridotte per adattarsi ai percorsi che prevedevano il
transito per strade strette e tortuose.
Nel dopoguerra, a causa dell’anzianità
sempre maggiore dei filobus in esercizio, l’Azienda
vicentina si pose il problema del ricambio progressivo del
materiale rotabile. Primo veicolo autenticamente “moderno” a
girare per Vicenza fu proprio un filobus sperimentale
costruito dall’ALFA Romeo adattando un telaio
automobilistico ALFA 430. In realtà, secondo quanto si legge
nel volume “L’altra ALFA”, i 430 AF sarebbero stati due,
carrozzati su disegno ALFA uno da Caproni e l’altro da
Pietroboni. Ma non viene chiarito se ambedue abbiano
circolato a Vicenza. Certo è che di questo (o questi)
filobus (presenti nella città berica certamente nel
1948-‘50) si perdono poi le tracce, e il fatto che non
sia(no) stato/i numerato/i fa pensare che - dopo un periodo
di prova - sia(no) stati restituito/i alla Casa
costruttrice.
Foto di fabbrica (Archivio ALFA Romeo)
del filobus realizzato su telaio ALFA 430.
Sarà quello costruito da Caproni o quello
realizzato da Pietroboni?
Unica certezza è la destinazione prevista,
vista la ristretta distanza tra i due trolley, per cui
certamente si tratta del veicolo “vicentino”. Si noti anche
il ridotto diametro delle ruote … |