Locomotive di guerra

 

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Esce in questi giorni il secondo volume della monumentale ed esaustiva opera dedicata dall’affiatato duo Riccardi/Grillo alle locomotive di guerra. Il volume, impostato come quello che l’ha preceduto, si presenta con le dimensioni ragguardevoli di cm. 25 x 34 ca. (pag. 350), Come si confà ad un prodotto di pregio, è contenuto in una custodia di cartoncino e racchiuso da copertina cartonata.

Il suo contenuto si potrebbe idealmente dividere in tre sezioni. Nella prima vengono esaminate le locomotive, per lo più preda bellica della I GM, esposte per l’ordine numerico attribuito dalla subentrante Azienda Autonoma delle Ferrovie dello Stato. Ogni macchina viene proposta con una ricca dote iconografica, il che fa gridare al miracolo chi, come me, conosce le difficoltà di reperire talvolta immagini e documenti di periodi passati, eccome. Non solo. Queste foto sono proposte per lo più in una veste di buona, quanto ottima, qualità. Ciò rende l’opera un vero e proprio album che si affianca alle sue qualità didascaliche. Ogni modello è inoltre corredato da minuziosi schemi che raccontano la genesi di ogni macchina.

Vorrei spendere qualche parola in più per la seconda sezione riservata a quelle ferrovie, alcune nate come feldbahn (ferrovia da campo di battaglia ndr) e poi finalizzate per un impiego civile. Scorrono così, davanti al sorpreso lettore, le inaspettate storie delle tante linee quali Lana-Postal, Trento-Malè, Brunico-Campo Tures, Trieste-Parenzo, Trieste-Opicina e tante altre che sono state falcidiate dall’arroganza e dalla presunzione di poco accorti amministratori.

Non a caso qualche anno fa m’intrigai a parlare di questi collegamenti con una conversazione di successo cui attribuii il titolo sofferto ma realistico de “La strage delle innocenti”. Ovviamente faccio salvo quelle poche che si sono salvate ricordando l’esemplare caso della Trento-Malè (poi Marilleva). Anche in questo caso sembrava che non meno abili scrittori avessero detto o esposto tutto. Invece i bravi Riccardi/Grillo hanno trovato ancora tanti fatti e tante foto per il piacere dello studioso o del curioso (come me).

Perveniamo così alla terza sezione che riguarda i tipi di vettori che hanno interessato le vicende della II GM. E qui e solo qui, ho capito perché il titolo non coinvolga l’abusata definizione “preda bellica”. Infatti in questa parte del volume si parla delle macchine pervenute al seguito delle truppe di occupazione (i cosiddetti alleati) che conferirono queste locomotive per contribuire alla presa del territorio ovvero a facilitare le operazioni belliche. A questo punto il ricordo corre alla cosiddetta Ne 1200 Truman o alla 736 (scelta per la copertina). Ma ce ne sono altre magari meno note che le belle pagine e le belle foto ci fanno sovvenire. In questo caso, e per sorridere ad ogni costo, sono macchine che si abituarono a tal punto al clima italiano che preferirono farsi adottare dalle Ferrovie dello Stato e non tornare più in patria.

La mia piccola recensione si potrebbe fermare qui con la presunzione di avervi trasmesso il mio entusiasmo. Ma ci sono due dettagli che mi preme ancora dirvi. Il primo mi ha incuriosito davvero per la novità. Diverse pagine recano il codice QR che dà accesso a documenti particolari che non è stato possibile inserire nel volume.

“Locomotive di guerra” viene sostenuto moralmente dalla Fondazione FS il cui direttore, ing. Luigi Cantamessa, firma la prefazione che pone l’accento sul capitolo dedicato alla traslazione, per ferrovia, della salma del milite ignoto che, a modo suo, unì l’Italia e risvegliò sentimenti sopiti di patriottismo.

Gennaro Fiorentino

   

 

 

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