Napoli: le filovie urbane e vesuviane
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Quella che ormai si può definire una collana dedicata al trasporto pubblico locale, si arricchisce di un nuovo tassello. Parlo dell’ultima opera di Andrea Cozzolino dedicata alla rete filoviaria di Napoli. La storia, quasi un romanzo, si svolge lungo l’arco di tempo di 80 anni di vita cittadina che fa da sfondo alle avvincenti vicende del filobus a Napoli. Tutto cominciò quel maggio del 1940. Si stavano dando gli ultimi ritocchi alla grandiosa esposizione della Mostra d’Oltremare cui aveva collaborato il fior fiore degli architetti dell’epoca; quelli che oggi chiamiamo gli archistar. Fra le tante attrazioni che avrebbero fatto da corollario alla faraonica realizzazione, fu inserita una teleferica che in un balzo avrebbe raggiunto la cima della ridente e verdeggiante Posillipo. E poi, poco in là della stazione superiore, la linea di un veicolo innovativo per ritornare in centro. Per non abusare dell’inglesismo “bus” (così ostile al regime), filovia fu il nome di questo moderno mezzo. I suoi caratteri: velocità, economicità, indipendenza dalle rotaie ma, soprattutto era autarchico. La nuova linea ebbe il numero 40. La storia c’insegna che il mese delle rose divenne l’anticamera dell’inferno che si scatenò quel giugno seguente. Ma, chiusa in fretta la Mostra d’Oltremare (durò pochi giorni), per paradosso i programmi di espansione della filovia, andarono avanti tant’è che la flotta fu implementata in piena guerra da ulteriori veicoli rispetto alla prima dotazione. Da lì cominciò dunque tutto: tra trionfi e decadenze, inaugurazioni e chiusure. Una saga se non proprio con un lieto fine almeno con un epilogo consolatorio, se è vero com’è vero che la linea 204 (del tutto inedita) sta per vedere la luce e portare il bifilare lassù ai Colli Aminei e poi all’ospedale Cardarelli. Non lo definirei un libro solo per addetti ai lavori o appassionati; perché alle vicende filoviarie fanno da quinta, quelle della vita cittadina, la sua politica, le sue scelte; a volte felici, a volte infelici. Proprio come si svolge l’esistenza di un organismo vitale. Mentre parte del testo racconta l’evoluzione delle linee, un’altra parte ci aggiorna sui progressi della tecnica scandita dall’acquisizione di nuovi mezzi pervenuti dai maggiori produttori nazionali. Non mancano le suggestioni ispirate dai collaudi di veicoli sperimentali e non di meno innovativi. Un rilievo particolare è conferito alle linee vomeresi e vesuviane: quasi una storia nella storia. Tutto questa mole di notizie è ovviamente supportata da una ricca dotazione iconografica, secondo lo stile inconfondibile del prof. Cozzolino, vettore altresì inusitato ed imprescindibile per apprezzare contesti cittadini ormai perduti. Alla fine dell’entusiasmante lettura, tanti sono i dati appresi che ne potremmo anche essere storditi. Ma anche a questo ha pensato il provvido autore. Infatti due intelligenti e sinottiche tabelle espongono in maniera riassuntiva, rispettivamente l’evoluzione della rete e quella dei veicoli. Quest’ultima è divisa con zelo tra biassi e triassi, le matricole ed i loro produttori. Insomma un bel libro che degnamente si affianca alle recenti opere dell’appassionato scrittore..
Gennaro Fiorentino |
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