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di Antonio Gamboni |
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I carri spartineve e spazzaneve raggiunsero la loro maggiore diffusione intorno al 1909. Essi venivano impiegati sulle linee di montagna in alternativa agli ordinari speroni spartineve a seconda dell’andamento e dell’intensità delle nevicate. Quando queste erano frequenti la linea veniva sgomberata e mantenuta libera dalla neve a mezzo di treni speciali, i treni spartineve, costituiti da una o due locomotive a vapore spingenti un apposito carro spartineve. I citati carri erano suddivisi, e quindi impiegati, secondo il tipo e la potenza; infatti alcuni ‘spartivano’ semplicemente la neve raccolta in strati di altezza minore di quella del rostro, altri, oltre a spartirla, la sollevavano e l’allontanavano anche ad altezze maggiori. Per la realizzazione di questi veicoli venivano di solito impiegati vecchi carri alle cui estremità, al di sotto del piano di caricamento, si applicavano tavole di legno rinforzate con lamiere chiodate formanti il rostro. Il rotabile, così attrezzato, veniva caricato di ghiaia che fungeva da zavorra: quest’accorgimento, aumentandone l’aderenza e oltre a fornire una massa d’urto maggiore, evitava anche l’impennamento e quindi lo sviamento del carro in caso di neve molto compatta. COSTRUZIONE DEL MODELLO Lo spartineve proposto in queste note riproduce in scala H0 quello F.S. marcato con il numero di servizio 806387 e realizzato in unico esemplare nel 1923. Questo carro presenta la particolarità di essere munito ad una estremità di un rostro a vomere e dall’altra di un semplice rostro, entrambi in ferro. Il modello è ottenibile senza eccessiva fatica riducendosi il tutto alla sola costruzione di un solo vomere. L’altro rostro, essendo quello delle locomotive a vapore, è reperibile nella gamma delle parti aggiuntive commercializzate da diverse ditte.
Disegno quotato ricalcato da un vecchio Album dei carri di servizio F.S. Edizione 1960. Quanto al carro, c’è da scegliere fra i tanti a sponde basse reperibili in commercio se non se ne dispone già di qualcuno, magari anche malandato, nella propria collezione di modelli. Personalmente ho utilizzato, anche se leggermente troppo lungo, il carro aperto a sponde basse della SEFTA (art. n. 2039 catal. Rivarossi) il quale presenta il vantaggio di essere già carico della ghiaia necessaria a zavorrarlo oltre a quello di essere già verniciato nel grigio cenere classico dei carri di servizio F.S. negli anni ‘20.
Foto del carro originale usato per la trasformazione (da Rivarossi Memory). Per la costruzione del vomere ho adoperato una lastrina di ottone da 3/10 dalla quale, con archetto da traforo, ho ricavato il rostro riprodotto nel disegno. Per ottenere le chiodature, dopo aver poggiato le citate lastrine su un blocchetto di legno duro, con uno spillo di acciaio e con misurati colpi di martello si otterranno delle chiodature molto realistiche. Quindi, con una pinza a becchi piatti si piega la strisciolina di ottone sagomata come in figura.
Dopo aver asportato i ganci su entrambe le testate, si fisserà il vomere (al quale preventivamente è stata saldata una traversina forata spessa 3/10), al carro con una vite autofilettante. Si applicherà, quindi, sull’altra testata il rostro da locomotiva a vapore provvedendo a fissare, facendolo passare attraverso l’apposita apertura presente sul rostro stesso, un gancio del tipo che la Rivarossi adotta per le sue locomotive a vapore. Naturalmente occorrerà poi munire la vaporiera, eventualmente destinata a spingere sul plastico il nostro spartineve, di uno dei due ganci originali del carro elaborato per assicurare l’accoppiamento. II modello così ottenuto è da verniciare (tranne la ghiaia, ovviamente) nel colore grigio cenere dei carri di servizio F.S., infine dare una “sporcatina” con un pennellino morbino intinto in piattino contenente una goccia di nero molto diluita. A lavoro ultimato, avremo realizzato un modello unico da inserire nella nostra collezione.
Il modello visto da sotto.
Il rostro commerciale verniciato e montato, e...
... quello realizzato. Articolo pubblicato nel n. 4 di ClamFERROVIA anno 1980
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